I Saint Louis Rams tra aspettative e illusioni

Tutto ruota attorno a questa scelta.

Tutto ruota attorno a questa scelta.

Essere tifosi dei Rams negli ultimi anni è stata una faticaccia: dopo il triennio 2007-2008-2009 da 6 vinte e 42 perse, nel Draft 2010 la musica sembra cambiare, con la prima scelta si decide di andare su Sam Bradford, QB di Oklahoma. La storia la sappiamo, le aspettative sono basse, la squadra complice un calendario semplice e un Bradford sorprendente arriva a giocarsi l’accesso ai play off in trasferta all’ultima partita a Seattle (persa contro una squadra guidata da Whitehurst).

L’ottimismo intorno ai Rams però durante l’offseason è alto: invece, i giocatori scelti al Draft (Salas, Pettis, Kendricks) non rendono secondo le aspettative, gli infortuni tolgono parecchi titolari alla squadra e il calendario impegnativo portano a un’altra stagione disastrosa: il record finale sarà 2-14. Bisogna rifondare, ancora. Si punta su un nuovo allenatore, Jeff Fisher.

Ci risiamo, la squadra stupisce tutti, arrivando di nuovo all’ultima partita a Seattle a lottare sia per avere finalmente un record non negativo (che manca dal 2006, stagione conclusa 8-8) che per un posto ai playoff. E si perde, ancora. I Rams chiudono la stagione 2012 con un record di 7-8-1 e un sorprendente record divisionale di 4-1-1.
E adesso, nell’offseason, si parla di come manchi poco per puntare in alto, di come bisogna rinforzare la squadra intorno a Bradford. Inutile dire che la sensazione di deja vù è altissima e il timore di illudersi come 2 anni fa è alto.

Fisher e Snead (il GM) si sono comportati bene finora, i loro acquisti si sono rivelati ottimi l’anno scorso, così come tutti i rookie arrivati tra Draft e da undrafted (ad eccezione di Pead e Quick, from Appalachian State, amico del nostro Gian Marco).
Però obiettivamente l’anno scorso i Rams sono stati una squadra che ha reso più di quanto avrebbe dovuto, sia vedendo il roster che gli avversari, specie all’interno della division, con alcune vittorie un po’ fortuite e figlie di circostanze.

Janoris Jenkins ha fatto una stagione da rookie strepitosa che difficilmente sarà ripetibile quest’anno. Jo Lonn Dunbar, LB preso da New Orleans e pagato poco, ha fatto di gran lunga la sua migliore stagione della carriera, e anche lui difficilmente nel 2013 metterà su gli stessi numeri del 2012.

Per quanto riguarda il roster, il reparto da cui ripartire è senza dubbio la difesa: la nostra defensive line viene raramente citata tra quelle top della lega, ma Long negli ultimi 3 anni ha giocato e messo su numeri da pro bowler, Quinn si è rivelato un’ottima scelta così come Brockers, che dopo aver saltato le prime partite per infortunio ha avuto un impatto notevole.

Anche mio padre rendeva meglio in tag team

Anche mio padre rendeva meglio in tag team

Tra i LB, quest’anno abbiamo finalmente pescato al primo round Ogletree, un giocatore che può affiancare Laurinaitis e migliorare il reparto che è stato un po’ il nostro tallone d’Achille difensivo negli anni passati.
Le secondarie ripartono da Finnegan, acquisito l’anno scorso in free agency grazie a coach Fisher, il già citato Janoris Jenkins, e Trumaine Johnson, altro rookie dell’anno scorso che ha mostrato buone cose negli snap avuti a disposizione.
Peccato aver perso Bradley Fletcher, un CB parecchio sottovalutato e ottimo nickel, come dimostrano anche le statistiche di PFF.
Il tasto dolente sono le safety: Dahl e Mikell, i titolari dell’anno scorso, sono stati lasciati andare. E se nel primo caso è stata una buona mossa, nel secondo speravo che lo rifirmassimo una volta visto che non si era accasato altrove. Il management ha preferito puntare su Giordano, ex Raiders, scelta che mi convince poco, ma Snead e Fisher hanno dimostrato l’anno scorso di meritare fiducia.
Sempre per quanto riguarda le safety, è stato draftato TJ McDonald, da USC. A completare il reparto ci sarà Darian Stewart, che due anni fa era stato uno dei pochi a salvarsi ma che l’anno scorso era stato messo in disparte e usato principalmente negli Special Team.

Parlando di ST, l’anno scorso sono stati una nota lieta, anche se con alti e bassi. Hekker, il punter, si è rivelato ottimo sia come calciatore che come passatore in casi di trick play (a San Francisco e con Seattle in casa).
Greg “The Leg” Zuerlein, dopo una partenza a dir poco fenomenale per un kicker rookie, ha sbagliato qualche calcio di troppo nelle ultime partite. A sua discolpa c’è da dire che vista la grande fiducia in lui, Fisher lo faceva calciare anche da distanze siderali.
Questo non gli ha impedito però di fare due volte il record di franchigia di field goal più lungo, speriamo che nella offseason abbia lavorato sulla sua tenuta mentale, perché serviranno i suoi punti.

