Cleveland Browns 2017 – Pazienza ne abbiamo

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Ci hanno provato in tanti (quarterback, allenatori, general manager) e tutti hanno fallito: la Cleveland pre trasferimento a Baltimora era una squadra che flirtava con una certa costanza con la zona dei playoff, quella rinata nel 1999 l’ha visti quasi per caso il primo anno del riallineamento delle division (2002) e solo una volta è riuscita ad andare in doppia cifra di vittorie (2007). Dalla rinascita si sono concluse 18 stagioni e sono state “conquistate” 88 vittorie (a fronte di 200 sconfitte tonde tonde), pari al 30% delle partite giocate, come se ogni anno si facesse fatica a raggiungere un record di 5-11. Deprimente.

Se in questa valle di lacrime e disperazione ci aggiungiamo che il 2016 con una sola vittoria è stata la peggiore stagione nella storia dei Browns (vecchi e nuovi) ecco che il quadro è completo. Bisognava ricominciare tutto da capo? Per una volta a Cleveland hanno detto no! Hue Jackson è rimasto saldo al suo posto ed ha continuato la sua rivoluzione: cambiare nuovamente head coach sarebbe stato peggio che vincere una sola partita.

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ATTACCO

I Browns partivano da una base pessima, ancor peggiore di quanto il terzultimo posto per yard conquistate ed il penultimo per punti segnati (16,5) potesse suggerire. Eravamo alla stregua di Rams, 49ers e Jets, con l’aggravante di un nuovo head coach che era ed è considerato un autentico guru offensivo. A questa base togliete l’unico raggio di sole comparso sulle facility dei Browns negli ultimi 3 anni: Terrelle Pryor dopo essere stato coccolato, aspettato, istruito aveva finalmente ripagato il lavoro speso da Cleveland in questi anni, diventando un ricevitore a tratti determinante per una squadra priva di stelle e di certezze. Ricevere 1007 yard in un attacco che ne ha lanciate meno di 3700 è oro puro.

Hue Jackson stesso si aspettava di averlo in squadra anche per i prossimi anni, ma la free agency è stata crudele con lui: non sappiamo l’offerta fattagli dai Browns, ma alla fine Pryor ha firmato un semplice annuale con i Redskins, probabilmente uno degli attacchi più esplosivi per un ricevitore, dove potersi mettere in mostra. Passare da Hue Jackson a Jay Gruden si cade decisamente in piedi, chi invece in piedi non è caduta come al solito è stata Cleveland che adesso deve ripartire ancora da zero in un reparto pieno di belle speranze e zero certezze.

Che la scelta di Pryor sia stata proprio quella di aumentare il suo valore sul mercato in un contesto “amichevole” (scommettendo su sé stesso ad ormai 28 anni, un bel rischio) e risondare la free agency nel 2018 è evidente guardando per quanto e a quanto è stato firmato dai Browns Kenny Britt: quello che sarà il WR1 di questa squadra, quasi coetaneo di Pryor, andrà a prendere 32 milioni nei prossimi 4 anni (8 di media…), di cui 10,5 garantiti. Insomma quei soldi c’erano e sicuro Cleveland avrebbe preferito darli a chi è “scappato” in direzione Redskins.

Britt è un eterno incompiuto. L’anno scorso anche lui ha avuto una stagione da 1000 yard in un attacco ridicolo come quello dei Rams, il problema è che è stata la prima in quadrupla cifra dopo 8 tentativi. Per carità, giocando sempre in attacchi disfunzionali e limitati, ma viene da pensare che disfunzionale e limitato lo sia anche lui. Mai costante nell’arco di una stagione, dove sovente ha saltato partite per acciacchi fisici che l’hanno costretto sempre ad una rincorsa di una condizione fisica accettabile.

Pensare a lui come target principale di un attacco aereo è sconfortante, ma purtroppo sono ben poche le alternative a roster. Corey Coleman è la più intrigante: primo giro 2016, la sua prima stagione è stata deludente (33 ricezioni per 413 yard e 3 TD) a causa soprattutto di problemi muscolari che ne hanno pregiudicato una crescita che è necessaria. Le qualità atletiche (quando sano) sono tutte lì da vedere sin dai tempi di Baylor (quando sono iniziati anche i primi stiramenti….), ma per fare il WR in NFL c’è bisogno di molto di più. Coleman può essere sin da ora una minaccia sul profondo, ma a sentire le parole del coaching staff dei Browns l’idea è che nel futuro sia qualcosa di più. I margini di miglioramento ci sono.

