Sulla presunta incompatibilità di El Shaarawy e Balotelli

Presentazione Balotelli

Wedding Crasher?

Fin dalle prime partite di Mario Balotelli al Milan, la stampa italiana non ha perso occasione per insinuare l’idea che l’ex Manchester City e Stephan El Shaarawy, che fino a quel momento era stato più o meno l’unica nota positiva della stagione rossonera, fossero incompatibili.
Il dato maggiore a sostegno di questa ipotesi sarebbe il crollo della media gol del numero 92 del Milan, passata da una rete ogni 123 minuti (pre-Balotelli) a una ogni 544 (al momento di scrivere questo post). Nel suo solito spazio Sky, Mario Sconcerti ha suggerito che il problema è di natura tattica, e che Balotelli non riuscirebbe ad inserirsi nel gioco di squadra al punto da far risaltare i compagni. Indipendentemente dal considerare una tale teoria come fondata o meno, esiste un modo per tentare di metterla alla prova? Proviamoci.

Stephan El Shaarawy, prima dell’arrivo di Balotelli, ha chiuso il girone d’andata come secondo marcatore del campionato italiano, con 14 gol (su 19 partite). Attualmente è l’unico milanista, assieme a Montolivo, a figurare tra i primi cinquanta giocatori della Serie A per minuti giocati (2474 al momento, 23esimo del campionato). Ritengo quindi che il primo, ovvio fattore da chiamare in causa, riguardo al calo di El Shaarawy, sia il tipo di sforzo a cui è stato sottoposto durante la stagione, partendo titolare in praticamente tutte le partite e portando sulle proprie spalle, per buona parte della stagione, il peso offensivo di una squadra che, nei primi mesi, stentava a trovare un’identità. Quindi pare legittimo attribuire questo periodo sottotono ad un calo fisiologico dovuto alla stanchezza, perché se è vero che El Shaarawy ha vent’anni ed un fisico notevole, è altrettanto vero che la giovane età porta in dazio il fatto di sapersi meno gestire, e nell’arco di una stagione queste cose finiscono per contare molto.

Uno degli aspetti invece più sondati dai giornalisti in queste settimane, sarà perché non necessita di argomentazioni, sarà perché sembra sempre di beccarci, è quello di natura psicologica. Passare dall’essere al centro dell’attenzione della propria squadra, sia sotto il profilo tecnico sia sotto quello dell’immagine, al venire pesantemente oscurato dall’ingombrante icona pop di Balotelli dev’essere stato forse difficile da metabolizzare per un ragazzo che, per quanto tutte le persone vicine all’ambiente descrivono come profondamente umile, sulla carta d’identità alla voce data di nascita porta scritto l’anno 1992.
Forse proprio l’orgoglio un po’ ferito del giovane attaccante della Nazionale lo ha portato a giocare in maniera più “introversa”, rifiutando l’uno contro uno e le incursioni sulla fascia per rifugiarsi, nella stragrande maggioranza dei casi, nei retropassaggi (non è un’iperbole, guardando le partite si rimane interdetti dal conto delle volte in cui si rifiuta di attaccare).

In Nazionale

Anche grandi amici fuori dal campo, si è detto. E allora cosa c’è che non va?

Tra gli aspetti indagabili della presunta incompatibilità tra Balotelli e El Shaarawy, il più interessante rimane però quello tecnico-tattico. In teoria, i due sembrano fatti esattamente per giocare assieme, in grado come sono di attirare sistematici raddoppi di marcatura che inducono la difesa a lasciare scoperte altre porzioni della metacampo difensiva. Assieme a Niang, si era detto che avrebbero composto una sorta di prototipo dell’attacco moderno, fatto di attaccanti/ali duttili, in grado di correre in contropiede, tirare da lontano, giocare molto finemente palla a terra, imporre fisicità e persino ripiegare difensivamente.
Perché allora questa nuova combo sembra non funzionare?

Se Balotelli ha un modo di porsi in campo definibile come “accentratore”, è anche vero che la sua visione di ciò che accade in campo e la sua facilità nel girar palla sono superate, in squadra, solo da Riccardo Montolivo. Sia in fase di transizione che di attacco a difesa schierata, Balotelli ha prodotto diversi “key passes” e cambi di gioco di grande intelligenza. Quindi risulta non solo semplicistico, ma addirittura miope proporre che lo scarso coinvolgimento di El Shaarawy nel flusso dell’azione sia dovuto all’egoismo di Balotelli.

E se fosse un problema congenito nel Milan? Durante il periodo pre-Balotelli, soprattutto nel disastroso inizio di stagione, la squadra era praticamente forzata ad andare da El Shaarawy. L’unica possibilità di saltare un uomo, generare superiorità numerica ed eventuali occasioni da gol poteva passare solo dai piedi del ventenne nazionale italiano. Ed il Milan si trovava così costretta a fare una cosa che storicamente, negli ultimi anni, gli è riuscita difficile: andare a sinistra. L’impossibilità del trovare un terzino sinistro affidabile è sempre stata la spia luminosa di un problema in realtà più radicato: la mancanza di mancini naturali o di giocatori sufficientemente ambidestri da allargare il campo, dare respiro e imprevedibilità alla manovra.

