Il peggiore di tutti – Maradona vs Rodriguez (2° tempo)

Wild Card Game 2

Wild Card Game 2

Rieccoci per il secondo tempo del match tra Diego Armando Maradona e Alex Rodriguez (qui trovate il primo tempo, ndr). E voliamo nel 1994 senza perdere ulteriore tempo (per quello ci penseremo quando sarà l’ora di scrivere il prossimo pezzo). Maradona a 33 anni è tornato a vestire la divisa della nazionale argentina dopo i problemi per droga che avevano sancito la sua prima squalifica ne 1991 e l’addio al Napoli l’anno successivo. Ha assunto un culturista come dietologo e allenatore. In pochi mesi perde 14 chili, mettendo su anche un bel po’ di muscoli. E all’apertura dei mondiali si presenta in piena forma. La ciccia è scomparsa. Il viso è duro, segnato. Con Balbo, Batistuta e Caniggia forma un attacco spaventoso. E, infatti, l’esordio è spettacolare: 4 pappine alla Grecia (ma tutto verrà ridimensionato di lì a poco, dato che anche la Bulgaria ne segna 4 con la Grecia, che esce subito…ehm, ma allora è un vizio?!). A segnare oltre a Batistuta, c’è anche Maradona. Celeberrimo il suo urlo di rabbia alle telecamere. Tutti a dire che Maradona è tornato. Evviva. Con la Nigeria in effetti sembra proprio così. L’Argentina vince di nuovo con una doppietta di Caniggia su due assist del numero dieci. Dopo la partita Don Diego viene selezionato per l’antidoping. Le urine risultano positive a ben cinque sostanze: l’efedrina e la nor-efedrina, la pseudo-efedrina, la nor-pseudo-efedrina e la meta-efedrina.

Gli sarà comminata una sospensione di 15 mesi.

Maradona appena escono le notizie della sua positività urla al complotto; che hanno voluto incastrarlo; che la FIFA aveva paura di lui; che non si drogava più.

Quando viene fuori che la sostanza è l’efedrina, si fa subito avanti Daniel Cerrini, il personal trainer di Maradona, proveniente dal mondo del culturismo, quello che l’ha rimesso a posto in 4 mesi. Un record. Cerrini si assume ogni responsabilità: la colpa è sua per aver somministrato il giorno prima della partita due medicinali il Decidex e il Nastizol per combattere dei problemi di respirazione di Maradona senza darne comunicazione allo staff medico della nazionale, che da regolamento avrebbe dovuto predisporre la lista dei medicinali da consegnare all’arbitro. Insomma, è solo un problema di comunicazione niente di più.

Qui è necessario precisare che Maradona gode di un trattamento di favore all’interno del ritiro argentino. Lui non ricorre alle cure del medico della nazionale argentina Ugalde o ai suoi collaboratori. Lui ha il suo staff personale che comprende Fernando Signorini, storico preparatore fisico di Maradona dal 1984, il sunnominato Daniel Cerrini e l’indimenticabile fisioterapista Salvatore Carmando, che però lavora anche per la federazione argentina.

La prima linea difensiva si rivela debolissima: la FIFA dichiara che il Decidex e il Nastizol non possono essere la causa della positività, dato che contengono l’efedrina, ma non le altre sostanze ritrovate.

Tornato in patria, Maradona predispone una nuova difesa, affermando che la positività al test era dovuta all’ingestione di un integratore il Ripped Fuel, datogli dal suo allenatore personale in sostituzione della Ripped Fast, che in Argentina usava regolarmente e che era permesso dalla FIFA. Secondo questa ricostruzione, Cerrini non trovando il Ripped Fast negli Stati Uniti aveva acquistato la Ripped Fuel, che, a sua insaputa, conteneva l’efedrina e tutte le altre sostanze ritrovate. Se Cerrini non sapeva, a maggior ragione Maradona.

Ma allora cosa c’entravano il Decidex e il Nastizol? E perché non dirlo prima? Ma soprattutto sull’etichetta della Ripped Fuel era scritto a caratteri cubitali che conteneva efedrina (in inglese certo, ma in spagnolo la grafia è praticamente stessa), dato che al tempo per quegli integratori era un aspetto positivo che andava pubblicizzato.

