Il Soccer raccontato da un italiano negli USA

Guardiamoci la partita tutti assieme

Guardiamoci la partita tutti assieme

Chi segue questo sito quando ancora era un blog, sa chi è Gian Marco Tamburi, per tutti gli altri: è un ragazzo che ha prima completato gli studi superiori negli USA, poi ci è andato al college (Appalachian State, in North Carolina) ed infine lì ha trovato lavoro come insegnante e come allenatore, perché gli americani sono un po’ strani, insegnano lo sport nelle scuole. Per voi che non avevate ancora avuto modo di conoscerlo vi consiglio il suo diario che trovate qui, in cui c’ha raccontato proprio questa sua prima esperienza lavorativa in una scuola media (Maiden) sia dal punto di vista didattico che da quello sportivo e di vita personale.

Questa volta però non vogliamo farlo parlare di football per come lo intendono loro al di là dell’oceano, ma di football per come lo intendiamo noi al di qua, vogliamo sapere dal suo punto di vista privilegiato come lo vivono gli americani ed a che punto è la loro crescita sia di comprensione che di livello del gioco. Non possiamo non partire che dal calcio femminile, come sono diventate le migliori al mondo? Parliamo di una nazione che ha vinto 3 dei 7 mondiali disputati sinora…

Negli Stati Uniti c’è una grandissima pluralità di sport, il tutto parte sin dalla scuola dove gli sport vengono suddivisi nel calendario proprio per permettere ai ragazzi di provare più cose possibili: in autunno c’è il calcio maschile, il football, il cross country, nel’inverno c’è il basket, in primavera c’è il baseball, il softball e il calcio femminile e così via…Poi chiaramente c’è un discorso economico che fa del calcio ovunque uno degli sport meno cari dal punto di vista delle attrezzature, sostanzialmente basta una palla e qualche parastinco, che è meglio! Quindi questo background di cultura sportiva permette potenzialmente a tutti gli sport di avere successo, per passare da potenziale a reale poi c’è bisogno della scintilla che nel caso del calcio femminile è stato il mondiale vinto nel 1991 (il primo della storia) e poi soprattutto quello del 1999 con la nazionale guidata da Mia Hamm.

E perché con il calcio maschile questo non è stato possibile?

Partiamo dal presupposto che i successi per lo più sono spesso legati alla dimensione della base dei partecipanti. Sostanzialmente lo sport maschile è dominato dalle leghe professionistiche che catalizzano interessi e aspiranti professionisti. Risulta quindi più difficile farsi largo in un ambiente già dominato da colossi come NFL, NBA, MLB. A livello femminile invece questo non succede ed è stato più semplice crescere. Anche perché il giovane atleta americano, cresciuto in questo ambiente, sarà portato maggiormente a provare ed ad emergere in uno sport come il football ad esempio. Il calcio è visto come un ripiego, tanto è vero che se tu vai a vedere una partita di calcio a livello high school in America, mediamente la metà della squadra, se non più, è composta da giocatori di origine ispanica, ovvero da Paesi con tradizione calcistica ben radicata. Banalmente, in Italia si cresce sognando di diventare come Del Piero o Totti, qui vuoi diventare Michael Jordan o Tom Brady. Ecco con Mia Hamm ci sono state ragazzine che sono cresciute sognando di diventare lei.

A proposito di calcio femminile, ho trovato questo articolo sul blog di Nate Silver e volevo soffermarmi su questo grafico sul numero delle partecipanti a livello di high school nei vari sport.

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Questo grafico è perfetto perché parte proprio negli anni ’70 quando una famosa legge federale, promossa nel 1972, chiamata “Title IX”, obbligava le scuole ad un budget paritario per sport maschili e sport femminili, il che ha fatto aumentare investimenti per tutti gli sport fatti da ragazze, ma del quale se ne è giovato particolarmente uno sport con pochissime spese come appunto dicevamo è il calcio. La linea rossa qui sopra è impressionante e fa capire come i continui successi della nazionale abbiano costantemente attratto nuove atlete e quindi migliorato ulteriormente il livello del gioco in senso assoluto. Il soccer femminile è l’unico sport in costante crescita, ed ha ormai superato il softball, è il terzo più praticato e sta puntando ai primi due posti: questo fa la differenza.

