Preview Playoff NBA 2015 – Western Conference

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Continuiamo la nostra preview sui Playoffs NBA affrontando oggi la Western Conference. Non credo ci sia bisogno di spendere tante parole sulla disparità delle due conference nella NBA di oggi dì, basta dare un’occhiata ai record delle diverse squadre. Sappiate solo che gli Utah Jazz hanno concluso la stagione con lo stesso record dei Brooklyn Nets, ma sono stati eliminati dalla corsa ai Playoffs circa un mese fa.

Tuffiamoci quindi ad analizzare le quattro serie di primo turno.

#1 GOLDEN STATE WARRIORS (67-15) vs #8 NEW ORLEANS PELICANS (45-37)
Warriors: Off (109.7; 2nd) | Def (98.2; 1st)
Pelicans: Off (105.4; 9th) | Def (104.7, 22nd)
Season series: 3-1

I Golden State Warriors hanno giocato una regular season storica, ai limiti della perfezione, trasformando ogni singola partita in una sorta di must-see tv. Come dicevamo nel caso degli Hawks, anche per loro servirebbe uno spazio dedicato interamente a quanto mostrato in questa stagione. Alcune chicche che non vogliamo però non sottolineare:

  1. 67 vittorie, decima squadra della storia a raggiungere questo traguardo;

  2. 39-2 in casa, sesta squadra di sempre nel raggiungere questo record;

  3. 2° miglior attacco (differenza di 0.1 punti per 100 possessi rispetto al league leading dei Clippers) e 1° miglior difesa dell’intera NBA;

  4. Points differential pari a +10.1 punti a partita, miglior risultato dalla stagione 2007/08 (Boston Celtics, +10.2);

  5. Il possibile MVP in Stephen Curry, il miglior difensore (e giocatore più migliorato) in Draymond Green e il probabile allenatore dell’anno in Steve Kerr (ricordano l’incetta di premi individuali che fecero i Philadelphia 76ers versione 2001).

La squadra della baia si presenta quindi alla post-season come la chiara favorita e un qualsiasi risultato diverso dalla vittoria del titolo sarebbe da considerare un fallimento.

Il grande merito di Kerr è stato quello di non voler distruggere l’ottimo lavoro fatto dal suo predecessore Mark Jackson, lasciando intatto o quasi ciò che funzionava, come la difesa (terza assoluta, nella stagione 2013/14), andando invece a mettere mano sulla fase offensiva, non all’altezza dei nomi presenti nel roster. Il pluricampione NBA, alla sua prima esperienza da allenatore, ha costruito un sistema offensivo mischiando quei diversi principi che l’hanno accompagnato per tutta la carriera, un po’ di triangolo (Phil Jackson, a Chicago); un po’ di motion offense (Gregg Popovich, a San Antonio) e un po’ di transizioni, contropiede e canestri veloci (Mike D’Antoni, run & gun a Phoenix, dov’era il GM).

L’inserimento di Harrison Barnes e Draymond Green nel quintetto iniziale, a discapito di Andre Iguodala e David Lee, è stata la ciliegina sulla torta che ha garantito al suo sistema – si offensivo che difensivo – di rendere al massimo, partita dopo partita.

Golden State, è tempo di mostrare i muscoli...

Golden State, è tempo di mostrare i muscoli…

I New Orleans Pelicans si affacciano alla post-season per la prima volta e un po’ come successo ai Nets hanno avuto bisogno di una vittoria nell’ultimo giorno di stagione per assicurarsi l’ultimo seed disponibile, a discapito degli Oklahoma City Thunder.

Al timone dei Pelicans troviamo quel freak of nature (non mi vengono in mente altri aggettivi) di Anthony Davis. Se guardandolo avete l’impressione che migliori partita dopo partita state tranquilli, non siete gli unici. Guidati dai suoi 24.4 punti, 10.2 rimbalzi e quasi 3 stoppate a partita sono riusciti, forse un po’ sorprendentemente, a non risentire dei tanti infortuni che ne hanno caratterizzato la stagione (40 partite saltate da Jrue Holiday e una ventina a testa da Eric Gordon e Ryan Anderson) mantenendosi sempre a contatto con i Thunder (ah, gli infortuni…) per l’ultimo posto disponibile.

