Due modi di intendere il 3-5-2: Mazzarri vs Conte

Un anno fa...

Un anno fa…

L’Inter di quest’anno, del nuovo corso di Mazzarri e da poco della nuova era del magnate indonesiana Tohir, sembra a molti una versione molto più frizzante, solida e migliore della precedente del tanto criticato Stramaccioni, condottiero di una squadra che ha chiuso a Maggio con il peggior piazzamento dell’intera gestione Moratti e diventato bersaglio di numerosi giudizi poco lusinghieri.
Eppure poi fai un confronto tra le due squadre fino alla stessa giornata di campionato e un dato balza all’occhio in maniera sorprendente, l’Inter di Stramaccioni aveva più punti ed era posizionata meglio dell’attuale.

E allora perché per molti tifosi e addetti questa versione è migliore?

Le parole solidità ed equilibrio sono probabilmente le risposte più adatte per una domanda del genere e calzano a pennello nel analizzare una situazione odierna, ma che guarda anche al futuro di questa Serie A, a quello che potrà dare l’Inter nei prossimi mesi, cosa che ha di fatto distrutto il lavoro del precedente tecnico, crollato nella seconda parte tra amnesie difensive, infortuni e incapacità di dare una sterzata ad una stagione che lentamente è andata sempre più a sud.

La storia di Mazzarri allenatore può racchiudersi proprio nelle parole solidità ed equilibrio, e non a caso Moratti ha scelto proprio lui per risorgere dalle macerie, senza pensare probabilmente, che già a metà novembre un Inter praticamente identica negli uomini potesse ritrovarsi a ridosso della zona Champions, con il miglior attacco del campionato e solo una sconfitta all’attivo.

E queste due parole sono marchio di fabbrica di un modulo che il tecnico livornese ha saputo cucirsi addosso, proponendolo gestione dopo gestione, squadra dopo squadra, senza mai sbagliare un colpo e diventando ormai al momento uno dei maestri di quella che ad oggi è l’impostazione più usata nella maggior parte dei campionati professionistici italiani, il 3-5-2.

Il modulo che Mazzarri ha portato all’Inter, quasi fotocopia di quello proposto negli ultimi due anni a Napoli, ha però dei dogmi e delle idee sia in fase difensiva che offensiva, differenti da quello che propone la Juventus con Conte in panchina, dominatrice delle ultime due stagioni in Italia e ancora adesso squadra da battere.

Solidità contro aggressività è il titolo che potremmo dare ad un dibattito in cui si confrontano le idee di calcio di Mazzarri e Conte, nonostante propongano lo stesso modulo di gioco.

Mister equilibrio e solidità.

Mister equilibrio e solidità.

In fase difensiva Mazzarri adotta un 3-5-2 più “italiano”, in cui l’aggressività in fase di non possesso è minima nella metà campo offensiva, quasi massima in quella propria, nella quale la densità, creata dal fatto che quasi tutti gli uomini stazionano dietro la linea della palla, permette di raddoppiare molte situazioni di gioco ed accorciare o togliere quasi tutti gli spazi di giocata offensiva dell’avversario.

Conte è più aggressivo, pressa alto, alla “spagnola”, cercando la riconquista immediata in caso di perdita della palla e mantenendo la squadra molto più alta anche nella fase di costruzione avversaria, soprattutto per quanto riguarda gli esterni.

La Juve inizia a pressare con le due punte 5-6 metri più avanti rispetto a quelle di Mazzarri, cerca come l’Inter di indirizzare il pallone verso la zona laterale, dove però i laterali sono già pronti alla giocata difensiva diretta, a differenza di quelli interisti che arrivano in seconda battuta, più nella propria metà campo che in quella avversaria, dopo un movimento in uscita della mezzala di riferimento.

Ed è forse anche il modo di proporre le due squadre che porta a queste differenze in fase di pressione, con Mazzarri che preferisce giocare con un attaccante puro e un trequartista/centrocampista offensivo che faccia da raccordo, mentre Conte inserisce sempre due punte classiche. Non a caso nelle volte in cui l’Inter si è proposta con due punte, che siano Icardi o Belfodil, finora sempre a partita in corso, il pressing è iniziato molto più avanti, come per esempio nel goal segnato proprio alla Juventus nello scontro di San Siro.

In più proprio questo tipo di dogma difensivo può essere un anello debole nelle partite in cui si fronteggiano squadre che giocano con due esterni alti, come per esempio la Roma, dominatrice dello scontro diretto o anche il Verona, seppur sconfitto.

La Juve di Conte pressando alta anche coi laterali, costringe spesso l’avversario alla giocata affrettata, che può essere il lancio o ad una verticalizzazione non coi tempi giusti per il taglio delle ali, mentre l’Inter aspettando di più, ed avendo comunque laterali e soprattutto esterni di difesa difensivamente peggiori, si espone alla giocata più a palla scoperta, trovandosi impreparata nell’adeguamento al taglio centrale delle ali.

Forse sfruttando la strabordanza atletica di Jonathan e Nagatomo e l’inserimento di un’ulteriore punta a far coppia con Palacio, si potrebbe pensare ad un Inter più alta in fase di non possesso e quindi meno esposta al gioco dell’avversario.

E’ nella fase offensiva, però, che si notano maggiormente le differenze con l’impostazione proposta da Conte con il suo 3-5-2.