Cerrini non poteva non accorgersene e, infatti, la FIFA non accolse nemmeno questa seconda ricostruzione dei fatti.

Prima, durante e dopo USA '94

Prima, durante e dopo USA ’94

Oltre a questa linea di difesa si rafforza anche la teoria del complotto. Secondo la ricostruzione di Maradona, avvalorata da Caniggia, non proprio il testimone chiave che vorresti dalla tua parte, el pibe de oro fu convinto dalla FIFA a partecipare al mondiale americano per sopperire alla mancanza di giocatori di richiamo e, quindi, aiutare a rilanciare il calcio negli Stati Uniti. In cambio della sua partecipazione gli sarebbe stata garantita una sorta di impunità ai controlli. Però, per le sue dichiarazioni critiche sulle difficili condizioni climatiche in cui erano costretti a giocare le squadre (si giocava a pranzo nonostante le giornate caldissime) gli avrebbero tagliato le gambe, anche perché tanto ormai gli stadi erano pieni.

Premetto che sono scettico rispetto a qualsiasi teoria complottista, perché tendenzialmente si rivelano, alla prova concreta dei fatti, delle emerite cazzate. Ma, forse, in questo caso mi sbaglio. Valutiamo i fatti. Innanzitutto, chi è la fonte che tira fuori la storia del complotto? Maradona. Iniziamo malissimo. Come fai a fidarti della sua parola? È come ascoltare Walter White che condanna l’uso dell’anfetamina. Semplicemente non gli puoi credere.

In fin dei conti gridò al complotto anche quando venne beccato per droga nel 1991 dopo Bari-Napoli. Ribadì il concetto nel 2008 alla presentazione del film di Kusturica su di lui, dicendo: “Quando eliminammo l’Italia ingoiarono il rospo più grande della storia, perché Matarrese aveva già concordato la finale con la Germania. Allora mi accusarono di doping, poi fecero lo stesso con Caniggia. Però, dopo, nessun altro nel calcio italiano ha mai preso un’aspirina”.

Tanto per dare il giusto peso a questa affermazione si ricorda che per uso di “aspirina” furono sospesi solo nel 1991 tra gli altri Angelo Peruzzi (nandrolone), Andrea Carnevale (nandrolone) e Edoardo Bortolotti, giovane difensore del Brescia, che la cocaina portò alla morte prematura.

Ma a tagliare la testa al toro su questo complotto tutto italico, come vendetta all’eliminazione ai mondiali, una persona informata dei fatti nel 1996 affermò: “Sono risultato positivo per cocaina di proposito, l’ho fatto perché volevo andar via da Napoli”.

Sono un po’ in confusione? Dai Diego per favore scegli; era un complotto o era una tua decisione? Deciditi che poi sembri inattendibile.

Lo stesso problema lo trovo a riguardo della positività del 1994. Non capisco a cosa devo credere.

Io ci credo, parola di Caniggia

Io ci credo, parola di Caniggia

Anche a dimenticare l’allenatore culturista, l’improvviso dimagrimento e tutte le balle sull’assunzione involontaria dell’efedrina, rimane comunque un problema. Se la FIFA aveva concordato con Maradona prima dei mondiali che quest’ultimo sarebbe uscito pulito da ogni controllo, Maradona quelle sostanze allora le aveva prese coscientemente (cosa che contrasta con tutte le dichiarazioni fatte dal nostro). Da ciò discende che non si dovrebbe parlare di complotto, ma concorso di persone nel reato. Diego l’hai commesso e sei colpevole. Ok, non da solo, ma sempre colpevole sei. Che razza di difesa è?

A conti fatti la soluzione del mistero più plausibile è che Cerrini per rimettere in forma Maradona lo dopò, anche per compensare l’astinenza da cocaina. Maradona non si interessò di cosa ingurgitava. L’importante era il risultato. La FIFA approfittò con gioia della positività per sanzionarlo pesantemente e dimostrarsi inflessibile. Mentre la federazione argentina se ne lavò le mani per non entrare in contrasto con la FIFA stessa. Nessun complotto solo gente che tirava acqua al proprio mulino.

