Mossa e Contromossa – Champions ed Europa League

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Non poteva mancare l’appuntamento con le grandi manifestazioni europee per analizzare le mosse e possibili contromosse che gli allenatori hanno proposto in alcune partite di Champions League ed Europa League tra martedì e giovedì sera.

Il fascino delle serate di coppa è sempre vivo in ogni appassionato di calcio che si rispetti e spesso nelle varie sfide più o meno importanti i temi tattici da cogliere sono molteplici e danno vita a discussioni estremamente interessanti.

La nuova formula televisiva dello spezzatino degli ottavi di Champions in due settimane ha proposto solo due partite degne di attenzione, come l’ennesimo scontro tra PSG e Chelsea, arrivati al terzo anno consecutivo di una serie che ormai potrebbe essere oggetto di qualche documentario sportivo o il tanto atteso RomaReal Madrid, per vedere se la cura Spalletti abbia dato una dimensione anche europea ai giallorossi.

La sfida tra i campioni di Francia e quelli d’Inghilterra (ancora per poco) propone un duello di stili di gioco quanto mai all’opposto, con il PSG che ama il palleggio prolungato e quasi scenografico, pronto a ricevere gli applausi dei propri sostenitori ad ogni giocata di fino, e il Chelsea che è invece plasmato sul duro e sporco di mourinhana memoria.

E son proprio su queste linee di pensiero che i due allenatori hanno impostato le loro squadre.

Blanc con un centrocampo costruito sul palleggio a tanti tocchi e pochi lanci di Thiago Motta e Verratti, pronti a servire sempre sulla figura i propri avanti, soprattutto Di Maria e Ibrahimovic, veri catalizzatori del gioco dalla trequarti offensiva fino all’area avversaria.

Hiddink con uno schieramento molto bassa in fase di non possesso, in cui gli esterni alti arrivavano a mettersi in linea col centrocampo e la mediana che sulla carta doveva essere formata dalla coppia Mikel-Fabregas, diventava un trio in cui il nigeriano si metteva davanti alla difesa, a schermare il movimento di Ibrahimovic e le incursioni di Matuidi, e lo spagnolo veniva affiancato da Willian per contrastare la partenza dell’azione del centrocampo francese.

Nel primo tempo la tattica del Chelsea è sembrata più efficace, con il PSG che trovava il vantaggio su punizione deviata con Ibra, ma tirava in porta lo stesso numero di volte degli avversari che avevano la metà del loro possesso palla. Oltre al pari subito nel finale da Mikel, i “francesi” dovevano ringraziare Trapp per la super parata sul colpo di testa di Diego Costa.

La contromossa che avrebbe dovuto attuare Blanc contro un muro molto compatto come quello dei Blues era di velocizzare il gioco di possesso e soprattutto cercare di esplorare con costanza i punti deboli del Chelsea, la zona esterna bassa, a destra dove Azpilicueta soffriva maledettamente le sovrapposizioni di Maxwell e lo stesso Baba dall’altra parte andava in difficoltà ogni volta che Marquinos si aggiungeva alla propria ala nelle azioni offensive.

Analisi tattica, Il doppio dei tiri per il PSG, ma quasi la metà fuori dall'area, mentre il Chelsea 8 volte su 10 ha tirato da posizione vantaggiosa

Il doppio dei tiri per il PSG, ma quasi la metà fuori dall’area, mentre il Chelsea 8 volte su 10 ha tirato da posizione vantaggiosa

E da metà secondo tempo in poi, soprattutto con la decisione di liberare Di Maria su tutta la trequarti, il Chelsea è stato schiacciato nella proprio metà campo. Tutto questo però portava spesso a conclusioni da fuori area e visto il gioco poco a ridosso della porta di Ibrahimovic, si avvertiva la necessità di avere un’altra punta in grado di esserci in zona goal. La scelta di Cavani a 15′ dalla fine è stata forse troppo tardiva, perché i movimenti senza palla in profondità del matador hanno squassato la difesa del Chelsea e oltre al goal immediato, con più minuti di gioco forse il risultato sarebbe stato più tranquillizzante per i transalpini in vista del ritorno.

Mercoledì all’Olimpico c’è stato invece un Roma-Real che avrebbe potuto dare molto di più dal punto di vista dello spettacolo, ma che si è sviluppato più sulle lacune tattiche delle del s  sdsaue squadre che sui punti chiave, finendo per regalare un risultato abbastanza immeritato agli spagnoli, grazie al talento smisurato a propria disposizione.

Spalletti ha scelto una tattica più alla ricerca di contenere l’avversario che cercare di colpirlo, scegliendo una mediana a tre che occupasse la zona di trequarti centrale difensiva e due ali che fossero in grado di ripiegare sulle salite dei terzini, mettendo in più in finto centravanti come Perotti per schermare il possesso iniziale di Kroos e Modric.

