Tutto nasce dal primo down

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Fiiiiirst down, Hochuli

Per appassionarsi e godere di una partita di football, bastano davvero poche nozioni iniziali: tutte le flag e i cavilli vari arrivano dopo. Una volta che ormai si è entrati nella logica dei down, si attende lo snap come un soggiogato alla nutella attende la prossima cucchiarata.

Proprio a proposito di down, uno degli aspetti più facili da controllare, mentre si guarda la partita domenicale con gli occhi appunto dei semplici appassionati come siamo noi (ed immagino anche molti di voi che ci leggono), è quello di cosa fanno le singole squadre quando si trovano a giocare il classico “first down and 10”. Molto può variare in base al risultato ed al tempo a disposizione, ma finché la partita è equilibrata, analizzando o semplicemente controllando mentalmente quello che succede in quei casi può darci un primo spunto sulle tattiche offensive di una squadra rispetto ad un’altra e quindi un motivo in più per apprezzare il gioco non solo dal punto di vista tecnico atletico, ma anche tattico. Il football d’altronde fa proprio dell’aspetto tattico uno dei suoi punti più affascinanti.

Torniamo al nostro primo down e grazie a delle tabelle che abbiamo trovato in questo articolo su Grantland proviamo, seppur dopo solo 5 partite (per alcuni 4) a tirare le somme di quanto visto sinora in questo aspetto “iniziale” del gioco.

da Grantland.com

da Grantland.com

Partiamo da quelle che tendono con maggior frequenza a lanciare: sostanzialmente, tolti i Patriots che con Belichick giocano un altro sport, abbiamo davanti 4 squadre offensivamente in difficoltà: due (Dolphins e Lions) lo sono tout-court, le altre due (Broncos e Seahawks) hanno mostrato lacune offensive che ben si abbinano a queste cifre.

Denver sta giocando con un Peyton Manning non al meglio (non sta a noi dirvi se mai ci tornerà al meglio…vorremo evitare questo boomerang), per di più dopo la stagione decisamente sopra le righe di C.J. Anderson, quest’anno sembrano mancare di qualità nel reparto dei RB: Hillman sta facendo qualitativamente bene, Montee Ball che doveva essere il cavallo da tiro per i prossimi 4 5 anni al momento più che altro sta tirando a campare, visto che è free agent. La combinazione di questi due aspetti rende prima necessario lanciare con maggiore frequenza e poi farlo con una percentuale di successo mediamente bassa.

Seattle è forse la squadra che meno ci si aspetta di trovare nelle prime 5 della lega in questa statistica, specie perché dal 2012 al 2014 hanno collezionato un risultato diametralmente opposto, con un gioco di corsa chiamato nel 54,2% dei casi. Dietro a questa inversione di tendenza si potrebbe nascondere innanzitutto un cambio di filosofia (o una perdita di identità?). È vero che per metà delle partite sinora disputate Lynch non è stato a disposizione e questo sicuramente ha influito nell’approccio generale di quei match. D’altro canto con un Russell Wilson appena rinnovato, probabile che Bevell (OC di Seattle, ndr) stia cercando di appoggiare molto di più sul suo QB le responsabilità iniziali dei drive, dando quindi vita ad un game plan differente, che al momento non sta ripagando con continuità nei risultati.

Sulle sue spalle.

Sulle sue spalle.

Detroit completa il terzetto attorno al 60% di queste prime 5, una franchigia che da Barry Sanders in avanti ha fatto fatica a trovare un RB solido attorno al quale costruire il proprio gioco. L’aggiunta di Abdullah non sembra aver pagato molti dividendi: tolta la prima partita ha corso a 2,48 di media il che non garantisce un gran successo nel caso lo si volesse far correre nei primi down. Joique Bell aveva fatto bene negli ultimi due anni, ma resta un buon backup sul quale difficilmente puoi costruire il tuo game plan (ed ora è anche infortunato). Ecco che diventa quasi obbligatorio fare affidamento fin troppo a Stafford, con risultati ondivaghi come appunto ci si può aspettare.

