Reazione a caldo

fumata...verde!

Fumata…verde!

Ciao, sono Francesco ed ho capito di essere malato nel momento in cui, alle 21 di ieri sera, con tutto il mondo attorno a me dentro al Nou Camp, io ero stato catapultato alle 4 p.m. ET per seguire i primi minuti di free agency NFL. D’altronde la sensazione di smarrimento che avrei avuto nel leggere le 10 15 firme ufficiali anche solo due ore dopo è una delle tre cose che odio di più, al resto hanno pensato twitter e Adam Schefter con i suoi amici, ossessionati dalla notizia “io l’ho detto prima di te”.

In queste prime 20 ore, sono arrivate una 50ina di firme (fonte: spotrac.com), per un complessivo di 144 anni di contratto. Tra questi 50, 30, circa, sono i contratti che hanno già fornito l’entità pecuniaria che i giocatori potrebbero guadagnare: la cifra che (potenzialmente) è andata in fumo ieri, considerando solo questi contratti, è di 548 milioni e 195 mila dollari. Anche mettendo una percentuale forfettaria del 40% dei soldi che poi realmente usciranno dalle tasche dei proprietari, al netto dei soldi garantiti, siamo sui 220 milioni di dollari e ci sono ancora pezzi pregiati che devono accasarsi o che devono rendere pubblici i loro nuovi contratti. Insomma: sossoldi!!

Messi (non quel Messi…) da parte questi discorsi statistici-pecuniari che fanno molto “ma lo sai quanto costa uno spot di 30 secondi durante il Super Bowl?!?”, veniamo ai primi giudizi tecnici che si possono dare a caldo, anzi a caldissimo, su queste firme che, come tutti gli anni, sembrano sconquassare gli equilibri NFL, mentre poi a settembre ci si rende conto che tutto cambia, ma fino ad un certo punto. Perché i saggi ci dicono che “a gennaio si vince con il running game”, “le linee non se le calcola mai nessuno, ma è lì che si fanno le partite”, “l’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite” e soprattutto “una squadra vincente NFL si costruisce con il draft”.

E il salary cap...s'impenna

E il salary cap…s’impenna

L’offseason NFL per come la conosciamo noi nasce nel 1994, quando la lega (non quella Lega…) decide di introdurre il salary cap, rivoluzionando il concetto di free agency. Oltre che essere uno straordinario strumento equalitario, il salary cap è un discreto indicatore di quanto una lega sia florida e in espansione, ricavandosi direttamente da quello che potremmo definire il “prodotto interno lordo della NFL”. Il grafico qui a lato ben descrive quindi la situazione: anche prendendo la linea rossa, quella aggiustata secondo l’inflazione, è lampante che negli anni sono aumentati decisamente i soldi che ogni squadra può investire, il che ha aiutato soprattutto il mercato dei giocatori che con la mentalità calcistica europea definiremmo “a parametro zero”, tendenza che è ancora più accentuata ora che, con il nuovo contratto collettivo, i rookie hanno un peso contrattuale molto più leggero sulle casse delle singole squadre.

Tanti soldi disponibili uguale tanta possibilità di fare cazzate, sovra-pagare è la regola del mercato, specie per quel che riguarda i primi giorni. Il premio, attualmente, se lo contendono due neo campioni: Dannell Ellerbe (35 milioni in 5 anni) e Paul Kruger (41 milioni in 5 anni), convinti a suon di monete rispettivamente da Miami e Cleveland e venuti alla ribalta solo nell’ultimo anno, in una delle versioni più fragili della difesa dei Ravens dalla loro nascita, dopo 3 4 stagioni passate a scaldare panchina e special team. Tra i due, Ellerbe sembra quello con più qualità, poi, per carità, non parliamo di “pippe”, ma giocatori situazionali, 21 partite da titolari in 2 negli ultimi 4 anni, per quel che conta guadagnarsi l’etichetta da titolare, specie in difesa, fa comunque storcere il naso, specie se vengono pagati come se fossero le stelle delle loro nuove squadre, poi il prezzo lo fa il mercato e questa è una classe di LB FA molto povera. Frontrunner in questa corsa all’affare “meno affare” posizioniamo James Casey, giocatore estremamente funzionale, un po’ FB, un po’ TE, il classico H-B che fa molto football in bianco e nero, ma che a 15 milioni per 3 anni sembra un po’ sovrastimato da parte dei nuovi Eagles di Chip Kelly.