Oltretutto, se dovessi adottare le posizioni dei complottisti dovrei avvalorare anche la storia (riferita da alcuni pentiti della camorra) secondo cui nel campionato 87/88 il Napoli si vendette lo scudetto e che Maradona era implicato. Ora, non riporto nemmeno tutte le ipotesi, mi limito a riconoscere che è plausibile che la camorra avrebbe perso un bel po’ di soldi per le scommesse, se il Napoli avesse vinto e che il clan Giuliano, i cui vertici erano grandi amici di Maradona, traeva i suoi maggiori profitti dal gioco d’azzardo e dalla cocaina, ma riscontri oggettivi non ci sono mai stati. Come spiegare quel tracollo, allora? Sinceramente, se esci tutte le notti a puttane, ti ubriachi e ti sniffi l’equivalente del Vesuvio in polvere bianca può capitare che le tue prestazioni possano subire un calo. Non serviva nessun accordo. Alla camorra bastava aumentare le puttane e la coca e il gioco era fatto. Maradona, poi, non era il solo gaudente, molti suoi compagni gli tenevano compagnia, anche se a quanto si riferisce, lui era un campione unico anche dello sniffo.

Quindi, se, contrariamente alla mia natura, facessi mie le teorie complottistiche dovrei ritenere Maradona colpevole per doping in concorso con la FIFA e giudicarlo uno che si vendeva le partite per un pugno di coca e a quel paese i suoi tifosi.

Potrei già dargli fin da adesso il premio per il peggiore di tutti, ma come detto io credo, in assenza di prove, alla soluzione più plausibile e meno contorta.

Per completare il quadro su Maradona adesso bisogna affrontare la questione cocaina. Lo si può considerare un antisportivo che falsava le sue prestazioni grazie alla droga? Per rispondere direi di partire dall’anno horribilis per eccellenza di Maradona: il 1991, al cui confronto il 1994 sembra solo una giornata di pioggia senza ombrello:

  • al termine di indagini su vari clan della camorra per spaccio di droga e favoreggiamento della prostituzione, riceve un avviso di garanzia per uso, detenzione e cessione di stupefacenti. Davanti ai giudici dichiara di essere andato a prostitute, ma nega l’uso di droghe (16 febbraio);
  • tracce di cocaina nel controllo antidoping dopo Napoli Bari (17 marzo);
  • sospensione in via cautelare (29 marzo);
  • fuga dall’Italia (notte tra 1 e 2 aprile) e squalifica per 15 mesi;
  • arrestato per possesso di droga in una casa a Buenos Aires (26 aprile) il tutto si concluderà con una condanna a sottoporsi a delle cure di riabilitazione;
  • in Italia il processo per uso, detenzione e cessione di stupefacenti si conclude con il patteggiamento e la condanna a 14 mesi (19 settembre);
  • in tutto questo, ciliegina sulla torta, il Napoli dopo la sua partenza non perde più una partita e ottiene 12 punti in 8 partite dopo averne fatti 25 nelle 26 precedenti.

Ottima annata, complimenti.

Come appena detto, in seguito alle analisi svolte al termine di Bari Napoli, Maradona viene beccato al test antidoping per cocaina. Scatta la squalifica a 15 mesi e praticamente qui finisce la storia di Maradona in Italia (i post scriptum li scrive la giustizia e l’agenzia delle entrate, ma questo esula dal nostro pezzo). Quella sospensione fa sorgere due quesiti: il primo è come c… accidenti ha fatto Maradona a essere beccato solo nel 1991? Insomma aveva iniziato a drogarsi ancora a Barcellona dopo l’infortunio alla caviglia. Comunque, era noto che Maradona nella sua vita aveva percorso più chilometri con le narici sui tavolini, che con le gambe sui campi e, nonostante questo, lo beccano un’unica volta e solo dopo che viene instaurato un processo contro di lui per droga? Beh, il trucco c’era. Dato che nessuno controllava al momento della pisciatina, il giocatore si presentava in tuta, tenendo in tasca una fialetta con le urine pulite di un compagno, che poi infilava nella provetta che gli veniva fornita e il gioco era fatto. E, quindi, il gran complotto fu solo che a Bari qualcuno si prese la briga di rimanere in stanza con Maradona e niente sostituzione.