Arrivato Balotelli (estremizzo, ma guardando le partite del Milan è facile notare questa tendenza), i rossoneri non hanno più avuto bisogno di agire contronatura, e hanno continuato a sviluppare le proprie azioni nella porzione di centro-destra (politics away) del campo. Montolivo, imprescindibile perno offensivo di questo Milan, si avventura nella fascia sinistra solo per ricevere un passaggio di ritorno da El Shaarawy, e girare ad Abate con un lancio a tagliare il campo. Non mi stupirei se, avendo a disposizione delle grafiche dettagliate dei tocchi dei vari giocatori, e della loro incidenza sul possesso della squadra, si trovassero riscontri in questo senso. Mi aspetterei di vedere che, nella parte di stagione da settembre a dicembre, l’incidenza della fascia sinistra (penso ad El Shaarawy e ai due terzini che si sono alternati da quella parte, Constant e De Sciglio) sul possesso palla del Milan sia molto maggiore di quanto avvenuto in seguito. Mi aspetterei di vedere che, da Gennaio in poi, i tocchi di El Shaarawy siano limitati a ricezioni con immediato retropassaggio, con pochissime incursioni sul fondo o verso il centro dell’area.

Niang-Balotelli-El Shaarawy

Wanna bet against us?

Ma questa, come sappiamo, è fantascienza appannaggio dei pochi in grado di permettersi un account su Opta, o Prozone.
Quali che siano i problemi del Milan e di Stephan El Shaarawy, resta indubbia la cardinalità di questo tema tattico per il futuro di Allegri al Milan: se vuole tentare di tenersi la panchina (che ad ogni mezzo passo falso sembra tornare traballante, a dimostrazione della scarsa fiducia dell’egomaniaco presidente), l’ex allenatore del Cagliari dovrà insistere sul maggiore coinvolgimento di El Shaarawy, e sulla creazione della sua sinergia con Balotelli, per rendere pericoloso in atto un attacco che in potenza è palesemente in grado di spostare gli equilibri.

Luca Scremin

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6 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Poco da aggiungere, tocchi tutti i punti cardine della questione. Per me quello principale è rappresentato dalle (in)capacità “offensive” di Allegri.

    Detto questo, al di là di tutto, El Sharaway (da tifoso) ve lo invidio, visto dal vivo quest’anno in entrambe le partite contro la Juve m’ha impressionato tanto all’andata (in cui era in ascesa di forma), quanto al ritorno (si parla di “crisi”, ma ce ne fossero di giocatori in crisi che corrono e sono così utili come lui in questo “down di forma”). Sta segnando di meno, il “problema” è piuttosto che aveva segnato troppo prima. Resta un’arma tecnica, tattica e atletica che va sfruttata molto meglio di quanto stanno facendo ora.

  2. Carmine D'Amico ha detto:

    Ci ricolleghiamo al primo articolo di Luca a mio parere: troppo peso alla questione Gol/non Gol.
    Magari non ne capirò di Calcio, ma per me i tempi son maturi per sfatare il (falso) mito che l’Attaccante deve far Gol, sennò non serve.
    Un passo alla volta.

  3. piescic ha detto:

    Era un punto di vista che non avevo preso in considerazione. L’unico gol del faraone dopo l’arrivo di SuperMario ora acquista totalmente una luce diversa (guarda caso nasce nel primo tempo del derby, quando De Sciglio ha praticamente arato la fascia sinistra e quindi si giocava solo da quel lato). Per rispondere a Carmine: non è che un attaccante, se non fa gol, non serve, però a calcio qualcuno il gol deve pure farlo (senza gol diventa difficile vincerle le partite) e, nelle logiche del gioco, il terminale di un azione sono quasi sempre gli attaccanti. Ci si affida a loro là davanti. Se ne hai uno che non la butta mai dentro, neanche per sbaglio, difficile che poi vinci i grandi trofei. Difficile trovare una squadra che, senza il cosidetto bomber, vince. Forse la nazionale spagnola può essere l’eccezione…

  4. Carmine D'Amico ha detto:

    Hai detto niente che eccezione. La Nazionale più forte del Mondo non può essere presa come eccezione, deve essere lo standard.
    Come a dire, nel Basket, che senza un Pivot da 20+10 non vinci, forse solo i Miami Heat fanno eccezione. Non ha senso.
    La squadra deve finalizzare, punto.
    Se, per assurdo, El Shaarawy in una stagione fa 30 partite e 0 gol, ma Balotelli ne fa 25, di cui 15 dovuti ad un assist/passaggio/movimento/iniziativa di El Shaarawy, non si può definire deludente la stagione ES, ma in teoria lo si farebbe.

    Ovvio che se uno su 300 occasioni ne sbaglia 250 allora il discorso cambia, non è là che voglio andare a parare.

  5. piescic ha detto:

    Capisco il tuo discorso, ma bisognerebbe rivoluzionare il modo di giudicare un giocatore. So che una delle tue battaglie è quella di togliere i voti che si danno a fine partita ma, a differenza del basket, non esiste una statistica tipo il plus/minus per giudicare l’impatto di un giocatore sulla partita.
    Anzi, finchè nel calcio non verrano utilizzate a pieno le statistiche (so che si usano, ma è ancora qualcosa di vago, soprattutto perchè chi le usa non lo dice), ti toccherà sentir giudicare qualsiasi attaccante dal numero di gol fatti a fine stagione.
    Credo tu sia un simpatizzante juventino, quindi ti faccio un esempio banalissimo: Vucinic e Giovinco.
    Nel gioco di Conte sono indispensabili, fanno un lavoro allucinante (non ho visto molte partite e soprattutto le guardo da esterno), eppure le valutazioni dei tifosi bianconeri sui due sono completamente differenti. Possibile che sia solo perchè Vucinic fa l’assist a Marchisio e Giovinco no?

  6. Carmine D'Amico ha detto:

    Il fatto che mi tocchi sentir giudicare un attaccante dai gol o i giocatori dalla media voto, non è certo un motivo per cui debba ritenere giusti determinati parametri. O altrimenti ancora darei peso a chi mi dice che un giocatore X è meglio di Y perché fa più punti.

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