Arizona Cardinals 2017 – Ancora legati a Palmer

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

I Cardinals sono una delle squadre più perdenti nella storia della NFL. Le ultime stagioni però ci parlano di tutt’altro, così che il 2016 concluso con un record negativo (7-8-1) ha sorpreso non poco i tifosi e gli appassionati. Una squadra che senza neanche troppi infortuni (spesso scusanti di passaggi a vuoto così inaspettati) ha fatto un passo indietro piuttosto evidente rispetto al 13-3 condito con un Championship del 2015.

In molti avrebbero messo in discussione uno tra Bruce Arians e Carson Palmer (se non tutti e due), vero quid in più di questa franchigia negli anni precedenti, questo 2017 in Arizona invece punta proprio sulla voglia di riscatto dei due.

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ATTACCO

L’anomalia del 2016 è rappresentata proprio dall’attacco: nel 2015 le yard conquistate a partita erano stato 408.3 e i punti segnati 30.6, primi in entrambi i rilevamenti. Nel 2016 questi dati hanno subito un brusco calo (-42 yard di media a partita, -4.5 punti segnati), in entrambi i casi restiamo su valori dentro alla top 10, ma la sensazione è che questa squadra per mantenere lo status di contender avesse bisogno proprio di quell’attacco esplosivo, fatto di big play ed aggressività che sono venuti a mancare: i lanci che hanno portato un guadagno superiore alle 20 yard sono stati 51 (14esimi), quelli superiori alle 40 yard solo 6 (26esimi), erano stati rispettivamente 66 (secondi) e 15 (terzi) l’anno precedente.

Perché Arizona non è più riuscita a bombardare le secondarie avversarie? Innanzitutto un sistema che ha sorpreso molto meno i defensive coordinator, che hanno trovato le giuste contro misure. A questo poi bisogna aggiungere un Palmer francamente sotto tono: sul profondo ha continuato ad andarci, mantenendo costante la media di palloni a partita che sono stati fatti viaggiare 20 o più yard (5.1 in tutte e due le stagioni), ma diminuendo nettamente la media di riuscita (da 36% a 22%), diventando uno dei peggiori tra i titolari conclamati della Lega. Per un attacco che proprio su questo tipo di giochi basa la sua efficacia, direi che il tutto è abbastanza determinante, in senso negativo.

Palmer ormai ha 37 anni e questa potrebbe essere anche la sua ultima stagione tra i pro (intervistato sull’argomento qualche settimana fa ha detto che non ha preso alcuna decisione), ha dalla sua che le medie del 2016 nascondono una seconda parte di stagione leggermente migliore dopo un inizio disastroso. Il connubio con Arians è comunque chiamato ad un pronto riscatto: se anche solo fisicamente Palmer dovesse andare in difficoltà, ad Arizona la situazione potrebbe implodere molto velocemente. Drew Stanton e Blaine Gabbert non possono vestire i panni dei salvatori della patria, al massimo quelli da scaldapizzette.

In una stagione buia è però emersa una gemma luminosa che fa ben sperare sul recente futuro della franchigia: David Johnson ha confermato tutte le aspettative che una stagione da rookie a mezzo utilizzo aveva lasciato intravedere, anzi è andato oltre. Il terzo giro del 2015 da Northern Iowa ha messo su una stagione da “sophomore” di una completezza imbarazzante per il resto della lega: 1239 yard corse, 879 ricevute (distribuite su 80 catch), 20 TD totali, siamo sui livelli di Le’Veon Bell. L’obiettivo personale per la stagione che sta per iniziare è quello di sfondare le 1000 yard in entrambe le voci statistiche ed è lo stesso compagno Fitzgerald ad incitarlo (speriamo non si dimentichino che poi quello che conta è vincere…).

Togliti di mezzo, mi servono 1000 yard

Johnson è un catalizzatore di gioco e per gli altri running back restano solo le briciole: è stato così l’anno scorso e probabilmente sarà così anche quest’anno. Per certi versi è un peccato perché dietro a lui ci sono giocatori situazionali che potrebbero far bene e mantenere fresco il titolare lungo la regular season. Kerwynn Williams per esempio con un utilizzo scarsissimo in questi tre anni ha dimostrato di poter dare qualità, forse meriterebbe qualche tocco in più. Come Andre Ellington che in ricezione è sempre un fattore per questo attacco: certo se l’obiettivo stagionale sono le 1000+1000 di David Johnson, c’è poco da fare.