Detto della base dei partecipanti, sia maschile e femminile, per l’interesse mediatico che genera invece come siamo messi? Di cosa si parla? Dove se ne parla?

Innanzitutto il campionato che da anni catalizza il maggior interesse è senza dubbio quello della Premier League. La NBC ha i diritti sul campionato inglese ed ogni sabato mattina trasmettono due partite più gli highlights durante il giorno, il sito della ESPN al sabato mattina dedica comunque una parte dello sticker dei risultati alle partite della Premier. Pure sui social network, non è più una rarità seguire giornalisti sportivi che per lavoro seguono altri sport come football o basket, che però si lanciano in commenti anche sul calcio europeo e generano discussioni anche su questo, specie per le partite di Champions League.

E la MLS? Loro stanno cercando di attirare interesse cercando campioni nei loro ultimi anni di carriera, ultimo Pirlo che ha firmato per una delle due squadre di New York. Loro generano interesse?

Su questo bisogna fare un distinguo. Innanzitutto il mio punto di vista è di un cittadino della North Carolina. Qui non abbiamo squadre, quindi la viviamo in maniera molto più lontana, senza dubbio genera più interesse una partita di Premier o di Liga qui piuttosto che una sfida tra Orlando e Philadelphia. Il Sud è più tradizionalista per tutto ed anche per gli sport, qui c’è college football e baseball, se ti sposti a New York il college football lo seguono in pochi, sono più interessati agli sport professionistici. Sicuramente nelle città che hanno una squadra, lo sport ha seguito e gli stadi sono spesso pieni. Mentre soprattutto nelle zone rurali dell’America, il calcio è visto come uno sport europeo, quasi da sberleffo: mi ricordo l’anno scorso quando allenavo football a Maiden, all’head coach della squadra quando gli dicevo che in Italia giocavo a calcio e che in primavera avrei allenato la squadra femminile gli strappavo sempre una risata, perché per loro è uno sport da fighette che non ha niente a che fare con la mentalità da macho che anima il football.

Per quanto riguarda la possibilità di parlare con amici, colleghi, ex compagni di università, ci sono appassionati tra di loro?

Ho notato che anche per questo fatto si può fare una distinzione sociale, finché mi trovo in questa zona molto contadina, con poca gente che ha frequentato il college, tra loro è difficile trovare qualcuno con cui parlarne, se già vai ad Appalachian State, che è a 35 minuti da qua, una cittadina universitaria, quindi molto più attiva e viva dal punto di vista culturale, lì trovi molta gente sia tra studenti che professori che è appassionata di calcio, se non veri e propri tifosi, come un paio di professori uno tifosissimo del Milan, un altro del Barcellona, addirittura con zaini ufficiali delle squadre, ecc ecc

E se il tuo prof venisse a lezione con questo?

E se il tuo prof venisse a lezione con questo?

Hai accennato alla tua esperienza non solo come allenatore di football, ma anche di calcio per la scuola in cui facevi l’insegnante. Lì come è andata?

Avevo una squadra di 25 ragazze inizialmente, dopo una settimana ne avevo eliminate una manciata di quelle che proprio non avevano la minima idea di colpire con un piede la palla. Delle rimanenti ne avevo 2 molto brave perché avevano già militato in club privati a pagamento, per il resto erano ragazzine mediamente atletiche con le quali sono partito proprio dalle basi sul come va colpito il pallone, con sessioni a fare il buon caro “muro” che si faceva anche in Italia anni fa, lo odiavamo noi come lo hanno odiato loro. In sostanza cose che da noi facciamo a 5 6 anni, io ho dovuto farlo a gente che ne aveva il doppio. Chiaramente era un lavoro unicamente tecnico, la tattica era un concetto troppo avanzato, però ho sempre cercato di fare tutte attività con il pallone, anche per recuperare una capacità motoria nel colpire la palla che loro non avevano mai avuto.

