Baltimore Ravens 2017 – Direzione per l’ignoto

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

Mandatory Credit: Chuck Cook-USA TODAY Sports

Dopo aver vinto il Super Bowl XLVII ed essere stati costantemente ai vertici dell’AFC negli anni precedenti, i Ravens decisero di far partire un rinnovo del roster con l’obiettivo di rimanere comunque ai vertici dell’NFL puntando molto sul quarterback che in quei playoffs fu praticamente perfetto: Joe Flacco sarebbe stato il nuovo volto della franchigia e per questo meritava un contratto a 9 cifre. Da quel giorno i Ravens hanno avuto un record di 31 vinte e 33 perse in regular season, una sola qualificazione ai playoff, una lunga serie d’infortuni e un Flacco le cui prestazioni non sono state certo a livello del contratto firmato.

John Harbaugh (al decimo anno come capo allenatore) e Ozzie Newsome sono ancora tra le migliori coppie GM-HC della lega, ma a Baltimore non si era più abituati a periodi così lunghi di difficoltà, anche perché alcune scelte fatte in questi anni hanno lasciato un po’ l’amaro in bocca. È comprensibile quindi che il proprietario Bisciotti abbia messo un po’ di pepe al culo alla coppia con qualche dichiarazione velatamente “minacciosa” per far capire che si deve ritornare a fare la voce grossa in NFL altrimenti ci saranno cambiamenti.

Le prime mosse di questa offseason hanno mostrato la volontà di intervenire soprattutto sul rafforzamento della difesa, come ai vecchi tempi, mentre per l’attacco si pensa che non possa essere così brutto come mostrato l’anno scorso, grazie anche al miglioramento di alcuni elementi chiave. Alcune perdite però non sono state adeguatamente colmate, anche a causa del contratto di Flacco di cui sopra, e soprattutto la sfiga sembra non aver ancora abbandonato il Maryland.

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ATTACCO

Dopo aver saltato quasi tutta la stagione nel 2015 a causa dell’infortunio al ginocchio, Flacco è riuscito a ritornare in campo per l’avvio del campionato ma alla fine ha vissuto forse il suo anno più brutto tra i professionisti anche a causa dello scarso feeling con i compagni di squadra, con il cambio di OC in corsa che ha solo leggermente migliorato le sue statistiche e quelle di tutta la squadra: 30simo attacco della lega per yards a completo (9.34) ma 11simo per percentuale di completi e settimo per percentuale di sack subiti, 18simi per % d’intercetti. In definitiva un attacco molto ondivago, che ha smarrito la sua identità e non riesce a ritrovarla facilmente.

Flacco è sempre stato molto bravo a sfruttare le play action per andare sul profondo e fare male, ma se il gioco di corse latita va in difficoltà anche perché non è mai stato un fulmine di guerra nella tasca e, dopo l’infortunio, non è certo andato migliorando. Adesso ha pure iniziato la stagione con un fastidioso mal di schiena che sta preoccupando non poco il coaching staff, ma tutti a Baltimora sono consapevoli che l’attacco potrà fare bene se Flacco riuscisse a tornare quello di 4-5 anni fa e quindi si dovrà fare il possibile per metterlo nelle condizioni ideali, anche perché con quel contratto non si può neanche facilmente decidere di cambiare strada (e al momento non penso neanche che il management lo voglia).

Joe Flacco e il mal di schiena

Joe Flacco e il mal di schiena

Qualora la schiena dell’Italian Stallion dovesse dare troppo fastidio, ci si dovrebbe affidare a Ryan Mallett, quindi alla preghiera se si è cristiani o alla bestemmia in caso contrario, e non stupiscono affatto le voci di un’interessamento per il disoccupato di lusso Colin Kaepernick in quanto dal training campo arriva solo l’eco del numero di intercetti a sessione lanciati dal “buon” Ryan.

Come dicevamo prima, Flacco, ma comunque gli attacchi dei Ravens in generale, si sono sempre basati su un gioco di corse che sia costante ed efficace, ebbene l’anno scorso sono stati ben ultimi nella lega come percentuale di corse effettuate con appena il 34% di chiamate per i runningback, e questo nonostante solo in 3 partite si è avuta una sconfitta per più di un TD! È vero che Mornhinweg non è mai stato un play-caller equilibrato e un amante delle corse, ma anche per lui questo è un dato molto, anzi troppo, sbilanciato, che ha portato anche ad una minor efficacia delle play action.

