Wimbledon Story

Ho sempre considerato Wimbledon lo Slam con la S maiuscola, non so bene da dove nasca questa sorta di devozione verso il torneo. Forse è perché da bambino stavo sul divano accanto a mio padre a seguire i match del suo idolo Boris Becker prima e Pete Sampras poi, oppure perché ero sempre stato abituato a vedere i campi con la terra o il cemento e vedere dei campi in erba mi colpì in maniera particolare, o forse perché mi faceva strano vedere tutti i giocatori vestiti completamente di bianco. Magari è un mix di tutti questi fattori, o più semplicemente non c’è una risposta, sta di fatto che ogni anno dal terzo lunedì di giugno per me inizia la magia.

Così per prepararci al meglio al torneo ormai alle porte, ho scelto sette momenti che hanno fatto la storia di Wimbledon. Perché 7, beh perché è il numero che più di ogni altro rappresenta questo torneo, chiedere a Sampras e Federer per conferma.

1980: “The Tie-Break”

Troppo facile partire da qui, però allo stesso tempo troppo difficile non farlo.

Credo di conoscere a memoria ogni singolo punto di quel magnifico Tie Break vinto da McEnroe per 18 punti a 16, dopo aver annullato 5 match point.

Borg in ginocchio sull’erba è l’immagine che racchiude una partita che ha fatto storia, una partita che McEnroe dopo quel TieBreak era sicuro di portare a casa, conscio di aver minato in maniera definitiva le sicurezze dell’orso svedese. Si sbagliava, dovette cedere 86 al quinto set e aspettare 12 mesi prima di diventare campione di Wimbledon.

Un finale che è stata il simbolo della rivalità prima ancora che tra due giocatori, tra due diverse concezioni di sport, due diversi modi di intendere il tennis. Da una parte Borg il freddo, l’androide che non lasciava intravedere alcun tipo di emozione, dall’altra McEnroe il pazzo, talento allo stato puro, genio e sregolatezza. Durata troppo poco però, Borg l’anno dopo lascerà il tennis.

5 volte re

5 volte re

1985: “Bum-Bum” il più giovane di sempre

Pensate per un’attimo dove eravate l’estate dei 17 anni, i ricordi dovrebbero essere più o meno simili per tutti; ecco ora pensate di essere sul centrale di Wimbledon col cuore che vi batte a mille, il braccio che vi trema, il pubblico in religioso silenzio che fa da cornice e avere sulla racchetta la palla per diventare campione di Wimbledon. Questo è ciò che è successo a Boris Becker nella finale di quell’anno quando con un servizio vincente sconfisse il sud africano Kevin Curren diventando il più giovane vincitore dello slam Londinese.

Curren giocò un torneo pazzesco, dominò McEnroe nei quarti e Connors in semifinale, ma non poté nulla contro la potenza del giovane teutonico che diede il via al suo predominio sull’erba londinese che lo avrebbe portato a giocare altre 5 finali e a conquistare altri 2 titoli.

"l'erba è casa mia"

“l’erba è casa mia”

1992: La prima volta del Andre

E’ una finale inattesa quella del 92 tra Agassi e Ivanisevic.

L’americano sconfigge nei quarti Boris Becker e lascia soli 9 games a McEnroe in semifinale, mentre Goran compie una doppia impresa eliminando a suon di aces prima Edberg, poi Sampras.

In match è andato a strappi, dopo il tiebreak vinto da Ivanisevic e due break che han consentito al Kid di Las Vegas di vincere secondo e terzo set, il quarto è stato un assolo croato rimandando ogni verdetto al quinto e decisivo set. Solo le parole dello stesso Agassi però possono raccontare al meglio il momento decisivo dell’incontro, quando avanti 54 si trova ad avere un match point sul servizio di Goran.

“Sbaglia un’altra prima di servizio, mette dentro la seconda. Riesco a picchiare la risposta, lo costringo ad una mezza volata, la palla é corta nel campo, lo passo e comincio la lunga camminata verso la mia linea di fondo. Dico a me stesso: puoi vincere con un solo swing. Uno swing. Non sei mai stato cosí vicino.
E potresti non esserlo mai piú.

