Caso Armstrong: One Big Lie

Un Hotel di lusso in Texas fa da cornice all’interista di Oprah Winfrey a Lance Armstrong. Pochi fronzoli e domande dirette.

“Hai mai assunto sostanze proibite?”
“Sì.” 

ImageQuesta parte era trapelata dalle anticipazioni sulla trasmissione, e quindi l’effetto è stato lievemente smorzato, complice anche il sonno che incombeva. Ciò che nemmeno il sonno è stato in grado di alleggerire è stato un successivo quesito, che ha squarciato in due il mio cuore di giovane, e a quanto pare ingenuo, appassionato.

“E’ umanamente possibile vincere sette Tour de France di fila senza l’uso di sostanze proibite?”
“No, secondo me no.”

 Lance Armostrong che demolisce Lance Armstrong, soltanto pochi minuti dopo che Christian Prudomme (direttore sportivo del Tour) aveva “scomunicato” il loro ex gioiellino, affermando che il texano ormai appartiene al passato.

Lance continua raccontando di come probabilmente all’epoca (pare siano passati mille anni) oltre il 90% dei partecipanti al Tour assumesse sostanze proibite. In sintesi: era pratica comune, non è il triumvirato U.S. Postal Service che aveva l’esclusiva e che obbligava i propri ciclisti a farlo.

Ho trovato un tantino “di circostanza” l’elogiare la lotta al doping negli ultimi anni, sembrava di sentir parlare un esponente dell’UCI, con il suo affermare che ora con passaporto biologico e controlli al di fuori delle competizioni, doparsi sia impossibile.

Lance racconta dei suoi inizi di carriera, quando inizò ad usare cortisone. Ai tempi non sapeva nemmeno di avere un tumore ai testicoli.

Durante l’intervista mi son soffermato sugli occhi del texano, come era mia abitudine fare durante le grandi salite e la domanda è stata sempre la stessa: “sta crollando per davvero? O sta fingendo?”. E oggi come allora la risposta non ho saputo darmela.

Armstrong continua a dare alla Winfrey lo scoop perfetto, rimarcando su quanto fosse una storia perfetta, che comprendeva un uomo che sconfigge il cancro, che ha un matrimonio perfetto e che scrive la storia dello sport.

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Non rotola la testa del dottor Ferrari

Dopo le dure ammissioni, Oprah prova a indirizzare le domande sugli altri protagonisti, chiedendo se il dottor Ferrari fosse a capo di tutta l’operazione. Lance risponde con uno sconcertante “no”, aggiungendo che non si trova a suo agio a parlare delle altre persone. Ok, ma allora chi comandava?

Curiosità non soddisfatta, perchè l’intervista continua sui binari del “lo facevano tutti, era come mettere l’acqua nelle borracce e gonfiare le ruote”, praticamente tutti sapevano che tutti si dopavano e nessuno pensava che equivalesse a barare. Finalmente qualcuno che afferma come il vantaggio di un dopato in un sistema così marcio alla base sia quasi inesistente (peccato sia in contraddizione con una delle primissime domande dell’intervista).

Nega un coinvolgimento dell’UCI in tutta la storia, soprattutto nel caso della famosa positività nel Giro di Svizzera del 2001. E le donazioni? Non avevano niente a che fare con questa storia.

Emerge anche una interessante teoria, secondo la quale a qualcuno abbia dato fastidio il suo ritorno alle corse (Landis su tutti) e che probabilmente senza il suo ritorno, non ci sarebbe stato tutto questo.

“Rimpiangi di essere tornato?”
“Sì.”

Nessuna parola contro l’Usada, anzi una self-promotion in cui si propone come collaboratore nella lotta al doping, qualora qualche commissione indipendente lo volesse. Niente nemmeno contro George Hincapie, col quale pare aver conservato un rapporto di profonda amicizia.

Si conclude così la prima parte dell’intervista, dove si è visto il solito Armstrong di sempre. Speravo che attaccasse, mandando in crisi nera l’UCI e tutti gli altri, ma come al solito ha studiato tutto alla perfezione, in maniera chirurgica.

A lui interessa vincere, non distruggere gli altri. Purtroppo.

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7 risposte

  1. alvise ha detto:

    Sinceramente due sono le cose che veramente mi rattristano. Uno il discorso che lo facevano tutti, quindi lo potevo fare anche io. è dall’asilo che so la differenza tra le cazzate degli altri e le mie responsabilità. Sembra uno dei nostri politici. tutti rubano allora posso farlo pure io, no? NO la risposta è sempre e comunque no. Due se tutti si doppano allora alla fin fine è come se nessuno si doppasse, perchè partono tutti alla pari. Altra immensa cazzata. Innanzitutto, uno si può drogare molto più di un altro quindi non è vero che partono tutti sullo stesso piano. Il sistema di Armstrong era collaudato preciso e puntuale in modo che al momento del tour lui fosse all’apice. Quindi lui si ha vinto 7 tour, ma nella categoria miglior drogato, non miglior ciclista. Inoltre, cosa mai abbastanza sottolineata, non tutti reagiscono alle sostanze dopanti nella stessa maniera, per cui uno che senza doparsi sarebbe un fuoriclasse tra gli uomini magari con il doping è solo un gregario tra i drogati e un uomo da corse in linea, magari con il doping diventa un uomo da giri… quindi no, se tutti si drogano, non vuol dire che il risultato premia i migliori a prescindere, premia solo i più dotati a drogarsi.

  2. skittlecda ha detto:

    Discorso complesso.
    Verissimo che ognuno reagisce alle sostanze in modo diverso, ma i medici sono appunto là per ottimizzare i risultati, quindi che ci sia un “appiattimento” dei benefici è altrettanto veritiero. Ovviamente parlo di alte sfere, quindi non sussiste il paragone tra il Riccò di turno e l’Armstrong, però tra l’Armstrong e i Beloki, Ulrich e tutti gli altri, a mio parere sì.
    Ribadisco, in un ciclismo pulito Lance avrebbe vinto quei sette tour? Non lo sapremo mai, ma sono abbastanza certo che sarebbe stato comunque un campione.

    Ovviamente il tutto è una mia opinione e non la verità assoluta.

  3. alvise ha detto:

    Non credo sarebbe stato un campione. Un ottimo corridore sì, ma campione? non mi convince. Prima del tumore era corridore da corse in linea, torna dal tumore e diventa uno specialista del tour (nemmeno dei giri del tour e basta). L’unica cosa che so per certo è che ha barato ed è un bugiardo, che ha lucrato sulle sue menzogne.
    Sul problema dell’appiattimento il tuo ragionamento sarebbe condivisibile se tutti i medici fossero uguali, ma non è così, come in ogni attività ci sono quelli più o meno bravi. Qui sta il problema di valutare il doping, a contare non sono più solo le doti atletiche del ciclista e le doti di adattarsi al doping o la quantità presa, ma anche le doti del medico nel dare i medicinali. Usando il ragionamento di tutti si doppano, non puoi eliminare dall’equazione, l’elemento abilità medica. A conti fatti si può bene dire che chi ha il miglior medico è il migliore atleta dopato. Non si può invece dire che il migliore atleta diventa il miglior atleta dopato. Guarda gli spagnoli. Guarda le nuotatrici cinesi. erano scarse e divennero campionesse, lo sarebbero state senza il doping? non credo. guarda le atlete della germania est (se ricordi sono passati anni) erano le migliori, ma avevano anche i migliori medici dell’epoca che dovunque andassero portavano successo con le loro medicine. Non potremo mai dire di Armstrong altro che è un baro come Ulrich, Pantani (perdonami boss) e gli altri.

  4. skittlecda ha detto:

    Sì, ma guarda come sta in bici il Lance prima del tumore e quello dopo il tumore. Guarda i rapporti che usa, guarda quanto tempo passa nella galleria del vento, quanto conosce bene ogni singola curva del Tour.

