Cosa rimane di Jones vs Cormier 2

Undici minuti e 57 secondi (o 59, dipende se guardate Sherdog o il sito UFC). Tanto è bastato per mettere fine a una delle rivalità più accese degli ultimi anni in UFC. Forse la più accesa e che più ha fatto parlare. Perché se Diaz – McGregor (o altre simili) si è consumata nell’arco di pochi mesi (nonostante Diaz provi a portarla ancora avanti), tra Cormier e Jones la storia si protraeva da ormai due anni e mezzo.

La UFC non è la WWE, e questo dovrebbe essere chiaro ormai a tutti. Anche se in alcune circostanze vorrebbe esserlo. Perché ok le MMA sono uno sport, però anche nello sport c’è bisogno di storie e personaggi. E di rivalità. E stavolta c’erano tutti gli ingredienti per un piatto da ristorante stellato. Un primo match favoloso, insulti, trash talking, cancellazioni all’ultimo di match già pronti, droga, arresti, incidenti stradali. Mai come nel caso di Cormier e Jones sembrava di essere davanti a una storyline della WWE più che a un incontro titolato UFC. Ed è anche per questo che questo secondo capitolo della faida era atteso spasmodicamente dai fans delle MMA.

Ma la dote principale del Pro Wrestling è saper intrattenere e raccontare storie. Altrimenti non ci sarebbe motivo di guardare omaccioni in mutande che fanno finta di picchiarsi.

E Jones assieme a Cormier ci hanno raccontato una grandissima storia. Una storia di redenzione da una parte e di frustrazione dall’altra. Il campione più grande che cade e prova a rialzarsi, arrivando alla tanto agognata seconda occasione. C’è qualcosa di più americano in questo?

Dall’altra parte il campione ufficiale che viene vituperato e denigrato dalla gran parte della folla perché in fondo quel titolo non lo ha tolto al legittimo proprietario. Nonostante anche esso sia un atleta meraviglioso.

E su questo la UFC per una volta non si è nascosta. Non ha fatto finta che i problemi di Jones non ci siano stati. Anzi, ha cavalcato l’onda della redenzione di quello che doveva essere l’uomo che avrebbe dovuto portare la UFC a un nuovo livello ma che è rimasto incastrato nelle pieghe della sua stessa vita.

Ma soprattutto una grande storia ce l’hanno raccontata i due atleti all’interno dell’ottagono. I match della WWE si basano su storie da raccontare durante il match. Nella UFC spesso è capitato che incontri pompati a dismisura poi nell’ottagono non lasciassero trasparire nulla di quella attesa.

Stavolta invece il match la storia l’ha raccontata. Magari non è stato bello come il primo capitolo del 2015 ma forse è stato più intenso a livello emotivo. Ci hanno fatto vedere un Cormier sicuro di sé e un Jones frustrato in alcune parti (invertendosi i ruoli iniziali), ci hanno fatto vedere un atleta fantastico che nonostante un gameplan e un applicazione pazzesca si è dovuto arrendere al talento più puro. Ma soprattutto ci ha raccontato di due uomini che si sono odiati per tanti e tanti anni che alla fine si sono dovuti mostrare il dovuto rispetto. Un Jones spavaldo nei mesi scorsi ha dovuto rendere omaggio al Cormier uomo, padre e atleta. Un Cormier in lacrime ha messo in mostra tutta la frustrazione arrivando a dire che: “se ha vinto tutti e due i match, non c’è alcuna rivalità”.

Perché la gente pensa che due omoni che si menano in una gabbia debbano essere per forza degli animali, delle bestie, degli assassini. Quando in fondo sono solamente due uomini che combattono per dimostrare qualcosa soprattutto a loro stessi. E sono uomini con le proprie forze e debolezze.

E allora sì, a poche ore di distanza dall’evento e con le emozioni ancora calde, mi tocca dare ragione all’amico e collega Lorenzo che ieri sera mi diceva: “Stasera sono felice di essere un fan delle MMA. Sono certo che qualcuno in futuro mi invidierà per essermi gustato UFC214 in diretta.”

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Una risposta

  1. SteveRay ha detto:

    Davvero un articolo fantastico, che è riuscito a sintetizzare due anni e mezzo di emozioni. Sono un fan di DC e mi spiace molto per come è andata visto che aveva cominciato bejissimo, ma a questo punto va dato l’onore al merito a Jones.

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