Il Tour de San Luis alla “TV”

Ieri sera ho deciso di vedermi lo streaming della quarta tappa del Tour de San Luis anche per premiare l’intraprendenza della organizzazione di trasmettere “free” la corsa via internet. Si trattava di una delle due tappe principali di questa sette giorni argentina, con una prima sfida tra Quintana e Nibali, benché poi i due in stagione avranno obiettivi diversi e la condizione al momento non può e non deve essere molto brillante.

La tappa di ieri

La tappa di ieri

Streaming sul netbook (e Masterchef in TV, ma questa è un’altra storia…), mi sono connesso sin dalle 18,45, orario dato come inizio della trasmissione, ma ho capito sin da subito che sarebbe stata una esperienza extra sportiva.

Puntiali arrivano le immagini dall’elicottero e la macchina davanti al gruppo: “toh va, la riprendono sin dalla partenza”, grande sforzo televisivo, anche se a giudicare dall’altimetria della tappa non ci sarà molto da seguire sino agli ultimi 20 km. Mi distraggo un po’…torno dopo pochi minuti e…uhm…ancora le immagini dall’elicottero ed ancora la macchina davanti al gruppo, inizio un po’ ad insospettirmi. Finalmente la “safety car” si fa da parte e via, partono scatti random di corridori di cui si fa fatica a riconoscere la squadra, ovviamente sempre ripresi dall’elicottero: mi viene in mente René in Boris con il dolly, se ce l’hai, con quel che ti costa, lo devi sfruttare il più possibile.

Quando inizio a pensare che non abbiano le moto anche se le vedo inquadrate (almeno quelle da lassù riesco a riconoscerle), ecco che arrivano le prime riprese “da terra”. Tempo 30″ e rimpiango la stratosfera: mal di mare, inquadrature delle nuvole (forse cercano di riprendere l’elicottero? È lui il protagonista?), operatori ubriachi che maneggiano la telecamera come se fossero dei ninja con i nunchaku, il tutto mixato da una regia che salta da una moto all’altra, davanti ed in fondo al gruppo.

La prima cosa che mi viene pensata è “adesso capisco dove fanno scuola i registi della Vuelta“, solo i migliori poi lasciano il Sud America per la Spagna. La ripresa che più mi affascina è quella che avviene ad un certo punto a moto ferma (probabilmente l’unico modo che hanno per evitare l’effetto Blair Witch Project) ed inquadra il gruppo che gli arriva contro, il problema è che una volta passata la testa si mette in posizione perpendicolare rispetto alla corsa, come se fosse una fotocellula del fotofinish, e resta lì ad inquadrare macchie di colore in movimento in cui è già tanto distinguere il corridore dalla bici: capolavoro cinematografico.

Ogni tanto inframmezzano “riprese” dei corridori con riprese della salita finale e questo ammettiamolo un po’ fa venire l’acquolina, un budello che sale fino in cima alla montagna attraverso svariati tornanti, privo di vegetazione: senza dubbio un panorama da togliere il fiato.

Fidatevi, dall'alto era anche più bella

Fidatevi, dall’alto era anche più bella

Va bene, ho visto abbastanza torno a distrarmi, tanto mancheranno….uhm…ovvio non c’è la grafica con i km o eventuali distacchi (nel frattempo la fuga è partita) però mi faccio furbo, apro il feed #TourdeSanLuis su Twitter e lì per lo meno ogni tanto compaiono distacchi, composizione dei gruppi e distanza dall’arrivo. Lascio comunque l’audio dello streaming attivo perché la cadenza argentina dello spagnolo ha un che di riappacificante con il mondo, come se fosse musica new age.

A proposito di musica new age, ad un certo punto non posso fare a meno di notare che non c’è più nessuno che parla, ma c’è un jingle, deve essere più di 5 minuti che mi fa da sottofondo, controllo la pagina dello streaming: planimetria della tappa, un video che dura 15″, ripetuto ossessivamente da non so quanto tempo. È quasi meglio della ripresa dalle moto. Dopo un po’ torna la telecronaca e subito butto un occhio: una bella banda a trequarti schermo mi informa che sto vedendo immagini della terza tappa, andiamo sempre meglio…

Quando è ora di cena, sono circa le 20, abbandono il netbook per la forchetta mentre lo streaming sta mandando da qualche minuto la planimetria di cui prima. Torno mezz’ora dopo e c’è ancora lei. Twitter mi rincuora, mancano ancora 80 km.

Arriviamo ai piedi della salita conclusiva dopo aver rivisto tutte e 3 le tappe dei giorni precedenti e quando dico tutte non esagero: sintesi, ovviamente riprese con la stessa tecnica cinematografica, della lunghezza di 15-20 minuti l’una.

Gli ultimi 10 km sono il regno dell’elicottero e l’inferno per il commentatore. Ce lo immaginiamo anche lui su twitter che legge i nomi dei corridori a questo punto riportati da chi è seduto in una delle 40 moto che segue la corsa (eccone giustificata la loro presenza così massiccia).

È tutta una ripresa dallo spazio, la ripresa panoramica di prima che ci faceva venire l’acquolina in realtà non era paesaggistica ma proprio una anticipazione su come avrebbero presentato il finale. Il paesaggio lunare aumenta la confusione. Ad un certo punto mi aspetto di vedere arrivare Armstrong, nel senso di Neil, non di Lance.

La situazione è talmente surreale che non mi fido nemmeno dei tweet che mi raccontano che quel puntino che vedo avanzare a velocità supersonica non è Valentino Rossi in sella alla sua Yamaha (ecco Masterchef sulla TV che aumenta la difficoltà di restare concentrati), ma Eduardo Sepulveda. Esatto, quel Sepulveda che fu squalificato perché colto a salire in macchina per un centinaio di metri (forse fu “soltanto” un traino, ma vogliamo contribuire alla leggenda), mentre concorreva per il premio Ninja al Tour 2015.

Sepulveda davanti e vittorioso sul traguardo, è tutto vero (cit.). Dietro tra gli inseguitori Quintana, ma Dayer, non Nairo. Il fratellino. L’altro, quello più famoso, arriverà settimo, assieme a Majka e ad un Astana. Sarà Nibali? No…Nibali ce lo siamo perso. Vincenzo giungerà al traguardo con più di 5 minuti di ritardo, il primo Astana arrivato nei 10 è Miguel Angel Lopez (a parte tutto, da tenere d’occhio quest’anno).

Aspetto di leggere l’arrivo di tappa definitivo prima di archiviare la mia esperienza con il Tour de San Luis per quest’anno. Sì, la corsa non è finita, ci sono ancora altre tre tappe (compreso un altro arrivo in salita importante che determinerà la vittoria finale), ma oggi per esempio andrò al cinema a vedere “The Revenant”, dopo aver visto quest’opera d’arte c’è il rischio di restare delusi e chissà forse anche lì, all’improvviso, dal nulla, comparirà nei titoli di coda Roman Villalobos.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

Potrebbero interessarti anche...

9 risposte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *