Cincinnati Bengals 2017 – 15-1?

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

15-1. L’anno scorso qualcuno di voi avrà comprato (o avrà ricevuto in omaggio con l’Unità) la preview di Quelchepassa ed ora è lì che attende i Bengals nemmeno fosse la week 1. Su Cincinnati avevo speso buone parole, sembrava una squadra solida che veniva da 5 qualificazioni consecutive ai playoff (tutte iniziate e concluse con una sconfitta) e che prima o poi avrebbe fatto il salto di qualità proprio grazie ad una crescita interna naturale. È lì che in fondo a quella preview mi azzardai ad un pronostico forse arrogante, forse sognante: i Bengals sarebbero andati 15-1 e avrebbero raggiunto il Super Bowl. Son sicuro che nel leggermi avevo convinto molti di voi.

Quello che è successo poi io ancora non l’ho capito, non può essere tutta colpa di Marvin Lewis o di un calendario che si è rivelato più difficile dell’immaginabile o di infortuni come più o meno hanno avuto tutti. I Bengals sono comunque chiamati ad un rimbalzo di prestazioni netto ed un draf fatto di 11 pick, 7 delle quali nei primi 4 giri, dovrebbe aiutare in questo senso.

Per sapere il mio pronostico però dovrete aspettare i primi di settembre, ora accontentatevi di qualche chiacchiera.

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ATTACCO

A proposito di chiacchiere, quante ne abbiamo sentite attorno a Joe Mixon: ragazzo problematico, quel “cartone” dato ad una ragazza in un bar ripreso dalle telecamere della sicurezza, la possibilità che non venisse scelto da nessuno e poi? Poi sono arrivati i Bengals, chi altro? Ormai appassionati a questi profili “difficili”, se lo son preso al secondo giro.

Mixon arriva in NFL tutto sommato fresco dal punto di vista atletico: solo 2 stagioni da attivo ad Oklahoma, 300 portate precise spalmate su due anni (ad una media di 6.8 yard), molto efficace anche in ricezione. Nel vederlo prima dell’azione si può pensare sia un running back più potente che agile, in realtà è bravo in entrambi gli aspetti, risultando anche piuttosto elusivo palla in mano. L’unico difetto che gli si può trovare nel suo gioco è una pazienza limitata nel leggere e capire cosa fare: trasportato in un contesto diverso dallo spread-offense dove le letture sono molto più semplificate, ecco che potrebbe avere bisogno di imparare e non si sa con quali gradi di successo.

Ciò che complica ulteriormente il suo inserimento è che si inserisce in un contesto già piuttosto ingarbugliato tra Giovani Bernard e Jeremy Hill che sembravano poter essere la risposta nel ruolo per i prossimi 4 o 5 anni. Hill è in scadenza, resta una macchina da TD (9, 11, 9 nelle tre stagioni sin qui giocate), ma pare in calando come produzione nelle altre zone del campo (dopo la stagione da rookie, ha corso a 3,7 di media). Giovani Bernard invece ha rinnovato proprio l’anno scorso prima di avere la sua peggiore annata, anche dal punto di vista fisico: rottura del collaterale anteriore che gli farà iniziare il 2017 con handicap (a rischio il primo mese di regular season o parte di esso).

Mixon ha dalla sua che unisce in un unico giocatore entrambe le anime dei due che sino all’anno scorso si sono alternati nel ruolo: è decisamente più completo e quindi parte anche avvantaggiato.

Joe Mixon nel mix, maneggiare con cautela (ph. Peter G. Aiken/Getty Images)

L’equivoco più grosso di questa squadra resta (per me) quello relativo al quarterback. Il problema di Dalton è che avrà sempre un rendimento mai troppo negativo e mai troppo positivo, ormai dopo 6 anni tra i professionisti abbiamo imparato a conoscerlo. Ultimamente sta anche riducendo gli errori: 15 intercetti in tutto negli ultimi due anni quando di media li lanciava in una stagione. Cosa fa strano allora? Che sostanzialmente l’anno scorso ha avuto la sua carriera migliore (o quasi) e la squadra ha fatto male, molto male, la peggiore stagione dei Bengals da quando c’è lui. Come se nel bene o nel male, non incidesse.

