New York Jets 2015 – Sognando un QB…

Un nuovo inizio

Un nuovo inizio

Ennesima rivoluzione in casa Jets, ma se due anni fa s’era salvato solo Rex Ryan (e la cosa aveva lasciato dubbi anche su queste pagine: “New York Jets Preview 2013“), questa volta non ci sono stati prigionieri. Via il GM, nuovo tutto il coaching staff, l’unico che si è parzialmente salvato sembra Geno Smith e già vedo il terrore sugli occhi dei tifosi.

Smith sostanzialmente è stata la scommessa persa che ha fatto traboccare definitivamente il vaso, Rex s’era salvato dall’epurazione, con New York che era ripartita da lui e da una stagione che in realtà era andata ben oltre le aspettative, ma i nodi prima o poi ritornano al pettine e la scelta del QB ex West Virginia, che da subito era sembrato pericolosa, ci ha messo poco a presentare il conto. Quattro vittorie nel 2014, 1-5 il record con le rivali divisionali, uno scarto medio nelle sconfitte di 12 punti (paradossalmente le sconfitte con distacco più contenuto sono arrivate contro i Patriots poi campioni): era veramente difficile mantenere il posto.

OFFENSE

Ryan Fitzpatrick, Geno Smith e Bryce Petty. Molti di voi conosceranno il detto “se hai 2 QB (sottinteso “titolari”), non hai nessun QB”, adattandolo alla situazione dei Jets diventa: se hai 3 (non) QB, sei spacciato. Probabilmente quello che garantisce maggiori possibilità di vittoria è Fitzpatrick, il quale tuttavia ha già ampiamente evidenziato i propri limiti sul lungo periodo, può essere un buon riempitivo nel caso non si volesse bruciare il giovane. Il fatto è che il giovane, nel caso di Geno, è stato già visto all’opera e forse ci si è accorti che non c’è molto da bruciare. Al momento pare che il titolare alla week1 sarà proprio quest’ultimo, con Fitzpatrick che però ha dalla sua anche una conoscenza del nuovo OC (Chan Gailey) con il quale ha avuto gli unici anni positivi in NFL, ai tempi dei Bills (che gli valsero anche un rinnovo incredibile di 60 milioni complessivi in 6 anni). In questo marasma, il rookie Petty, scelto al quarto giro, potrebbe avere la sua chance da qualche parte durante la stagione: a Baylor ha dimostrato di essere un giocatore spettacolare, ma le sue lacune tecniche ben mascherate da quel sistema offensivo, sono parse evidenti a tutti sin dal Senior Bowl.

I rumors pre draft davano i Jets come tra le più probabili squadre coinvolte nella caccia a Mariota, una volta fallita quella situazione s’è capito che bisognava fare di necessità virtù: si deve correre (e si deve subire meno punti possibili, di questo parleremo poi). Chris Ivory s’è conquistato in due anni, tra un infortunio ed una buona prestazione, i galloni del titolare. Per problemi fisici non sarà mai un cavallo da 300 portate, benché ne abbia tutte le qualità atletiche, a dargli man forte è quindi arrivato Stevan Ridley, un altro che in fatto di infortuni in queste ultime due stagioni non s’è fatto mancare nulla: l’obiettivo è di averne almeno uno sano alla volta. Di sicuro non sarà difficile non far rimpiangere Chris Johnson (altra scommessa ryaniana non andata a buon fine…), al momento senza squadra. Proprio nelle fasi conclusive del draft, quando ormai la situazione disastrata in QB era accertata, i Jets hanno sagacemente offerto un settimo giro per arrivare ad uno scontento Zac Stacy dai Rams, non sottovaluterei il suo apporto.

“Correre e correremo” è il nuovo motto, e per farlo ci vuole una gran linea e quella di New York non sembra appartenere a questa categoria. Niente di disastroso, ma con pochi margini di miglioramento rispetto agli ultimi due anni su livelli medi. L’unica acquisizione di una certa rilevanza è quella arrivata via FA di James Carpenter, primo giro 2011 dei Seahawks: uno delle poche cose che si ricordano di lui è la reazione di Nick Saban, suo HC ad Alabama, presente in sala al momento della scelta, la tipica faccia di quello che quasi non si ricorda di averlo allenato al college, figurarsi vederlo scelto al primo giro. In realtà poi a Seattle Carpenter qualche qualità l’ha dimostrata, soprattutto in fase di pass blocking, mentre ha sofferto non poco nel bloccare per le corse, il che un po’ di dubbio per i Running Jets lo mette. Il resto della linea sarà completato dalle due prime scelte 2006: Mangold e Ferguson sono gli unici a salvarsi, ma il fatto che parliamo di gente scelta quasi 10 anni fa è indicativo di quanto poco si sia fatto per questo reparto nel frattempo. Willie Colon è il classico veterano difficilmente rimpianto altrove (ex PIT), mentre Breno Giacomini andrà a riformare il lato destro di Seattle di un paio di stagioni or sono.