Si pensava quindi ad un investimento nel reparto RB in offseason ma alla fine l’unico movimento degno di nota è stata la firma del veterano Danny Woodhead, reduce però da un ACL che gli ha fatto saltare l’ultima stagione e che comunque è un giocatore che si è fatto notare soprattutto come ricevitore fuori dal backfield. Come runner puri ci si affiderà alla coppia Terrance West (193 corse a 4 di media) e Lorenzo Taliaferro che però nelle ultime due stagioni ha giocato solo 6 partite. Un contributo notevole l’avrebbe potuto dare, si pensava, il secondo anno Kenneth Dixon, ma prima una sospensione per 4 partite e poi un infortunio season ending l’hanno tagliato fuori dal discorso. Chissà se Javorius “Buck” Allen potrà essere un fattore, ma al momento non è un reparto che da troppe sicurezze e che sembra mancare dell’uomo in grado di creare i big play. Pesante sarà poi l’assenza del FB tutto fare Kyle Juszczyk che era un’arma molto importante in questo attacco e che si è deciso, sostanzialmente, di non sostituire.

In genere si dice che il nome del runningback non è importante se viene schierato dietro una linea offensiva di valore, e fino a due anni quella dei Ravens lo era sicuro, piena di Pro Bowler giovani, ora però ha perso molti pezzi (solo scelta di non pagare oltre una certa cifra gli uomini di linea o impossibilità di farlo per situazione salariale “impiccata”?) e si trova anch’essa in difficoltà con tante incognite e poche certezze.

Una di queste è certamente Marshall Yanda, una delle guardie più forti della lega, mentre un’altra lo è prontamente diventato il left tackle Ronnie Stanley. Il resto offre meno certezze perché il secondo anno Alex Lewis si è infortunato alla spalla e salterà la prossima stagione mentre si decideva se schierarlo right tackle (come sostituto di Ricky Wagner, passato ai Lions) o left guard, ruolo in cui ora si è costretti ad avere fiducia in James Hurst. Nel ruolo di centro, che l’anno scorso era di Zuttah finito a San Francisco (ma poi tagliato…vuoi vedere che ritorna?), il titolare dovrebbe essere Ryan Jensen. Mentre RT sarà il neo arrivato, via free agency, Austin Howard.

Con il draft di quest’anno si è cercato di portare un po’ di profondità nel reparto con la scelta nel quarto giro di Nico Siragusa da San Diego State e Jermaine Eluemunor da Texas A&M, ma il primo pare si sia già infortunato seriamente quando sembrava potesse addirittura diventare già titolare. Altro nome da tenere d’occhio doveva essere il “secchione” John Urschel che però ha deciso di ritirarsi dopo soli 3 anni a poco dall’inizio del training camp per inseguire la carriera accademica.

I Ravens poi amavano molto utilizzare schieramenti con molti tight end, anche 3, per poi magari lanciare, e l’ottimo ritorno in campo l’anno scorso di Dennis Pitta era stato accolto con grandi sorrisi a Baltimora, ma poiché avete già sentito la parola infortunio grave in questo pezzo, non vi stupirete certo di sapere che anche lui salterà la stagione, e probabilmente terminerà qui la carriera, per un altro grave problema alla gamba. Ovviamente anche il suo primo sostituto, Crockett Gilmore, è finito in IR, e quindi al momento si deve puntare sul fatto che finalmente sbocci l’atteso ma finora inconcludente Maxx Williams, che rifiorisca il veteranissimo Benjamin Watson (per altro ormai quasi esclusivamente un bloccatore), che l’ex Giants Larry Donnell riesca a rimanere sano per più di 2 partite consecutive o che i semisconosciuti Ryan Malleck e Nick Boyle si scoprano giocatori NFL. Dome dicevamo prima, se si cercano certezze rivolgersi altrove. Per non farsi mancare niente Darrenn Waller ha trovato il modo di farsi sospendere per tutto l’anno.

Alla fine il reparto più sano dell’attacco Ravens è quello dei ricevitori che pure ha visto l’addio definitivo al football del grande Steve Smith anche perché si è riuscito a sostituirlo con l’esubero di Kansas City Jeremy Maclin, ricevitore solido ed affidabile, specie nel medio-corto, ma che nell’ultimo anno ha avuto diversi problemi fisici. Obiettivi sul profondo dovrebbero essere Mike Wallace (secondo ricevitore della squadra nel 2016), Breshad Perriman (sperando che finalmente abbia recuperato a pieno dai problemi dell’anno da rookie e dalle difficoltà di quello da sophomore) e Chris Moore (6 sole ricezioni da rookie). Chris Matthews non è un nome sexy ma comunque il suo contributo riesce sempre a darlo, come anche Michael Campanaro che però viene sfruttato maggiormente negli special team.

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DIFESA

Il marchio di fabbrica dei Ravens è sempre stata la difesa, e quindi le diverse sconfitte sul finale di partita con la concessione del touchdown decisivo non devono essere piaciute molto in società e così Newsome ha deciso di puntare decisamente a rinforzare il reparto sia via draft che in free agency senza dimenticare la rifirma dei giocatori più forti.