Proprio la scelta di Perotti però ha consentito a Varane e ad un grande Sergio Ramos di contenere difensivamente le sortite laterali di Salah e El Shaarawy, in particolare il capitano madridista è stato eccellente nell’aiuto a Marcelo sulla sinistra quanto il terzino si trovava troppo avanti per chiudere sulla partenza fulminea con o senza palla del runner egiziano della Roma.

A quel punto, visto anche il buon lavoro di Vainquer e Naingollan in fase difensiva e la partita sotto standard di James e Isco dall’altra parte, Spalletti avrebbe potuto alzare Pjanic di 10 metri liberandolo di un ruolo che non sembra nelle corde del bosniaco e dando la possibilità di creare gioco nella zona sempre pericolosa per il Real, tra Kroos e i centrali difensivi, e da lì sfruttare i tagli in profondità delle due ali, magari invertiti, visto che il tempo di gioco in più nel doversi sempre accentrare sul piede migliore permetteva alla difesa di contenerli prima del tiro (solo 2 tiri in porta dei giallorossi).

Questa inversione di posizione avrebbe dato maggior aiuto a Florenzi nel secondo tempo, quando Zidane ha deciso di puntare forte sull’1vs1 di Cristiano Ronaldo sul terzino adattato romanista, dopo aver visto che sia Salah che Naingollan non garantivano più un raddoppio difensivo costante su quella fascia.

Analisi tattica, L'azione del vantaggio denota la ricerca dell'1vs1 di CR7 su Florenzi in fascia

L’azione del vantaggio denota la ricerca dell’1vs1 di CR7 su Florenzi in fascia

Spalletti dopo il vantaggio di CR7 ha deciso di passare alla difesa a 3 dando quell’aiuto con i due difensori laterali Manolas e Rudiger, supportati centralmente da De Rossi, ma proprio il secondo goal, che di fatto chiude il discorso qualificazione, è arrivato su un errore di Rudiger, troppo lento a capire la richiesta di aiuto di Digne, che aveva chiuso l’1vs1 esterno di Jese, indietreggiando però in attesa che il suo compagno andasse in chiusura per evitare il tiro che ha regalato il risultato finale al Real.

In Europa League la sfida più interessante era quella di Firenze, tra la Fiorentina e il Tottenham, tra le squadre più in forma d’Europa ed entrata prepotentemente nella lotta per il titolo della Premier.

Paulo Sousa e Pochettino hanno deciso per uno schieramento molto simile, senza un centravanti puro, con Zarate a fare il perno per i viola e Chadli per gli Spurs, coadiuvati entrambi da tre giocatori di manovra dietro, più propensi al gioco esterno per la Fiorentina, più centrali per il Tottenham.

La partita per quasi 60 minuti è vissuta molto sul potenziale espresso dalle due coppie più offensive delle squadre, Zarate-Ilicic da un parte e Chadli-Alli dall’altra.

Zarate ha tirato 6 volte, ma solo 1 in porta, mancato una grande occasione nel primo tempo e perso ben 8 palloni, mentre Chadli pur toccando la metà dei palloni dell’attaccante argentino, ha tirato 2 volte su 2 nello specchio, segnato il rigore del vantaggio e perso pochissimi palloni. Ilicic che spesso è stato l’uomo chiave della Fiorentina, ha toccato solo 26 palloni e non ha mai tirato, mentre Alli ha toccato il doppio delle volte la palla e con percentuali di utilità nettamente migliori rispetto allo sloveno.

Questi dati sono lo specchio di uno sviluppo complessivo della gara nei primi 50 minuti che è viaggiata sui binari di una Fiorentina che si arenava sulla trequarti avversaria, a differenza del Tottenham che pur avendo meno opportunità offensive le ha sfruttato a pieno.

La mossa vincente di Paulo Sousa da quel momento è stata dare più peso alla manovra offensiva alzando la posizione di Marcos Alonso a ridosso costante della linea mediana e accentrando Bernardeschi. Da lì in poi la spinta della Fiorentina si è fatta più costante e più efficace (basta vedere i dati dei tiri e dei corners conquistati), garantendo il pareggio proprio su una giocata dalla trequarti centrale del golden boy col n.10.

Analisi tattica, Bernardeschi gol

Il gol di Bernardeschi

Dopo il pareggio però la mossa dell’allenatore portoghese di togliere Kuba per Kalinic e rispostare Bernardeschi sulla fascia (destra), con compiti anche difensivi visto il passaggio al 352, ha un po’ tarpato le ali all’entusiasmo della propria squadra, dovuto al fatto che centralmente, dove il Tottenham dimostrava di poter lasciare spazi vantaggiosi, si sono alternati uno spento Zarate e un Kalinic molto lontano dalla forma di inizio stagione.

Il mantenimento di Bernardeschi nella zona centrale, lasciando Kuba a destra e mettendo Kalinic per Zarate e non per l’ala polacca, poteva dare quella verve in più in grado di provare a vincere la gara ed andare a Londra con meno dubbi sulla qualificazione agli ottavi.

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