MotoGP – GP Germania

Giro di boa per il Motomondiale, gara numero 9, la metà esatta. Germania, tocca al mitico Sachsenring con i suoi tre chilometri e mezzo e il rettilineo finale da settecento metri, dove tutte le gomme si consumano a sinistra perché svolti quasi sempre di là. Piove. È piovuto. Ed è un bene perché all’asciutto il week end di prove ha visto un solo pilota dominare: Marc Marquez.

GP Germania, Bagnato, ma non troppo

Bagnato, ma non troppo

Prima o poi toccherà risolvere il problema della pioggia, soprattutto dopo il disastro di Assen, quindici giorni fa. Si potrebbe correre solo nel deserto. O nei dome. Resta il fatto che la due giorni che precede la corsa è di una noia mostruosa, la notizia più entusiasmante è sapere che nel 2018 si correrà anche in Finlandia. E pioverà.

Al pronti via la Honda di Marquez va subito in sofferenza, il buon Meda ci ricorda di come la sua ragione di vita, quello col 46, abbia messo su una super, extra, giga morbida che sta pagando un sacco in prestazioni. La triade davanti ricorda Assen, la triplice intesa italiana.

Le Ducati ne hanno di più, Marquez ormai è andato. Lo spagnolo fa anche un drittone nella sabbia (o nel ghiaione come lo chiama il nostro amico Guido), tiene la moto, non cade. Rientra in pista ma è nono. Rossi pare in controllo ma Dovizioso pare più veloce.

È che l’acqua ha sto cazzo di difetto… evapora. Cioè, non so bene come spiegarlo, ma le cose bagnate poi, piano piano, si asciugano. Accade anche al Sachsenring. Ci sarà da cambiare le moto. Di nuovo. Iannone è il primo a farlo, monta le intermedie oltre ai vari trucchetti stile Batmobile per abbattere gli avversari. Per l’italiano saranno giri anonimi uno dopo l’altro, la gomma sembra non prendere mai il giro giusto. A piedi andrebbe più forte. Poi il folle finale dei cambi moto altrui e chiuderà comunque 5°.

Jorge Lorenzo balbetta nelle retrovie, la terza gara assolutamente anonima. Hector Barbera passa Rossi e si piazza al secondo posto. Il Dottore sembra in difficoltà. Molti cominciano a cambiare moto, il circuito appare per metà asciutto, ma due curve sono ancora molto bagnate e sono due curve belle tirate. Mancano ancora diciotto giri. Si potrebbe provare ora. È presto? Ma tanto si fermeranno anche gli altri prima o poi.

Cal Crutchlow, ad esempio, s’è già fermato e sta mangiando più di un secondo al giro al gruppetto di testa. Il via vai ai box comincia, appare chiaro che il gruppo che guida la corsa si giocherà tutto nel cambio moto ai box; rapidità a saltare giù da una e salire sull’altra, capacità di scaldare la gomma alla svelta e di prendere subito i tempi giusti. Si attende il giro giusto. Non si può scendere sotto gli undici giri (al termine), sarebbe follia. Un paio di giri per mandare le gomme in temperatura, 8, 9 giri per tenere la posizione. Marquez cambia la moto, esce dai box a 34 secondi di distacco dal leader della corsa.

Rossi non sembra più in difficoltà ripassa Barbera e ricomincia a girare. Probabilmente ha cercato di abbassare il ritmo, studiare meglio l’asfalto che va ad asciugarsi senza rischiare nulla, preservare la gomma per un paio di giri in più. La regia inquadra l’anteriore di Dovizioso, ormai c’è solo il cerchione. Ma il gruppetto di testa continua a girare. Ai box Yamaha la moto di Valentino è pronta.

Gp Germania, Dovizioso Alla bersagliera!

Alla bersagliera!

La seconda voce ci informa che le intermedie, oggi, non possono fare più di dieci giri a un buon livello. Guido Meda appare sorpreso e rilancia la notizia come fosse un secondo Watergate. I cinque di testa girano, girano e girano. Ormai i bookmaker cominciano a quotare quando entreranno ai box. Sembra che nessuno voglia concedere il primo passo. Ma alla fine così non ci possono arrivare.

Arrivano alcuni dati: Marquez sta guadagnando 3.4 secondi al giro. Devono rientrare, devono rientrare! Ora o mai più. No, altro giro. I meccanici di Rossi, inquadrati, allargano le braccia. Altro giro. I tempi di Marquez crollano che neanche il dollaro nel ’29. Al giro dopo ha preso più di sei secondi sui rivali. Poi diventano sette. Ormai anche fermarsi a cambiare moto sarà inutile. I tempi tecnici e quelli per portare in temperatura le gomme… non c’è speranza. Se ne va il mondiale.

Ecco il quintetto che entra i box. Non sapremo mai perché la stessa strategia per tutti, perché nessuno abbia letto le comunicazioni, perché nessuno abbia rischiato qualcosa. Marquez passa a tutto gas sul rettilineo mentre gli avversari inforcano la nuova moto. Ha davanti Miller che nessuno ricorda cosa faccia lì. Lo svernicia appena lo intravede davanti. Marquez vola a chiudere in scioltezza, 48 punti sul Lorenzo, 59 su Rossi. Un abisso.

Dietro i cinque dell’ave maria faticano pure a rientrare, le nuove moto non rispondono a dovere, soprattutto quella di Rossi, motivo per cui, dirà poi, ha cambiato più tardi la moto, scusa che a noi sembra non stare troppo in piedi. Questo sembra quello che è caduto da cavallo e ha detto che stava scendendo (cit).

Ennesima gara delusione. Un po’ in tutto. La pioggia, il bagnato, si toglie spettacolo, l’elettronica tiene (quasi) tutti in piedi ma poi la gara la decidi sul cambio moto. Bah… forse in Finlandia andrà meglio. Intanto guardi la classifica generale, nei primi sette sei sono spagnoli. E anche questo sta un po’ stancando. Sarà il segno dei tempi e del business. E al TG nemmeno una buona notizia.

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