Nibali e l’ossessione sanremese

Due modi diversi di non vincere

Due modi diversi di non vincere

Anche quest’anno sia il maltempo che Vincenzo Nibali c’hanno provato a far saltare il banco della “classicissima”, la gara che inaugura la stagione “che conta” del ciclismo e che, nonostante pioggia, gelo, neve e grandine, è anche quella che inaugura la primavera per il popolo a due ruote.

La corsa, per me, inizia a -30 km dall’arrivo, fino a quel momento mi sono dedicato ad uno dei principali sport domenicali….la pennica post pranzo. Mi sveglio appena in tempo per rinconquistare la lucidità durante il Capo Berta e godermi il duo Cipressa-Poggio. Fino ad allora la fuga di 7 uomini ha raggiunto un massimo di 12 minuti, dicono, ma nonostante il maltempo, il gruppo non sembra preoccuparsene, non vedo perché debba farlo io.

La Cipressa (o salita di Costarainera, come ci dicono in RAI) rappresenta l’unico sussulto di una corsa in cui il banco alla fine non è saltato, se non per la vittoria di un outsider che in pochi avevano considerato. Alexander Kristoff (26enne della Katusha) non è una sorpresa nella forma (ci si aspettava un arrivo in volata, seppur ristretta, dopo il ritorno al percorso del 2007, senza Pompeiana e Maine), ma lo è nella sostanza (Sagan, Degenkolb, Cavendish, Greipel…i nomi più gettonati) e rappresenta il primo norvegese ad esultare a Sanremo, mentre, per restare a discorsi di bandiera, gli italiani non salgono sul gradino più alto per l’ottavo anno consecutivo, l’ultimo a riuscirci il controverso Pippo Pozzato nel 2006.

Ma torniamo alla Cipressa e restiamo a parlare di italiani: Vincenzo Nibali ha un conto aperto con questa corsa, quasi una ostinazione, per un percorso che si addice fino ad un certo punto alle sue caratteristiche, specie in questa versione. Sono 4 anni che ci prova senza riuscire mai a darle la zampata decisiva (“se la corro è per vincerla”, grosso modo le sue parole): nel 2011 da finisseur, nel 2012 con lo scatto sul Poggio, nel 2013 ghiacciato dal meteo e quest’anno, appunto, con il tentativo di fuga a 27 km dall’arrivo, tentativo fallito principalmente per la natura solitaria dello stesso. Il corridore dell’Astana arriva in fondo alla Cipressa con 50″ di vantaggio sul gruppone, che nel frattempo si è fatto “gruppino”, tiene un po’, ma quando lungo la statale di raccordo che porta al Poggio iniziano a tirare BMC e SKY le speranze si azzerano. Avesse avuto un Cancellara (giusto per non fare un nome a caso…) con sé o un altro paio di compagni di fuga, magari si poteva arrivare fino alla fine e provare a vincerla poi sulla discesa verso Sanremo, o magari no?! Nibali le sta provando davvero tutte, di questo passo, tra un paio d’anni, scatterà da Corso Sempione (cit.); per me resta davvero inutile incolparlo di qualcosa a livello tattico, di essere andato via troppo presto, la sensazione è che più di questo non si possa ottenere. Il che nulla toglie alla grandezza del corridore, forse uno dei più completi che l’Italia abbia avuto negli ultimi 30 anni che è tornato a dare emozioni al popolo del ciclismo.

Chiudo il capitolo italiani, citando i due piazzati nei primi 10: Modolo (ottavo) alla fine ha fatto ciò che si aspettava da lui, piazzandosi in volata, molto bene invece Sonny Colbrelli, che prima prova ad anticipare l’arrivo in gruppo e poi resiste in mezzo alle ruote degli avversari piazzandosi sesto, appena dietro a Cavendish e davanti a Stybar.

Il grande sconfitto di oggi è (ahime) Peter Sagan, perfetto per 290 km e, vuoi per sfortuna, vuoi per mancanza di energie o imprecisioni tattiche, anonimo negli ultimi 4. Quando, dopo lo scatto di Nibali, ha messo l’ottimo De Marchi a tirare il gruppo, la sensazione è stata che sul viale d’arrivo sarebbe stato necessario andare a trattare con lui per la vittoria, un arrivo con un gruppo così frazionato e minato da pioggia, curve e saliscendi finale questa volta non poteva non vederlo vincente, invece alla fine della volata bisogna aspettare quelli che arrivano rialzati per vederlo transitare. L’ultimo momento in cui l’ho visto era chiuso al centro, mentre Cavendish, poi quinto all’arrivo, gli vietava il varco sulla sinistra. Anche qui, è inutile stare a gettargli addosso la croce, resta un’intervista di un paio di settimane fa in cui si lamentava di una preparazione quest’anno diversa che per ora non gli ha dato la brillantezza che, in questo periodo dell’anno, aveva la passata stagione. In realtà le corse sono talmente imprevedibili che bisognerebbe sempre ricordarsi che fa molto più notizia una vittoria, seppur di un fenomeno quale lui è, piuttosto che un decimo posto.