Presente a roster anche Chris Johnson (il fu CJ2K) che Arizona ha firmato dopo che l’anno scorso è stato appiedato per 12 partite. Siamo all’ammazzacaffè: manca ancora poco da dare, ma può ancora ubriacare i linebacker avversari. Occhio anche al rookie T.J. Logan, speedster che potrebbe venire utile intanto negli special team e, se ritenuto valido, come change of pace in attacco. Certo in questo caso con gli snap per gli altri comunque limitati, qualcuno dei sopracitati potrebbe rischiare il posto nei 53 (a naso potrebbe essere Ellington, per caratteristiche).

Tutto molto bello sinora, ma l’anima di questo attacco resta il reparto dei ricevitori. Accantonato definitivamente Michael Floyd, passato a popolare banconi dei pub altrove, il terzetto (quartetto) dei titolari è rimasto invariato: Larry Fitzgerald, John Brown, J.J. Nelson con Jaron Brown pronto a fare da contro figura ad uno degli ultimi due.

Fitzgerald nel 2016 ha fatto registrare la prima stagione con media a ricezione inferiore alle 10 yard: verrebbe da dire che sta invecchiando, ma abbiamo fatto questo errore già 3 anni fa e lui ci ha prontamente smentiti. Però un mezzo passo pare averlo perso, questo chiaramente influisce sul dato di cui sopra, ma mantiene comunque importante il suo ruolo in questo attacco anche perché unico WR “diverso” rispetto agli altri fatti con lo stampino.

In questa ottica è molto intrigante la scelta (avvenuta forse un po’ presto) di Chad Williams al terzo giro. Williams è un ricevitore di possesso, che traducendo dal solito modo che usano gli americani “gioca più grande della sua stazza”, tecnicamente va completato e bisognerà lavorarci, ma sinora ha pagato più le turbolenze fuori dal campo che reali falle sul suo gioco: a LSU infatti è stato espulso per un rapporto troppo stretto con le droghe leggere, è finito in un college “minuscolo” (Grambling State) dove ha potuto fare il bello e il cattivo tempo in campo. Molto dipenderà dal suo approccio con il mondo professionistico, la chance che ha (lavorare affianco di uno dei migliori ricevitori degli ultimi 20 anni) è troppo ghiotta.

Come detto Nelson, Brown & Brown sono sostanzialmente interscambiabili: il volume del loro gioco è un po’ la cartina tornasole di questo attacco, se non riescono ad essere innescati (e sostanzialmente c’è un unico modo per farlo: il big play), Palmer e soci stanno sicuro vivendo un pessimo pomeriggio.

In depth chart e in lotta per un posto tra i 53 in questa preseason notiamo Aaron Dobson, uno che ha fatto il percorso inverso di Michael Floyd e che probabilmente farà la stessa fine sportiva…

Confermata anche la coppia di TE titolari: l’eterno Gresham che ormai ha ben poco da dare in fase di ricezione, pur restando sano (che è stato il suo cruccio maggiore in carriera) e Troy Niklas, che a proposito di restar sano è un bel dilemma. In offseason è andato alla ricerca di altre fortune Darren Fells.

Quando all’inizio ho detto che sostanzialmente questo attacco è rimasto sano, ho omesso un piccolo ma probabilmente significante particolare: questa affermazione non prendeva in considerazione l’assenza prolungata e ora definitiva di Evan Mathis (ritirato), peraltro arrivato giusto la scorsa offseason e che si sapeva avesse comunque poco da dare, certo non così poco (199 snap).

Chiunque è stato provato al suo posto ha faticato e proprio in uno dei due ruoli di guardia anche quest’anno ci sono molte incognite. Evan Boehm (uno dei pochi a salvarsi l’anno scorso, ma solo perché quasi mai utilizzato) e il rookie Dorian Johnson daranno vita ad una bella lotta in quest’ultimo mese per guadagnare i gradi di right guard titolare.

Per il resto tutti confermati, benché nel complesso il reparto abbia faticato tantissimo rispetto invece all’ottimo rendimento del 2015. D.J. Humphries a left tackle fa un po’ venire i brividi a Palmer, poi ci sono Mike Iupati LG, A.Q. Shipley centro e Jared Veldheer right tackle. I titolari sono chiamati tutti ad un rimbalzo di rendimento, altrimenti si fa davvero dura per Palmer e soci.

Dietro a loro c’è una buona profondità, anche se di scarsa qualità.

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DIFESA

Paradossalmente a guardare le statistiche “base”, nella passata stagione Arizona è stata una squadra molto più difensiva che offensiva. Il paradosso è ancora più ampio perché draft in primis ma anche free agency sono andate prepotentemente a rinforzare proprio la difesa.