Soluzioni alternative comunque non ce ne sono. A.J. McCarron è un buon backup, ma niente di più, da quello che abbiamo potuto vedere 2 stagioni or sono quando fu chiamato in causa per qualche partita. E allora avanti con Dalton, senza pretendere troppo e sperando che il resto della squadra riesca a dare quel quid in più che a lui sembra mancare.

Ad esempio John Ross potrebbe essere proprio “quel quid”: primo giro da Washington che aggiunge velocità ad un attacco che ne aveva disperato bisogno. Purtroppo salterà training camp e parte della preseason, una fase molto importante specie per i rookie, a causa di un problema alla spalla. Quando sano ed inserito alla perfezione nel playbook sarà quel target in grado di allungare il campo e costringere la safety avversaria ad una scelta difficile: coprire il profondo o aiutare dall’altro lato sulla fisicità di A.J. Green. Ecco che il netto miglioramento avuto da Dalton sulle “deep ball” potrebbe venir fuori con ancora più importanza, considerando anche che Ken Zampese (offensive coordinator dall’anno scorso) adora essere aggressivo sul profondo.

Green ovviamente resta il cuore di questo attacco. Il suo utilizzo a singhiozzo nella passata stagione ha però permesso ad alcuni giocatori di dimostrare il loro valore in questo contesto: da una parte abbiamo la stagione di LaFell dall’altra quella di Tyler Boyd. Quest’ultimo ha anche l’attenuante di essere stato un debuttante, ma il suo 2016 ha fatto storcere un po’ la bocca (e in parte ha generato la scelta di primo giro su un WR per quest’anno). Da Boyd ci si aspettava molto di più, da LaFell (sempre abile nei blocchi nei giochi di corsa e screen) invece ci si è resi conto che può essere un ricevitore di possesso, ma non aggiunge nulla se fatto giocare in coppia con Green.

La voglia di big play di Zampese ha generato anche la scelta Josh Malone, preso al quarto giro. L’ex Volunteers potrebbe avere un inserimento graduale: deve imparare a sgrezzarsi e a mettere le sue indubbie doti atletiche maggiormente al servizio del gioco del football, ma è un progetto molto intrigante.

L’attacco dei Bengals va detto è pieno di cerotti (uno dei motivi per i quali l’anno scorso poi non sono andati 15-1…., ndr), non fa eccezione Tyler Eifert, target essenziale che non ha mai giocato 16 partite e rischia di non giocarle nemmeno l’anno prossimo visto che il recupero dall’operazione alla schiena procede lentamente, come era proceduto lentamente quello alla caviglia negli anni passati.

Eifert come detto è fondamentale per questo attacco: quando è sano ormai viaggia quasi ad un TD a partita, unico in grado a portar via pressione a Green quando il campo si accorcia. Dietro a lui C.J. Uzomah e Tyler Kroft sono giovani, ma sinora hanno mostrato troppo poco per poter ambire ad un ruolo da TE titolare inteso come lo intende appunto Eifert.

La linea offensiva che in questi anni era stata spesso uno dei punti di forza, in questa offseason ha subito un paio di colpi piuttosto pesanti: il left tackle Andrew Whitworth e il right guard Kevin Zeitler, i due giocatori più forti del reparto, hanno lasciato per andare in altri lidi ed a Cincinnati come da par loro sono rimasti un po’ attoniti di fronte a tutto ciò. Hanno visto bene (?) di riportare a casa Andre Smith, “prestato” per la stagione scorsa ai Vikings con scarso successo. Smith probabilmente sarà il paracadute per uno dei due tackle, ma partirà come guardia di destra titolare, ruolo (quello di guardia) che non ha mai ricoperto sinora.