Coleman prova a rialzarsi

Per il resto è difficile trovare un terzo nome, tant’è che per yard ricevute dietro a Pryor, l’anno scorso si sono piazzati un TE (Barnidge) e un RB (Duke Johnson). Chi giocava spesso nello slot poi era Andrew Hawkins (secondo ricevitore più schierato in squadra), passato a rimpolpare la categoria dei nani malefici in quel di New England. Bisognerà cavar qualcosa dalla truppa di sophomore: Ricardo Louis (18 ricezioni, 205 yard, 316 snap nella sua prima stagione tra i pro), Rashard Higgins (77 yard ricevute in 6 ricezioni sui 132 snap di utilizzo) e Jordan Payton (solo 32 snap nel 2016) sono stati scelti l’anno scorso tra quarto e quinto giro. C’è disperato bisogno di una sorpresa.

Riprendiamo la classifica appena citata che vedeva Barnidge come secondo per yard ricevute. Bene, nemmeno lui sarà al training camp di fine mese e per di più non sarà in quello di nessun’altra squadra (a meno di firma nelle prossima settimana). Il taglio del tight end 32enne è arrivato quasi improvviso a poche ore dopo la scelta di primo giro (una delle tre, l’unica spesa in attacco) di Davd Njoku. Barnidge non si era ripetuto sui livelli astronomici (per la sua carriera) raggiunti nel 2015, le 1000 yard sono diventate 600, ma tenendo sempre ben presente il contesto non erano certo da buttar via così a cuor leggero.

Se a Cleveland l’hanno fatto, gran parte del motivo è appunto da ricercare sotto lo scouting report di Njoku: di sicuro non è stato preso per migliorare i bloccaggi nei giochi di corsa, ma l’ex Hurricane da Miami è un freak pauroso dal punto di vista atletico e palla in mano. Ha una velocità in grado di crear separazione con la gran parte dei LB che dovrà affrontare, abile nel tagliare il campo al centro partendo sia affianco alla linea che dallo slot, bravo nel farsi spazio anche usando il corpo. Dovrà migliorare un po’ i primi passi e soprattutto rendere più affidabili le sue mani, ma come tight end ricevitore si parte già da molto in alto.

Per compensare le mancanze di Njoku e l’assenza di ricevitori solidi, a Cleveland stanno pensando di utilizzare con costanza il set con due tight end. Ecco che verrebbe utile la scelta spesa l’anno scorso al quarto giro su Seth DeValve, che ha passato la prima stagione in sideline come avvenuto per i ricevitori di cui sopra (solo 94 snap).

Ma tutti questi discorsi sui target e non ho ancora nominato la battaglia che incendierà il training camp e la preseason?! Cosy Kessler vs DeShone Kizer vs Brock Osweieler. Già solo questo meriterebbe un libro, ma proverò ad essere chiaro e sintetico. Partiamo dalle ultime notizie: nei vari allenamenti delle ultime settimane Kessler e Kizer si dividono gli snap con i titolari, Osweiler “performa” con le riserve. Ahia.

Osweiler è arrivato a Cleveland con una trade che ha quasi dell’incredibile per il mondo NFL: Houston per scaricare il contratto che essa stessa gli aveva fatto firmare non più tardi di dodici mesi prima, ha ottenuto un quarto giro cedendo il giocatore assieme ad un secondo del 2018 e un sesto di quest’anno. Esatto, avete capito bene, togliendo la rumenta (quarti e sesti giri) Cleveland per accollarsi le prestazioni e le spettanze economiche di Osweiler ha voluto anche un secondo giro.