Il secondo quesito che qui ci interessa è la cocaina altera le prestazioni in modo da dare una spinta alla carriera di un giocatore? Non ci interessa la singola partita, ma la carriera. Premesso che se una sostanza è vietata e dalla legge dei comuni mortali e dai regolamenti sportivi utilizzarla è comunque un comportamento antisportivo, la cocaina ha aiutato Maradona a essere Maradona? La risposta è sì, se ci si riferisce alla vita da cazzone fuori dal campo; è no, se ci si riferisce alle prestazioni sul terreno di gioco. La cocaina, come le anfetamine e la caffeina, era una sostanza dopante quando in giro non c’era niente di meglio, ma adesso, che il mercato fornisce di tutto, è stata abbandonata, perché a lungo termine le controindicazioni sono troppe. Non sono un medico e, quindi, prendete il risultato delle mie ricerche con le pinze. Comunque, in base a quanto ho scoperto studiando l’argomento è piuttosto pacifico che la cocaina non migliora le prestazioni sportive, ma anzi il suo uso a lungo termine porta a perdita di concentrazione, irritabilità e di energia. Insomma sul singolo evento può aiutare, ma il constante utilizzo determina svantaggi che superano di gran lunga i vantaggi.

Un esempio dal felice mondo del baseball ci aiuterà. Nel 1979 i Pittsburgh Pirates vinsero le World Series. Nel 1985 erano una squadra scarsissima che riuscì a perdere 105 partite in un anno, nonostante avesse a roster degli ottimi giocatori.

Proprio quell’anno, le indagini dell’FBI su un certo Curtis Strong, il cui lavoro di catering gli permetteva l’accesso a varie clubhouse, tra le quali quelle dei Philadelphia Phillies e dei Pittsburgh Pirates, fece emergere un’ampia rete di spaccio che aveva tra i propri clienti vari giocatori di baseball, molti dei Pirates (in base alle indagini due terzi dei 25 giocatori dei Pirates risultavano utilizzare cocaina).

Il dogout dei Pirates 1979

Il dogout dei Pirates 1979

Ecco alcune delle perle:

Tim Raines dei Montreal Expos testimoniò che teneva la cocaina in una fiala nella tasca posteriore della sua divisa per poter sniffare durante le partite. Per questo motivo andava sempre in scivolata di testa quando cercava di rubare una base: così era sicuro di non rompere la fialetta.

Keith Hernandez, MVP del 1979 NL disse che gli capitava spesso di svegliarsi la mattina con il naso sanguinante, tremiti e cinque chili in meno. Affermò, anche se cercò di ritrattare, che secondo lui il 40% dei giocatori di baseball usavano cocaina

John Milner dichiarò di aver comprato due grammi di cocaina in un bagno dello stadio dei Pirates durante la partita tra i Pirates e gli Houston Astros.

Rod Scurry, lanciatore, fu il primo interrogato dalla FBI. Durante una trasferta a San Diego con la squadra avanti 6 a 3 fu inserito per proteggere il vantaggio, ma fu tirato fuori subito dopo. In otto lanci fece otto ball e regalò due basi ai giocatori di San Diego. All’allenatore disse che vedeva la zona di strike saltellare. Quella stessa notte messe a soqquadro la camera dell’albergo dove alloggiava con la squadra affermando che dei serpenti lo stavano attaccando. Fu messo in DL il giorno successivo. In un’altra occasione lasciò lo stadio durante una partita per andare a cercare droga. Morì a 36 anni per complicazioni mediche collegate all’abuso di droga.

Lo scandalo che colpì il baseball costrinse il capo della MLB il nostro amatissimo Peter Ueberroth ad uscire con una frase che forse gli garantisce anche il secondo posto nella mia lista delle affermazioni più stupide della storia (il primo posto lo trovate in questo articolo): “Qualcuno ha il dover di dire quando è troppo, è troppo in riferimento alla droga. Il Baseball lo farà. Noi elimineremo le droghe e saremo un esempio”.

Sì come no, Peter…

Tanto per dire. Quanto lunghe furono le sospensioni inflitte ai giocatori scoperti? Nessun giocatore saltò una singola partita, in cambio del versamento del 10 per cento dello stipendio ad associazioni contro la droga e della partecipazione a cure disintossicanti. Vediamo se indovinate questa: quanti controlli furono fatti per verificare che gli atleti effettivamente avessero smesso di sniffare le linee del campo? Bravi, non ne fu eseguito nessuno…

E io che ho preso in giro Ueberroth. Aveva ragione lui. Dopotutto, disse che sarebbero stati un esempio. Non ha mai detto che sarebbe stato un esempio positivo.