Per coprire il lato cieco di Dalton invece si farà di necessità virtù andando a testare Cedric Ogbuehi, primo giro 2015. Quello che si è visto sinora da questo giocatore è da mani nei capelli. Non comprendiamo come buttarlo definitivamente nella mischia possa in qualche modo migliorarne le prestazioni: è come buttare uno che non ha mai visto una piscina in mare aperto e controllare quanto ci mette ad imparare a nuotare o ad affogare. Il problema è che qua oltre a saper notare poi deve preoccuparsi di salvare la vita anche al proprio QB.

Dall’altro lato della linea ci si trova in una situazione simile, anche se Jake Fisher forse qualcosina di meglio ha mostrato nei suoi impegni part-time come right tackle nei precedenti due anni. Clint Boling (LG) e Russell Bodin (C) completano la linea.

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DIFESA

In generale siamo davanti ad una difesa piuttosto insoddisfacente, che non eccelle in nessun aspetto del gioco: la troviamo attorno alla metà della Lega in gran parte dei rilevamenti statistici (yard concesse, percentuale sui terzi down, turnover generati, sack, fumble forzati). Entra nella top 10 solo per i punti subiti (che poi a ben vedere e ad essere cinici “non è importante, ma è l’unica cosa che conta”), tra le 8 squadre a concedere meno di 20 punti a partita: questo grazie soprattutto a come si comportano nelle ultime 20 yard, dove concedono TD solo la metà delle volte in cui permettono agli avversari di entrarci (51% per la precisione), settimi in NFL.

L’efficienza in red zone è uno degli aspetti più determinanti nel football moderno, ma l’obiettivo per questa stagione è cercare di migliorare in toto un reparto che pare abbia sofferto non poco la dipartita verso nuove avventure di Mike Zimmer. Nel 2014 quella dei Bengals era una difesa al top della Lega, da allora vive nel limbo di quelle che vorrebbero ma non riescono.

Poche novità: solo una dalla free agency, benché importante, una manciata dal draft ma con scarso impatto immediato. E partiamo proprio da quest’ultime: Jordan Willis (terzo giro), Carl Lawson (quarto), Ryan Glasgow (quarto) sono arrivati dai giri intermedi per aggiungere profondità alla linea difensiva che ha bisogno senza dubbio di forze fresche. Carlos Dunlap, Michael Johnson, Wallace Gilberry ormai sono parecchi anni in questo contesto (in ordine 7, 7, 5) e sappiamo bene cosa possono dare e cosa invece no. Dunlap si sta mantenendo su buoni livelli, Johnson è in netto calo (non supera i 5 sack da 4 anni, parentesi ai Bucs inclusa) e Gilberry è un buon backup, tutti sono sulla trentina e c’era bisogno di forze nuove, se non immediate quanto meno in prospettiva.

Tra i rookie nominati, sarà curioso vedere l’utilizzo un po’ ibrido che si vorrà fare di Lawson: proprio per aumentare la pass rush, l’intenzione è di schierarlo come strong side linebacker nei primi down ed eventualmente come DE puro, mano a terra, nei down di chiaro passaggio. L’ex Auburn, sceso un po’ troppo al draft per problemi fisici, ha le qualità atletiche per diventare un pezzo davvero fondamentale di questa difesa.

Tornando alla linea, dopo 11 anni di onorato servizio, i Bengals hanno salutato Domata Peko che porta la sua stazza mastodontica e i suoi riccioli nel Colorado. Negli ultimi anni il suo utilizzo e le sue performance sono calate in maniera evidente, ma specie per il running game si faceva ancora sentire. L’obiettivo è sostituirlo con Andrew Billings, sophomore che ha passato l’intera prima stagione in IR a causa di un infortunio al ginocchio ad agosto, ma che attorno al quale ci sono aspettative ben più alte di quelle che un quarto giro speso possa suggerire.