Hasson Reddick e Budda Baker sono stati primo e secondo giro, Jarvis Jones e Antoine Bethea invece sono arrivati dai free agent. Non tutti avranno un ruolo da titolare sin da subito, ma sicuramente il futuro recente della difesa passa anche da loro.

Ma andiamo con ordine: la linea ha perso il miglior giocatore di questa difesa degli ultimi 10 anni o poco meno. Calais Campbell è stato una istituzione per i Cardinals ed ha ancorato un reparto che ora invece si trova un po’ smarrito. La logica del next man up, che la franchigia pare voglia perseguire qui, premierà Rodney Gunter, che nei due anni precedenti ha giocato uno snap ogni 3.

Noi ci saremmo aspettati molto di più da Robert Nkemdiche, primo giro 2016 che evidentemente non è stato ancora valutato come pronto. Dalle facility della squadra però arrivano dichiarazioni di un giocatore dall’etica lavorativa invidiabile (cosa per nulla scontata dopo una carriera collegiale turbolenta) e siamo certi che più prima che poi verrà catapultato all’interno di questa linea. Ha tutte le qualità per sostituire Campbell.

Completano il fronte dispari Josh Mauro e Corey Peters, quest’ultimo nel ruolo di nose tackle.

Molto più vivace la situazione tra i linebacker, dove sono stati aggiunti due giocatori (Reddick e Jarvis Jones) che almeno inizialmente partono come primi backup nei loro rispettivi ruoli (ILB e OLB).

In realtà Reddick a Temple è stato un rusher, uno dei più produttivi secondo le stats avanzate di ProFootballFocus. Arizona, che anche da un punto di vista difensivo ha abituato a stravolgere certi schemi prestabiliti, vede in lui un giocatore più completo e sin da subito l’ha impostato come linebacker centrale, magari in grado di portare pressione da più punti di partenza. L’atletismo è di primissimo livello (non sarebbe stato una 13esima scelta assoluta altrimenti), in molti lo paragonano a Jamie Collins. Dovrà stare molto attento alla sua voglia di strafare, che l’ha portato spesso a mancare placcaggi a tratti anche facili e dovrà essere molto più disciplinato (a Temple a volte sembrava un vero e proprio “battitotore libero”, fuori dagli schemi).

Davanti a lui in depth chart comunque ci saranno Deone Bucannon e Karlos Dansby. Il primo ha ormai terminato la transizione da safety perennemente nel box a linebacker vero e proprio, deve solo recuperare da un problema fisico che pare sarà assorbito proprio in tempo per l’inizio della stagione. Dansby invece resta una macchina da tackle che a quanto pare fa sempre comodo.

Per i ruoli esterni, da dove deve arrivare la pressione vera e costante, l’aggiunta di Jarvis Jones più che un plus è una scommessa, probabilmente l’ultima per la sua carriera NFL: dopo 4 anni molto deludenti agli Steelers non poteva che finire ad Arizona (una tratta molto frequentata in queste ultime stagioni) per provare a lanciarsi. Ai Georgia Bulldogs sembrava un satanasso, in NFL ha fatto 6 sack in 4 anni. Deprimente.

Di buono c’è che Jarvis non dovrà essere schierato obbligatoriamente, perché i due titolari della passata stagione hanno combinato per 23.5 sack ed hanno tutto per potersi addirittura migliorare nel 2017. Chandler Jones dopo una stagione mostruosa (l’ennesima della sua pur giovane carriera) s’è meritato il contrattone da 82 milioni e spicci complessivi nei prossimi 5 anni. Del suo primo anno della difesa dei Cardinals ne ha giovato anche Markus Golden che è esploso.

Sono loro due il cuore di questo front seven che ha trascinato l’intera difesa alla cifra record per la stagione 2016 di 48 sack complessivi. L’anno precedente erano stati solo 36 (20esimo posto NFL).

Sack Brothers

Di primo livello restano le secondarie anche se registrano la perdita di 3 giocatori (Jefferson, Swearinger e Cooper), di cui uno soltanto però di “peso” (Jefferson). In una squadra che pare abbia la capacità di sfornare safety come se nulla fosse, Jefferson sembrava essere quello meno sostituibile e quindi non sarà così facile coprire i 900 e passa snap che copriva lui, come li copriva lui. Arizona ha portato a roster due nuove safety anche in questa ottica: Budda Baker e Antoine Bethea.

Cosa può dare Bethea ormai lo sappiamo, gli anni non sono più pochissimi (33), ma non sembrano ancora un problema o meglio nell’ultimo anno a San Francisco l’utilizzo è stato alto, ma la qualità dello stesso piuttosto scarsa, ma lì i problemi erano così sparsi in tutte le zone del campo che non è facile trarre giudizi onesti sull’operato del singolo. Ad Arizona sono convinti che possa ancora dare molto ad una difesa ben organizzata, quanto meno come leadership e presenza nello spogliatoio.