E quando parlo di nuovi, intendo proprio nuovi: sono loro i mattatori delle prime ore del mercato. Fatta tabula rasa dell’ultima infornata che sarà ricordata come quella dei “dream teamer”, tagliato anche Asomugha, ecco che una delle squadre che storicamente meglio si muove con il salary cap tanto da avere un sito ad esso dedicato in cui ci sbattono in faccia il loro spazio salariale, è salita di nuovo alla ribalta. Meno paillettes, giocatori meno sfarzosi dei sopracitati “dream teamer”, ma più adatti alla nuova difesa che ha in mente il guru offensivo nuovo capo allenatore che rappresenta una delle maggiori curiosità da vedere all’opera nell’ancora molto lontana stagione NFL. James Casey infatti è l’unica addizione offensiva (sino a questo momento) voluta da Kelly, assieme a lui ieri hanno firmato per essere degli eagles anche: Patrick Chung (S, ex NE ma soprattutto ex Oregon Ducks, negli anni in cui Chip era “solo” OC per quell’università), Bradley Fletcher (CB, ex STL), Jason Philips (LB, ex CAR) e soprattutto Isaac Sopoaga, DT, ex San Francisco, chiamato a ricostruire una linea a fronte dispari che al momento vede presente solo la prima scelta dell’anno passato, Cox, mentre si fanno insistenti le voci attorno ad un altro uomo di linea, ex niner, che potrebbe approdare nella città dell’amore fraterno, ovvero Jean Francois.

Nomi, cronaca e ironia (da buon cowboy) a parte, sembra che gli Eagles si stiano muovendo con oculatezza, la squadra, pur se non priva di talento, aveva bisogno, soprattutto a livello difensivo, di tantissimo materiale, muoversi esclusivamente con il draft non era possibile, lo spazio salariale, come detto sopra, non manca mai e così il nuovo coaching staff sta facendo giustamente incetta di pedine per dare una parvenza di serietà al reparto. Il giudizio non può che essere positivo.

Minnesota, dopo aver scambiato per una prima scelta (25a assoluta) e forse una settima (contropartita ancora non ufficializzata) Percy Harvin e il mal di testa (non suo, più che altro quello da lui generato) dopo 2 anni di lamentele, ha puntato esclusivamente ha trattenere tutti i giocatori che aveva in scadenza e c’è per il momento riuscita: restano dei “vichinghi” Jamarca Sanford (S), Joe Berger (C), Jerome Felton (RB), ma soprattutto Erin Henderson (LB) e Phillip Loadholt (RT), cercato da tutte le squadre con problemi in linea offensiva e convinto da 25 milioni nei prossimi 4 anni a restare a Minneapolis.

La trade di Harvin merita un rapido giudizio: chi scrive non era un suo grande estimatore, le doti atletiche però lo rendono un’arma troppo ghiotta per non essere appetibile, peraltro pur restando un giocatore “fatto a modo suo”, è riuscito in qualche modo ad inglobarsi in una visione più canonica del football, per dire non è Devin Hester e nemmeno Joshua Cribbs, è una versione che può incidere in maniera più continuativa in un attacco NFL: gli oltre 400 target ricevuti in 4 anni di NFL ne sono la dimostrazione. Seattle lo paga una tarda prima scelta, forse non è poco, forse investirla su un Tavon Austin restituiva molte più domande, di sicuro adesso il loro attacco è ancora più esplosivo e dare uno slot receiver del genere a Russell Wilson può cambiare ulteriormente il panorama della NFC West.

Vieni da me....abbracciami e fammi sentire che...