Il pezzo fondamentale della DL resta comunque Geno Atkins (20 sack contando le ultime due stagioni), uno dei defensive tackle più forti della NFL. Pat Sims e il neo arrivato Glasgow sgomiteranno per trovare spazio: in definitiva una linea che ha bisogno di ricambio, ma che ha una profondità che può lasciar ben sperare da questo punto di vista.

Il nuovo acquisto a cui si faceva riferimento poco sopra è Kevin Minter: middle linebacker che ha avuto un po’ di difficoltà iniziali, ma che negli ultimi anni ai Cardinals s’era conquistato lo slot da titolare. Fa la strada inversa Karlos Dansby: i due in pratica si sono scambiati i ruoli. Minter benché fosse tra i LB più appetibili del mercato e pur essendo ancora molto giovane (26 anni), ha firmato un “semplice” annuale a 4 milioni, il che lo farà scendere in campo ancora più motivato e voglioso di far bene. Una aggiunta molto interessante.

Lui, assieme a Burfict, saranno i LB da tre down. Chi ne ha fatto le speso è stato Rey Maualuga, ormai da qualche anno finito ai margini dell’utilizzo e al momento proprio fuori squadra. Completa il reparto Nick Vigil che si alternerà al già citato Lawson.

Se negli altri reparti è cambiato un giocatore tra i titolari, nelle secondarie nemmeno quello: George Iloka e Shawn Williams sono una delle migliori coppie di safety della NFL. Quest’ultimo in particolar modo ha dimostrato l’anno scorso di poter sostituire senza troppi patemi il partente Reggie Nelson, dispensando colpi più che visibili e collezionando 14 pressioni sui QB avversari quando impiegato in blitz e 19 “defensive stop” in copertura con 3 intercetti (pur concedendo 3 TD).

Qualche dubbio in più tra i cornerback dove il leader è diventato l’istrionico Adam “Pacman” Jones. Al di là della sua ingestibilità al di fuori del campo, resta un giocatore un po’ discontinuo. Il problema è che Dre Kirkpatrick e Darqueze Dennard non sono evoluti in quei giocatori che a Cincinnati speravano e credevano. Tra i due senza dubbio Kirkpatrick è quello più solido, ha appena firmato un contratto quinquennale da 53 milioni, forse un po’ troppo a giudicare le sue prestazioni, ma quanto meno ha dimostrato di poter essere titolare in NFL e quello sarà il suo posto per il 2017.

Dennard invece è molto vicino dall’essere considerato una sciagura: avendo concesso l’86% dei completi sotto la sua copertura. Alla luce di questo dato abbinato al fatto che pur senza subire particolari infortuni è stato schierato solo il 30% degli snap, risulta abbastanza incomprensibile l’aver esercitato l’opzione per il quinto anno (è stato un primo giro 2014) che lo vedrà pagato 8,5 milioni nel 2018.

L’anno scorso il nickel back sul campo è stato Josh Shaw (giocatore duttile) e probabilmente, dopo una lotta per il posto, lo sarà anche l’anno prossimo. C’è da tenere d’occhio però come si presenterà la prima scelta 2016: William Jackson III, anche lui come Billings, out per tutta la scorsa stagione per problemi fisici.

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SPECIAL TEAM

Immobilismo generale, ma non negli special team. Lotta aperta per la posizione del kicker che non vedrà più Nugent presente a roster dal 2010 (al momento è senza contratto): ormai da troppi anni flirtava con l’80% e paga sia un 5/10 nei calci oltre le 40 yard, che ben 6 errori nei 29 extrapoint tentati. Sulla carta il posto dovrebbe essere di Jake Elliott, preso al quinto giro, primo kicker (di 3) scelti nello scorso draft, ma sarà in lotta con un altro veterano: Randy Bullock. Confermato il punter Kevin Huber.