Arriviamo ora al punto di domanda più grosso della squadra: l’attacco.
Che Bradford ci si deve aspettare quest’anno? Come dico sempre a sua discolpa ci sono due fattori non da poco: offensive line e offensive coordinator. Quest’anno sarà la prima volta in carriera in cui Bradford avrà lo stesso OC della stagione precedente.
Negli ultimi anni Bradford ha anche giocato dietro più di 20 linee d’attacco diverse, complici i numerosi infortuni, quest’anno con l’acquisizione in free agency di Jake Long, la scelta al quarto round del Draft di Barrett Jones, guardia da Alabama, e un (si spera) sano Saffold, ci si aspetta una protezione adeguata per il quarterback.

Per quanto riguarda i ricevitori, i Rams hanno perso i loro bersagli più affidabili e produttivi alla free agency, ovvero il tuttofare Danny Amendola, accasatosi ai Patriots, e Brandon Gibson, andato ai Dolphins.
Amendola era la valvola di sfogo preferita di Bradford, Gibson invece è un ricevitore discontinuo ma dal grande talento, capace di giocate spettacolari e il giocatore che più negli anni ha interagito col numero 8 di St. Louis.
Il compito per la coppia di ricevitori draftati quest’anno da West Virginia, Austin e Bailey, è quello di sostituirli, sperando che Givens e Quick, al secondo anno, continuino a migliorare.

Tra i TE è stato acquisito da Tennessee Jared Cook, vecchia conoscenza di Fisher, pagato a mio avviso parecchio per quanto fatto vedere in carriera: segno però che Kendricks non ha ripagato le aspettative che c’erano su di lui.

Il punto di domanda maggiore è il running back, dopo la partenza del veterano Steven Jackson a roster ci sono 3 giocatori al secondo anno, Pead, Richardson e Ganaway. E’ probabile che a Settembre sarà lui a partire titolare, ma l’incertezza regna sovrana in questo ruolo.

In conclusione, il roster è giovane (l’anno scorso i Rams avevano l’età media più bassa della lega) e diversi reparti sono dei work in progress. Sommando a questi fattori un calendario sulla carta non semplice e una division più competitiva che mai, dubito che sarà questo l’anno per ritrovare un record positivo e la post season. Pronostico secco: 5-11.

PS: una nota statistica. Anche quest’anno, i Rams chiuderanno la stagione a Settle, dove non vincono dalla wild card del 2005, partita che coincise con l’ultima apparizione (e vittoria) della squadra di St. Louis ai playoff.

Potrebbero interessarti anche...

3 risposte

  1. Giacomo ha detto:

    Bell’articolo. Un po’ negativo ma saggio. Un dato omesso è che a differenza degli anni precedenti, il record dell’anno scorso è stato ottenuto in una schedule tra le più difficili in assoluto, se non la più difficile. Sono state poche le vittorie con un serio controllo della partita, ma ci sono state anche sconfitte “circostanziali”. La cessione di Amendola e Jackson saranno ricordate come due delle più brillanti iniziative: avevano dato tutto quel che potevano e Amendola fisicamente è piuttosto compromesso. Mi dispiace per Gibson, e mi era dispiaciuto anche per Danario Alexander. Non vedrei Cook come alternativa secca a Kendricks, ma come una causa in più di mismatch: Cook può giocare da WR, e con Austin che può giocare da RB o da Wr e Kendricks che può bloccare o fare da TE, il gioco dei Rams acquista imprevedibilità. Ci siamo dimostrati solidi e molto ingenui, ma si cresce, e la guida solida di Fisher è rassicurante. E’ un uomo di polso che fa sentire la sua presenza sempre (vedi caso Jenkins, ma anche la questione Jackson), e che da l’impressione di lavorare con grande capacità e leadership. Cura i dettagli e non ammette scherzi. In Fisher I trust. Il fatto grosso è che questa è la stagione di Bradford: o la va o la spacca. Non ci sono vie di mezzo. Ho una visione più positiva ed anche il pronostico ne risente e vede a sinistra una cifra più alta che a destra. Go Rams.

  2. Blu ha detto:

    Concordo con Giacomo lasciar partire Amendola e Jackson sarà nel medio periodo un punto di forza. A mio parere il destino dei Rams sarà enormemente legato a quello che sapranno mettere insieme contro gli avversari divisionali; se riuscissero a replicare il sorprendente risultato dell’annata precedente allora probabilmente potremmo vederli in rampa di lancio soprattutto per il fatto che i risultati positivi spesso sulle formazioni anagraficamente giovani fungono da fattore trainante e determinante. Il problema sta nel fatto che i Rams incontreranno 2 volte 49ers e Seahawks che sono tra le compagini (sulla carta) meglio attrezzate della lega e che non hanno badato a spese sul mercato dell’usato sicuro, mentre i simpatici arietini hanno investito sulle promesse. Pronostico? Impronosticabili.

  1. 22 Luglio 2013

    […] Continua a leggere su “Quel che passa il convento” […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *