Paura e delirio a Las Free Agency

Free Agency, Due GM NFL al lavoro

Due GM NFL al lavoro

Quando la tua squadra inizia la free agency NFL con 40, 50…addirittura 90 milioni di spazio salariale, la tua reazione deve essere la stessa di quando, nei Goonies, Chunk incontra Sloth per la prima volta. Se ti va bene poi diventate amici, ma innanzitutto deve scorrere il terrore nei tuoi occhi. Avere così tanti soldi a disposizione è spesso un’arma a doppio taglio specie per quello che abbiamo visto nelle ultime free agency: quella 2015 l’avevamo già riassunta qualche giorno fa, ma le altre non differiscono molto come concetto.

Probabilmente questo è un chiaro sintomo che sto invecchiando, d’altronde quando si è giovani non si vuole altro che la propria squadra possa spendere e spandere ed attingere a mani basse nel mercato dei giocatori disponibili (è per questo che siamo cresciuti a Gazzetta sotto l’ombrellone e Football Manager, anzi Scudetto, anzi PC Calcio, al computer), ma con la “vecchiaia” è aumentata anche l’esperienza da appassionato di NFL e benché non esista una formula perfetta (e unica) per costruire un team vincente, mi pare che fatte rare eccezioni i capisaldi di un progetto a medio termine che voglia puntare alla vittoria siano 2: draft e coaching staff.

Il football è uno degli sport in cui c’è maggiore discrepanza tra la somma dei singoli e il livello globale di squadra. Ragion per cui la semplice addizione di Tizio (pagato a peso d’oro) non è sempre correlata ad un incremento proporzionale del reparto stesso in cui viene aggiunto. C’è un contesto tattico e tecnico talmente intrinseco alla squadra (generato dal coaching staff) che il risultato dell’aggiunta di un giocatore già formato e cresciuto in altri contesti rende quasi imprevedibile l’effetto.

Essendo comunque la free agency necessaria, la bravura del coaching staff (inteso nella accezione allargata comprendente anche il general manager e tutti gli addetti allo scouting ed allo studio del mercato) è quella di individuare proprio quegli elementi, anche di secondo o terzo piano, in grado di inserirsi all’interno di un gruppo di lavoro totalmente nuovo. È ovvio che questo è un lavoro molto più semplice se si inizia a lavorare con gente che è appena uscita dal college che oltre ad una freschezza atletica ha una certa malleabilità sulla quale lavorare per plasmare i proprio giocatori all’interno del proprio sistema.

Non a caso la stragrande maggioranza delle squadre che cambiano di continuo head coach, subordinati e general manager, si trova costantemente a cambiare giocatori senza trovare mai un processo di crescita, questo sì obbligatorio se si vuole arrivare a giocarsi il titolo.

Con il nuovo contratto collettivo poi draftare bene è diventato ancora più importante e draftare male pesa sempre di meno che firmare male in free agency. Il peso contrattuale dei rookie si è abbattuto in maniera drastica specie per il primo giro il che rende quelle scelte una situazione troppo vantaggiosa: se ti va bene hai un giocatore a prezzi controllati per 3 4 anni, se ti va male ritardi solo temporaneamente la tua crescita con la speranza di scegliere meglio in futuro, ma non sei legato mani e piedi ad un progetto che sembra fallimentare già poco dopo essere partito (il contratto di Bradford da rookie ai Rams penso sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un processo malato che produceva giocatori che avevano dimostrato zero e che guadagnavano già più dei Peyton Manning).

In questo scenario come si inserisce la free agency? Stando quanto detto sinora l’iter ideale è questo: drafti un bravo guaglione, il tuo coaching staff se lo plasma e lo cresce all’interno del tuo sistema e alla scadenza del contratto firmato da rookie, usi lo spazio salariale per dargli i soldi che si è meritato avendo già prodotto all’interno del tuo ingranaggio e avendo una buona dose di certezza che possa continuare a farlo. Il mondo perfetto: usare i propri soldi per trattenere i propri giocatori.

Il problema nasce quando tu inizi a pagare Suh per come ha reso a Detroit e pensi sia automatico che renda lo stesso in un reparto fatto di compagni diversi ed allenatori diversi, lo stesso discorso potrebbe valere per Malik Jackson o Osemele o Olivier Vernon. So che cambiare porta a sognare, ma spesso i sogni diventano incubi (citofonare, tra gli altri, Eagles…).

Fatto questo preambolo, veniamo ai giudizi strettamente personali delle firme viste in queste prime ore di free agency e di tampering legalizzato (ovvero non quello dei Chiefs dell’anno scorso, che per i contatti presi con tempistiche illegali con Jeremy Maclin quest’anno si vedono privati della terza scelta al draft):

GOOD MOVE

Free Agency, Aggiunta intelligente

Aggiunta intelligente

I primi giorni di mercato sono l’amplificazione di tutto quanto è deleterio nella free agency, perché oltre a sovrapagare giocatori, finisci per ingolfarti il cap costringendoti poi negli anni successivi a dover lasciar partire quei giocatori che ti sei cresciuto in casa di cui si parlava prima. Sono rare quindi le mosse che almeno sulla carta mi convincono.

Una di queste è sicuramente la firma di Danny Trevathan, ex Broncos, che approda ai Bears (24 milioni in 4 anni, 12 garantiti): il giocatore è giovane (26 anni tra un paio di settimane) ed è cresciuto in maniera decisa nelle ultime due stagioni a Denver, peraltro sarà allenato da chi nel 2012 lo scelse.

Lamar Miller deve aver vissuto come una liberazione la sua free agency, dopo anni di utilizzo a tratti schizofrenico a Miami. Houston ha cambiato tantissimo in queste prime ore di mercato e forse questa è l’unica firma pienamente convincente. Il giocatore è classe 1991 e può essere un boost (non bust) per l’attacco dei Texans, il prezzo è il massimo che si può ambire per un RB “veterano” (24 in 4 anni, 12 garantiti), ma ci sta.

Alex Mack rappresenta forse l’unico “big splash” (45 in 5 anni, 28 garantiti) di questa prima tornata che non mi fa guardare con terrore alla sua nuova collocazione. Atlanta sta cercando disperatamente di migliorare la linea offensiva ormai da un paio di stagioni. La voglia di Mack di giocare finalmente in un contesto ambizioso dovrebbe essere un propulsore di garanzia per le sue prestazioni.

TRADE

Free Agency, Murray sarà Titanico?

Murray sarà Titanico?

Gli affari che riguardano DeMarco Murray (spedito a Tennessee per uno scambio di quarti giri), Byron Maxwell e Kiko Alonso (spediti a Miami per salire dalla 13 alla 8) non sono firme, ma scambi: Philadelphia ha deciso di svendere e di azzerare quanto fatto dalla gestione precedente, lo si era capito con la defenestrazione di Kelly e queste prime ore continuano ad andare per la stessa direzione. Francamente però mi pare un gioco a perdere. Svendere giocatori che l’anno scorso erano arrivati anche con scambi o firme molto pesanti e dopo aver dimostrato di saperci stare in NFL, finisce per impoverire ulteriormente il proprio livello…se poi…

BAD MOVE

…finisci per dare 12 milioni di garantito ad un QB che non ha sostanzialmente mai giocato in NFL (Chase Daniel), la situazione diventa quasi grottesca. Gli unici vantaggi che avrà Daniel sono 1) sulla carta non sarà buttato subito nella mischia, visto il contrattone dato a Bradford (36 in 2 anni); 2) Pederson lo conosce, stravedeva per lui a Kansas City ed è convinto che può guidare il suo attacco.

Mentre scrivevo la prima parte di questo articolo, dentro la mia testa giravano in maniera vorticosa i nomi dei Miami Dolphins e dei Tampa Bay Buccaneers: sembra strano dirlo ma entrambe le squadre della Florida o hanno evitato di muoversi (Tampa) o l’hanno fatto con cautela (Miami). Anzi, togliendo il tag da Olivier Vernon, i Dolphins hanno indotto “all’errore” (se poi di errore si tratterà..) i Giants che per anni ci avevano abituato a produrre pass rusher che nemmeno Willy Wonka con la cioccolata e dopo un paio di annate di pesca sfortunata (Damontre Moore su tutti), hanno deciso di passare al lato oscuro della free agency ricoprendo d’oro l’ex Dolphins (85 in 5 anni e ben 52 garantiti): non dico dal nulla, ma quasi…

Free Agency, Il nuovo contratto, una piacevole sorpresa per Vernon

Il nuovo contratto, una piacevole sorpresa per Vernon

I Giants oltre a questa mossa, hanno aggiunto altri 24 garantiti per Damon Harrison (DT, ex NYJ) e 30 per Janoris Jenkins (CB, ex Rams). Solo in garantiti siamo a 106 milioni impegnati nei prossimi 4 5 anni: saturati.

I Jaguars hanno promesso 155 milioni nei prossimi 5/6 anni a tre giocatori: su Malik Jackson le perplessità sono alte, è un giocatore che è sbocciato sotto Wade Phillips, ma non era nemmeno tra i primi 3 di quella difesa. Ha dalla sua la giovane età (26), ma fossi un tifoso Jaguars abituato al peggio non sarei così tranquillo dopo la sua firma. Gli altri 60 milioni se li sono presi Chris Ivory, che quando è sano porta una certa costanza di rendimento e Tashaun Gipson (S, ex CLE). Soprattutto il RB, ex NYJ ed ex NO, per me è una mossa che non voglio classificare come “bad” ma sulla quale ho comunque una certa curiosità di capire come si inserirà in un reparto che doveva avere come cavallo da tiro Yeldon (scelto appena l’anno scorso).

Malik Jackson però non è il solo in uscità dai Broncos che è andato ha monetizzare la sua stagione: Brock Osweiler è riuscito a far ancora meglio. Il mercato dei QB ormai vive con regole tutte proprie, ma 72 milioni in 4 anni (di cui 37 garantiti) ridefiniscono il concetto di “mattflynnesco”

E se lo dice lui…..

Le squadre che avevano più soldi da poter investire erano Jaguars (di cui abbiamo già detto) e Raiders. McKenzie è stato uno dei primi a capire il processo ideale di cresciuta descritto in apertura, è così che ha costruito i Packers ed è così che pareva voler costruire anche i Raiders. Sorprendono un po’ le prime due firme della loro free agency, forse spinte da una voglia di accelerare questo percorso che comunque aveva dato buone risposte nella passata stagione: Kelechi Osemele (OL, ex BAL) è stato pagato davvero tanto (60 in 5 anni) il che lascia presagire che possa essere spostato a tackle. Bruce Irvin (parere personale) forse riscuote elogi che vanno al di là del valore del singolo giocatore e 37 milioni in 4 anni non sono per nulla pochi, certo al momento li avevano da spendere, ma prima o poi rischiano di essere nodi troppo grandi che arriveranno al pettine e non sono così sicuro che nel frattempo avranno reso per quanto pagati.

CURIOSITÀ

Matt Forte ai Jets: la squadra di New York ormai da anni c’ha abituato a pescare RB “veterani” in uscita da altre squadre. Forte forse ha qualcosa da dare ancora: va gestito, alternato, sfruttato in maniera intelligente. Se è stato preso per sostituire completamente Ivory allora non ci siamo.

Ladarius Green agli Steelers: Pittsburgh si trovava a sostituire Heath Miller, rimanere con il solo Jesse James era un salto nel buio forse troppo audace al momento. Green è uno dei TE sulla rampa di lancio da un paio di stagione che però per svariati motivi (fisici e di depth chart) non è ancora riuscito a sbocciare. Situazione simile a quella di Fleener ai Saints (pagato però leggermente di più).

Marvin Jones (a Detroit) e Mohammed Sanu (ad Atlanta): entrambi sono usciti da Cincinnati, dopo annate a cercare di capire chi, scansando gli infortuni, potesse essere il complemento perfetto per A.J. Green. Ora si trovano in altri attacchi aerei centrali nel gioco di squadra. L’importante sarà non credere che possano sostituire due veterani (Calvin Johnson e Roddy White) che hanno costruito la storia delle rispettive franchigie.

Matt Schaub che torna ad Atlanta, non ha nessuna valenza tecnico-tattica, però era solo curioso da notare: certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, guadagnano un sacco di soldi, fanno bestemmiare mezza America, poi ritornano a fare il backup.

Free Agency, Tutte le strade portano ad Atlanta

Tutte le strade portano ad Atlanta

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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