La cosa più bizzara di questi Jets è però il reparto ricevitori: nel giro di un paio di offseason sono riusciti a mettere su un corpo di WR di tutto rispetto che diventa ancora più completo se si considerano i TE: Brandon Marshall, Eric Decker, Devin Smith, Jeremy Kerley, Jace Amaro e Jeff Cumberland, hanno tutto per riempire il campo; la bizzarria ovviamente sta nel fatto che sembrano sprecati in questo contesto tattico. Quanto durerà Marshall prima di dare di matto con un Geno Smith a lanciargli pietre sulle scarpe? Considerando gli scleri nell’ultima stagione sfortunata a Chicago, la risposta è “poco”. Il prezzo pagato per arrivare a lui non è stato comunque alto (un quinto giro ai Bears), ma il contratto prevede altri 3 anni con 26 milioni complessivi (anche se, a leggere bene questa pagina, in teoria solo il 2015 sarà garantito).

Su Decker persistono le perplessità come WR (non come gusti sessuali, a giudicare da cotanta moglie): ma se i numeri a Denver andavano tarati considerando Peyton Manning, quelli dell’anno scorso al suo primo anno ai Jets sono andati oltre ogni rosea previsione (sempre al netto dell’effetto QB, questa volta in senso inverso). Il Devin Smith visto ad Ohio State è solo uno speedster, ma affiancato agli altri due ed ai TE molto intriganti come Amaro e Cumberland, può già ricavarsi una nicchia di utilizzo. In un mondo con un QB normale questo in definitiva sarebbe il reparto punto di forza dell’attacco, ed invece rischia di essere una dispersione di risorse.

DEFENSE

In questi ultimi anni, specie sotto Ryan, i Jets sono stati sinonimo di difesa, la cosa non è cambiata con il cambio di coaching staff, anzi quanto messo assieme in questa offseason, almeno sulla carta, rappresenta uno dei migliori reparti difensivi della NFL.

Un DL forse non serviva, ma quando alla sesta scelta assoluta puoi scegliere quello che molti analisti ritenevano il miglior prospetto del draft, “servire o non servire” è un dubbio che non ti devi porre. D’altro canto Wilkerson stava già facendo le bizze per il rinnovo contrattuale e in questi casi è sempre meglio prevenire che essere ricattabili. Lui (se, come sembra a questo punto della offseason, resterà), Sheldon Richardson ed appunto il rookie Leonard Williams danno una profondità ed un margine di manovra a chi implementerà i vari game plan da far venire gli incubi ad ogni OL avversaria: il loro ruotare sia in senso fisico, sia in senso di sostituzioni, attorno a Damon Harrison renderà il compito degli altri 8 difensori molto più semplice ed efficace. Senza dimenticare che gente come Vickerson o Bowen come backup sono un autentico lusso.

Il reparto di LB forse è leggermente corto, sia per quel che riguarda gli inside che per i rushatori. Tra quest’ultimi i due titolari saranno sicuramente Quinton Coples e Calvin Pace. Il giovane ed il vecchio (tra i due passano 10 anni, 24 contro 34) che sono chiamati ad un ulteriore salto in avanti in fatto di rendimento: sfruttare i buchi creati dai 3 davanti a loro significa arrivare ad un conto di sack a fine anno decisamente superiore rispetto agli 11 messi a segno la passata stagione. Soprattutto Coples si sta avvicinando alla fase di rinnovo e se vorrà restare in NFL dovrà iniziare a superare la doppia cifra personale in fatto di placcaggi sui QB avversari. Dietro a loro due, Jason Babin ha già dimostrato di essere arrivato a fine corsa, mentre Lorenzo Mauldin, scelto al terzo giro da Louisville, è finito in un contesto congeniale per dimostrare le sue qualità.

Situazione molto simile per i due LB centrali: Demario Davis (il giovane) e David Harris (il vecchio) hanno 5 anni di differenza tra loro (26 vs 31), il primo ha fatto esplodere la sua produzione nelle sue prime stagioni da titolare, mentre Harris pur se in calando è un’ancora alla quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Dietro a loro sono arrivati onesti mestieranti da special team (Mays da KC dopo aver girato mezza NFL in 7 anni e Lattimore da GB) e soprattutto s’è deciso di scommettere su Erin Henderson, ex Vikings fermo da un anno, che nel frattempo si spera abbia mantenuto la forma e combattuto la sete (di alcol).

