Buffalo Bills – Nuovo corso per tornare ai playoff

Buffalo Bills, attori non protagonisti

Buffalo Bills, attori non protagonisti

Dal 1999, da quel maledetto Music City Miracle contro i Titans, ormai diventata una maledizione per tutti i fans, tutte le squadre NFL hanno partecipato ad almeno una postseason.

Tutte tranne i Buffalo Bills.

Dopo l’ennesima annata conclusa con record negativo e l’ultimo posto nella AFC East, nonostante l’entusiasmo e le speranze dettate dall’arrivo di Mario Williams in offseason, a Buffalo si è deciso per un restyling completo, ancora una volta, e provare a fare quello che non si è riuscito a fare in quasi 15 anni: essere presenti a gennaio, in campo.

Via tutto il coaching staff, a partire dall’head coach Chain Gailey, via il GM Buddy Nix, dimessosi subito dopo il Draft per dare via libera al suo delfino Doug Whaley, via tutti i quarterbacks della passata stagione, compreso Ryan Fitzpatrick, titolare delle ultime tre stagioni, ma incapace di dare una rotta vincente alla squadra, via uno dei migliori giocatori della squadra, la guardia Andy Levitre, finito ai Titans.

Il nuovo corso vede una specie di connubio familiare fra due realtà che non distano più di due ore e mezza di macchina l’una dall’altra, i Bills e l’università di Syracuse.

E’ infatti Doug Marrone, ex head coach degli Orangemen, il nuovo capo allenatore di Buffalo, così come sono nel coaching staff altri quattro assistenti di Syracuse, la maggior parte nel reparto offensivo. Una scommessa grossa da parte della dirigenza nel puntare su un gruppo di allenatori collegiali per risollevare le sorti di una franchigia NFL, ma a volte i rischi possono portare dividendi, e l’attacco di Marrone, pur non portando annate da ricordare, ha dimostrato di poter essere inserito all’interno di una squadra pro.

La difesa invece è stata affidata ad un guru come Mike Pettine, negli ultimi tre anni defensive coordinator dei New York Jets, quindi a conoscenza della realtà della AFC East e dei suoi attacchi.

I punti di domanda sono tanti chiaramente, quando si effettua un cambiamento così radicale. E soprattutto perché questo cambiamento deve portare, sicuramente non subito, ma in un futuro prossimo, i Bills ad essere nuovamente una squadra vincente. Pettine su questo fronte dà più sicurezza rispetto a Marrone, anche se la possibilità di cambiare schema tornando alla 3-4 potrebbe portare dei malumori, soprattutto per Mario Williams, arrivato a Buffalo proprio per i problemi avuti a Houston con lo stesso schema. Si parla comunque di un modulo difensivo ibrido, che riesca a passare senza troppi problemi tra le varie impostazioni, anche all’interno della stessa partita.

Per quanto riguarda i giocatori, il punto fondamentale è chiaramente quello del quarterback. Finita l’era di Fitzpatrick, tutti pensavano che i Bills scegliessero il loro quarterback franchise in questo Draft, anche se la qualità complessiva non era eccelsa, più di qualcuno sperava, soprattutto dopo l’acquisizione di Kevin Kolb, di aspettare il 2014 per poter scegliere il proprio leader, vista la classe del prossimo Draft.

Nel Draft, Buffalo ha deciso di scendere fino alla 16, cedendo la propria 8, per poi comunque scegliere un quarterback, EJ Manuel, da Florida State, nonostante fosse libero un prospetto come Geno Smith e si potesse cercare di portare a casa un offensive lineman di valore immediato per sostituire il buco creato dalla partenza di Levitre.

A questo punto la situazione è abbastanza ingarbugliata, perché Kolb è arrivato a Buffalo come prima scelta per partire titolare in regular season, ma la scelta di Manuel porta a pensare che l’ex Seminoles sarà a breve il leader offensivo. Al momento non ci sono state scelte definitive, sarà il traning camp a determinare le gerarchie.

Woods versione supereroe, quella che servirà

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L’attacco, per il resto non ha subito grosse variazione, a parte come detto la partenza di Levitre, a cui si cercherà di sopperire con un mix composto dal neo arrivato Legurski dagli Steelers e da Colin Brown, mentre come ricevitore opposto a Stevie Johnson, quasi sicuramente verrà subito lanciato Robert Woods, 2° scelta dell’ultimo Draft da USC, eccellente WR con fisico, mani e pulizia delle tracce per essere il flanker titolare per molti anni.

Dietro a questi due ci sarà un pacchetto di speed receivers, chiamato a dare profondità all’attacco, come TJ Graham e Marquise Goodwin, a cui va aggiunto la scommessa di Da’Rick Rogers, talentuoso ma alquanto problematico da gestire sia dentro che fuori dal campo.

Marrone ha sicuramente nel passing game il suo punto di forza, ma a Buffalo il suo attacco dovrà poggiare per buona parte sul running game, visti i numeri accumulati nell’ultimo anno, soprattutto da CJ Spiller, chiamato ad esplodere definitivamente nel 2013 come primary back, a cui sarà affiancato ancora il vecchio Fred Jackson, che dovrebbe recuperare per l’inizio stagione dopo il grave infortunio al ginocchio patito nel finale della scorsa regular season.