In tempi recenti Josh Hamilton MVP nel 2010 ha visto la sua carriera quasi andare al diavolo prima ancora di decollare per problemi di droga e alcol. Poi fortunatamente si è disintossicato anche se nel 2015 c’è stata una ricaduta.

Tornando al calcio: Angelo Gasparini e’ arrestato il 30 luglio ’81, durante il ritiro dell’ Ascoli, per detenzione e uso di cocaina. Prima di essere bloccato dall’antidoping, Claudio Caniggia è citato quale consumatore durante un processo tenutosi a Verona nell’aprile del 1990 contro degli spacciatori. Walter Casagrande passato per il Torino, nel 1982 viene arrestato e poi liberato su cauzione per possesso di cocaina in Brasile. Come non ricordare Pagotto e Flachi che hanno fatto entrambi ambo, facendosi beccare per due volte? Come Maradona, peraltro, che dopo il 1991 fu beccato anche nell’agosto del 1997, mentre militava al Boca e aveva come personal trainer Ben Johnson (sì proprio quello). Quest’ultima positività fu piuttosto simbolica perché avvenne, dopo un Boca – Argentinos Juniors. C’era tutto: la squadra che Maradona tifa e ama più di tutte (con buona pace del Napoli): il Boca; quella con cui crebbe ed esordì da professionista: l’Argentinos e, infine, il suo demone personale: la coca. Una partita d’addio perfetta. Le malelingue riferiscono che anche allora il buon Diego utilizzasse fialette di urina pulita, ma neppure questa volta gli andò bene.

Flachi quindi aveva problemi sia all'udito che all'olfatto

Eppure il problema di Flachi non era alle orecchie

Con l’elenco dei cocainomani (su Paolini rimando al pezzo di aza) si potrebbe proseguire ancora a lungo, ma il concetto è ormai chiaro. La cocaina diffusa nella società e, quindi, anche nel mondo dello sport, non è una sostanza dopante, ma una sostanza illecita che ha rovinato le carriere di moltissimi sportivi. Maradona la utilizzava non per vincere, ma perché era un drogato. E se non l’avesse usata ci avrebbe guadagnato lui e sopratutto noi che al posto di ascoltare le sue bugie e le sue cazzate avremmo potuto vederlo di più e meglio sui campi di gioco.

Adesso è ora di presentare l’avversario di Maradona, Alex Rodriguez uno dei più forti giocatori di baseball di tutti i tempi che, però, ha ottenuto i suoi numeri stellari grazie all’uso di steroidi e ormoni della crescita. Un integerrimo, che scoperto a barare, si è pentito pubblicamente e, dopo poco tempo, è stato ribeccato a doparsi (qui il pezzo sulla sua qualificazione al torneo). I nostri due concorrenti hanno molto in comune. La stessa passione per le prostitute (la maitresse di Maradona ai tempi del Napoli era Carmela Cinquegrana, quella di Rodriguez: Kristin M. Davis), l’essere stati sospesi per doping, la stessa passione per le donne di spettacolo (e qui stravince Rodriguez che alla Heather Parisi di Maradona contrappone Madonna, Kate Hudson e Cameron Diaz) e, come Maradona ha invaso la specialità di Rodriguez: il doping, così il buon Alex, pur senza raggiungere il clamore e il livello della mano di Dio, ha tenuto alcuni encomiabili comportamenti antisportivi all’interno del campo da gioco.