Appena dopo l’affare era girata anche l’idea diabolica di tagliarlo, ciò non è avvenuto e al momento Brock prova a lottare per il posto da QB1 contro due giocatori comunque inesperti se non del tutto nuovi per questo mondo. Kessler l’anno scorso ha fatto bene, ok, non allarghiamoci, decentemente: 65% di completi e solo 2 intercetti però in poche partite di utilizzo (8). Di certo è stato quello che è andato meglio considerando gli altri titolari di stagione Robert Griffin e Josh McCown (entrambi non più in squadra, il primo disperso a spargere ottimismo su twitter, il secondo ai Jets, che è peggio…cit. Puffo Quattrocchi)

Kessler quindi parte avvantaggiato dall’esperienza dell’anno scorso, se tanto ci dà tanto invece Kizer potrebbe ricevere un trattamento simile ai WR/TE rookie del 2015 o a Kessler stesso. Dipenderà molto da lui, se sorprenderà il coaching staff sin da subito magari potrebbe anche affrettare il suo inserimento, altrimenti con la stagione che verosimilmente raccoglierà in fretta sconfitte, avrà una chance senza troppa pressione strada facendo, mentre completa la sua conoscenza del playbook e del nuovo sistema.

Quello che esce dal college è un Kizer molto incostante, per nulla aiutato dal ballo dei quarterback a Notre Dame. I flash da buon QB ci sono stati, manca la continuità di rendimento ed una accuracy ondivaga. Deve lavorare sin da subito sulla pigrizia nell’esecuzione, nella lettura e nel muoversi nella tasca.

Chi vincerà il posto da titolare? Probabilmente nessuno o nessuno in maniera così definita. Son pronto a scommettere che durante la stagione tutti e tre avranno partite da titolari e tutti e tre per colpe anche non loro soffriranno tantissimo a guidare questo attacco verso qualche vittoria.

Tra i running back non è cambiato nulla: Isaiah Crowell e Duke Johnson continueranno ad alternarsi quasi in maniera paritaria, come avvenuto l’anno scorso dove il primo ha giocato il 55% degli snap offensivi ed il secondo il 44%, sfruttando soprattutto la sua abilità fuori dal backfield in fase di ricezione. Il livello di entrambi, benché molto giovani (entrambi classe 1993), pare abbastanza definito. La conquista più importante ottenuta finalmente la passata stagione è aver fatto chiarezza in un reparto che negli ultimi anni aveva visto arrivare free agent e scelte in numero copioso senza mai capire quali fossero i piani della squadra.

Che sia un duo che difficilmente farà raggiungere al running game di squadra la top 10 della Lega pare evidente, cosa che con un attacco aereo tutto da costruire sarebbe anche servita per essere ambiziosi. Ma Crowell più Johnson sono una coppia solida a cui affidarsi, per il momento va bene così.

I movimenti più interessanti per questo attacco sono avvenuti in linea. Intanto per l’ennesimo anno i Browns hanno ascoltato le offerte di mezza lega per ottenere i servigi di Joe Thomas, riuscendo ancora una volta a rifiutarle tutte. A 32 anni, con il contratto in scadenza tra due, bisogna iniziare a pensare che uno dei tackle più forti del nuovo millennio abbia speso la sua carriera ai Browns.

Joel Bitonio forma con lui un ottimo lato sinistro: la guardia, secondo giro 2014, sta però recuperando da un infortunio abbastanza fastidioso (Lisfranc) e più in generale ha giocato 15 partite negli ultimi due anni.

L’obiettivo principale di questa offseason era di dare linfa vitale ad un reparto fondamentale nel gioco del football ed in particolar modo nel sistema di Hue Jackson, un reparto che comunque negli anni s’è sempre salvato rispetto alle prestazioni piuttosto deludenti della squadra in generale. C’era da rafforzare il resto della linea ed ecco che sono arrivati via FA due elementi che risulteranno essenziali in questo salto di qualità: J.C. Tretter sta recuperando anche lui da un infortunio, ma a Green Bay finché sano aveva mostrato tutte le sue abilità tanto da conquistarsi strada facendo il ruolo di centro titolare; Kevin Zeitler non ha bisogno di presentazioni: parliamo di una delle guardie più forti della Lega, dominante soprattutto nel running game.

Queste due aggiunte (peraltro entrambi ancora lontani dai 30 anni di età) sono fondamentali anche perché spingono verso la sideline, in ruoli più consoni da backup, giocatori come John Greco e Cameron Erving (giocatore duttile, ma non di livello.). Entrambi sinora erano stati un po’ deludenti ed avevano contribuito a prestazioni altalenanti da parte del reparto negli ultimi anni.

