Confessione

Il primo pezzo su un nuovo blog non può che essere una presentazione, per cui eccomi qui. Mi chiamo Alvise e sono un uomo innamorato, follemente innamorato. Il mio cuore, infatti, è diviso equamente tra Los Angeles Lakers e Denver Broncos. Equamente nel senso che da settembre a dicembre (ogni tanto fino a gennaio) amo sopra ogni cosa i Broncos; mentre alla conclusione della stagione del football americano (che coincide con l’eliminazione dei Broncos dai play off, quando ci arrivano) il mio cuore dice solo Lakers, tanto prima le partite non contano poi tanto.

Attenzione, quando uso il termine amore, non lo faccio a sproposito. So che una donna potrebbe inorridire di fronte a una tale affermazione e trovarlo stupido, ma io vado anche oltre. Non solo usare il termine amore è corretto, ma si tratta anche della forma più alta, incredibile e pura di amore. Un amore degno di un romanzo o di un film hollywoodiano.

Qualcuno potrà obbiettare che le squadre non sono persone, che i giocatori, che le compongono, non sanno nemmeno che esisti; che non vai nemmeno allo stadio o che la vedi solo in televisione. Ma tutto questo cosa c’entra? Non si può amare qualcuno a distanza? Non si ama anche se non corrisposti?

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A dimostrazione di quanto profondo possa essere questo amore c’è il fatto che una volta sbocciato solo la morte o un fallimento può distruggerlo. Un vero tifoso non abbandonerà mai la sua squadra del cuore, indipendentemente da cosa potrebbe succedere. Sopporterà gli allenatori incompetenti, le umiliazioni dei tifosi avversari e, persino, i tradimenti dei giocatori. Se viene acquistato un giocatore o un allenatore che detesta, è come se l’amata avesse le mestruazioni. Sarà insopportabile, ma l’amerà lo stesso e attenderà paziente che tutto finisca.

Non solo non l’abbandonerà, ma non c’è verso nemmeno che la possa tradire. Una donna? Può capitare. Non nascondiamocelo. I tradimenti capitano. Ma la squadra del cuore? MAI. Che si vinca o si perda non cambia nulla. Anzi le sconfitte tempreranno l’amore, rendendolo ancora più forte e saldo. Quindi, in conclusione, come avevo sostenuto all’inizio, si tratta dell’amore più puro che esista, perché non si basa su una mera attrazione fisica o su una qualche forma di interesse personale, ma si fonda sulla comprensione, la pazienza e la dedizione incondizionata.

Certo i ricordi migliori della vita non saranno ricollegati a feste sfrenate a base di alcol e sesso selvaggio con sconosciute dalle tette grosse e la bocca insaziabile, ma a un televisore, un divano, molto cibo spazzatura, il silenzio ovattato di casa e le braccia distese in cielo per un canestro all’ultimo secondo o un touchdown impossibile a tempo ormai spirato. E il bello è che non c’è niente di meglio, giuro, che quella sensazione di gioia sfrenata e incontrollabile. Semplice e lineare.

Tutto questo per dire che su questo blog, vi tedierò parlandovi dei miei amori, condividendo l’entusiasmo per le vittorie e la più nera disperazione per le sconfitte.

Grazie di aver ascoltato le mie farneticazioni. Spero di rivedervi ancora.

Viva l’amore.

Alvise

alvise

Mi piace lo sport, ma soprattutto mi piacciono le storie.

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2 risposte

  1. robys90 ha detto:

    Condivido in toto, solo chi è innamorato visceralmente può capire un altro nelle stesse condizioni. Si viene spesso presi in giro per la passione, il tempo “perso”, i soldi spesi (per la mamma e la fidanzata, soldi spesi con il culo), i mal di testa e fegato per le partite giocate male o mosse non proprio geniali della dirigenza. Ma si resta lì, sperando che l’anno prossimo sia quello buono; che dopo una sconfitta ci sia un risveglio inaspettato con una serie di belle vittorie; che si possa pescare un fenomeno al draft o dalla primavera… Speranze a volte rimaste tali ed invece qualche volta esaudite da qualche ente celeste che, appena un paio di giorni prima avevi apostrofato come sporco animale da cortile o donzella di facili costumi.
    Per la cronaca tifo (in ordine cronologico): Milan da quando sono nato, Mavs da quando Nash passava e Dirk bombardava con il capello da Thor, Cowboys da quando ho visto una partita in uno sporco bar malfamato e “quelli con la stella” stavano perdendo fino a che Quincy Carter li portò alla vittoria, ora il bar è più pulito, meno malfamato, ed è il mio ritrovo per vedere le partite; quelli con la stella fanno ancora una fatica della madonna a portarle a casa, ma che importa! Basta vederli giocare ed avere la pelle d’oca ad ogni lancio di Romo sul profondo o una sgroppata di Murray su un 3° e 2…

  2. alvise ha detto:

    Mia moglie quando l’ha letto ha alzato le spalle e si è limitata a un lapidario: tanto lo sapevo già chi ami veramente… 😀

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