Il più famoso è avvenuto durante la sesta partita delle finali della American League del 2004, giocatesi contro i Red Sox. In quel momento, gli Yankees di Rodriguez guidano la serie 3 a 2, dopo essere stati avanti anche 3 a 0. Nella partita invece, conducono i Red Sox per 4 a 2 e un out nella parte bassa dell’ottavo inning. Con Derek Jeter in prima, Rodriguez, alla battuta, colpisce una palla lenta tra il monte di lancio e la prima base. Il lanciatore Bronson Arroyo riesce a raccogliere la palla e si dirige verso Rodriguez per toccarlo e, di conseguenza, eliminarlo. A-Rod allora ha un’idea geniale, degna di un bambino di cinque anni che inizia a giocare in little league. Colpisce il guantone di Arroyo che perde la palla. L’arbitro in prima base, impallato da un giocatore di Boston, non vede la scorrettezza; nota solo che il lanciatore ha perso il controllo della pallina e quindi segnala che A Rod è salvo. Il giocatore di origine domenicana prosegue fino alla seconda, mentre Jeter corre a casa base, segnando il punto del 4 a 3. Partita adesso apertissima. I tifosi Yankees impazziscono sugli spalti, mentre Terry Francona, il manager dei Red Sox, si lancia in campo, contestando la decisione. Per sua fortuna e di tutti i bostoniani, l’arbitro a casa base ha visto tutto. A-Rod fa l’innocente e dice di non aver fatto niente. Però l’arbitro non gli dà retta e lo dichiara eliminato come da regolamento. Jeter che si è già seduto in panchina viene richiamato in campo. Boston vincerà per 4 a 2 e andrà a vincere anche gara sette. Sarà la prima squadra nella storia a ribaltare un parziale di 3 a 0 in una serie. Rodriguez, intervistato nel dopo partita, si giustifica dicendo di non conoscere la regola. Giochi da oltre vent’anni a baseball e non conosci la regola? La conosco io che non gioco! Se non ci fosse stato l’arbitro di casa base saremmo a discutere dello “schiaffo di dio” e la carriera di Rodriguez sarebbe stata giudicata in maniera del tutto diversa. Gli Yankees per merito suo magari avrebbero vinto, eliminando i Red Sox e aggiungendo un nuovo favoloso capitolo alla leggenda della maledizione del bambino. Invece fu la parola fine della maledizione, dato che Boston vinse le World Series.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=lxPNcrvR46Q]

Qui si apre una doverosa parentesi. Il bambino è Babe Ruth. Fu venduto nel 1920 da Boston agli Yankees e con i soldi ottenuti il proprietario dei Red Sox finanziò uno spettacolo che poi sarebbe approdato a Broadway. L’idea della maledizione prese piede dal fatto che da quella vendita i Red Sox sembravano proprio esserne usciti maledetti. Com’è, come non è, prima della cessione di Babe Ruth, i Red Sox avevano portato a casa 5 delle 15 World Series disputate fino ad allora. Dalla cessione, i Calzini Rossi impiegarono 84 anni, 4 finali perse e una sequenza di sconfitte clamorose per tornare a vincere. Gli Yankees, al contrario, erano stati dei totali perdenti fino all’acquisto di Ruth, ma negli 84 anni successivi, disputarono 39 World Series, vincendone 26. Per tacere del fatto che Babe Ruth completò a New York la sua evoluzione da eccellente lanciatore al più grande battitore di tutti i tempi.

Torniamo a Rodriguez e alle sue furbate. Durante una partita nel 2007 contro i Blue Jays il nostro ragazzone non è riuscito a tenere la bocca chiusa. Si giocava il 9 inning con gli Yankees avanti 10 a 5, il catcher Jorge Posada, che anni dopo in un’intervista dichiarò che Rodriguez a causa del doping non dovrebbe poter entrare nella Hall of Fame, batte una palla alta che ricade vicino alla terza base. Il terza base Howie Clark è posizionato sotto la palla, mentre Rodriguez gli corre dietro per raggiungere la base. I video mostrano che in quel momento Alex urla qualcosa. Howie Clark si distrae e la palla cade per terra. Posada salvo e Rodriguez felice e tranquillo rimane in terza. Clark afferma che Rodriguez urlò è “mia” “ce l’ho”. Rodriguez si difese dicendo che aveva solo detto “Ha”, tanto per distrarlo (un po’ meno disonesto, ma sempre disonesto). Lo shortstop John McDonald che era lì e aveva sentito tutto fu trattenuto a stento dal colpire Alex “ ma io non ho fatto niente” Rodriguez.