Ecco generalmente qual è l’aspetto per il quale il calcio americano secondo te è ancora molto distante da quello europeo?

Guarda, potendo comunque iniziare a poter usufruire su una base sempre più larga, io penso che a livello di talento individuale nelle giovanili il movimento stia crescendo, chiaramente non ci sono ancora i picchi che si possono avere ad altissimo livello, però giocatori che toccano in maniera apprezzabile la palla ci sono anche qua . Quello che manca è l’aspetto di comprensione del gioco, concetti tattici o di movimenti senza palla che a loro sono veramente sconosciuti, sia offensivi che difensivi. Sostanzialmente non sanno muoversi come una squadra, anche perché rispetto a noi, non sono cresciuti vedendo giocare a calcio in tv. Ai tempi dell’high school ho giocato con la squadra della scuola e non puoi immaginare la frustazione che provavo nello smarcarmi e non riuscire quasi mai a ricevere il pallone, perché loro erano abituati comunque a passare sempre la palla sui piedi e mai sullo spazio o sul movimento del compagno.

Questo per quel che riguarda il tuo compito da allenatore/giocatore. A livello giovanile poi in Italia abbiamo due piaghe per gli annessi al dover giocare o allenare: gli arbitraggi e i genitori, li come va con queste due realtà?

Per gli arbitri m’è bastata la prima partita, alla fine della quale il mister dell’altra squadra m’è venuto incontro per chiedermi scusa, quasi imbarazzato, si sentiva in colpa per gli errori madornali fatti dagli arbitri. Ma la cosa davvero buffa degli arbitraggi riguarda la gestione della partita: non chiedermi perché, ma invece di avere l’arbitro in mezzo al campo che segue l’azione, magari aiutato da due guardalinee (che anche qua non ci sono a tutti i livelli), hanno deciso che l’arbitro in mezzo al campo non serve più ed anno unicamente due persone che corrono esclusivamente sulla linea laterale chi da una metà, chi dall’altra e fischiano tutto loro. Non so da dove hanno partorito questa cosa, anche se è un po’ una mania tutta americana quella di voler cambiare gli approcci arbitrali rispetto al resto del mondo. Che poi alla fine a livello di scuola media, spesso e volentieri è gente di una certa età, tipo pensionati, quindi è proprio un approccio un po’ amatoriale, una sorta di terno al lotto.

A livello di disturbo da parte dei genitori?

Da quel punto di visto sono stato un po’ più fortunato, ma in genere credo sia un problema molto simile a quello italiano, qua magari lo vedi un po’ di più con il football, essendo uno sport che catalizza molte più attenzioni. Ad esempio mi è rimasto impresso il primo allenamento che ho fatto con le armature: decine e decine di genitori che venivano da casa con le sedie e si mettevano a vedere gli allenamenti, parliamo di scuola media, ed era diventato tipo la Pinetina quando si allena l’Inter…poi ovvio a fine partita c’era sempre il genitore che pensa di saperne più di te e viene a darti suggerimenti vari, lì l’unica cosa che ho imparato è dire sempre di sì e continuare a fare di testa propria…

È sempre colpa del mister

È sempre colpa del mister

Tu hai avuto ed hai la fortuna di aver vissuto sia l’approccio che hanno gli americani con il calcio, che quello che viviamo noi in Italia con il football avendo anche giocato con una squadra di flag italiana (le Pecore Nere di Perugia), noti delle differenze tra le due cose?