Ed é quello il problema, cosa succede se dopo essere arrivato cosí vicino non vinco? La sensazione di ridicolo, le critiche. Smetto di pensare a questo, e torno a focalizzarmi su Ivanisevic. Devo cercare di indovinare da che parte servirá. OK, il tipico mancino, al servizio dalla parte sinistra su un punto importante, servirá uno slice esterno, per costringere l’avversario fuori dal campo. Ma Ivanisevic non é tipico.

Il suo servizio su un punto importante é solitamente una bomba piatta sulla riga centrale. Certamente, eccola che arriva, ma si ferma in rete. Meno male, perché quella cosa era un bolide lungo la riga. Anche se avevo indovinato la traiettoria, non sarei mai riuscito a metterci la racchetta. La folla mormora. Io cerco di prendere tempo, di parlare tra me e me, dicendo ad alta voce: vinci questo punto, o ti perseguiteró per sempre, Andre. Non sperare che faccia doppio fallo. Controlla quello che puoi controllare. Rispondi alla sua battuta con tutte le tue forze, e se colpisci forte ma sbagli, sarai in pace con te stesso. Puoi vivere con questo pensiero. Una risposta, senza rimorsi. Colpisci piú forte.”

Lui lancia la palla, mi serve sul rovescio. Faccio un salto, colpisco con tutte le mie forze, ma sono cosí contratto che la palla diretta sul suo rovescio é tutt’altro che veloce. Per qualche motivo, sbaglia una facile volee. La sua palla si ferma in rete, e come per incanto, dopo 22 anni e 22 milioni di colpi tirati, sono un vincitore di un torneo dello Slam.”

"sono un campione di Wimbledon"

“sono un campione di Wimbledon”

1993: Finalmente Pete

4 luglio 1993, in America è il giorno dell’indipendenza, in Inghilterra è il giorno della finale di Wimbledon. In finale, per un curioso gioco del destino ci vanno due americani.

Uno è Jim Courier non propriamente un giocatore da erba, che però ha eliminato nei due turni precedenti due giocatori loro si da erba. E se il nome di Todd Martin dice poco, lo scalpo del 2 volte vincitore Stefan Edberg in semifinale è ben più prestigioso. Dall’altra parte della rete c’è Pete Sampras che ha sconfitto il campione in carica Agassi e in semifinale Boris Becker.

Pete non aveva ottenuto grandi soddisfazioni prima di quell’edizione a Wimbledon, era contrariato all’idea che 2 o 3 rimbalzi sbagliati potessero costare un intero match. Così facendo però alimentava i sospetti di quelli che dicevano Con quel servizio così potente non può vincere sull’erba, non ha il tempo necessario per andare a rete. Già, come non essere d’accordo vero?!

Fu il suo coach Tom Gullikson a convincerlo che quel gioco era perfetto per questa superficie, dove solo convincersi lui stesso. La finale non fu un match memorabile, Sampras probabilmente sentiva l’appuntamento con la storia, l’erba battuta causata dall’assenza di pioggia per tutte e due le settimane(evento che a wimbledon non capitava dal 1976) non rendeva così efficace il suo gioco, ma alla fine riuscì a imporsi 76 76 36 63 dando vita al suo dominio londinese

"io e te diventeremo grandi amici"

“io e te diventeremo grandi amici”

2001: “Il miracolo di Goran”

Do you Believe in Miracles??? No non è un miracolo è qualcosa di più.

Prendo in prestito questa famosa citazione del Duo più famoso del basket italiano per descrivere la vittoria del 2001 di Goran Ivanisevic.

Il croato tre volte finalista del torneo si presenta a Londra da numero 125 del mondo, è entrato in tabellone grazie a una Wild Card, al Queen’s ha perso dall’azzurro Caratti e la spalla sinistra non è in perfette condizioni.

Dopo un cammino piuttosto positivo il vero ostacolo è la semifinale contro l’idolo di casa Tim Henman, è una partita incredibile che dura tre giorni causa pioggia. Il sabato, all’inizio del quinto set Goran è sfinito, sa di non avere chances, ma gli dei del tennis sono in debito con il croato, arriva la pioggia e si riprende il giorno dopo. Come disse lui stesso qualche anno più tardi “sapevo che ce l’avrei fatta, era un segnale” vincerà il quinto set per 63 andando in finale contro Rafter il lunedì.

La finale fu fantastica. Due giocatori di serve&volley in finale a Wimbledon. Il meglio.