Resta l’incognita non da poco del right tackle, dove lo stesso Erving potrebbe rientrare nel mix. Sarà un ruolo che verosimilmente verrà deciso durante il training camp. Assieme ad Erving occhio al secondo anno Shon Coleman (terzo giro 2016, 62 snap al primo anno) e al rookie, quinto giro Roderick Johnson da Florida State.

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DIFESA

Non si può non partire dalla prima scelta assoluta dell’ultimo draft, Myles Garrett, e da un numero, 28.6, che sono i sack di media messi a segno da questa difesa prendendo in considerazione gli ultimi tre anni, dove sono rimasti sempre sul fondo della Lega in questa statistica. Cleveland ha disperato bisogno di pass rush e prendere il giocatore che è stato tra i top 3 collegiali in tutte le ultime 3 stagioni in fatto ad efficienza in questo aspetto del gioco dovrebbe decisamente aiutare.

Garrett può rushare da ogni posizione, ha un atletismo, una agilità e una forza bruta che lo rendono una minaccia costante per le linee offensive avversarie a cui va poi aggiunto un upside che pare davvero notevole. Ora è tutto nelle mani del coaching staff dei Browns che non può sprecare un “dono” del genere e deve cercare di sfruttarne al massimo i margini di miglioramento oltre che cercare di renderlo efficace anche nel running game, aspetto che al momento preoccupa un po’.

I pilastri di questa linea saranno lui e Danny Shelton (primo giro 2015), DT solido molto valido (lui sì) contro le corse. Attorno a loro due però c’è una linea e più in generale un front seven tutto da inventare. Carl Nassib, Emmanuel Ogbah e Nate Orchard si alterneranno sul lato opposto di Garrett. Su Nassib, il defensive coordinator Ray Horton sul finire della scorsa stagione aveva speso parole di elogio che stridevano con la sua prima stagione: il fatto che Horton sia stato silurato poche settimane dopo è abbastanza significativo. Anche Ogbah faceva parte della truppa infinita di rookie della scorsa stagione, lui da OLB (l’anno scorso si giocava una 3-4, quest’anno la base sarà una 4-3) qualcosa di buono l’ha mostrato: dipenderà dal suo adattamento al nuovo ruolo, ma la sensazione che tra questi nominati è quello con più talento.

Questa linea per essere davvero temuta avrà bisogno dell’apporto in pass rush anche di Jamie Collins, il cui impatto a stagione in corso non è stato così elevato come spesso accade quando ci sono trade a metà annata. Firmato il contrattone, magari ora sarà più sereno e potrà pensare solo al campo. Cleveland ha investito molto su di lui sia per averlo che per trattenerlo, la sua produzione sarà fondamentale per la crescita di questa difesa che nel 2016 è stata penultima per yard concesse (392 a partita) e terzultima per punti subiti (28,3).

Affianco a lui giocheranno Christian Kirksey e soprattutto Tank Carder, sinora un “semplice” special teamer per 5 anni che si trova al momento designato ad essere il middle linebacker titolare di questa squadra che ha fatto registrare la perdita a giochi ormai fatti di Demario Davis, scambiato ad inizio giugno con i Jets, per Calvin Pryor.

Pryor è stato un primo giro non più tardi di 3 anni fa, ma ai Jets aveva deluso così tanto che nello scorso draft hanno scelto ben 2 safety. I suoi giorni erano contati: a Cleveland si troverà a giocare affianco ad un altro primo giro, appena scelto, quel Jabrill Peppers le cui doti atletiche sono indiscutibili, ma che da un punto di vista tattico va costruito ed inquadrato molto bene. Nel mix delle safety anche Ed Reynolds, molto buono a difendere sulle corse.

Le due nuove safety dovranno invertire intanto un trend molto pericoloso: nella scorsa stagione i defensive back dei Browns sono stati tra i peggiori della lega (assieme a quelli dei Rams) per numero di placcaggi sbagliati (ben 65), finendo per essere una macchina da big play, ma per gli avversari.

Preoccupa anche la piega che sta prendendo la carriera di Joe Haden, sino a due anni fa uno dei migliori cornerback della NFL, ma che appunto da allora ha calato di molto il suo rendimento contribuendo non poco ai missed tackle di cui sopra con 10 svarioni. Molto meglio al momento Jamar Taylor che, pur restando lontano dai livelli di dominio raggiunti da Haden nella sua carriera, è il CB più solido in squadra, in grado di giocare anche sugli slot receiver.