Budda Baker pare fatto dal sarto per questa difesa, considerando la sua versalità sia di coprire il profondo che di seguire gli slot receiver. Insomma è un giocatore molto simile in questo all’altra safety titolare, Tyrann Mathieu.

Risulta quasi di troppo a questo punto Tyvon Branch, che pur di restare ad inizio free agency si era tagliato di 2 milioni lo stipendio: nel suo primo anno ad Arizona le partite giocate sono state solo 6, i Cardinals avevano già iniziato ad impostarlo come nickelback aggiunto. Ora il reparto è affollato e il suo utilizzo ancor più in discussione.

Cornerback puri restano Justin Bethel, Tramon Williams, appena arrivato dalla free agency (non un buon segno per un 34enne rimasto senza contratto sino a fine luglio dopo due stagioni deludenti ai Browns), ma soprattutto Patrick Peterson: unica vera certezza del reparto, che registra anche la perdita per nulla rimpianta di Marcus Cooper.

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SPECIAL TEAM

Importanti novità in questo settore del gioco: Chandler Catanzaro dopo una stagione piuttosto deludente è stato lasciato andare (per lui la punizione di finire ai Jets), al suo posto in offseason è arrivato Phil Dawson che a 42 anni resta dannatamente solido, specie da distanze medio/corte.

Tra i punter l’anno scorso se ne sono alternati tre: Quigley (34 punt), Butler (32) e Wile (10). Proprio quest’ultimo è l’unico dei tre rimasto a roster e probabilmente sarà lui ad iniziare la stagione come titolare nel ruolo.

Come già accennato, occhio al rookie T.J. Logan per i ritorni. Si giocherà il posto con Britten Golden (Ellingotn l’anno scorso ha un po’ deluso in questo compito). Per i punt John Brown e Patrick Peterson forse dovrebbero veder ridotto il loro utilizzo sempre troppo rischioso.

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DRAFT

1 (13) – Haason Reddick, LB (Temple)
2 (36) – Budda Baker, S (Washington)
3 (86) – Chad Williams, WR (Grambling State)
4 (120) – Dorian Johnson, OG (Pittsburgh)
5 (157) – Will Holden, OT (Vanderbilt)
5 (179) – T.J. Logan, RB (North Carolina)
6 (208) – Johnathan Ford, S (Auburn)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Phil Dawson (K, SF), Jarvis Jones (OLB, PIT), Tramon Williams (CB, CLE), Antoine Bethea (S, SF).

Out: Darren Fells (TE, DET), Earl Watford (OL, JAC), Evan Mathis (OG, RITIRO), Chandler Catanzaro (K, NYJ), Calais Campbell (DT, JAC), Alex Okafor (DE, NO), Kevin Minter (LB, CIN), D.J. Swearinger (S, WAS), Tony Jefferson (S, BAL), Marcus Cooper (DB, CHI).

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COACHING STAFF

Dopo una stagione del genere forse ci si poteva aspettare qualche cambiamento. Restano invece tutti saldi ai loro posti i 4 allenatori principali: Bruce Arians HC, Tom Moore assistente speciale per l’attacco, Harold Goodwin offensive coordinator ormai da 4 anni e James Betcher DC.

Tra i ruoli degli assistenti si nota la presenza di due vecchie conoscenze piuttosto recenti del football giocato: Byron Leftwich inizia la sua carriera da coach, allenando proprio i QB dei Cardinals (inserite qui ogni possibile battuta a riguardo), mentre Larry Foote (ex Steelers che aveva concluso la carriera da LB proprio ad Arizona) allenerà per il secondo anno i linebacker.

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RESOCONTO e CALENDARIO

La stagione dei Cardinals passa tutto da quel sistema offensivo che aveva reso presentabile Palmer e che l’anno scorso, una volta trovate le contro misure, aveva miseramente fallito. La squadra a parte questo ha talento diffuso in ogni reparto e sarebbe un vero spreco non sfruttarlo, fallendo nuovamente l’approdo alla post season.

Per lo stesso Palmer e probabilmente per Fitzgerald forse siamo davanti all’ultima vera chance. Il calendario dovrebbe venir loro in soccorso: con NFC East chiamata a confermarsi su livelli forse un po’ troppo alti e sulla solita AFC South in costante ricostruzione. Ma se l’accoppiata Palmer-Arians dovesse ancora andare in difficoltà le chance sono pressoché nulle.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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