    Poi stando all’intervista, forse 5-6 ciclisti in tutto il circuito non si dopavano. Tutti bari quindi? Io sono più per il sistema marcio. E i più marci son quelli in giacca e cravatta, non quelli sulla bicicletta.

  5. alvise ha detto:

    Stando all’intervista 5 e 6 non si dopavano. aspetta chi l’ha detto? Armstrong? e io dovrei credergli? perchè?
    Il sistema è marcio, ma armstrong l’ha usato per il proprio tornaconto e l’ha reso ancora più marcio. quelli in giacca e cravatta sono marci? e quello che ha intascato milioni di dollari per correre in bicicletta barando? Professandosi peraltro come modello da seguire? Non stiamo parlando di un gregario. di uno di quelli a cui si dice, o ti dopi o sei fuori. Lui è uno di quelli che diceva agli altri di doparsi. era uno che voleva doparsi per vincere di più. è uno che la galleria del vento se l’è pagata con i soldi vinti barando. ha avuto milioni di occasioni per pentirsi per dimostrare quanto valeva. Non l’ha fatto se il ciclismo è marcio la colpa è anche e in buona parte di gente come lui, perchè lui è il modello e se il modello bara beh lo posso fare anche io. Quanti ragazzini si sono sentiti dire o si sentiranno dire: ehi si dopava anche armstrong e guarda quanto ha vinto? se stai attento non ti prendono e tu ti godi la vita.l

    L’intervista la rilascia in un lussuoso albergo del texas non in uno squallido albergo di riccione…. lui è la pubblicità vivente che barare paga. gli hanno tolto i tour? Amen la gente continua a pensare che sia un campione e i soldi guadagnati certo non glieli tolgono. dopatevi tutti tanto.

    A confermarlo il fatto che armstrong non si pente di essersi dopato lui si pente di essere tornato ed essersi fatto beccare.
    Può stare in bicicletta meglio di una sella, può conoscere le strade meglio di un tomtom, ma rimane il fatto che lui e tutti i suoi compagni di squadra (e sappiamo quanto una squadra conta al tour) avevano più medicinali in corpo della farmacia all’angolo e che le gambe gliele muovevano quelle medicine.

  6. azazelli ha detto:

    Insomma, ci si poteva aspettare di più da questa intervista (o meglio dalla prima parte di essa). Stasera me la guarderò meglio, ma stando anche a quanto scritto da Carmine sembra più un ultimo tentativo di salvare il poco di salvabile che resta dal punto di vista personale, piuttosto che una voglia di dire veramente cosa è successo.

  7. azazelli ha detto:

    Ascoltata la prima parte, stanotte in america (domani sera sempre su Dmax in Italia, a proposito gran bell’acchiappo per questa rete….) andrà in onda la seconda parte. Non ho visto compassione nelle sue parole, come detto nel pezzo qui sopra sembrava preparato come si preparava per i tour. Riguardandosi in sue dichiarazioni tratte dal passato ha un po’ vacillato. Non ero un suo fan, son cose che “nei bar/da bar” si son sempre dette, quindi alla fine uno potrebbe dire poco male. E’ pur vero che riuscire a scrivere un articolo sul doping (nel ciclismo ma non solo) che abbia senso compiuto mi riesce davvero difficile, me la immagino come un’ammasso di materiale informe, pieno di macchie che non riesci a modellare in una forma compiuta: forse sono ipocrita io a cercare di godermi comunque l’evento sportivo al netto di tutto se il gesto che vedo mi trasmette emozione, forse è ipocrita anche chi marchia il ciclismo (o inserite qualsiasi altro sport a caso colpito da uno scandalo) come uno sport senza dignità, poi però trema davanti alla tv guardando il calcio (o inserite qualsiasi altro sport a caso che cattura una gran massa di appasionati) senza rendersi conto che le macchie ci sono ovunque.

    Non c’entra un cazzo (a proposito di massa informe) ma a me la guerra tra sport mi sa di cosa davvero infantile 🙂

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