Di esperienza l’aggiunta di Jason McCourty che lascia i Titans dopo 8 stagioni e 13 intercetti. Il suo ruolo non è ancora definito, durante il training camp il coaching staff deciderà dove schierarlo: inizialmente l’idea era quella di trasformarlo in safety, ma l’arrivo di Pryor dovrebbe aver cambiato i piani, mantenendolo tra i cornerback.

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SPECIAL TEAM

Per i calci Codey Parkey sarà messo in competizione con il rookie, settimo giro da Arizona State, Zane Gonzalez che non dovrebbe faticare troppo a conquistare il posto da titolare sin da subito. Gonzalez si presenta in NFL dopo aver superato il record collegiale, detenuto da Dustin Hopkins, per il maggior numero di field goal segnati in carriera (96).

Per i punt confermato Britton Colquitt, arrivato da Denver l’anno scorso.

Sui ritorni sono stati confermati (almeno per ora) tutti i giocatori che vi erano stati impiegati nella passata stagione (Mario Alford, Ricardo Louis, Duke Johnson, George Atkinson), ma occhio a Jabrill Peppers. Impiegarlo negli special team potrebbe anche dargli fiducia per quello che sarà poi il suo compito difensivo.

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DRAFT

1 (1) – Myles Garrett, DE (Texas A&M)
1 (25) – Jabrill Peppers, S (Michigan)
1 (29) – David Njoku, TE (Miami)
2 (52) – Deshon Kizer, QB (Notre Dame)
3 (65) – Larry Ogunjobi, DT (Charlotte)
4 (126) – Howard Wilson, CB (Houston)
5 (160) – Roderick Johnson, OT (Florida State)
6 (185) – Claeb Brantley, DT (Florida)
7 (224) – Zane Gonzalez, K (Arizona State)
7 (252) – Matt Dayes, RB (NC State)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Brock Osweiler (QB, HOU), James Wright (WR, CIN), Kenny Britt (WR, LAR), Matt McCants (OT, CHI), Kevin Zeitler (OG, CIN), J.C. Tretter (C, GB), Jason McCourty (CB, TEN), Calvin Pryor (S, NYJ).

Out: Josh McCown (QB, NYJ), Terrelle Pryor (WR, WAS), Andrew Hawkins (WR, NE), Stephen Paea (DT, DAL), Demario Davis (LB, NYJ), Jordan Poyer (S, BUF).

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COACHING STAFF

La catena decisionale offensiva Hue Jackson/Al Saunders non ha entusiasmato per nulla al suo primo anno, ma come detto in apertura era giusto dar loro un po’ di tempo in più (e a giudicare dal roster attuale ne avranno comunque bisogno di ancora un po’). Su Jackson head coach le aspettative erano e sono molto alte.

Ray Horton come già accennato non sarà più il defensive coordinator di questa squadra. Lasciato libero dall’epurazione dei Rams, Gregg Williams è rimasto senza lavoro per meno di un mese. Senza dubbio la sua carriera è stata macchiata e frenata dallo scandalo del “bounty program” ai tempi dei Saints. Da allora, una volta scontata la pena, ha faticato a riproporre difese su quel livello.

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RESOCONTO e CALENDARIO

La prima cosa che è balzata all’occhio nello scrivere questa preview è che tanto dipenderà dal miglioramento della miriade di sophomore (giocatori al secondo anno) che ha passato la prima stagione spesso sulla sideline. I rookie scelti l’anno scorso sono stati ben 14, sommati ai 10 di quest’anno (e poi alle decine di scelte già in possesso per i prossimi anni) ci parlano di una tattica quasi rivoluzionaria per la NFL. Questo è l’approccio portato da De Podesta (Moneyball, MLB, Oakland Athletics….) di cui tanto si è parlato l’anno scorso e che iniziamo a veder applicato anche al mondo del football.

Una strategia del genere ha bisogno di pazienza e per ora sembrano averla. La stagione 2017 dei Browns non sembra aver presupposti molto diversi rispetto a quella 2016: le vittorie non saranno tante (si spera magari più di una) e i playoff una parola ancora piuttosto sfocata.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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