Maghi e stregoni

Castori: È tornato!

È tornato!

Facciamo un passo indietro e riflettiamo. Cerchiamo di capire, di mettere in fila le cose. Scriviamo un breve riassunto dei fatti per vedere se il risultato ci darà una logica che fino a oggi ci è stata sconosciuta. Il tempo e la voglia ci daranno modo di entrare nello specifico, più avanti, se sarà il caso. Oggi, ancora confusi dalle ultime decisioni, rimaniamo con poche parole e tanti pensieri. Non è il presente da raccontare ma il passato da rivedere. Dunque, c’è questa squadra che domina un campionato di Serie B, va in testa a ottobre e non si ferma più. Si chiama Carpi e corre talmente forte che nel periodo di flessione più grave dell’anno mette in fila quattro pareggi. Poi riparte, decolla, e gioca le ultime sette come un calcetto del giovedì sera, come se non ci fosse nulla in palio. Perché non c’è nulla in palio: è rimasto il secondo posto. Per gli altri. Questa squadra è stata costruita da un direttore sportivo pescato dal nulla, grazie alla dritta rifilata alla società di via Marx (non il comico) da un conoscente, “uno del giro” insomma. Si chiama Cristiano Giuntoli, è un decisionista, un leader, uno che tiene per le palle tutta l’organizzazione. Soldi non ce ne sono e quelli che ci sono si spendono a fatica. Serve un mago e lui, forse, lo è.

Negli anni Giuntoli costruisce la squadra pescando tra giovani e meno giovani che abbiano voglia di correre, di arrivare, di divorare il terreno ogni domenica, di rifarsi una reputazione nel calcio. Pesca spesso dalle serie inferiori, ha una conoscenza del calcio minore inarrivabile. Trova l’uomo giusto per ogni situazione e, quando si accorge di aver sbagliato, corregge senza remore e senza perdere tempo. La sua creatura corre, corre e corre. Alle porte dell’estate 2014, dopo aver portato la squadra dalla D alla B, firma con Fabrizio Castori. Sembra una sciagura, un catenacciaro preso per salvarsi a suon di barricate e calci dati più agli avversari che al pallone. L’episodio più celebre della carriera di Castori, nella memoria di molti, è una rissa ai tempi del Cesena che gli vale due anni di squalifica. Invece Giuntoli ha trovato un mago, un condottiero, l’uomo giusto per mettere ordine e grinta dentro la squadra. Un po’ come quando misero Casey Stoner sulla Ducati e scoprirono che quel cavallo imbizzarrito poteva essere domato e vincere un mondiale.

Castori trova gli stimoli giusti, amalgama una squadra che per 44 partite conta non più di 13-14 potenziali titolari di cui un paio hanno annusato la Serie A mentre la maggior parte di loro ha visto la B la prima volta proprio col Carpi. Sui due terminali estremi, Gabriel e Mbakogu, Castori poggia le fondamenta per risolvere ogni situazione nel singolo, decisivo, episodio, per trovare quel colpo che spezza la partita in due o la tiene in piedi contro ogni logica. In mezzo ai due una squadra che alla fine darà il 110% azzannando ogni avversario. Nel momento clou della stagione, quando ci si gioca il tutto per tutto nel doppio confronto Vicenza e Bologna, il Carpi chiude la prima partita in un quarto d’ora e polverizza i rossoblu (3-0) in una notte epica. Arriva a vincere il campionato dopo aver perso due cardini fondamentali (uno per squalifica e uno per infortunio) e dopo le dichiarazioni dell’incommentabile Lotito. Nei mesi si vede la squadra prendere consapevolezza, diventare quadrata, logica, semplice e tremendamente pragmatica. Il sogno, la magia, si costruisce un pezzo alla volta e in ogni momento in cui sembra poter sfuggire, ogni episodio durante il quale la gente pensa “ecco, stavolta è davvero finita”, il Carpi tira fuori le zanne mettendo in campo tutto il cuore ed il carattere roccioso del proprio allenatore.

