Tour 2015 – La tappa che noi aspettavamo

Coraggio, gambe e grinta

Coraggio, gambe e grinta

Faccio una doverosa premessa. Questa non è un’analisi obiettiva della tappa di ieri. Non ne sono in grado e non cercherò di propinarvela come tale. Questa è una piacevole escursione di uno sportivo da divano leggermente sovrappeso (non discuterò sul leggermente, prendetelo come oro colato) che grazie a un manipolo di veri sportivi è tornato per un pomeriggio bambino.

Come è noto lo sportivo da divano è quell’individuo che non pratica sport, se non in occasioni eccezionali e sempre con conseguenze terribili per il suo fisico. Lo sportivo da divano, inoltre, è capace di lamentarsi per la temperatura estiva con un boccale di ghiaccio e menta alla sinistra e tre tonnellate di patatine fritte alla sua destra, mentre osserva dei ciclisti che si devono sorbire la stessa temperatura, pedalando in salita sulle strade della Francia.

Lo sportivo passivo poi si augura anche la pioggia non perché possa rinfrescare quei ciclisti, ma perché così fanno più fatica ed aumenta lo spettacolo. Tanto per dire per lo sportivo da divano una Parigi Roubaix corsa con un bel sole primaverile è la peggiore iattura che possa esserci. Vuoi mettere con una bella pioggia battente intervallata da grandine ad alzo zero? Quella è una Roubaix. Che poi se a lui capita una leggera pioggerellina durante la gita fuori porta è capace di lamentarsi per due settimane di fila.

Comunque, tutto questo per dire che lo sportivo da divano è una persona molto egoista che chiede sopra ogni cosa il piacere di godersi una bella tappa alpina, piena di attacchi e con la vittoria non del migliore, ma del suo preferito. Questo perché lo sportivo da divano, ripeto, non è uno sportivo: lui vuole solo la vittoria di quello che gli sta simpatico e che il migliore vada a fare in…. Simpatia che, sia chiaro, non ha nulla a che fare con conoscenze dirette. Lo sportivo da divano non conosce nessun vero sportivo. Mondi troppo lontani l’uno dall’altro per potersi incontrare. Se commetterete l’errore di chiedere da dove nasca quella simpatia, vi risponderà tutto serio che dal modo di correre si capisce chi è simpatico e chi no. E non provate a contraddirlo sul punto. Questo è un dogma indiscutibile. Se ci provate, non vi lamentate, poi se vi pianta un monologo shakespeariano (e senza pause tra gli atti).

Ora, parliamoci chiaro questo Tour non è stato molto piacevole per lo sportivo da divano tranne per quel gruppetto che tifa Froome (sì penso che ce ne siano, pochi che negano questa passione anche agli amici più cari, ma ci sono). Qualche bella tappa questo sì. Tante splendide fughe. Un Sagan che non può non farti esultare nonostante le sue continue sconfitte, anzi proprio per le sue continue sconfitte.

Però la generale è stata anestetizzata subito. Il keniano bianco ha stradominato, anche grazie a una squadra perfetta (almeno nelle prime due settimane), e nessuno è apparso in grado di impensierirlo e anche chi sembrava aver le gambe per farlo non ci ha provato con la giusta cattiveria o perché non aveva il coraggio o perché così gli ordinava l’ammiraglia (ogni riferimento a Quintana non è puramente casuale).

Ora, se enormi sono i meriti di Froome e dei suoi gregari, grandi colpe per la noia dello sportivo da divano vanno addebitate alla Movistar. Questa squadra più di tutte le altre ha avuto le occasioni e i corridori per attaccare Froome, ma non l’ha fatto, nonostante la Sky dopo due settimane di strapotenza fisica nella terza qualche segnale di cedimento l’ha dato (prima Porte, poi Thomas).

La serenità di Quintana...

La serenità di Quintana…

Anzi, al contrario, Valverde ha stoppato tutti gli attacchi di chi lo seguiva in classifica: Nibali e Contador in particolare. E puoi anche dire che tu scattavi per andare in fuga insieme, ma se non dai il cambio, caro Alejandro, stoppi e basta. Poi, quando ci hai provato in prima persona, hai passato tutto il tempo girato indietro, come aspettando di essere raggiunto. Infine, vedi il traguardo e le energie ti tornano per uno scattino che ti fa guadagnare il secondo sugli avversari. E dal divano giù insulti, perché te li meriti.

Almeno Contador ci ha provato, anche se le gambe non sempre gli hanno dato retta e sembra che dopo i Pirenei la squadra abbia puntato troppo sulle vittorie di giornata senza affiancarlo nel modo dovuto, per tacere di una cronica dipendenza dalle cadute (Tour dello scorso anno, Giro di quest’anno e di nuovo il Tour l’altro ieri).

