Con il Cuore e con i Denti: 4-2

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E’ un bel giorno per giocare a football…

Se qualche mese fa mi avessero detto che mi sarei ritrovato- in un pomeriggio d’Ottobre- a soffrire come un cane, in questo modo, per una partita di football di dodicenni/tredicenni non ci avrei creduto.

Se avete un minute andatevi a rileggere il post relativo alla partita-thriller di due settimane fa contro Jacob’s Fork, moltiplicate la suspense per due e avrete la descrizione della nostra vittoria di mercoledi’.

Si giocava contro Northview; squadra che si presentava al nostro stadio con un record di 5-0. Imbattuti. Squadra fisica, con tanta velocita’, capace di farti male prima che ti possa rendere conto di quello che sta succedendo. Si sapeva sarebbe stata dura; ma nessuno poteva immaginare un quarto quarto del genere. Ma andiamo con ordine.

Pomeriggio autunnale di struggente bellezza nelle pianure del North Carolina: 17 gradi, sole, foglie rosse e gialle tutto intorno, atmosfera che migliore non si puo’ per il football. Per tutta la settimana ci eravamo preparati al meglio per Northview e ci siamo presentati all’appuntamento con un gameplan che ci piaceva molto; ma- come abbiamo detto ai ragazzi prima di entrare in campo- “il coaching staff ha un potere molto limitato una volta che la palla viene calciata.” Giochiamo un ottimo primo quarto, aprendo con un bel drive coronato da un TD su corsa (con mancata conversion da 2 pero’). Ma Northview non si fa intimorire, e poco dopo risponde con un’altra marcatura da sei punti che riequilibria i conti (anche loro vanno per due e falliscono).

Nel secondo quarto imbastiamo un altro drive di buona fattura (prevalentemente di corse) che ci vede ritornare in vantaggio con una keeper del QB. Ancora una volta tentiamo di effettuare la conversione da due punti senza buoni risultati. 12-6. E cosi’ si va all’intervallo. Nello spogliatoio parliamo soprattutto con la difesa, ricordandogli come sia imperativo che il “backside” giochi il proprio gap e mantenga le proprie responsabilita’ fino a quando il portatore di palla non superi la linea di scrimmage. Correggiamo inoltre la posizione del “weakside DT.” Ma in linea di massima ci siamo. Si tratta solo di tornare in campo e trovare un modo- con il cuore- di portare a casa la gara.

All’ultimo minuto decidiamo di aprire il secondo tempo con un onside kick, ma purtroppo arriviamo sulla palla con quell’attimo di ritardo che permette agli avversari di ricoprire. Fortunatamente il loro drive si conclude con un nulla di fatto. Ad un certo punto arriviamo sulle loro 15 yard e chiamiamo una post per il nostro Z receiver (sarebbe quello dal lato debole dell’attacco). Notiamo che il cornerback sta giocando a zona ma dietro non ha nessuna safety a proteggere l’interno: il ricevitore, dopo il taglio, e’ completamente libero, ma purtroppo il QB si fa prendere dalla fretta e lancia alto. Chiamiamo lo stesso identico gioco, e ancora piu’ incredilmente la difesa si schiera allo stesso modo: e questa volta gliela facciamo pagare. 18-6.

In difesa torniamo a schierarci con quella 6-2 che tanto bene aveva fatto nell’ultimo quarto contro Jacob’s Fork (semplicemente diciamo al Mike di occupare l’A gap opposto a quello della nose guard). Northview, sotto di due TD, ha la palla a meta’ campo con circa sei minuti sul cronometro dell’ultimo periodo di gioco. Ma tempo due secondi sono in end zone: bruciati da una slant che avevamo ampiamente previsto ma che non siamo riusciti a difendere. 18-14 (questa volta convertono da due).