Secondo me comunque sono due approcci diversi, per quello che ho visto io il football in Italia viene visto ancora un po’ con diffidenza, come se fosse un animale strano, ancora ancorato ad una provenienza quasi esotica e soprattutto è uno sport molto difficile da capire all’inizio per gli italiani, regole tante e strane, che spesso spaventano il neofita, anche la dinamica dello svolgimento della partita è molto frammentata, totalmente il contrario di quanto accade in una partita di basket o di calcio. Viceversa il calcio qui, pur rimanendo uno sport fondamentalmente di nicchia, sta un po’ uscendo dal guscio e in molte zone come ti dicevo prima sta diventando quasi uno sport popolarnazionale: sfrutta molto la linearità del gioco che uno riesce a seguire pure se non ha mai visto una partita in vita sua, è uno sport che unisce grazie alla sua semplicità.

E come hanno vissuto l’ultimo mondiale in Brasile?

Ecco lì ho toccato con mano questo scatto in più che è stato fatto negli ultimi anni, con locali strapieni pur in orari pomeridiani, di gente che si sentiva parte di un evento ed amava condividerlo con gli altri. E la cosa non ti nascondo faceva davvero piacere, era quasi un ritorno alle origini di quando sei bambino e non ti interessa del marcio che c’è attorno allo sport, non stai lì a portare odio o cattivi pensieri: era gente che aveva voglia di vivere l’evento, tifare e godersela. È un approccio molto più puro ed ingenuo, nel senso buono. Quando è scoppiato lo scandalo FIFA/FBI io ero in Italia e non so come sia stato vissuto qua, ma per il momento non ne parla più nessuno, quindi non ti so dire se questo potrà in qualche modo intaccare questo modo di vivere il calcio.

E gli USA riusciranno mai a vincere un mondiale?

Qualche tempo fa sentivo Buffa che addirittura tra le possibili prossime sfide che poteva prendere un allenatore come Mourinho, ci metteva proprio quella di fare il CT a Team USA. Questo per dire che quando uno stato così potente e con un bacino potenziale così vasto si mette in testa di primeggiare, poi difficilmente fallisce. Non so se vinceranno un mondiale a breve, però fa impressione già solo adesso che sono diventati una squadra di medio livello internazionale, dopo che sono partiti da zero. Tu prendi un altro sport in Italia che è a zero, ci sono molte possibilità che sia a zero anche tra 5 10 o 20 anni. Qua negli USA si investe sullo sport da sempre; io mi ricordo in Italia nella classica ora di ginnastica a scuola a Perugia non potevamo giocare a pallavolo in palestra perché il soffitto era troppo basso….in Italia sono anni che continuiamo a dire che vogliamo fare le Olimpiadi, prima nel 2020, ora nel 2024, si deve investire sullo sport, non soltanto sulle Olimpiadi.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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17 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Il prof tifoso del Barca che va a scuola con lo zainetto della squadra, per me numero uno! 😀

  2. alvise ha detto:

    Interessantissimo. Da esterno, noto l’evoluzione di espn nel fornire le notizie di calcio. Da zero a un canale dedicato con video interviste quotidiane. A volte l’articolo in prima è dedicato a una partita di calcio e non della nazionale americana. Cosa assurda fino a pochi anni fa. Inoltre, nel caso del trasferimento di Pirlo o dello scandalo FIFA la prima fonte, citata dai giornali italiani, è stata ESPN. Un’inversione notevole. Adesso le notizie di prima mano arrivano anche da lì.

  3. angyair ha detto:

    Ogni tanto guardo un po’ di MLS su Eurosport e, per carità, il livello non è certo quello della Champions, ma di sicuro non sfugura rispetto a molte sfide dell’attuale serie A. La differenza? Gli stadi pieni, con tanto entusiasmo, tanti bambini (una cosa che faceva notare su twitter anche un giornalista che segue i niners e che faceva la differenza tra una partita NFL e una di MLS) e, almeno da lontano, 0 incidenti.

  4. china_bowl ha detto:

    Entro il 2000 una squadra africana diventerà campione del mondo (cit)

    • azazelli ha detto:

      Ahahaah nella chiacchierata su skype era una considerazione che avevo fatto anche io 😀 la risposto di gm era stata che comunque gli USA hanno un bacino da cui attingere potenzialmente molto più vasta di un Ghana o di una Nigeria….

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