L’egocentrismo di A-Rod, che l’ha sempre reso amatissimo anche dai compagni, trova la sua massima espressione in un fatto riportato per la prima volta da una famosissima trasmissione giornalistica americana “60 minutes” che ha rivelato che la documentazione che collegava Ryan Braun e Francisco Cervelli (compagno di squadra di A-Rod) alla Biogenesis, venuta fuori dopo che il Miami Herald aveva fatto lo scoop su Rodriguez, era stata divulgata da gente assunta da A-Rod per aiutare la sua posizione, dimostrando che il nostro non era il solo che si dopava. Inoltre, durante la discussione sulla sua sospensione arrivò a citare in tribunale la MLB, l’associazione giocatori, e lo staff medico degli Yankees, accusando quest’ultimo di condotta impropria nel tentativo di accorciargli di proposito la carriera. Tutte denunce ritirate appena la pena fu ridotta alla sola stagione 2014.

Rodriguez davanti ai microfoni, parla!

Rodriguez davanti ai microfoni, parla!

Quindi, riassumendo il ragazzo è pronto a tutto per tutelarsi, ma non è una spia: paga qualcun altro per farlo al posto suo. Alex Rodriguez dimostra di essere un antisportivo a tutto tondo che non si limita a doparsi e a mentire, ma tiene condotte subdole e disoneste, anche a discapito di un compagno di squadra. Lo trovo encomiabile nella sua abietta meschinità.

non si può dire che in termini di antisportività Maradona vs Rodriguez non sia uno scontro fantastico, giocato da due veri campioni della specialità. Cerchiamo di trovare un vincitore ai punti, anche se è molto difficile.

Per quanto riguarda l’effetto a livello di notorietà il gesto di Maradona è planetario, quello dell’imbrogliare di A-Rod è più limitato. Il baseball per quanto sport mondiale non ha la risonanza del calcio. E Maradona è il più grande personaggio mediatico che il calcio abbia mai avuto. Su questo poco c’è poco da discutere. A lui sono stati dedicati film, canzoni persino una chiesa (natale è la data di nascita di Maradona e Pasqua il 22 giugno il giorno della mano di dio). Ad A-Rod per quanto abbia cercato sono stati dedicate solo pagine internet di insulti e un edificio scolastico che ha pagato lui. Non proprio la stessa cosa. Inoltre, la mano di dio è diventato il metro di paragone per qualsiasi gesto simile che possa avvenire su un campo di gioco, come abbiamo visto con il rugby nella prima parte di questo articolo. Viceversa l’abuso di steroidi o di sostanze dopanti in genere non fa venire in mente A-Rod per primo, quanto piuttosto il ciclismo con Armstrong, Ben Johnson oppure la classica citazione della Germania Est. Stravantaggio Maradona.

D’altra parte Rodriguez ha dalla sua la reiterazione. Il suo violare le regole sportive copre, se non tutta, la gran parte della sua carriera sportiva. José Canseco (ex giocatore che con il suo libro autobiografico ha sputtanato…ehm…elencato molti colleghi che si dopavano) affermò che secondo lui Rodriguez aveva iniziato addirittura ai tempi dell’High School. Un suo compagno di squadra confessò a un reporter di Sport Illustrated che “Se credi che ha iniziato a usare la droga nel 2001, come ha dichiarato, sei un credulone. È verosimile che non abbia mai avuto un giorno pulito nelle Major League”. Se si considera la cocaina anche di Maradona si potrebbe dire lo stesso, ma le sostanze usate dal battitore gli davano un vantaggio, non altrettanto si può dire per il calciatore. Inoltre, mentre il doping ha con gran probabilità allungato la carriera di Rodriguez, Maradona per la droga ha visto finire prematuramente la propria carriera sportiva conclusa in pratica a 30 anni. Vantaggio Rodriguez e che vantaggio.

Altra differenza tra Maradona e A-Rod: il fatto che l’argentino non si dopava con l’efedrina per essere il migliore al mondo, lo era già. Lo faceva per controbilanciare gli effetti di alcol e droga, rendendo più efficaci gli allenamenti. Questo peraltro aumenta l’antisportività di Maradona perché il suo doparsi era del tutto superfluo. Se al posto di fare le tre di notte sniffare e fare festini, diventando ciccio bomba cannoniere, si fosse allenato, non dico da pensare solo al calcio e agli allenamenti, ma in maniera costanza, l’efedrina al pibe de oro non sarebbe mai servita. Capiamoci anche Arod sarebbe stato comunque un campione senza doparsi, quindi anche per lui il doping era un di più non necessario, ma il giocatore degli Yankees per quanto si fosse potuto allenare non avrebbe mai raccolto i numeri che il doping gli ha regalato. Vantaggio Maradona, ma di poco.

