La favola su Griffin

Il saluto alla fine

Il saluto alla fine

Il weekend delle wild card non è stato molto esaltante, partite che hanno presentato pochi spunti tecnico-tattici di livello e poco pathos: i Bengals hanno deluso giocando la stessa partita dell’anno scorso, Joe Webb ha cancellato ogni speranza di poter avere una partita contro i Packers e i Colts non si sono rivelati ancora maturi per vincere una partita di playoff fuori casa. Poi c’era il matchup più interessante e più equilibrato: Seattle Seahawks at Washington Redskins.

Non faremo una cronaca della partita, anche perché a 2 giorni di distanza non la leggereste nemmeno voi nostri 20 lettori. Parliamo invece delle reazioni che questa partita ha generato tra appassionati e media.

È stata la partita dell’infortunio a RG III: che sia tutto sulle spalle di Shannahan sembra talmente ovvio che non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo. Non è parlare “a posteriori” lo si diceva e lo si leggeva anche durante la partita, Griffin dopo un brutto movimento correndo verso la sideline non riusciva nemmeno a restare in piedi. Il suo ginocchio, già infortunatosi un mese fa, stava su grazie all’impalcatura che gli era stata costruita attorno, c’ erano difficoltà a correre, ma anche a lanciare, perché risultava doloroso perfino caricare il suo peso nelle fasi di lancio sulla gamba infortunata. Poco male, lo vedevamo noi dalla tv, immagino se ne sia accorto anche chi stava sulla sideline: eppure Shanny&Shanny non hanno fatto una mossa o, più semplicemente, hanno continuato con questo piano con lo spetttatore che piuttosto che aspettarsi il big play, contava gli snap prima che quel ginocchio facesse crack, come poi effettivamente è accaduto e non a causa di un colpo di un avversario, ma per colpa di uno snap uscito male che l’ha costretto a piegarsi: credo che questo spieghi tutto sulle sue condizioni. Farlo giocare non solo metteva in pericolo il futuro, più o meno imminente, ma sembrava altresì dare poche chance di vittoria alla sua squadra nel presente, tant’è che dopo quella scivolata nel primo quarto che aveva acuito il problema al ginocchio, i Redskins non hanno prodotto più nulla offensivamente.

Fin qui la cronaca, ma questo non vuole essere un processo al coaching staff dei Redskins, anche perché richiederebbe non più di due righe: colpevoli, condannati finanche al licenziamento, fine del processo. Mi piacerebbe di più analizzare il dopo e ragionare sulla favola non di Griffin, ma su Griffin.

Fine della stagione

A terra

La favola inizia con “c’era una volta un giocatore injury prone“: la parola infortunio nella sua carriera collegiale compare una sola volta, al suo secondo anno al college un colpo duro al ginocchio destro, rottura del collaterale, operazione e stagione finita. Capita. I 2 anni successivi a Baylor bisogna ammettere che il suo gioco non sembra quello di uno zoppo, domina le partite da par suo, i successi raggiunti con la squadra gli garantiscono un Heisman (a Baylor!!!) e la seconda scelta assoluta al draft 2012, con i Redskins che si svenano per salire a prenderlo.

Il ragazzo è talmente injury prone che quando, un mese fa, Ngata gli infligge un colpo che manderebbe in IR il 99% degli atleti NFL, lui non solo torna dopo una settimana di pausa, ma continua la cavalcata dei suoi Redskins fino alla conquista dei playoff: schedule, Alfred Morris e un gameplan adattato aiutano all’impresa, ma lui c’è. Non male per uno che si infortunia spesso (così ci dicono) e che ha subito quel colpo tremendo proprio allo stesso ginocchio che si era operato 3 anni fa, quindi immagino più debole.