Il rammarico più grosso ce l’ha John Degenkolb, per molti il vero favorito della corsa di oggi, che, proprio come Sagan, senza peraltro far lavorare un granché i suoi compagni, si trovava ai piedi del Poggio, con il riassorbimento del tentativo di Nibali, nella situazione migliore. Però, quando si diceva della imprevedibilità delle corse, ecco spuntare la foratura (o comunque un problema meccanico) che l’ha appiedato ed è stata poi vana anche l’ascesa incredibile in cui ci raccontano sia arrivato a pochi metri dalla possibilità di ricongiungersi ai primi, senza riuscire a farlo.

Tralasciando le corse di Cavendish e di Greipel (quest’ultimo andato in difficoltà addirittura dopo il Poggio), un ultimo pensiero su Cancellara: da italiani avevamo invocato il suo intervento dalla lunga (pro Nibali), in realtà lui questa corsa l’aveva già vinta dando la stoccata decisiva negli ultimi due convulsi chilometri, questa volta ha fatto un po’ strano vederlo quasi accontentarsi della volata e i pugni sul manubrio appena tagliato il traguardo da secondo, con più di una bicicletta di distacco da Kristoff, ci raccontano che il suo rammarico è pari al nostro stupore per la sua “passività”.

La stagione del ciclismo è comunque appena iniziata: da domani a domenica ci sarà il giro di Catalogna, ma soprattutto per gli amanti del nord, nel prossimo weekend ci saranno i primi assaggi di pavé, con la E3 Harelbeke venerdì 28 (corsa dall’alto contenuto spettacolare) e la Gand-Wevelgem domenica, aperitivo prelibato in attesa del Fiandre.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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4 risposte

  1. paperone84 ha detto:

    Purtroppo l’unico che poteva partire con Nibali era Cancellara, che però non aveva nessun vantaggio a farlo.
    Alla fine è stato l’unico a provare a dare un esito diverso ad una gara che con il “nuovo” percorso ha l’esito quasi scontato.

  2. mlbarza ha detto:

    Mi pare evidente che il maltempo (a questo giro si son beccati la grandine) abbia tagliato, oltre che le gambe, soprattutto la testa ed il coraggio a molti, oltre al fatto che il cambio di percorso aveva portato tantissimi possibili aiutanti di Nibali a non farla nemmeno la corsa. In ogni caso, anche con eventuali cambi di percorso come quello previsto originariamente quest’anno la Classicissima resta una corsa monotona fino ai -30 in ogni caso, ma forse è anche giusto che una delle classiche abbia un’impostazione di questo tipo.

    Capitolo Squalo: ce ne fossero di corridori come lui, che ci provano anche a costo di saltare, purtroppo il ciclismo “scientifico” degli ultimi anni blocca questo tipo di azioni, perchè molti corridori non sono nemmeno più abituati a farle e quindi non se le sentono nelle gambe. C’è da dire che visti anche i precedenti, sembra che Nibali arrivi sempre con poche energie nei finali di corsa, soprattutto quando prova ad attaccare prima. E’ un peccato, una grande vittoria in una corsa in linea non farebbe altro che dare ulteriore lustro ad una carriera già fantastica. Speriamo per lui che sulle Ardenne riesca a fare qualcosa. A proposito di Ardenne, ammesso la squadra sia invitata, occhio a Battaglin (anche se mi pare si sia infortunato).

    Sagan: cambiare preparazione non è mai semplice da assorbire, oltretutto non è stato sostenuto da una squadra all’altezza. Son curioso di vederlo al Fiandre, la sensazione è che se inizia a vincere certe corse poi non si ferma più. L’età è ancora dalla sua, dall’anno prossimo avrà la squadra completamente costruita attorno a lui e sarà riempito di soldi, da ora a fine 2015 saranno decisivi per capire se può diventare un Museeuw (come caratteristiche mi pare ci possa stare) o se sarà un Pozzato. Più vincente ^_^

    • azazelli ha detto:

      (Da “fan” di Sagan) non raccolgo la provocazione finale 😛

      • mlbarza ha detto:

        Pensa che all’inizio invece di Pozzato volevo scrivere Jalabert, dimenticandomi che in realtà il buon JaJa un paio di classiche monumento le avrebbe pure vinte. E non per gentile concessione del capitano di turno… 😛

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