Aspetto ipocrisia. Sappiamo che è il punto di forza di A-Rod. Come quando ha collaborato con un’associazione che lotta contro la diffusione degli steroidi tra i giovani, presentandosi in alcune scuole per raccontare come sia brutto doparsi, proprio nel periodo in cui si riforniva dalla Biogenesis. Ma qui anche l’ex numero 10 del Napoli e della nazionale argentina ha un’arma segreta. A parte dare sempre la colpa agli altri quando viene scoperto per cose che comunque ha commesso lui, nel lontano 1984 in Spagna fece questo spot sulla droga. dichiarando durante le interviste di rito che lui non si drogava e non avrebbe mai permesso ai suoi parenti di farlo. Un errore di gioventù certo, ma qualche punto lo porta a casa lo stesso. Vantaggio A-Rod, ma di poco.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=O5gn_Q1sKDg]

Bastava dire no Diego e cosa saresti stato… già chissà. L’Emir Kusturica già nominato, regista di un documentario sul pibe de oro ha dato una risposta degna del nostro buon Ueberroth, “Se Diego Maradona non fosse stato un campione di calcio, sarebbe stato un rivoluzionario. Ne sono certo”. Ecco, no! Se Diego non fosse stato un campione di calcio sarebbe stato un criminale. Sicuro. No, aspetta mi sbaglio, perché Diego, nonostante fosse un campione di calcio, è stato un criminale (tre condanne penali passate in giudicato e vari scandali, messi sotto silenzio con accomodamenti finanziari, lo dimostrano). Rodriguez, invece, come criminale potrebbe al massimo fare l’informatore della polizia. Quello che vende tutti per una pena più lieve. Purtroppo, per quanto preferisca scrivere di Maradona e delle sue malefatte (vi ricordate quando sparò contro i giornalisti con fucili ad aria compressa ferendone 6? O la foto nella vasca da bagno a forma di conchiglia nella casa di uno dei boss del clan Giuliano?), i comportamenti extra sportivi non contano ai fini della nostra gara. La meschinità di A-Rod, il suo egoismo che lo mette anche sopra la sua stessa squadra e, soprattutto, al di sopra dei suoi compagni (vero Cervelli?), nonché il suo costante violare le regole (lo “schiaffo di dio” si discosta dalla mano di dio solo perché l’hanno scoperto, se no sarebbe uguale) lo porta a vincere contro Maradona di cui tutto si può dire (anche lui con le sue squadre ha sempre avuto un rapporto di amore odio), ma nello spogliatoio era un leader amato dai suoi compagni. Quindi, a malincuore mi tocca ancora una volta dare la vittoria a Rodriguez.

UPSET!! Maradona eliminato!

UPSET!! Maradona eliminato!

Sarà lui ad affrontare Tonya Harding e vediamo se riesce a non prenderle.

Rinnovo ancora una volta l’invito a scrivere a info@quelchepassalosport.it che qui non arriva niente e poi non posso pubbblicarvi.

alvise

Mi piace lo sport, ma soprattutto mi piacciono le storie.

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18 risposte

  1. angyair ha detto:

    Buuuuuuu!
    Mi dissocio dal voto! Avrebbe dovuto vincere Maradona anche perché lui si vanta pure dei suoi gesti antisportivi…

    • azazelli ha detto:

      Pure io ho fatto pressioni affinché passasse Maradona….ho fatto anche pressioni affinché il pezzo fosse lungo massimo 20k caratteri (invece che i 50k finali…)….direi che sono così bravo a far pressione che se mi facevano gonfiare i palloni dei patriots, a Brady gli davano l’ergastolo

  2. AIvise ha detto:

    Chiariamo alcuni punti. Angy non è un voto è una decisione: la mia. Al massimo è un referendum alla greca: tu dici cosa ne pensi e poi io faccio quello che mi pare. Aza, o sovrano assoluto, pensa se fosse passato Maradona… al prossimo avresti rischiato altri 50 k (di materiale ce n’è), invece con A-fraud questo rischio non si corre.

  1. 29 Dicembre 2015

    […] Qui trovate il secondo tempo della […]

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