La grandeur dei Jets alla quale c’aveva abituato la precedente gestione è venuta di nuovo fuori nel mercato che ha ridefinito il reparto delle secondarie: vi ricordate Dee Milliner? Nona scelta assoluta nel 2013 da Alabama, nonché primo CB scelto in quel draft. Ha iniziato la offseason da CB1 l’ha finita da “non è meglio tradarlo ora?”. Il primo a firmare è stato Buster Skrine dai Browns, un ottimo complemento, buon colpitore, e fin lì il buon Dee se ne stava senza pensieri mentre cercava di recuperare dall’infortunio al tendine d’Achille che l’aveva appiedato ad inizio della scorsa stagione. Le voci che fino a quel momento avevano alimentato la possibilità di un ritorno a casa di Darrelle Revis sembravano quindi potersi placare, in realtà nel giro di poche ore i Jets portavano ad un livello superiore il concetto di figliol prodigo: ad aspettarlo nella Grande Mela l’ex Bucs e Pats ha trovato un banchetto da 70 milioni di dollari. Ecco che il recupero dall’infortunio di Milliner s’è fatto più affannoso, tutta fatica sprecata, perché precisamente sette giorni dopo la reunion dei Jets che furono si è completata con la firma di Antonio Cromartie. Dee, recupera tranquillo.

Milliner appena saputo delle nuove firme

Milliner appena saputo delle nuove firme

Quasi in contemporanea con la firma di Cromartie c’è stata quella della safety ex Chargers, Marcus Gilchrist, il cui cognome nella bassa California era usato più per imprecare che per alludere ad eventuali miracoli. Giocherà affianco a Pryor che già nel suo primo anno ha fatto vedere buone cose, loro sarà il compito di non far rimpiangere la dipartita di Dawan Landry.

COACHING STAFF

Come già accennato in apertura, la rivoluzione questa volta non ha fatto prigionieri, da Idzik (il GM) in giù sono cadute tutte le teste: Kacy Rodgers (DC) e soprattutto Todd Bowles (HC) saranno i principali responsabili della difesa (una delle poche cose che funzionava l’anno scorso), per entrambi si tratta di un debutto nelle due nuove mansioni. Bowles per anni è stato il candidato principale della Rooney Rule (la regola che impone di intervistare almeno un HC di colore quando ci sono nuove assunzioni), il suo nome era iniziato a girare già nel 2006 quando da assistente per la secondaria a Dallas era stato sentito come successore di Parcells (ruolo poi preso da Wade Phillips), da lì in poi la sua fama è cresciuta in maniera esponenziale e finalmente si trova nella postazione di comando. Sarà invece Chan Gailey colui che dovrà sfatare la maledizione che colpisce chi ricopre la posizione di OC ai Jets: Marty Mornhinweg, Tony Sparano, Brian Schottenheimer sono le vittime negli ultimi 4 anni.

PREDICTION

Il bipolarismo di cui sono affetti i Jets è ben descritto dai dati di Pro Football Focus relativi alla passata stagione: ottavo peggior attacco della NFL (siamo sui livelli di Tampa e Tennessee….), quinta miglior difesa della Lega (praticamente parimerito con Seattle e New England…due che anche grazie alla difesa si sono raccontati una bella storia a febbraio). In questa offseason s’è cercato di migliorare entrambi gli aspetti e sinceramente molto del giudizio non positivo che ne esce fuori dipende dalla posizione di QB, una lacuna che rischia di gettare alle ortiche ogni tentativo di upgrade (sia a livello di personale che di coaching staff). Il rischio concreto è che i Jets si giochino l’ultima posizione della division in attesa di trovare un QB.

CLICCA per ingrandire (roster da OURLADS.COM, schedule da CBSSPORTS.COM)

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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14 risposte

  1. luke ha detto:

    Fitzpatrick non è male, secondo me è sottovalutato (e forse è stato sopravvalutato al momento del rinnovo con i Bills!?), ma io mi giocherei Petty come starter e comunque considererei Geno senza dubbio quale terzo QB!

    • azazelli ha detto:

      Fitzpatrick è medio, mettiamola così…la sensazione però è che non sia duraturo all’interno di un attacco. Il problema grosso grosso però è che da quello che leggevo giorni scorsi, vogliono partire con Geno titolare.

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