Nadal: cronistoria di un’odissea

31 Maggio 2009.

31 Maggio 2009.

31 Maggio 2009, Parigi. Sono da poco passate le 17.50 ed ecco la presa della Bastiglia sul campo centrale del Roland Garros.

Rafael Nadal, imbattuto da 31 incontri, è a quota 32 set vinti consecutivamente, ma viene a sorpresa estromesso dal torneo, il suo torneo, dallo svedese Robin Soderling in quattro set.

Nadal, forse per la prima volta, si scopre umano. Si scopre battibile. E per di più a casa sua.

Lo spagnolo è numero 1 del mondo, ha dominato la stagione – sul rosso – vincendo in serie Montecarlo, Barcellona, Roma e perdendo in finale a Madrid da Federer. Ha vinto il primo Slam della stagione in Australia ma dopo questa sconfitta qualcosa inizia a scricchiolare.

Si presenta a Londra per la stagione sull’erba, ma una tendinite alle ginocchia gli impedisce di partecipare al Queen’s prima e di difendere il titolo a Wimbledon poi.

E’ uno stop non proprio breve, poco più di 2 mesi, a Montreal è di nuovo in campo sconfitto nei quarti da Del Potro, ma una settimana dopo a Cincinnati qualcosa si inceppa di nuovo, infortunio ai muscoli addominali; il suo cammino si ferma in semifinale, così come al successivo US Open dove racimola appena 6 games ancora con Del Potro, dal futuro vincitore del torneo.

Nei successivi tre tornei Rafa perde in finale a Shanghai, in semifinale a Bercy e al Master di fine anno perde tutte e tre le partite del girone venendo inevitabilmente eliminato.

Il 2009 però si conclude con un’ultima soddisfazione, la quarta coppa Davis della Spagna vinta a Barcellona in finale sulla Repubblica Ceca di Berdych.

Massimo splendore

Massimo splendore

La stagione successiva fu senza dubbio la migliore della carriera per Nadal, nonostante fosse cominciata non sotto i migliori auspici. Dopo la sconfitta a Doha, i tendini delle ginocchia impedirono a Rafa di difendere il titolo in Australia dove fu costretto al ritiro nei quarti contro Murray. Lo stop fu breve, un mese soltanto, e lo spagnolo dopo una non felicissima parentesi sul cemento americano si ripresentò al top sul rosso vincendo in serie Montecarlo, Roma, Madrid e Roland Garros per poi aggiudicarsi, un mese dopo il trionfo Parigino, anche il suo secondo titolo a Wimbledon dopo quello del 2008. Rafa era ormai tornato.

La stagione si sarebbe conclusa in modo trionfale a Flushing Meadows dove vincendo il suo primo US Open divenne il più giovane della storia a completare il career Grande Slam ovvero riuscire a vincere almeno una volta ognuno dei quattro major.

L’ultima vittoria stagionale sarebbe arrivata qualche settimana dopo a Tokyo, mentre la stagione si sarebbe conclusa con la prima finale al Master di fine anno persa però contro Federer.

Il 2011 non fa seguito a quanto visto fino a qualche mese prima. Ancora un infortunio, ancora in Australia, ancora ai quarti di finale, questa volta gli avversari sono l’adduttore della coscia sinistra e il connazionale David Ferrer.

Nadal torna in campo a Indian Wells perdendo in finale da Djokovic, la cosa si ripeterà per altre quattro volte, nei successivi quattro mesi. Miami, Roma, Madrid e Wimbledon. Il copione è sempre lo stesso, non fa differenza la superficie o il torneo, Rafa finisce sempre per cedere al cospetto del campione serbo. Le uniche soddisfazioni arrivano ad Aprile a Montecarlo (dove Djokovic non è presente) e a Giugno dove conquista il suo sesto Roland Garros in finale contro Federer.

La stagione non è ancora finita, ma l’estate non regala grandi gioie al maiorchino che pur arrivando ancora una volta in finale a New York cede nuovamente al dominatore della stagione. Sesta sconfitta su sei finali contro Djokovic. E’ un brutto colpo da digerire, Rafa sembra non avere armi per contrastare il serbo, cede di testa e talvolta anche di fisico, le armi che lui stesso ha sempre usato per battere tutti gli altri, Federer in primis.