Ora abbiamo di nuovo il possesso. Terzo e 2 sulle nostre 25 yard. No gain. E’ quarto e 2 con due minuti e trenta rimasti. Sulla sideline ci guardiamo negli occhi per un secondo e poi l’head coach chiama il gioco. Trips e pass-run option per il QB. Per quanto assurda la decisione possa apparire era la cosa giusta da fare: a questo livello un punt e’ sempre estremamente rischioso, e comunque sia- anche quando va bene- non viaggia per piu’ di una trentina di yard. Tutto pronto per lo snap quando commettiamo una “false start.” Quarto e sette. Guardo il coach in faccia, ma lui non fa una piega. Stessa formazione e stesso gioco. Il QB prende lo snap dalla shotgun, va a destra, penso che stia per mettersi la palla sotto il braccio e correre per il primo down quando invece si ferma e lancia una bomba di trenta yard che si va ad infrangere contro le braccia protese del defensive back. Mi sento le ginocchia di burro. Pensare di perdere una partita del genere in quel modo dopo tutto il lavoro fatto mi faceva sentire male. Non c’era molto che potessimo fare in quel momento che chiamare la difesa e urlargli di dare tutto in quei due minuti (cercando disperatamente di motivarli perdo anche di vista il mio ruolo educativo e scandisco nelle orecchie di un lineman “do me a favor, fucking blast them in the mouth.” ‘Yes sir!”- e’ la risposta). Northview, sotto di quattro, ha la palla della vittoria sulle 25 yard circa con due minuti sul cronometro. Noi restiamo nella nostra 6-2 costringendoli a lanciare.

Guadagnano un primo down, e poi un altro ancora. Trenta secondi, palla sulle 5 yard. Nell’ultimo timeout esco dall’huddle dicendo “Define who you are, right here, right now.” Ormai si gioca tutto sulle emozioni: vince chi lo vuole di piu’. Northview non ha piu’ timeout. Si arriva all’ultimo gioco: 5 secondi, football sulle 5 yard. Il loro QB riceve lo snap dalla shotgun, cerca la slant (nel frattempo noi sulla sideline ci stiamo sgolando per dare ordini ai cornerback di restare piu’ vicini ai ricevitori) e…INTERCETTO! La palla finisce proprio tra le braccia di uno dei nostril linebacker che finalmente si lascia cadere a terra dopo dieci lunghissime yard. Quattro zeri sul cronometro. E’ finita!

Gioia incontenibile in campo, sulla sideline (che ormai e’ abbondantemente in campo) e sugli spalti. Rischio numerose volte di slogarmi una caviglia alla Ilario Castagner durante gli immediati festaggiamenti. Con fatica raduniamo la squadra e andiamo a congratularci con i sconfitti, che- con molta classe- ci fanno i complimenti e ci salutano. Momenti bellissimi, con noi che ci raccogliamo sotto il goal post mentre “Boys of Fall” risuona dagli speaker. Coach Sipe, il nostro head coach, visibilmente provato sia fisicamente che mentalmente, con fatica farfuglia parole. Riporto quello che mi ricordo, in quanto penso ne valga la pena: “Boys, I played a heck lot of football on this field and this was the closest game I’ve ever been associated with. Ten years down the road I will be talking about this team.”

Tutto bellissimo.

E poi, forse, la cosa piu’ bella. Vedo Eddie, un ragazzo di dodici anni e 130 kili, che sta uscendo dal campo in lacrime. Gli chiedo: “Eddie, ti sei fatto male? Cosa hai?” E lui: “No, coach. Sono soltanto felice.” Lo abbraccio e gli dico quanto sia orgoglioso di lui (tra l’altro e’ che lo stesso che ha dovuto saltare l’ultima partita in quanto continuava a finire nei guai a scuola).

Appena mi fermo e tiro un sospiro comincio anche a rendermi conto di quanto si sia fatto freddo. La gente sulla tribuna ha giacchetti e maglioni. Noi eravamo troppo eccitati per rendercene conto.

Ancora una volta questo sport mi ha ricordato che tipo di emozioni ti possa dare. Ancora una volta mia ha ricordato che si’, e’ perfettamente accetabile gioire, scomporsi, affliggersi e festeggiare per un gruppo di adolescenti che inseguono un pallone. E dispiace pensare che ci sia soltanto una partita- un’altra ancora- prima della fine. Altri quattro quarti di football e la prima stagione da coach finira’ in archivio. Meglio non pensarci ora. Meglio godersi questa squadra, questi attimi, queste serate. Perche’, fidatevi, ne vale davvero la pena.

Nonostante tutto e tutti siamo 4-2.

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2 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Bella “Ilario” 😀 alla fine quindi quel ragazzo te l’ha fatto il favore #YesSir 😀

  2. angyair ha detto:

    Grandissime emozioni! E tanta invidia!
    E anche tanta nostalgia per quando stai su quel campo….

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