Il fulcro del loro gioco passa ovviamente dalle mani del prodotto di Kentucky, che sta diventando una macchina offensiva ai limiti della legalità. La sua short chart sta pian piano raggiungendo livelli Nowitzkiani. Realizza il 71.2% delle conclusioni all’interno della restricted area (quarto miglior risultato della lega, considerando solo i giocatori che in media hanno preso 5 conclusioni di questo tipo a partita) ed allo stesso tempo converte il 43.4% dei 7.9 tiri dalla media distanza a partita (dati in sincronia con quelli dello stesso Nowitzki e Chris Bosh nonché migliori di tante guardia tiratrici, per intenderci). Possiamo affermare con certezza che Davis, dopo aver ricostruito il suo jump shot una volta uscito dal college, sia diventato uno degli attaccanti più letali partendo dal gomito, la sua posizione preferita nella metà campo offensiva.

In conclusione vedo una serie ben giocata da entrambe le squadre, con i Pelicans vincenti in una delle due partite casalinga e un paio di prestazioni monstre da parte del sopra citato AD. Ma il risultato finale non dovrebbe essere in discussione.

Abbiamo concluso la preview senza parlare di Stephen Curry e Klay Thompson. Non è una dimenticanza. Vi chiediamo solo di guardarli giocare e godervi lo spettacolo.

Prediction: Warriors in 5

#2 HOUSTON ROCKETS (56-26) vs #7 DALLAS MAVERICKS (50-32)
Rockets: Off (104.2; 12th) | Def (100.5; 6th)
Mavericks: Off (107.2; 5th) | Def (103.7, 18th)
Season series: 3-1

Prima di parlare di questa serie e queste due squadre, volevo far notare come la Southwest Division abbia portato tutte e cinque le sue squadre alla post-season. Qualche tempo fa Will Leitch di Sports on Earth si chiedeva quale fosse la miglior division degli sport americani. Alla numero 1 aveva indicato proprio la Southwest, diciamo che ci aveva visto bene.

Houston ha chiuso la stagione con un record identico a quello dei Clippers, ma grazie agli scontri diretti si è assicurata il seed #2 e quindi un appuntamento con i Mavericks e non con gli Spurs. Senza nulla togliere alla squadra di Mark Cuban, non un brutto vantaggio…

Tra le due squadre non scorre assolutamente buon sangue, i rapporti tra Cuban e Daryl Morey sono abbastanza tesi, da quando, due estati fa, il primo stava corteggiando Dwight Howard mentre il secondo chiedeva informazioni su un’eventuale trade che riguardasse Dirk Nowitzki. L’estate scorsa inoltre ha visto passare Chandler Parsons da una sponda all’altra ed anche in quel caso non sono mancate le polemiche.

Non credo comunque che si possa parlare di vera e proprio rivalità, considerato che negli ultimi dieci anni si sono affrontate una sola volta durante i Playoffs (correva l’anno 2005, Yao Ming e Tracy McGrady la facevano ancora da padroni, anche se in quel caso vinse Dallas in sette gare).

Il risultato raggiunto dai Rockets in questa stagione ha un nome e cognome: James. Harden.

La squadra allenata da Coach Kevin McHale ha dovuto sopperire ad una serie di defezioni che ne avrebbero potuto tagliare le gambe. Dwight Howard ha perso due mesi di stagione, così come altre due pedine fondamentali del quintetto – Patrick Beverley e Donatas Motiejunas (fuori per tutti i Playoffs) – hanno fatto dentro e fuori dall’infermeria.