In difesa, come detto, si dovrà valutare l’impatto dello schema difensivo di Pettine sul reparto, soprattutto su Mario Williams, mister 100 milioni, che nel primo anno a Buffalo ha alternato cose egregie ad altre decisamente sotto par, ma che insieme a Dareus e Kyle Williams forma una DL di assoluto valore in prospettiva. Williams pare destinato ad un ruolo alla JJ Watt, partendo più interno rispetto al solito, per dare maggiore pressione alla linea offensiva avversaria e al quarterback, senza dover per forza cercare il sack ad ogni azione, come anticipato dal defensive coordinator nelle ultime dichiarazioni.

Nel reparto defensive backs si è puntato sulla continuità visto che l’unico cambiamento è l’addio al grande vecchio George Wilson, con la conseguente idea di spostare Aaron Williams nel suo vecchio ruolo collegiale di safety, dopo due anni difficili come cornerback. Lui e Da’Norris Searcy si contenderanno il posto di strong safety di fianco a Jairus Byrd, ancora alle prese con un difficile rinnovo di contratto dopo il franchise tag assegnatogli ad aprile, che potrebbe portare il pro bowler ad un holdout alquanto problematico, mentre ai corners Stephon Gilmore e Leodis Mckelvin dovranno elevare il proprio rendimento dopo un’annata in chiaro scuro.

La situazione meno chiara in difesa è sicuramente quella dei linebackers, visto il numero elevato e la qualità non eccelsa del reparto, al momento non ci siano dei sicuri titolari. Sicuramente sugli esterni i veterani neo arrivati Manny Lawson e Jerry Hughes avranno una chance, anche se nessuno dei due ha trascorsi eccellenti da pass rusher in una formazione a 4 LBs.

All’interno ci si aspetta molto da un’altra scelta dell’ultimo draft, Kiko Alonso, cresciuto nella scuola di Chip Kelly a Oregon, adatto allo schema di Pettine, ma con qualità che lo porterebbero anche a essere il MLB in uno schieramento 4-3. Al suo fianco nei primi allenamenti si è visto più Bryan Scott rispetto ai più giovani Nigel Bradham e Arthur Moats, anche se le caratteristiche di Bradham sembrano le più adatte per le idee di Pettine, che ai Jets amava usare continui blitz con i linebackers, anche interni, per garantire sempre una pressione elevata sulle giocate offensive degli avversari.

Una rifondazione sulla sideline, tanti giovani da inserire fin da subito come protagonisti e il tentativo di riportare finalmente i Buffalo Bills ad una stagione vincente e a chiudere quella maledetta striscia negativa che dura da troppo, troppo tempo.

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6 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Buffalo non riesce mai a trovare una identità, è incredibile. Un po’ di materiale sembra essercene sempre, ma poi ad anni di distanza ti rendi conto che si è sempre punto a capo. Speriamo che questa infornata di giovani (EJ, ma anche Woods e Kiko come scritto da te), siano dei crack.

    La questione Mario Williams è particolarmente interessante, curioso di vedere il suo utilizzo e la sua produzione prossimo anno.

  2. patamunzo ha detto:

    Per me la situazione più rischiosa in assoluto in questo momento è quella dei DB. è vero che ci sono un gazillione di tweeners, ma come cornerback puri siamo appesi al fatto che Gilmore migliori (buona stagione si, ma troppe flags) e che non si rompa. E ad andar bene ce n’è giusto uno buono. Dal DB #2 in poi il rischio di disastro è altissimo.

    La “questione Mario Williams” mi appassiona di meno. Sarà sempre e comunque considerato troppo pagato (solo diventando il clone di Bruce Smith potrebbe evitarlo, e forse neanche in quel caso) ma già lo scorso anno giocando mezza stagione infortunato ha messo il suo record di sack (10.5) e tante pressioni. Incostante? Finchè aveva l’infortunio al polso si, dopo non tanto, dai.

  3. Teo ha detto:

    La questione Mario Williams non era tanto per il rendimento, quanto per l’adattamento ad una possibile nuova impostazione, simile a quella lasciata a Houston, ma non da OLB, bensì da DE “alla JJ Watt”. Sul rendimento, a me pare innegabile che sia stato ondivago, anche per l’infortunio, ma comunque da una superstar come lui io mi aspetterei di più, soprattutto in certe partite dove potrebbe dominare.

    La situazione più rischiosa puo’ essere quella dei DBs, ma lì sai già cos’hai e cosa potresti avere, nei LBs c’è tutto nuovo.

  4. Jimpsy ha detto:

    Una giustificazione per Marione però c’è….Il DC….trovatemene uno più scarso di Wannstead….!!
    L’anno scorso difensivamente eravamo orribili….e dopo l’intervento al polso Mario il suo lo ha fatto….
    La stagione passa di RBs….se trovano continuità possiamo dire la nostra…

  1. 9 Luglio 2013

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  2. 27 Agosto 2013

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