L’aver nominato il “gameplan” ci aiuta ad entrare nel secondo capitolo della favola su Griffin Terzo: è come Vick. Frena, frena, frena….si ok sono afroamericani entrambi, anche se uno dei due è nato in Giappone da una coppia di sergenti dell’esercito americano. Altri punti di contatto? Sono entrambi molto veloci ed elusivi, ma Vick, bisogna ammetterlo, lo era molto di più, lui davvero si permetteva di dominare le partite solo correndo. Poi? Boh, direi basta così. Vick aveva (parlo del primo Vick, per quello parlo al passato) un cannone al posto del braccio, ma solo quello, e soprattutto il primo Vick aveva un atteggiamento diverso rispetto al gioco, mi spiego meglio: bontà sua, il talento atletico di cui era in possesso gli permetteva di stare in campo con cognizione di football, però ha sfruttato questo suo status per non migliorarsi mai nei restanti aspetti, l’ha fatto (o cercato di fare) solo nella sua seconda reincarnazione, ormai costretto a cambiare e forse il treno principale era ormai passato. Se vogliamo anche dal punto di vista umano i due sono molto differenti, l’humus culturale/sociale in cui è cresciuto l’attuale QB dei Redskins è estremamente diverso: abbiamo detto dei genitori militari che hanno impresso nel “piccolo” Robert una certa disciplina e rispetto delle regole, poi il suo rapporto con il nonno e infine, se vogliamo, anche la scelta di un college come Baylor, a stampo cristiano; tutto questo dovrebbe aver generato un uomo che non si diverta facendo combattere tra loro cani. Poi mi si può dire che nessuno di noi conosce “umanamente” questi atleti ed è meglio non mettere la mano sul fuoco per nessuno di loro, vi do ragione e allora restiamo al football.

Michael Vick I non ha mai lanciato più di 3000 yard in una stagione e non ha mai completato più del 56% dei passaggi tentati, nelle 4 stagioni complete (o quasi) da starter ai Falcons ha generato 12, 25, 19, 18 turnover e non ha mai superato l’81 di rating. Il Griffin rookie ha lanciato 3200 yard, completato il 65%, generato 5 intercetti + 3 fumble e chiuso la stagione con uno storico 102.4 di Rating. Ok, solo numeri, noiosi quanto volete, ma per lo meno indicativi del fatto che siamo davanti ad un giocatore per lo meno più completo rispetto al termine di paragone con cui si sono riempite le colonne ultimamemente.

Poi è chiaro che quei numeri siano anche figli di un vestito che è stato cucito addosso a Griffin, qundi non possono essere paragonati in senso assoluto, ma sembra abbastanza evidente, vedendoli giocare che non siamo di fronte a due replicanti, ma giocatori con caratteristiche tecniche comunque ben distinte. Torniamo al “vestito cucito addosso”: quello che ha fatto la famiglia Shannahan è stato intraprendere la via più facile, Griffin doveva essere il loro QB titolare dalla week1, quindi hanno implementato il sistema che lui conosceva maggiormente, inserendo molti snap con pistol formation e molti brani di option. Dire questo non è la stessa cosa che voler convincere la gente che questo sia l’unico vestito che RG3 sia in grado di indossare, perché qui veniamo all’ultimo capitolo della favola: durante la partita di domenica ho letto dei tweet che, guardando le difficoltà del QB di Washington, avanzavano il dubbio “questo è RG3 se gli togli la possibilità di correre”: pretestuoso, quasi in malafede. In realtà era più giusto dire “ecco cosa succede quando ad un QB, uno qualsiasi, togli la possibilità di stare in piedi”. Il vestito che gli hanno chiesto di indossare quest’anno senza la sua capacità di correre sicuramente perde buona parte dell’efficacia, ma A) non è il solo sistema che può guidare, B) non riusciva ad appoggiare una gamba, non era solo impossibilitato a correre, non poteva nemmeno lanciare.

Questa favola non ha un lieto fine. Nelle ore e nei giorni successivi all’infortunio, le voci sulle sue condizioni sono arrivate alla rinfusa e ancora non si ha la certezza della situazione. L’unica cosa che non può essere smentita è l’interessamento ai legamenti, ma bastava vedere la torsione della gamba per capirlo anche in presa diretta, peraltro sinistramente simile a quella che colpì Luiz Nazario da Lima, detto Ronaldo, nella partita di Coppa Italia contro la Lazio anni fa: ecco, non dovrebbe essere così grave, anche se le voci più catastrofiste parlano di 2013 ai box, per natura personale non mi lancio in questa corsa a chi riporta prima la diagnosi e la prognosi. Mi limiterò a leggerla, in attesa che la favola, quella DI Griffin, possa riprendere il suo corso.

