Dal vangelo secondo Sagan

C’è quel tale (Vince Lombardi) che disse: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Francamente la trovo una mezza idiozia, in quel caso piuttosto che vederci una partita/corsa/gara di qualsiasi sport, ci basterebbe controllare i risultati finali e su quelli trarre le nostre banali considerazioni. In realtà ritengo la vittoria uno degli aspetti più sopravvalutati dello sport. L’iper valutazione della vincitore ci porta spesso a trarre considerazioni aberranti in cui il secondo è più colpevolizzato/biasimato/deriso dell’ultimo.

Peter Sagan l’abbiamo visto nascere. Al momento, a 25 anni, è tra i corridori più dominanti del panorama ciclistico: nonostante ciò soffre della sindrome del piazzato. È bene rapportare il tutto ad un contesto globale che l’ha visto vittorioso sinora di 69 corse in linea, anche se la gran parte conquistate sino a 2 anni fa. L’incantesimo ora riguarda principalmente il Tour, dove non vince dal 5 luglio 2013. Nel frattempo ha collezionato 3 maglie verdi (e mezzo) e 23 piazzamenti nei primi 5 posti. Quest’anno in particolar modo s’è piazzato per ben 5 volte al secondo posto, vediamo come:

Stage 2: Utrecht – Zelande

È la tappa del vento, si conclude con una volata a ranghi ristretti ma comunque con rivali più che degni, seppur isolati e senza i classici treni. Cavendish parte lungo, Greipel e Sagan dietro di lui in scia. Il primo ad uscire è Sagan, il più potente è il gorilla; credo che la foto del fotofinish valga più di mille parole, c’è poco da colpevolizzare.

Per un pelo

Per un pelo

Stage 5: Arras – Amiens

Altro arrivo in volata contro i migliori. Questa volta però il gruppo è folto, Sagan è a ruota di Greipel sulla destra, ai 300 metri viene un po’ chiuso ed è costretto a rallentare ed a perdere la posizione, cerca di farsi largo cambiando lato. Dall’alto si vede Greipel in maglia verde salire a doppia velocità rispetto agli altri tra cui Kristoff, Cavendish, Boasson Hagen e Démare. Poco più indietro compare la maglia bianca di Sagan che va ad un velocità tripla, purtroppo però è troppo tardi. Qua sembrava davvero il più veloce, ma è rimasto bloccato. Nel cambio di ripresa, quando riesce ad accelerare, era dietro a Van Avermaet che arriva decimo.

Stage 6: Abbeville – Le Havre

È la tappa in cui Tony Martin cade all’interno dell’ultimo km e si ritira. Sullo strappetto al 7% finale Stybar attacca e prende il tempo giusto. Sagan si trova davanti a tirare ed ai 600 metri si guarda attorno come a chiedere aiuto, invano (questo è un altro aspetto costante nelle sue “non vittorie”). L’attimo fugge quel tanto che basta per rendere il ceco della Etixx irrangiungibile, con Sagan imbattibile per la volata del secondo posto. Non è del tutto nelle sue caratteristiche, ma alcune volte (tipo questa), dovrebbe essere lui a fare la prima azione offensiva o almeno provarci, visto che poi nessuno (anche giustamente) ci tiene a riportarlo sotto (ci fossero compagni di squadra sarebbe diverso…).

Stage 13: Muret – Rodez

Questa fa male, anche se a batterlo è un altro pupillo abbonato ai piazzamenti. In una sfida tra “eterni secondi” con Greg Van Avermaet esce nuovamente battuto. Altro arrivo per nulla banale, con strappo sul quale lui e il belga della BMC fanno il vuoto. Appena scollinato, ai 300 metri all’arrivo, Peter sembra in controllo, è a ruota ed è pronto a saltargli avanti. Appena dopo la semicurva gli si affianca, poco dopo pare averlo passato, ma quasi smette di pedalare stremato a meno di 50 metri all’arrivo. Questo è il secondo posto più amaro, perché sembrava praticamente fatta, continuo a riguardarlo e continuo a non capire come abbia fatto a non vincere.

Stage 16: Bourg-de-Péage – Gap

Questo secondo posto ce la ricordiamo bene, è successo ieri. Sagan è al terzo giorno consecutivo di fuga, anche su tracciati che non dovrebbero in teoria vederlo protagonista, ma credo che nemmeno lui conosca i suoi limiti ed in questa settimana sembra pedalare da Dio. Sul Col de Manse deve difendersi, anche perché ci sono tratti da scalatori puri in cui può fare ben poco, riesce a riportarsi sotto ai primi 4 5 attacchi altrui, quando parte Plaza decide di andare su del suo passo, la speranza è di tenerlo a portata di recupero, contando sulla discesa successiva molto tecnica. Scollina a quasi un minuto e si capisce subito che è troppo, si butta a kamikaze ma riesce solo a dimezzare il distacco. Poteva rispondere anche a quell’attacco? Forse sì, ma sembrava davvero a tutta su un terreno comunque non suo.

In tutto questo ha ipotecato la quarta maglia verde consecutiva, su quattro partecipazioni al tour: i punti di vantaggio sul secondo sono 89, nonostante chi insegue (Greipel) abbia vinto tre tappe. L’ultima occasione per interrompere questo digiuno che dura da più di due anni al Tour arriverà domenica prossima, con l’arrivo a Parigi. Stando all’attuale rapporto di forze sarà dura battere un velocista puro come il velocista della Lotto Soudal, che sta anche vivendo il suo miglior momento stagionale.

A Peter pare mancare sempre il centesimo per completare l’euro: errori tattici e fatiche sprecate emergono anche in questi secondi posti, come in altri piazzamenti, ma in generale non c’è molto da imputargli. Anche se è venuto alla Tinkoff per avere una squadra più forte, non ha trovato una condizione del tutto confortevole per il tipo di corse che dovrebbe vincere, forse avrebbe bisogno di consigli più efficaci nel modo di correre alcune corse e questo esula in parte al discorso “maledizione al Tour”. Resta infatti ancora incomprensibile come un corridore del suo talento non sia ancora riuscito a vincere una monumento, per esempio.

La morale di questo resoconto è che alla fine vincere una corsa è davvero una combinazione infinita di variabili ed anche pur essendo un corridore dominante, può succedere di non essere il migliore in un determinato contesto o il più scaltro in un momento specifico della corsa e perdere costantemente la singola battaglia, pur se da avversari e su tracciati sempre diversi. Anche ironicamente avevamo messo Peter tra i loser della prima settimana, ma siamo i primi a sostenere che non è da questi particolari che si giudica un corridore, un corridore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia….ed in questo Sagan ha pochi eguali, d’altronde vincere non è l’unica cosa che conta.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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