Infine, Nibali, l’eroe dello sportivo da divano italico. Nelle prime due settimane è scivolato all’undicesimo posto con prove imbarazzanti in considerazione del suo talento e del numero uno con cui è partito all’inizio del Tour. Eppure non si è arreso. La retorica da divano, non sempre obiettiva, l’ha elevato. La gamba non c’era? Lui non ha mollato, sfidando i suoi limiti anche a costo di perdere secondi con attacchi decisi dal cuore, sebbene il cervello magari dicesse che era più sicuro starsene a ruota. Capito tizio capito caio che state a baciare i battistrada di Froome e magari potreste fare meglio? Il mio Nibali (il tifoso da divano abbonda di pronomi propri) continua a provarci. Scatta, non ce la fa e si prende 20 secondi al traguardo, ma lui ci prova. E di prova, in prova dall’undicesimo è risalito all’ottavo posto, perché la gamba anche quando non gira è migliore di quella della maggior parte dei suoi avversari.

Ma, oggi tutto è cambiato e lo sportivo da divano ha finalmente goduto come un folle. Si è attaccato fin dal via senza pretattiche. Certo Quintana ha iniziato dopo 134 km sui 138 a disposizione e Valverde sembrava targato Sky, però, gli altri due, Contador e Nibali, ci hanno provato. Froome non è mai stato in difficoltà, ma i suoi compagni non erano quei pistoni instancabili delle giornate precedenti. Poi sulla salita al Croix de Fer, il miracolo: Nibali è tornato a essere squalo. È partito, dopo aver fatto lavorare Scarponi e Kangert alla morte e non si è più voltato indietro. Ha ripreso Rolland (altro cuore grande così) che era scattato a 70 km dall’arrivo e poi a 12 km è partito da solo, arrivando a conquistare due minuti e venti secondi di vantaggio su Froome e i suoi compagni di merenda. E lo sportivo da divano non si è più seduto da quando il campione d’Italia è scattato. Qualche tweet con gli amici, parimenti sportivi da divano, ma sempre in piedi, perché quando vedi qualcuno che ci prova, si impegna e forse ce la fa, non puoi non tornare bambino. Smetti di pensare al doping (Froome deve avere dosaggi pessimi per spiegare una giornata come questa), smetti di pensare ai tradimenti che da tifoso hai patito e ti godi quella pedalata, l’asfalto che sale e quel ragazzo, che ci prova e che non saprà mai della tua esistenza, ma va bene così.

Nibali assieme allo sportivo da divano, prestato alla strada

Nibali assieme allo sportivo da divano, prestato alla strada

Quando Quintana finalmente scatta e rimonta un minuto in un km e mezzo lo sportivo da divano smette di stare in piedi e inizia a saltellare preoccupato. Non ti azzardare a riprendere Nibali, sai? E subito dopo: ma Nairo hai visto che Froome sta perdendo? L’invincibile frullatore dei Pirenei non riesce a starti dietro. Vedi che è battibile? Ma non potevi provare prima? Ok, il Croix de Fer forse era troppo presto, ma scattare all’inizio della salita per La Toussuire sarebbe stato perfetto. 12 km a tutta e di sicuro avresti vinto a mani basse oggi e magari anche a Parigi, ma ti sei cagato sotto (oh vi avevo avvertito che non era un commento tecnico) e, quindi, tieniti il tuo secondo posto e la tua maglia bianca. Potresti rimpiangere questo giorno.

E Nibali resiste. A due km mantiene il suo vantaggio, mentre il colombiano continua a tirare e Froome guarda il suo computerino per calcolare a che velocità può pedalare (non può essere simpatico uno così…). Ma di frullate assassine non c’è traccia. Nibali prosegue la sua fuga con la smorfia di chi sta dando tutto. I telecronisti impazziscono, perché sono italiani prima che giornalisti, e i tifosi a casa ormai stanno parlando da soli, continuando a gridare: “dai, dai!” e chissenefrega dei vicini, fissando i metri che passano e i secondi che si limano.

Ce la fa, manca un km e ha ancora un minuto, ce la fa, cinquecento metri e Quintana è ancora lontano, ce la fa, è al traguardo, ce la fa e al diavolo tutto. Al diavolo che non rivince il Tour, al diavolo che Froome e Quintana sono più forti, al diavolo Valverde e i suoi scattini del piffero, ma, soprattutto, al diavolo che non fai mai sport e saltellare per cinque minuti senza sosta con questo caldo ti fa rischiare un infarto…

Questo è il ciclismo. Quella cosa magica in cui non vince il più forte, ma il più coraggioso (almeno per un giorno). Quella cosa magica che trasforma un uomo di mezza età in un bambino che apre il pacco il giorno di Natale.

Nibali, ci hai regalato un altro splendido pomeriggio. Non eri il più forte. Alla fine si è visto che i migliori sono, comunque, Quintana e Froome, ma la tappa l’hai vinta tu perché ha avuto il coraggio di rischiare più degli altri. Certo hai approfittato dell’indolenza dei tuoi avversari che si sono decisi a muoversi solo a 4 km dall’arrivo, ma non è un demerito, non è un tuo problema. non è un nostro problema.

E non importa che tu oggi magari crollerai sulla rampe dell’Alpe d’Huez (o magari no). Il ricordo è ormai nostro. Per tutto questo lo sportivo da divano ti ringrazia.

alvise

Mi piace lo sport, ma soprattutto mi piacciono le storie.

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