Vieni da me….abbracciami e fammi sentire che…

La trade di Harvin non è l’unica che ha anticipato l’inizio della FA e che ha riguardato la NFC West, un altro ricevitore si accasa sulla costa più lontana da noi e lo fa con un anello al dito che, con la sue prestazioni nei playoff e in particolar modo nel Super Bowl, ha contribuito a non far vincere proprio ai suoi nuovi compagni: è la storia (infinita) di Anquan Boldin, che costa ai San Francisco 49ers una sesta scelta. Boldin è uno di quegli affari che ti fanno pensare di dire “il draft sarà anche importante, ma la FA ti dà la spinta in più”: non dico sia del tutto falso, ma va un attimo contestualizzato. L’ex Cardinals, dopo aver giocato il Super Bowl, poi perso contro gli Steelers, e aver ricevuto ben 8 palloni per 84 yard in quella partita (sarà il palcoscenico che lo esalta…), decide di cambiare aria anche considerando il ritiro imminente di Kurt Warner. Arriva a Baltimora 3 anni fa ed è la classica mossa “all in, voglio vincere subito”, 30 anni per un ricevitore non sono il baratro che rappresentano per un RB, ma iniziano comunque a sentirsi. È buffo invece notare che la mossa abbia pagato reali dividendi a 3 anni di distanza, nella stagione in cui peraltro iniziavano a farsi sentire i primi borbottii su quell’affare. Dei playoff stellari hanno riscritto la storia e hanno dato nuova linfa alla sua carriera, consentendogli di rifiutare una riduzione contrattuale richiesta dai Ravens (da 6 a 4 milioni) e l’approdo ad un’altra contender.

Tornando ai cambi di casacca, appaiati agli Eagles, ci sono i Colts che tentano di risolvere i loro problemi di linea: in attacco arrivano Donald Thomas (G, ex Pats) e soprattutto Gosder Cherilus (T, ex DET) pagato per quanto pesa (145 kg, 34 milioni nei prossimi 5 anni), ma la firma che fa più discutere, che bussa prepotentemente al premio di “affare meno affare”, è quella di Erik Walden…uhm…Walden….Walden…Walden….ma è la sesta scelta dei Cowboys 2008, con i quali non ha mai giocato che poi è riuscito a ricavarsi uno spazio nella disastrata pass rush dei Packers?! 16 milioni? In 4 anni?! Per uno che ha fatto 9 sack in 66 partite, ok: Kruger, fatti da parte….the winner is Erik Walden, linebacker, con ambizioni da pass rusher, from Dallas, Kansas City, Miami, Green Bay.

I Colts completano il loro quadro andando a prendere anche un altro giocatore dai Patriots: Donald Butler è l’ennesimo tentativo fatto da Indianapolis di trovare un CB che riesca a produrre qualcosa (senza distruggersi).

Le firme, mentre scrivo, continuano ad arrivare e prima o poi bisognerà mettere un punto a questo pezzo, ma ci sono un paio di storie ancora da raccontare: la prima ci riporta a Baltimora, la città dell’anello (almeno per quest’anno). Non si capisce ancora bene quale sia la direzione in cui si stia muovendo la dirigenza raven, di sicuro il segnale che arriva è proprio quello che si accennava qualche riga fa: 2 3 anni fa siamo andati all in, l’anno scorso abbiamo ritirato la vincita, ora si ricomincia. Via Boldin, pensionato Ray Lewis, via molto probabilmente anche Ed Reed, ancora alla ricerca di una squadra (che possano essere i Cowboys?), non ritenuti meritevoli di tali soldi Kruger ed Ellerbe, scaricato forse per limiti di età il tackle McKinnie e forse perso anche il CB Cary Williams, arriva anche la notizia del taglio di Bernard “patriots killer” Pollard: servono altri indizi per appendere il cartello “fine di un ciclo”? L’unico che si è salvato…e come si è salvato…è Joe Flacco con il suo contratto da 120 milioni di dollari.

Prima che arrivino le firme di Jennings e Welker, diamo il giusto spazio alla firma più onerosa di questa prima giornata di free agency: Mike Wallace, ex Steelers (a proposito di squadre che vincono e che non senti MAI nominare in queste giornate…), ha portato i suoi talenti a South Beach (cit.). I Dolphins alla perenne ricerca di un ricevitore (qualcuno ha detto Brandon Marshall? L’appena citato Wes Welker?) decidono ancora una volta di fare il “big splash” in questo ruolo: 60 milioni, 30 garantiti, per i prossimi 5. Li vale? Credo di no. Ma dopo averne dati 30 per gli stessi anni ad Hartline, direi che la proporzione è quella giusta.