Il modulo sviluppa per naturale struttura un gioco che vada ad impegnare le fasce laterali, per sfruttare i laterali nella disposizione a 5, ma se nel caso della Juventus, i laterali sono chiamati a giocare la palla per un’azione di cross esterno o comunque di possesso palla attivo, quelli di Mazzarri giocano maggiormente senza palla, finendo più di qualche volta per essere i finalizzatori dell’azione, che sfrutta il movimento continuo degli avanti a creare spazi.

Attacco nerazzurro

Attacco nerazzurro

La giocata classica del 3-5-2 di Mazzarri che si discosta da quello di Conte, è proprio il taglio senza palla verso la porta del laterale opposto a dove si sviluppa l’azione, per essere servito sia con un cross, che con un cambio di gioco lungo o corto dalla trequarti, e diventare quindi pericoloso anche in zona goal.

Maggio ci ha costruito una carriera, e nell’Inter di quest’anno Nagatomo e Jonathan, deficitari se non dannosi con Stramaccioni, sono diventati due giocatori da 5 goal complessivi in 12 giornate.

A volte addirittura si assiste ad un passaggio di un laterale per l’altro che conclude dalla parte opposta.

La Juve di Conte punta invece, come detto, a laterali che siano costruttori di gioco e cursori per il cross, mentre nel gioco senza palla è il laterale della fascia di riferimento a dove si sta sviluppando l’azione che ha il compito di tagliare oltre la difesa per essere servito (Pirlo per Lichsteiner) più che quello opposto che attacca la porta.

I laterali di Mazzarri oltretutto eseguono un altro movimento simbolo, che è il taglio interno su palla in possesso della mezzala che ha ricevuto in fascia, quasi a diventare dei trequartisti aggiunti.

E con questo tipo di movimento si può analizzare l’altra differenza sostanziale con il 3-5-2 bianconero, in quanto le mezzali di Mazzarri spesso e volentieri si allargano a ricevere palla se l’azione si sviluppa nella loro zona, che permette al laterale di attaccare la profondità oltre il terzino (preso in raddoppio dal movimento della mezzala) o come detto il centro del campo.

Nel primo caso sarà il trequartista/2° punta che occuperà la zona lasciata libera dalla mezzala e potrà sviluppare il gioco per il taglio profondo del laterale o il cambio gioco per l’inserimento dell’altro laterale.

Nel secondo caso, sarà la punta o il trequartista/2° punta a tagliare esterno oltre il terzino, ricevere palla, e poter servire il cross per il laterale che ha tagliato internamente, o per quello opposto, oppure per il rimorchio da fuori dell’altra mezzala.

Conte invece sfrutta un movimento più profondo delle mezzali che diventano fondamentali nella zona dei 16 metri e determinanti in zona goal (vedi bottino di Pogba, Vidal e Marchisio), servito o dai laterali, o da un lancio profondo di Pirlo oppure dall’imbeccata di una punta venuta a prendersi palla.

Da questo si capisce perché Mazzarri preferisce inserire un trequartista dietro alla punta centrale, come Guarin, Alvarez, Kovacic o Hamsik a Napoli, piuttosto che un’altra punta, proprio per creare quel movimento che permette pochi punti di riferimento in area e aiuti l’inserimento dei laterali, della mezzala opposta al lato dell’azione e libertà maggiore per la punta centrale di decidere dove muoversi, sia in area che fuori.

Dogmi chiari e duraturi che sono già ben visibili in questa nuova creatura di Mazzarri, alla ricerca di una vera identità ad alto livello, ma che ha già tatuate le due parole simbolo della storia del proprio allenatore: solidità ed equilibrio.

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2 risposte

  1. gandalf1982 ha detto:

    la differenza sostanziale sono gli interpreti: entrambi fanno giocare la squadra affinchéi propri giocatori possano dare il max: se hai inler-behrami o cambiasso- taider è meglio giocare semplice sfruttando le ripartenze quando l’avversario perde palla e non è piAzzato. se hai pirlo marchisio pogba vidal bonucci, buoni-ottimi palleggiatori, puoi sfiancare l’avversaeio con il possesso palla, cercare geometriE complicate, ripartire con lanci di 30-40 metri, fare insomma un gran calcio. Il modulo è relativo, perché il 3-5-2 di conte assomiglia più all’albero di natale di Ancelotti così come il gioco di mazzarri è simile al 4-3-3 di benitez.

  2. mlbarza ha detto:

    Concordo con gandalf, entrambi i moduli sono modellati per rendere al meglio con le caratteristiche dei giocatori delle due squadre. Mazzarri lo ha portato avanti “storicamente” con giocatori +/- dalle caratteristiche simili, seppure a Napoli già giocasse con una prima punta, molto mobile, come Cavani e poi una seconda punta più Hamsik, cosa che all’Inter non può fare.
    Conte invece ci è arrivato per step successivi una volta capito che non aveva gli uomini per fare il “suo” 4-2-4.
    Bisognerebbe vedere Mazzarri con in squadra un costruttore di gioco tramite passaggi e non tramite accelerazioni in verticale. Da interista però devo dire che mi sono in parte ricreduto sul gioco di Mazzarri, che è molto più in grado di creare occasioni rispetto a quanto mi era parso di vedere nel Napoli, mascherando notevolmente le lacune individuali in fase offensiva dei giocatori a disposizione.

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