A Novembre con le vittorie su Monaco e Del Potro a Siviglia aiuta la Spagna a vincere la sua quinta coppa Davis.

L’anno successivo si apre come si era concluso il precedente. Nole dominatore e Rafa che viene sconfitto in finale in Australia per il primo slam stagionale. La partita è di un’intensità pazzesca, sembra quasi una lotta per la sopravvivenza. 5 ore e 53 minuti di gioco. La più lunga finale Slam della storia. Rafa è avanti di un break al quinto, sembra potercela fare ma alla fine cede. Per l’ennesima volta. Ma la distanza pare limitata, Djokovic non è più imbattibile per lui e dopo due sconfitte sul cemento americano, una sul campo e una per colpa del ginocchio (si ancora lui), Rafa conferma quanto visto in Australia. Batte Djokovic in finale a Montecarlo, a Roma e a Parigi, vincendo il suo settimo Roland Garros e superano Bjorn Borg fermo a quota sei.

La scimmia sulla spalla di Rafa che aveva trovato comodamente posto da un anno a questa parte era ormai crollata, doveva essere la svolta della stagione.

Già doveva, invece la stagione di Nadal si conclude qualche settimana dopo a Wimbledon, viene sconfitto da Rosol, numero 100 del mondo. E’ uno shock.

Pochi giorni dopo, il 19 luglio, Nadal comunica il suo ritiro dalle Olimpiadi di Londra dove avrebbe dovuto anche fare da portabandiera per la squadra spagnola, e successivamente si ritira da tutti i tornei che restano da disputare. Il motivo ufficiale è una parziale rottura del tendine rotuleo unita a una contemporanea infiammazione dei tessuti del ginocchio sinistro, nota come Sindrome di Hoffa.

Tornano in auge le solite illazioni sul doping come già accaduto durante gli infortuni del 2009, alimentate talvolta dalla poca chiarezza che c’è stata intorno alle condizioni di Nadal, una poca chiarezza fatta di lunghi silenzi, voci e smentite. E’ ciò che avviene per la data del suo ritorno in campo. Prima Abu Dhabi, dove viene fermato da un virus intestinale, poi l’Australian Open dove non essendosi potuto allenare a causa del virus preferisce non presentarsi in condizioni tali da non poter competere per la vittoria.

Vamossss

Vamossss

Prima Viña del Mar, poi San Paolo, poi nuovamente Viña del Mar sanciscono il ritorno in campo di Nadal. E’ ancora la sua amata terra il punto di partenza verso una nuova risalita, forse la più difficile, ora che si ritrova numero 5 al mondo. Ma Rafa è abituato alle sfide impossibili.

La vittoria di ieri contro l’argentino Delbonis è solo l’inizio, il tempo ci dirà che Rafa vedremo in campo nei prossimi mesi; la notizia importante è che sia tornato, il tennis ha sentito la mancanza di Nadal tanto quanto Nadal ha sentito la mancanza del tennis, e poi quei tre la davanti iniziavano a sentirsi un po’ troppi soli.

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2 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Non voglio fare lo psicologo, anche perché al di là dei successi è uno che è restato sempre umile anche nelle dichiarazioni post vittorie, quindi questo presupporrebbe un’accettazione della sconfitta più facile, però come accennato nell’articolo per me le sconfitte a raffica subite da Djokovic hanno pesato e stanno pesando tantissimo in questo lungo stop. Ovviamente l’infortunio c’era, ma ci può anche stare che lui abbia rimandato il più possibile perché sa che le prendeva da sano dal serbo e tornare all’80% non avrebbe fatto bene alla sua rinascita, anzi l’avrebbe demoralizzato ancora di più. D’altronde lui per primo sa che il suo tennis dipende tanto dalla condizione fisica. Può essere?

  2. andrea ha detto:

    L’infortunio c’è sicuramente, però la tua tesi ci sta eccome. Come ho anche scritto non c’è mai stata chiarezza intorno a nadal, sia sulla prognosi, sia sull’entità del danno e di conseguenza sui tempi di recupero. Si son sempre limitati al “non è ancora pronto, tornerà più forte di prima” piuttosto che al classico “starà fuori 2/3/4 mesi e poi rientrerà”. Penso che il trittico roma, madrid, parigi dirà se Nadal può ancora competere ad alti livelli oppure no

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