Sull’ 8-7 al quinto Goran spreca tre match point, con due doppi falli e un lob di Rafter, tra un punto e l’altro prega, bacia la racchetta, la pallina, la riga bianca non toccata da un passante di Rafter, il centrale è perde il suo aplomb British, sembra di essere in curva calcistica durante un derby.

Il quarto match point è quello buono, la rispsota di Rafter finisce in rete e Goran il lacrime, si sdraia sull’erba. E’ un campione di Wimbledon. Finalmente ce l’ha fatta. L’abbraccio tra i due è commovente, Rafter non avrà più occasione di tornare in finale in uno slam, ma la delusione della sconfitta viene in parte placata dall’aver perso con Goran.

La dedica è per l’amico Drazen Petrovic scomparso qualche anno prima in un incidente stradale.

Una volta tornato nella sua Spalato viene proclamato eroe nazionale, perchè come diceva lui “la gente si ricorda solo di chi vince, non di chi arriva in finale” e adesso la gente si ricorderà anche di lui. Apoteosi.

"ce l'ho fatta!!!"

“ce l’ho fatta!!!”

2008: “Best Final Ever?”

La terza finale consecutiva a Wimbledon tra Roger Federer e Rafa Nadal è una di quelle partite che gli americani definiscono for the ages, per i posteri.

La qualità del match è altissima, Nadal vince i primi due set e sembra avviato a vincere comodamente, ma il Re non non ne vuol sentire di abdicare, la pioggia viene in suo soccorso e dopo la pausa vince il terzo set al tie break. Nel quarto Roger deve addirittura annullare un match point, lo fa in maniera clamorosa con un rovescio lungo linea da applausi. Si va al quinto e qui si fa la storia, è ormai sera quando Nadal strappa la battuta allo svizzero sull’8-7 e chiude il game successivo con un diritto d’attacco di Federer che si ferma in rete.

Il Re cede il suo trono, ma Wimbledon ha trovato un nuovo campione.

"solo tu potevi battermi" "Rimani tu il numero 1"

“solo tu potevi battermi”
“Rimani tu il numero 1”

2009: Game, Set, Match, History

Qualche anno prima Sampras disse vorrò essere presente il giorno che Federer supererà il mio record di Slam. Ci siamo. Federer ha appena vinto il suo primo Roland Garros, eguagliando appunto Sampras nel numero di Majors e in finale a Wimbledon c’è Roddick, non potrebbe esserci avversario migliore stando ai confronti diretti tra i due.

Ma l’americano sotto gli occhi del suo illustre connazionale non ne vuol sentire di passare per la vittima sacrificale, vince il primo set, ha addirittura quattro set point nel tie break del secondo (uno sprecato malamente con una sciagurata volè di rovescio), ma alla fine deve cedere, così come il terzo set, sempre al tie break. Si pensa a quarto set già scritto e invece no, Roddick strappa nuovamente la battuta a Federer e porta a casa il set rimandando tutto al quinto e decisivo.

Federer dopo qualche patema con game arrivati ai vantaggi inizia a tenere la battuta con più tranquillità, serve aces a grappoli, saranno oltre 40 a fine match, Roddick invece non hai mai perduto la battuta, ma accusa sempre di più la pressione di dover servire per rimanere nel match, fino al 14-15 dove con due stecche consecutive consegna il sesto titolo a Federer e il primato di titoli dello Slam.

Probabilmente Roddick per come ha giocato non meritava di perdere, il suo miglior match sull’erba e forse anche della carriera; in quel modo poi fa ancora più male, ma quando sei testimone della storia che viene scritta puoi solo limitarti ad essere una comparsa.

"guardami Pete"

“guardami Pete”

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4 risposte

  1. polpaol ha detto:

    scelgo il 1985 e tutto il resto è noia (cit.)

  2. azazelli ha detto:

    Io mi tengo anche l’epoca di Sampras sino alla vittoria di Goran….quello che è arrivato dopo non è più erba, nonostante Federer.

  3. andrea ha detto:

    Quoto!!! come ho scritto nell’articolo sono nato seguendo Becker, però l’epoca Sampras sino alla vittoria di Goran è stata qualcosa di clamoroso.

  1. 24 Giugno 2013

    […] Wimbledon Story. […]

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