L’ex Thunder è stato sublime dalla prima all’ultima partita, si giocherà il titolo di MVP agli ultimi voti insieme a Curry (e se dovesse vincerlo lui, rispetto alle nostre previsioni, non ci sarà nulla da obiettare) ed ha trascinato di forza i suoi compagni, canestro dopo canestro. Il suo gioco è stato maltrattato un po’ da tutti (forse perché quell’altro, Curry, ci sta abituando troppo bene), spesso ferma completamente la circolazione della palla ed attacca a testa bassa. Ma è innegabile che le sue qualità siano uniche, anche a questo livello.

Ha un’innata capacità di concludere nei pressi del canestro, è capace di assorbire il contatto come nessun altro giocatore di oggi ed è un passatore estremamente sottovalutato. Un paio di numeri: ha segnato 715 tiri liberi in stagione, che sono esattamente 61 in più rispetto a quelli TENTATI da Russell Westbrook, cioè colui che ne ha tirati di più dopo Harden. Ha realizzato o assistito 1,212 dei 3,032 canestri (da due e tre punti) segnati dai Rockets in stagione, il che significa che gli Houston Rockets sono stati i James Hardens per il 40% circa dei canestri realizzati.

Vieni avanti tu, che mi vien da ridere

Vieni avanti tu, che mi vien da ridere

Parlando dei Mavericks, il dato stagionale più indicativo è chiaramente le regressione che il loro attacco ha avuto una volta inserito Rajon Rondo nel motore. La fase offensiva di Dallas è stata la migliore della lega fino al 19 dicembre, quando segnava addirittura 113.6 punti per 100 possessi, un numero astronomico. Da quel giorno in poi (l’esordio di Rondo è avvenuto il 20 dicembre) il dato è crollato a 104.1, addirittura fuori dalla top ten.

L’ex playmaker di Boston non si è ovviamente integrato alla perfezione nei meccanismi ben oliati di Coach Rick Carlisle, ma il fatto che Rondo abbia sempre innalzato le sue prestazioni durante la post-season e che il coaching staff di Dallas sia uno dei migliori e più preparati di tutta la lega, mi lascia credere che anche quest’anno i Mavs daranno del filo da torcere ai loro, sulla carta più quotati, avversari.

Non mi stupirei se Dallas riuscisse a “rubare” la prima partita al Toyota Center, ribaltando il fattore campo. Da lì poi toccherà a McHale e il suo staff fare gli aggiustamenti necessari, ma con un Harden in più nel motore tutto dovrebbe essere più semplice. L’anno scorso Houston perse la decisiva Gara 6 a Portland. Quest’anno vincerà la stessa partita a Dallas.

Prediction: Houston in 6

#3 LOS ANGELES CLIPPERS (56-26) vs #6 SAN ANTONIO SPURS (55-27)
Clippers: Off (109.8; 1st) | Def (103.0; 15th)
Spurs: Off (106.2; 6th) | Def (99.6, 3rd)
Season series: 2-2

Qualcuno, di questa serie, ha scritto che si tratta di “una finale di conference giocata al primo turno”. Effettivamente, Warriors permettendo, non possiamo dar torto a quest’affermazione. Prendendo in considerazione il differenziale dei punti stagionali siamo davanti alla (Clippers) e (Spurs) miglior squadra della lega. Non è normale che due corazzate di questo tipo si affrontino al primo turno di Playoffs, ma questa è la vita nella Western Conference di oggi.

Siamo di fronte alle due squadre più in forma della lega, credo che nessuno dei due allenatori sia andato a letto mercoledì sera contento del match up che lo aspetta partendo da domenica sera. I Clippers hanno vinto 14 delle ultime 15 partite giocate (unica sconfitta il 31 marzo contro i soliti Warriors) mentre San Antonio prima della sconfitta contro i Pelicans arriva da 12 vittorie consecutive e 21 nelle ultime 24 giocate. Insomma, possiamo affermare con certezza che entrambe le squadre stanno giocando il miglior basket della stagione.

Parlare di quello che fanno queste due squadre diventa quasi scontato e monotono. I Clippers hanno chiuso la stagione con il miglior attacco della lega, guidato da un Chris Paul in versione extra lusso (in una stagione “normale” sarebbe stato un serissimo candidato alla corsa all’MVP, quest’anno dovrebbe arrivare terzo, ad andargli bene). Gli Spurs invece, come spesso succede, ma ormai non ci stupiamo più, sembrano poter cambiare marcia quando è necessario. In questi ultimi mesi di stagione a farla da padrone è stato Kawhi Leonard, ormai sinistramente vicino all’essere diventato il fulcro del gioco di San Antonio. Oltre che ad essere, ormai da tempo, l’incubo di qualsiasi palleggiatore avversario.

Dovete passare sopra le mie mani

Con la sola imposizione delle mani….

Le due squadre, pur non affrontandosi nella post-season dalla stagione 2011/12 (quella volta si trattava del secondo turno e vinse San Antonio per 4-0), si conoscono alla perfezione. I giocatori sono sostanzialmente gli stessi da qualche anno, così come le tendenze ed il modo di giocare. Sappiamo che i Clippers possono segnare contro chiunque (ecco, forse non in uno contro uno con Leonard, quello no), che sia Paul dal palleggio, Blake Griffin dal gomito, DeAndre Jordan da due metri sopra il ferro, J.J. Redick dall’angolo o Jamal Crawford dopo un crossover; la domanda che deciderà la serie è invece quella contraria e cioè se la loro difesa riuscirà a contenere l’attacco degli Spurs?

Nella cavalcata Spurs degli scorsi Playoffs la serie più dura arrivò proprio al primo turno, quando ci vollero sette partite per avere la meglio dei Dallas Mavericks. Non credo che la storia si ripeterà di nuovo – più che altro perché non credo che San Antonio tornerà in Finale – ma sono abbastanza sicuro che questa serie andrà alla settima partita. Da lì in poi capire cosa succederà è pressoché impossibile. Se devo fare un azzardo, e visto che lo devo fare, dico che il fattore campo e Chris Paul avranno la meglio. Dopo uno, se non due, tempi supplementari.

In ogni questa è la serie che tutti vogliono vedere. Un consiglio spassionato: non perdetevi una singola partita.

Prediction: Clippers in 7

#4 PORTLAND TRAIL BLAZERS (51-31) vs #5 MEMPHIS GRIZZLIES (55-27)
Blazers: Off (105.5; 8th) | Def (101.4; 10th)
Grizzlies: Off (103.1; 13th) | Def (99.9, 4th)
Season series: 4-0

Cominciamo precisando che seppur il seed #4 appartenga a Portland, il fattore campo sarà a favore di Memphis. Questo perché l’NBA è originale e ha deciso che le vincitrici delle varie division devono avere uno dei primi quattro seed, anche se poi per stabilire il fattore si ricorre al record stagionale. Va beh, passiamo oltre…

Se c’era una squadra che non voleva, decisamente, vedere i Grizzlies dall’altra parte del campo, questi sono proprio i Blazers. Le due squadre si sono affrontate undici volte nelle ultime tre stagioni. Il record in queste partite è 9-2 in favore di Marc Gasol & Co.

Poche squadre si accoppiano bene al modo di giocare di Memphis, fatto di una continua ricerca del post basso (il 48.0% dei loro punti arriva dall’interno dell’area, nessuno meglio di loro) e di un gioco molto fisico e logorante. Tutto ovviamente passa dalle mani dello spagnolo e del suo compagno di battaglie, Zach Randolph. Entrambi sono nella top ten della lega per frequenza di palloni giocati in post basso (Z-Bo con il 41.9% dei possessi; Gasol con il 37.0%) e tutti e due convertono queste occasioni con eccellenti risultati (0.95 punti per possesso di Gasol; 0.91 per Randolph).