Per i ritorni attenzione massima a John Ross, molti lo paragonano a DeSean Jackson, sia come ricevitore che come ritornatore. Non sarebbe male ritornare a fare un TD su ritorno, cosa che manca dal 2014.

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DRAFT

1 (9) – John Ross, WR (Washington)
2 (48) – Joe Mixon, RB (Oklahoma)
3 (73) – Jordan Willis, DE (Kansas State)
4 (116) – Carl Lawson, DE (Auburn)
4 (128) – Josh Malone, WR (Tennessee)
4 (138) – Ryan Glasgow, DT (Michigan)
5 (153) – Jake Elliott, K (Memphis)
5 (176) – J.J. Dielman, C (Utah)
6 (193) – Jordan Evans, LB (Oklahoma)
6 (207) – Brandon Wilson, CB (Houston)
7 (251) – Mason Schreck, TE (Buffalo)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Andre Smith (OL, MIN), Kevin Minter (LB, ARI)

Out: James Wright (WR, CLE), Andrew Whitworth (OT, LAR), Kevin Zeitler (OG, CLE), ike Nugent (K, FA), Margus Hunt (DE, IND), Domata Peko (DT, DEN)

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COACHING STAFF

A giudicare l’assenza di cambiamenti nel coaching staff (abbinata ad un roster rimasto per lo più inalterato), anche a Cincinnati sono rimasti abbastanza sorpresi per il mancato 15-1 della passata stagione e sono convinti che sia stato solo un incidente di percorso superabile con lo stesso assetto.

Marvin Lewis inizierà la 15esima stagione come capo allenatore su quella sideline, il record complessivo parla di 118 vittorie, 103 sconfitte e 3 pareggi per quel che riguarda la regular season, mentre per i soli playoff siamo a 0-7: il bicchiere mezzo pieno ci dice che sono 7 qualificazioni in 15 anni, quando erano state altrettante nei 35 precedenti; il bicchiere mezzo vuoto è rappresentato da quello 0 (manca una vittoria ai playoff dal 1988, impressionante).

La giustificazione degli infortunati deve aver salvato il posto a Ken Zampese (figlio di cotanto padre), che debuttava come offensive coordinator proprio l’anno scorso. Quest’anno ha ricevuto in dono prima e seconda scelta al draft, per migliorare le prestazioni in toto di Dalton e compagni avrà bisogno di un mezzo miracolo da parte di Paul Alexander (offensive line coach), ma speriamo di iniziare a vedere il suo gioco offensivo iper-aggressivo.

Anche Paul Guenther ormai è una istituzione in quel di Cincy, quasi al pari di Marvin Lewis: dal 2005 allena prima i linebacker e dal 2014 è il defensive coordinator, ovvero da quando Mike Zimmer è andato ai Vikings. Fossimo in lui però non saremmo del tutto tranquilli: l’anno scorso la difesa dei Bengals ha sofferto molto, quest’anno non ha ricevuto grandissimo aiuto dalla offseason e per di più c’è un allenatore dei LB, ruolo da dove Guenther è partito, che non aspetta altro che ricevere un’altra chance come defensive coordinator: Jim Haslett.

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RESOCONTO e CALENDARIO

C’erano svariati motivi per andare in panico sia durante che dopo la scorsa stagione, ma così non è stato: Cincinnati è restata fedele al suo modus operandi, che prevede zero rincorse folli in free agency e zero paura di inserire giocatori problematici. Hanno fatto bellamente schifo (per i loro standard degli ultimi anni, vincere solo 6 partite è fare schifo), ma non si sono scomposti.

La speranza di lottare per i playoff secondo me rimane più che concreta come doveva esserlo nel 2016 e come lo è sempre stata negli ultimi anni. Affrontare la AFC South potrebbe aiutare anche a raccimolare qualche vittoria in più in ottica wild card.

Curioso nel calendario che abbia la quasi totalità della NFC North nelle ultime 4 partite.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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