La vera aberrazione in tutto questo è senza dubbio quel 71.2% raggiunto dai Dolphins: una squadra, che per come è costruita dovrebbe mettere Tannehill nelle condizioni di non dover mai rischiare sul profondo, si trova la gran parte delle volte a giocare dei 2nd&10 (visto che il QB ex Texas A&M quest’anno ha lanciato un pessimo 56% di completi). La forza dei Dolphins dell’anno scorso e quella che sulla carta in molti (compreso chi vi scrive) assegnavano loro anche quest’anno era l’equilibrio offensivo sul quale basare il loro attacco. Questo dato, più di molti altri, è la spiegazione del loro pessimo record e del perché siano poi stati i primi a silurare il proprio coach.

E quindi perché i Patriots pur avendo la stessa percentuale hanno risultati agli antipodi? Ovviamente i numeri vanno interpretati e associati a quello che si vede poi sul campo: la capacità costruita negli ultimi anni dei Patriots di sfruttare l’underneath con praticamente tutti i giocatori eleggibili schierati abbinata alla precisione sia nell’esecuzione che nella lettura di Brady in questo aspetto del gioco, rende il lancio sul primo down un gioco così imprevedibile da mantenere comunque sul chi va là le difese avversarie ed equilibrato il proprio game plan. Oltre questo in queste prime settimane i Patriots hanno dovuto fare a meno dell’unico giocatore in grado di tirare il carico nei primi down (LaGarrette Blount) e si sono inventati Dion Lewis come Kevin Faulk 2.0 utile non solo nei terzi down, il che rende la percentuale ancora più sbilanciata. Per di più siamo davanti ad una linea offensiva che ha cambiato molto (e molto dovrà ancora aggiustarsi, dopo l’infortunio di Solder di domenica scorsa che l’ha tolto dai giochi) e che fa partire come centro titolare un undrafted che non sta nemmeno sfigurando.

Ma quindi basta correre più che lanciare? Ovviamente no. Anche tra le 5 squadre più squilibrate ma in senso opposto vediamo che si possono fare dei distingui. Innanzitutto la corsa sul primo down è un modo per preservare il proprio QB da errori sia immediati sia a lungo termine costringendo la difesa avversaria ad accorciare sulla LOS specie con le safety e rendendo quindi più efficaci eventuali play action. Non è un caso che in questa lista ci siano squadre con QB che ancora non hanno trovato il limite per i propri lanci o che forse non lo troveranno mai (il buon Jay Cutler) ed è uno dei motivi per cui l’anno scorso probabilmente a questo livello di percentuali ci si trovavano anche i Cowboys di Romo e Murray.

Volenti o nolenti, Bucs e Bears appartengono a questa categoria ed in parte lo sono anche i Vikings, che dalla loro hanno un autentico fenomeno a correre la palla, al quale non consegnarla significa auto infliggersi una punizione. Discorso leggermente diverso meritano Rams e 49ers.

Hand off

Hand off

La squadra della baia, dopo il terremoto vissuto in offseason, era ripartita da pochi punti fissi uno dei quali era quello di voler correre la palla il più possibile e seguendo questa filosofia è stata costruita la squadra prima e sono stati ideati i vari game plan poi. Che poi questo processo non stia dando risultati soddisfacenti è inequivocabile, ma non ce la sentiamo di bocciarlo come tattica, semmai più come errori nelle singole esecuzioni o nel materiale (specie in linea) messo a disposizione. A rafforzare questa filosofia c’è anche un calendario che li ha visti spesso partire in svantaggio e nonostante ciò non hanno mai abbandonato questo tipo di approccio al drive.

Infine ci sono i Rams: una squadra senza ricevitori e che ha speso il primo giro su un RB che appena recuperata la condizione fisica sta impressionando anche i più scettici. Certo, considerando anche l’assenza di Gurley nelle prime settimane, questo non giustifica una percentuale così bassa di lanci al primo down e rende comunque l’attacco di St. Louis un filo troppo prevedibile e conservativo, anche se forse non si può fare diversamente per cercare di muovere con continuità la catena, stando alle difficoltà riscontrate negli altri reparti.

La morale di tutto ciò? È vero che sono solo poche partite e che queste statistiche sono influenzate molto da un sample size così ridotto e dai punteggi, quindi dagli avversari affrontati, ma è “curioso” vedere che tra le imbattute le uniche sbilanciate siano Patriots e Broncos, ossia quelle con i migliori QB degli ultimi 15 anni. E alla fine, nel football, vince chi più riesce a restare equilibrato in qualsiasi aspetto del gioco e anche del roster.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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