A quest’ultimo identikit risponde certamente il nose tackle Brandon Williams, uno dei migliori run-stopper di tutta la lega che si è meritato un rinnovo di 5 anni per un totale di 52.5 milioni di dollari: grazie a lui il centro della linea difensiva è perfettamente presidiato. Al suo fianco ci sarà molta gioventù ed inevitabilmente inesperienza, con Brent Urban, Willie Henry, il secondo anno Michael Pierce e, soprattutto, il terzo giro di quest’anno Chris Wormley, da Michigan: giocatore poco spettacolare ma molto solido, classico elemento che in una difesa come quella dei Ravens può essere importante, capace di essere schierato sia come end che all’interno. Una rotazione profonda quindi, caratterizzata da upside e freschezza.

Grande assente della difesa di Baltimora l’anno scorso è stata la pass rush, con una percentuale di sack di appena il 5.09%, 24sima della lega, e per lo più due dei primi 4 per numero di sack della squadra non sono più a roster, con i rimasti che sono Matt Judon ed il veterano Terrell Suggs, che non si sa quante cartucce da sparare abbia ancora a disposizione. Per ovviare a questo problema si è quindi deciso di puntare al draft dove sono stati scelti al secondo giro il freak atletico Tyus Bowser, uscito da Houston, giocatore dal potenziale spaventoso, e al terzo giro Tim Williams da Alabama, giocatore che già al college era di situazione ed aveva un solo compito, quello di andare a caccia dei quarterback avversari, il fatto è che lo faceva così bene da meritarsi una chiamata al draft al terzo giro.

C.J.Mosley, professione linebacker

C.J.Mosley, professione linebacker

Al centro della difesa ci sarà ancora C.J.Mosley, a proposito di giocatori usciti da Alabama, che ormai è a pieno diritto uno dei migliori linebacker dell’NFL specialmente contro le corse, e le statistiche a riguardo dei Ravens lo confermano ampiamente: quinti in NFL per yards a portata, noni in run percentage, 14simi per % di tackle for loss e quinti in fumble provocati. Purtroppo di fianco a lui non ci sarà più il solido Zach Orr, ritiratosi forzatamente per problemi medici, ma il poco testato a questi livelli Kamalei Correa, secondo giro del 2016 che ha giocato pochissimo a causa di, ma guarda un po’, diversi infortuni. Poca profondità per il resto tanto che si pensa possa essere utilizzato nel ruolo anche lo stesso Bowser grazie al suo atletismo ed alla grande diffusione degli attacchi spread al college.

Le secondarie, e soprattutto la loro salute, erano state recentemente un grosso problema nel Maryland, ed ecco quindi grossi investimenti nel reparto anche per permettere al defensive coordinator Pees di tornare ad essere aggressivo e lasciar perdere tutte quelle zonette. Opposto a Jimmy Smith, che quando è sano è un top corner, ci dovrebbe essere il neo arrivato Brandon Carr che ha fatto della solidità e salute di ferro una sua caratteristica (0 partite saltate in carriera), mentre dal draft è arrivato, per aggiungere profondità e talento nel ruolo di cornerback, al primo giro, anche lui da Alabama, Marlon Humphrey, giocatore che può essere schierato anche da safety, con un fisico sopra la media del ruolo, che si spera non dover per forza mettere subito in campo in tutti gli snap per permettergli un graduale adattamento all’NFL in modo che possa ripulire un po’ il suo gioco: il potenziale è di quelli che fanno salivare i DC, ma il lavoro da fare non è certo da trascurare.

A presidiare lo slot ci sarebbe dovuto essere il secondo anno Tavon Young che ha avuto una stagione da rookie molto positiva e che si sperava continuasse nei suoi progressi vista anche l’importanza assunta ormai dal ruolo nell’NFL moderna, ma, ovviamente, salterà la prossima stagione per un ACL e quindi si è dovuto correre ai ripari andando a firmare il veterano Lardarius Webb, che era stato tagliato poche settimane prima: si spera abbia ancora qualcosa da dare alla causa, al massimo lo si può sempre riciclare da safety.

Per puntellare il reparto safety è arrivato da Arizona Tony Jefferson, colpitore notevole, che avrà il compito di stare più vicino alla linea di scrimmage e permettere quindi all’altra safety, Eric Weddle, di avere maggior libertà e fare quello per cui è più portato: leggere il quarterback e creare big play. Otha Foster e la scelta del sesto giro di quest’anno, Chuck Clark da Virginia, porteranno un po’ di profondità e si dovranno far notare negli special team.

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SPECIAL TEAM

Quello dei Ravens è probabilmente lo special team più forte della lega, o comunque uno dei primi 3, e non a caso John Harbaugh, prima di diventare head coach, era proprio un coordinatore di reparto, e l’attenzione che gli ripone è ampiamente dimostrata. Se poi ha a disposizione elementi come Justin Tucker, il pistolero, e Sam Koch, tutto è molto più facile.