Castori: 5 mesi fa

5 mesi fa

A fine campionato Giuntoli se ne va. Senza scambi, senza garanzie, senza che venga pagata (così si dice) la clausola di rescissione. Per un occhio distratto se ne va anche senza un perché. Dopo lo stadio il Carpi perde il proprio inventore. Arriva Sean Sogliano, uno che da altre parti pare abbia fatto miracoli. E qua comincia l’enigma. Il nuovo DS, senza nemmeno preoccuparsi di discutere con l’allenatore, smonta per intero la corazzata dell’anno prima e riempie il tutto con avanzi di Serie A e mediocri prestiti giunti da ogni dove. La squadra si svuota della propria anima, del proprio carisma, e in un campionato in cui sarebbe comunque difficilissimo salvarsi si ritrova ad avere tre portieri, portati dal “secondo mago”, che risultano, a oggi, colpevoli di almeno il 35-40 percento dei (tanti) gol subiti. Come se una magia potesse riuscire a prescindere dagli ingredienti e dalle formule. Mister Castori ottiene solo due punti in sei gare incontrando però Inter, Fiorentina, Roma e Napoli: attualmente le prime quattro in classifica. Con Inter e Viola meriterebbe qualcosa di più e si intravedono comunque il carattere e la grinta che erano stati il marchio di fabbrica di un anno fa. Col Napoli ottiene un punto d’oro, con la Roma affonda sotto le papere di Brkic. Castori viene cacciato: la favola è alla fine.

Il tutto risulta ovviamente inspiegabile a meno che qualcuno non pensasse di poter fare dieci punti con quel calendario. Il resto è oggi, gli ultimi giorni di ordinaria follia. Viene assunto Giuseppe Sannino, uomo vicino a Sogliano, apprendista stregone. Il sospetto è che si sia aspettato il calendario favorevole per impedire che Castori potesse fare qualche punto (e risultare quindi incacciabile) e far partire forte l’uomo nuovo. Col Torino sono subito 3 punti ma, come dice lo stesso Sannino, è più una vittoria di chi lo ha preceduto. A Bergamo (0-3) la peggior prestazione degli ultimi due anni e mezzo. Il trittico di scontri diretti con Bologna (1-2), Frosinone (1-2) e Verona (0-0) porta un solo punto. La salvezza è ormai un miraggio e l’allenatore, che ha almeno il pregio di sapersi far amare, ha già litigato con mezza tifoseria ed anche con una parte della provincia reggiana, probabilmente per questioni di parcheggio. Sannino viene cacciato (non per i parcheggi), Castori torna in panchina, Sogliano non può che fare l’ultima magia e sparire: dimissioni.

Castori: L'affetto della gente, oltre la classifica

L’affetto della gente, oltre la classifica

Se non avete capito nulla non preoccupatevi, in casi come questi è un male comune. La comprensione del dietro le quinte è, per noi comuni normali, un miraggio. Magheggi, intrighi, conoscenza di ogni centimetro dei giocatori e ogni secondo dell’allenamento. Rimane la palese disorganizzazione di una dirigenza che dopo aver “perso” lo stadio ha con arroganza deciso che un direttore sportivo come Giuntoli non fosse fondamentale per fare bene, nonostante tutti i risultati fossero lì a dimostrare l’esatto contrario, e che bastasse uno “con le mani in pasta” e la rubrica del telefono piena di numeri per mettere insieme una squadra. Ma undici giocatori che indossano la stessa maglia non sono necessariamente una squadra. Se non c’è la volontà, se manca il tocco magico di chi può trasformarli in un insieme di uomini, rimangono solo undici giocatori con la stessa maglia.

Dopo aver spazzato via un gioiellino che ci avrebbe comunque lasciato la dignità nel cuore, la società ha preso una decisione, e l’esatto contrario della stessa, in due settimane mostrando con un certo imbarazzo che forse a portare la nave in porto non sono mai stati gli uomini di oggi, ma quelli che se ne sono andati. Uno, in particolare, e non è Marx, a cui hanno comunque dedicato una via. Poco importa. A volte dobbiamo pensare che se il Titanic fosse stato un aereo si sarebbe schiantato al suolo. A volte non cambia il finale, per quanto ci si sforzi, ma ciò che conta sono spesso i protagonisti. Il capitano che non abbandona la nave. Ora vorremmo rivedere ciò che è rimasto del gruppo della B giocarsi tutte la chance da qui alla fine del campionato. Anche retrocedendo. Con dignità. Con passione. Con Mister Castori che “salta con noi”. Quella sarebbe l’ultima magia, perché sapremmo di avere di nuovo una squadra. Signore e signori: il Carpi.

In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l’altro nell’abisso.
(Paulo Coelho)

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