E poi, non dimentichiamocelo mai, il football è lo sport di squadra: l’ingranaggio che ruota in un certo modo in un contesto, non è detto che lo faccia nella stessa maniera in un altro, nel bene e nel male. Andate a chiederlo a quelli di Jacksonville (vabbè, ce ne sarebbero di domande da fare “a quelli di Jacksonville”): un anno fa, il 14 marzo 2012 firmavano Laurent Robinson, WR sportivamente figlio di Tony Romo, promettendogli 32 milioni nei successivi 5 anni. All’uomo con la valigia non sembrava vero (Atlanta, St.Louis, Dallas e anche una vacanza estiva a San Diego nei suoi precedenti). E infatti…Laurent, non era mica vero: i 14 milioni garantiti quelli non glieli toglierà nessuno, ma problemi di infortuni (traumi alla testa) e prestazioni scadenti (Gabbert non è Romo, chiedere anche a Blackmon) hanno portato al taglio ad un anno di distanza… aaaaah la free agency.

Chiudiamo (era ora, lo so!!) con una firma che passa quasi sotto traccia, pur essendo bella pesante: Andy Levitre, left offensive guard, ex Bills, firma per 6 anni ed un complessivo (teorico) di 46 milioni con i Tennessee Titans. Com’era quella storia per la quale le partite si decidono in trincea?! Ecco dietro a lui, mediamente, i Bills l’anno scorso hanno corso a 6.3 yard a portata (maggior valore NFL). Chris Johnson sarà contento ed avrà una scusa in meno

Te non glieli daresti 34 milioni ad uno così?

Non glieli daresti 34 milioni ad uno così?

Soprassediamo dal commentare (momentaneamente) mosse come il taglio di Fitzpatrick, l’arrivo di Martellus Bennett e di Bushrod a Chicago, quello di Canty a Baltimora (almeno qualcuno lo han preso), in attesa della firma di Reggie Bush, magari con i Detroit Lions. Mentre non merita nessun commento, se non un contributo fotografico, la firma di Desmond Bryant, arrestato pochi giorni fa per guida in stato di ebbrezza e meritevole, secondo i Cleveland Browns (sì, ancora loro) di 34 milioni nei prossimi 5 anni per ancorare la loro linea difensiva e magari dis-ancorarlo dal bancone del bar.

In tutto questo dopo le prime 10 12 ore di free agency arriva la notizia che: Tampa Bay è l’unica squadra che non ha ancora firmato/tagliato/rinnovato/perso qualcuno. Mi voglio immaginare tutto il front office in spiaggia a bere margarita e a giocare a beach volley. D’altronde loro avevano vinto il “super bowl della free agency” l’anno scorso, forse han capito che quantomeno porta sfortuna.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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7 risposte

  1. azazelli ha detto:

    “in attesa della firma di Reggie Bush, magari con i Detroit Lions.” ecco appunto… Lions and Reggie Bush agrees to terms, according to NFL source.

  2. angyair ha detto:

    Non la finivo più di leggere questo pezzo…
    A parte gli scherzi: dubbi sui soldi che gli Eagles hanno dato a Sopoaga (l’anno scorso ha giocato il 35% circa degli snap e neanche benissimo, la sensazione è che sia in fase calante), Harvin alla fine ha preso meno di quello che si pensava all’inizio, Chicago rischia di aver speso molto e non aver sistemato la linea, attenti alla free agency sotto traccia dei Chiefs che possono andare molto bene o molto molto male, la mossa di Boldin la giudicherò totalmente positiva solo se gli ristrutturiamo il contratto mentre non mi piace molto questo accostarci a LaRon Landry, Ed Reed e Woodson perché la safety quest’anno si deve prendere dal draft.

  3. angyair ha detto:

    Attento aza che i Bucs stanno per mettere a segno il loro colpo….Goldson! 😀

  4. robys90 ha detto:

    Ecco la mossa dei Broncos! Sgarbo a Brady che, si dice, avesse ricostruito il suo contratto per tenerlo Welker. Adesso a Denver si cerca un CB di livello.
    Credo che le mosse migliori fino ad ora siano i tag di Kansas, penso sarà la sorpresa della prossima stagione.
    Intanto Reed fa’ visita ai Texas, hanno proprio paura di Luck…

  1. 14 Marzo 2013

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