Tucker finora è riuscito a migliorarsi continuamente anno per anno, ma dopo un 2016 da 38 su 39 i margini sono molto stretti per fortuna (l’unico errore frutto di un calcio bloccato). Negli anni precedenti aveva avuto qualche problema dalla distanza con un 8 su 19 da oltre le 50, ma il percorso netto sui 10 tentativi fatti l’anno scorso ha fatto passare qualsiasi dubbio su di lui. Koch invece non sarà spettacolare o con la gamba potentissima ma è un maestro nel piazzare la palla (specie nelle 20 avversarie) e nel rendere difficile il compito dei ritornatori avversari con una serie di punt calciati in maniera diversa che stanno diventando l’incubo degli special team avversari.

L’esperimento Devin Hester si è rivelato fallimentare l’anno scorso, ma ciò ha comunque permesso di scoprire le abilità del già nominato Michael Campanaro come ritornatore, specie sui punt, mentre per quanto riguarda i kickoff si punterà soprattutto sulla freschezza e velocità di Chris Moore.

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DRAFT

1 (16) – Marlon Humphrey, CB (Alabama)
2 (47) – Tyus Bowser, OLB (Houston)
3 (74) – Chris Wormley, DT (Michigan)
3 (78) – Tim Williams, DE (Alabama)
4 (122) – Nico Siragusa, OG (San Diego State)
5 (159) – Jermaine Eluemunor, OL (Texas A&M)
6 (186) – Chuck Clark, S (Virginia Tech)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Danny Woodhead (RB, SD), Jeremy Maclin (WR, KC), Austin Howard (OT, BAL), Brandon Carr (CB, DAL), Tony Jefferson (S, ARI)

Out: Kyle Juszczyk (FB, SF), Kamar Aiken (WR, IND), Ricky Wagner (OT, DET), Vladimir Ducasse (OG, BUF), Jeremy Zuttah (C, SF e TAGLIATO), Tim Jernigan (DT, PHI),

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COACHING STAFF

Come abbiamo detto ad inizio articolo sembra impossibile a dirsi ma la panchina di coach Harbaugh rischia di non essere solidissima e potrebbe essergli fatale un’altra stagione lontana dai vertici della conference. Personalmente giudico insana l’idea, ma le parole del proprietario sono state chiare e quindi bisognerà tenerne conto.

Non lo sappiamo con certezza ma siamo pronti a giurare che l’arrivo come consulente per l’attacco di Greg Roman, noto per l’abilità nello strutturare il gioco di corsa, servirà soprattutto per tenere d’occhio Marty Mornhinweg e la sua mania a lanciare continuamente, mentre al defensive coordinator Dean Pees si chiederà soprattutto di continuare l’ottimo lavoro fatto finora con i giovani e di sistemare le secondarie. Da segnalare tra gli allenatori di reparto quello dei ricevitori, Bobby Engram, che da giocatore ha vissuto gli anni migliori a Seattle e che si sta costruendo un’ottima reputazione come coach.

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RESOCONTO

Per i Ravens questo rischia di essere un anno decisivo per il futuro della franchigia, e l’inizio, con i tanti infortuni, non sembra essere un ottimo auspicio. Le decisioni prese in offseason sembrano indicare che si è scelta la direzione di rinforzare ancora la difesa e puntare quindi sul caro vecchio gioco “sparagnino” che è stato un marchio di fabbrica della franchigia, con l’ausilio anche dei migliori special team della lega. Il problema potrebbe essere che ormai questa è una lega offensiva e le fortune dovranno passare soprattutto per un Flacco che ritorni ad essere quello di 4 anni fa e un attacco che riesca a muovere la palla con continuità, specie via terra.

La division è tosta e le battaglie con Steelers e Bengals sono sempre pesanti da affrontare, specie fisicamente, inoltre si giocherà contro NFC North e AFC South, division che non sono affatto semplici da interpretare, con alcune che metteranno in campo un attacco aereo che per le giovani secondarie dei Ravens sarà un notevole banco di prova. Tre scontri divisionali nelle ultime 4 giornate saranno probabilmente decisivi per cercare di ritornare ai playoff.

Al momento sembra che si possa puntare al più ad una wild card, se tutto andrà nel modo migliore, ma onestamente un record intorno al 50% e un altro anno sul divano a gennaio è quello che ci sentiamo di pronosticare. E se questo dovesse significare la fine dell’era Harbaugh a Baltimora lo considereremmo un grosso errore.

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angyair

Tifoso dei 49ers e dei Bulls, ex-calciatore professionista, olimpionico di scherma, tronista a tempo perso, candidato al Nobel e scrittore di best-seller apocrifi. Ah, anche un po' megalomane.

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