MARZO 2012: Sanremo, tra ruote e mazze

State lontani dalle mie orecchie

State lontani dalle mie orecchie

È difficile trovare qualcosa di sensato da dire a Marzo, si assegnano pochi titoli, alcune stagioni iniziano, altre si annoiano, poche presentano spunti interessanti, ma in questo interessante percorso a 12 tappe sarebbe brutto saltarne una. Partiamo dal riassunto delle puntate precedenti, avevamo parlato di italrugby e basket italiano, due movimenti che faticano a trovare una identità che nel mese pazzerello vivono fortune distinte. Se gli omoni con le orecchie coperte per evitare emuli di Mike Tyson* riescono a chiudere il 6 Nazioni evitando lo zero nella casella delle vittorie battendo la Scozia all’ultima giornata, non va altrettanto bene alla Montepaschi Siena che per l’ennesima volta vede sfuggirle il successo europeo, questa volta ancor prima delle Final Four, alle quali invece parteciperanno, per di più in maniera vittoriosa, i ragazzi dell’Olympiacos Pireo.

Si parlava di tappe, quelle che portano da San Vincenzo a San Benedetto a Marzo ricoprono un valore importante, per noi italiani (ancora) amanti del ciclismo, la Tirreno-Adriatico sancisce l’inizio della stagione: dell’antipasto avariato della squalifica a Contador avevamo già detto, qui ci limitiamo a sottolineare le gesta sportive di una categoria di atleti che fa della fatica una ragione di vita. La corsa italica che parte dove tramonta il sole e finisce dove nasce ha un parterre di tutto rispetto, basta citare il vincitore dell’ultima crono, Fabian Cancellara, e chi invece si aggiudica la classifica generale, Vincenzo Nibali. Il talento siculo inizia quindi alla grande una stagione in cui è chiamato a fare il salto di qualità definitivo per entrare nel gotha del ciclismo. Ma Marzo + ciclismo = MilanoSanremo e anche qui non cadiamo molto distante dai nomi già citati: sull’ultima ascesa nella corsa che ormai è diventata terreno di conquistata per velocisti di classe, la corsa scoppia. La fa saltare Nibali, che attacca, gli vanno dietro Cancellara e Gerrans. Il vantaggio non va mai sopra la soglia della tranquillità, così lo svizzero si profonde in quello che gli riesce meglio, fare il ritmo, mentre gli altri due cercano di risparmiarsi per la volata a 3. Gerrans è quello che dopo quasi 300km ne ha di più e si aggiudica la prima grande classica stagionale. Il gruppo arriva a pochi secondi, regolato da Peter Sagan, un talentino niente male di cui sentiremo parlare anche nei prossimi mesi ed anni….

Per Liddi, panna e capelli

Per Liddi, panna e capelli

Da Sanremo invece era partito un altro protagonista di questo mese. Spesso in Italia ci rendiamo conto degli sport americani solo in 2 casi: quando incredibilmente un nostro connazionale gioca là o quando ci sono scandali sportivi/sociali o più in generale quando è il contorno a fare notizia (vedi la notizia travisata e adattata che Magic Johnson avrebbe comprato i Los Angeles Dodgers). Marzo porta la MLB sui giornali sportivi italiani soprattutto grazie alla prima casistica: Alex Liddi è atteso a far parte del lineup dei Seattle Mariners. Non si tratta di una prima assoluta per il ligure che già nella fine del 2011 aveva fatto parte stabile della squadra anche grazie al roster allargato di fine stagione, aver conquistato una conferma a restare nel giro dei titolari di una squadra della massima lega di baseball mondiale è già di per sé un evento unico che per una volta merita ampiamente lo spazio che i media nazionali concedono, prima che le scaramucce “dialettiche” da bambini dell’asilo dei protagonisti del calcio italico se lo riprendano.

Su tutti emergono Antonio Conte e Massimiliano Allegri, che a forza di battutine pretendono di avere l’ultima parola in una competizione francamente stucchevole che non diverte nessuno, nemmeno loro probabilmente. In un paese in cui gli allenatori vogliono fare i comici e i comici vogliono fare i politici, ormai non c’è nessuno che riesce a stare al proprio posto e semplicemente fare quello per cui viene pagato. E mentre Amauri, pagato per far gol, si allena per fare il giro del campo (allenamenti, ahilui, vani), il mondo del calcio italico viene inondato da una ventata di freschezza: mentre usciamo in fretta dalla Champions League che conta, arriva Stramaccioni a portare un po’ di speranza. I più scettici lo pensano come l’agnello sacrificale per concludere una stagione iniziata con Gasperini e poi continuata con Ranieri. In realtà il giovane allenatore alla prima esperienza con i grandi dimostra di saperci fare: innanzitutto davanti ai microfoni sa vendersi molto bene e ciò non guasta, ma anche sul campo da gioco riesce a non farsi schiacciare e dimostra sin da subito duttilità tattica e idee. Lui assieme al già citato Conte e all’emergente Montella rappresentano l’inizio di un cambio generazionale che da troppi anni si aspettava nell’Italia ancora ancorata ai fasti capelliani (presto in Russia) o lippiani (fresco “cinese” a Marzo).

La versione in miniatura, per durata e per dimensioni, dei mondiali di Atletica, svolti al coperto non riscuote tanto interesse, in una stagione che tra trial e soprattutto giochi olimpici ha altri eventi sotto i riflettori. Riflettori che invece si accendono sul campionato mondiale di F1 con una Ferrari già in ritardo ed un Massa già in discussione, insomma le solite cose da copincolla: le stesse del 2011, le stesse del 2013. Di Federer (vincente a Dubai e soprattutto ad Indian Wells) avremo modo di parlare nel proseguo del percorso annuale, ma lo spazio di chiusura se lo meritano degli sportivi che non ci sono più o che hanno rischiato di non esserci più.

Marzo 2012 è un mese triste per lo sport: ci lascia Vigor Bovolenta, figlio della generazione di fenomeni, colonna della nazionale italiana vincente per più di 10 anni, si accascia al suolo durante una partita, ancora atleta a 38 anni, lasciamo da parte i cliché del “è morto facendo quello che amava” o le polemiche sul “cosa si sarebbe potuto fare e non si è fatto” resta il vuoto che lascia nei suoi cari; sono i suoi 5 figli, uno concepito proprio poco prima la tragedia, che dovranno convivere con la sua mancanza.

Queste storie rimettono le cose nella giusta prospettiva, come quella che è successo a Fabrice Muamba, 23enne centrocampista del Bolton che il 17 Marzo crolla al suolo durante la partita valida per la FA Cup contro il Tottenham, rimane in bilico tra la vita e la morte per più di due giorni prima di riuscire piano piano a tornare ad una vita normale, una vita che non gli permetterà più di essere un calciatore, ma siam sicuri che questo non lo preoccupa più di tanto.

* Un nostro attento (e anche un po’ onniscente, quasi da quiz…) lettore ci ha fatto giustamente notare che in realtà a rugby giocano per lo più persone civili che nemmeno si sognano di mordersi le orecchie a vicenda. Il tape o il caschetto viene in verità usato per evitare che si formino continue lacerazioni fino al formarsi dell’orecchio a cavolfiore, evitiamo foto, ma vi assicuro che Holyfield sarà contento di aver incontrato Tyson piuttosto che aver giocato a rugby.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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Una risposta

  1. azazelli ha detto:

    Aggiunta la correzione sulle orecchie dei rugbisty, si ringrazia Andrea Campagna 🙂 sarete pochi a leggerci, ma siete di qualità. GRAZIE!

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