Passato e presente di Randolph: il sorriso riassume tutto

Passato e presente di Randolph: il sorriso riassume tutto

I numeri ci dicono che si tratta di due squadre assolutamente diverse tra di loro, quasi agli antipodi oserei dire. Se Portland è una delle squadre che più si appoggia alle conclusioni da tre punti (il 28.7% dei loro punti segnati arriva da questo tipo di conclusione, quinto miglior risultato della lega), Memphis è in fondo a questa classifica (15.7% dei punti realizzati, 29° posto della lega) mentre se i Grizzlies sono nella top per % di punti segnati dai tiri liberi (17.9) e da palle recuperate (17.1), i Blazers sono in fondo a queste due graduatorie (15.1% e 13.7%).

Rispetto a quanto detto per la sfida tra Clippers e Spurs, queste due squadre non stanno vivendo il loro miglior momento di forma. Nell’ultimo mese e mezzo di stagione entrambe hanno infatti avuto un record al di poco superiore di quota .500. Questo è un problema sicuramente riconducibile anche gli infortuni, che hanno colpito sonoramente sia l’una che l’altra compagine.

Proprio questa situazione potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’andamento della serie. Portland dovrà sicuramente fare a meno di Wesley Matthews e Dorrell Wright (fuori per tutta la stagione), ma a preoccupare sono le condizioni di Aaron Afflalo e Nicolas Batum, entrambi in forse per le prime partite della serie.

I Grizzlies aspettano invece buone notizie sul fronte Mike Conley e Tony Allen. Entrambi hanno saltato le ultime gare di regular season, le ultime news dicono però che dovrebbero essere tutti e due al loro posto nel quintetto base di Gara 1, anche se difficilmente al 100%.

Prediction: Grizzlies in 7

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3 risposte

  1. mlbarza ha detto:

    Golden State – New Orleans: Warriors in 5. Sono di parte in quanto tifoso di quelli della baia di San Francisco, però non vedo l’ora di vedere il monociglio ai playoff. Gli Warriors tra giocatori e coach a ben vedere vista la stagione che hanno fatto meriterebbero almeno 3 premi individuali (e si può questionare sul reale impatto di Iguodala dalla panca, al netto dei numeri offensivi che hanno Lou Williams e Mirotic, tanto per dire) e sono designati per andare avanti, ma i Pelicans hanno una struttura a doppio lungo che è quella delle squadre che han messo più in difficoltà i ragazzi di Kerr durante tutta la stagione. Poi ci sarà da una parte la pressione di dover rispettare a tutti i costi il pronostico, dall’altra l’incoscienza di non aver nulla da perdere.

    Houston – Dallas: Mavericks in 7. Secondo me è la serie in cui è più facile l’upset ad Ovest. Non mi fanno impazzire gli Houston Hardens, men che meno mi fa impazzire il fatto che gli aggiustamenti necessari dovrà farli McHale. Quindi o Harden li tira fuori dalle secche da solo tutte le gare, oppure Carlisle li impacchetta per bene e li rispedisce a Houston col fiocco, pur con tutti i problemi di convivenza tecnica e non avuti con Rondo.

    Los Angeles – San Antonio: Spurs in 7. E’ strano che ormai sia una quasi consuetudine scrivere Los Angeles per partite di alto livello e pensare ai Clippers 😀 . La chiave sarà: quanto verrà consentito ai Clippers di menare? Perchè si tende a sottolineare poco che i velieri hanno uno dei roster più sporchi e cattivi della lega, ma solo perchè dall’altra parte del campo c’è il piccolino col numero 3 a far magie. Ma lui per primo è spesso duro, a volte oltre il lecito. E oltre a lui ci sono ciccio Davis, Griffin, Matt Barnes ecc.. Credo che alla fine, di riffa o di raffa, Pop e gli Spurs la porteranno a casa per arrivare poi “svuotati” al turno successivo.

    Portland – Memphis: Grizzlies in 5. Portland può prolungarla se Aldridge e Lillard si risvegliano in versione playoff dello scorso anno, ma mi pare duro viste le condizioni di salute del primo e la discontinuità del secondo. Di contro i Grizzlies arrivano male ai playoffs, vuoi per problemi fisici, vuoi perchè gli scambi durante la stagione gli hanno fatto più male che altro per ora. Ma credo che alla fine il loro gioco avrà la meglio.

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