A terra

Da terra

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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7 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Probabilmente ho scritto male sulla questione di caricare sulla gamba, puntualizzo qui: è indubbio che vedendolo lanciare per come era messo dal secondo quarto in avanti si vedeva proprio che non riusciva a dare fluidità di movimento con la parte bassa del corpo e il problema al ginocchio influiva molto secondo me sui suoi lanci sempre fuori target.

    Ah…faccio outing: avevo iniziato questo pezzo con il titolo “la favola su Griffin e quella su Wilson” :-D, poi però come al solito mi sono lasciato andare…e non c’era più spazio per Russell, magari nei prossimi giorni o settimana prossima butterò giù due righe anche su di lui, visto che ero tra i suoi “detrattori”

  2. angyair ha detto:

    Se parliamo di QB simili a Vick, uno che al momento, e sottolineo al momento, sembra simile a lui è “Jonny Football”. 😀

  3. Roby ha detto:

    Concordo su Johnny Manziel anche se è ancora troppo giovane per paragoni.
    Come giustamente scritto da Azazelli, Griffin ha capacità atletiche minori di Vick ma allo stesso tempo è un ottimo passatore. La mia domanda è: tolta l’imprevidibilità della corsa, vale un QB “solo” di passaggio come Luck, Payton, Big Ben? Cioè, tolta o limitata la sua arma migliore, riuscirà a trasformarsi in passatore con poche corse ed un gioco più incentrato sui passaggi e quindi più prevedibile e rischioso***? Penso di si, e credo che sarà una delle domande calde dell’estate NFL.

    *** La mia vuole anche essere una provocazione per chi dice che Luck ha lanciato il triplo di intercetti di Wilson e Griffin, quando è chiaro che se lanci 40 volte a partita (con 270 yard/game) e il tuo HB è Ballard puoi anche essere un pochino più prevedibile, mentre se hai Lynch e Morris e lanci 20 volte puoi anche farne meno di cazzate…

    • azazelli ha detto:

      Cerco di stare lontano dal confronto Luck/Griffin anche se credo sia inevitabile alle volte.
      Rispondo (o meglio non rispondo :-D) alla tua domanda: non rispondo perché non è facile fare previsioni, alla fine stiamo parlando di un giocatore che ha giocato solo una stagione in NFL, quindi possiamo immaginare, ma non è facile avere tante certezze. A sensazione per me è un “sì” come lo è per te, imho Griffin è un giocatore abbastanza completo (ma assolutamente migliorabile, ovvio, in tanti aspetti del suo ruolo) o meglio completabile, se ce l’ha fatta McNabb e, mi pare, in parte anche Culpepper, penso che ce la possa fare anche lui che pur avendo un fisico decisamente diverso rispetto ai due sopra ma parte da una base più avanzata in questo procedimento (nel caso poi sarà richiesto)

      Mi sono spiegato bene? 😀

      Sul paragone però una cosa la dico: sulla stagione di Morris (secondo me) c’è tanto merito del sistema in primis e quindi anche di Griffin, oltre che ovviamente di Shannahan.

  4. angyair ha detto:

    La maturità mostrata da RG3 quest’anno in campo è stata, spesso, superiore anche a quella di Luck (e io sono uno di quelli che pensa che alla fine della carriera Luck sarà superiore, magari di poco, a RG3). Ha lanciato meno intercetti non solo perché ha lanciato meno, ma anche perché ha letto molto bene le difese avversarie. Merito anche della gestione del suo OC, delle chiamate fatte e del buon gioco di corse che ha permesso molte play action, ma lui ha ampiamente dimostrato di sapere quando, come e dove lanciare allo stesso modo, anzi in questo primo anno anche superiore, di Luck.
    A Baylor in fondo lanciava al primo, al secondo e possibilmente anche al terzo downs! 😀

  1. 9 Gennaio 2013

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