Draft Review – 2013 Odissea nella NFL

“Devi aspettare tre anni prima di giudicare un rookie”, bene, ne abbiamo fatti passare 4 (numero non a caso stando ai quadriennali che si beccano i primi giri con il nuovo contratto collettivo) ed eccoci qua a pochi giorni dal draft 2017 a provare a tirare le somme sui prospetti entrati in NFL nel 2013 (e molti anche già usciti….).

Gli occhi sono lo specchio…del prospetto (foto SBnation)

Come Dove sono andati i QB?

Aff… Già in fase di pre-draft la classe dei QB non sembrava essere tra le migliori, per di più non erano nemmeno tante le squadre che ne necessitavano in maniera impellente. Tra queste però c’erano i Bills: al momento della loro scelta (la ottava) con tutti i QB disponibili, fecero addirittura trade down scendendo alla 16, facendo sperare ai propri tifosi di essersi scampati l’incubo E.J. Manuel. Speranza vana visto che poi proprio poco dopo l’ex Seminoles finì a prender freddo a Buffalo.

I 4 anni del suo contratto da rookie sono passati con poche lodi e molte infamie, titolare o con prospettive di esserlo lo è stato praticamente solo nel primo anno, poi gli hanno cucito addosso un vestito da backup, gli hanno preferito anche un sesto giro del 2011 (Tyrod Taylor) ed ora proverà a riciclarsi in qualche modo dietro a Carr ai Raiders.

Dicevamo l’anno da rookie è forse l’unico in cui l’hanno testato sul serio, facendolo giocare 10 partite da titolare (negli altri tre anni sono stati 7 in tutto, dovute per lo più per mancanze altrui): la statistica più imbarazzante è quella di 8,4% di sack subiti sul totale dei dropback, quasi 3 sack a partita di media. Ok, che non fosse molto mobile lo si sospettava, ma qua siamo ai livelli di statua (e non in senso celebrativo, quanto più di toilette per piccioni).

Manuel fu anche l’unico QB scelto al primo giro. Bisogna arrivare al 2001 per avere un solo QB al primo giro: quell’anno fu la prima assoluta Michael Vick, mentre al secondo giro andò Drew Brees: mica male. Ma non tutti i corsi storici hanno poi dei ricorsi: possiamo sbilanciarci sin da ora per dire che il parallelo Brees/Geno Smith (scelto al secondo giro 2013) non ha motivo di esistere.

Ve lo ricordate la notte del draft passare tutto il tempo a giocare a Ruzzle con il cellulare, vero? Il giorno dopo stizzito aveva annunciato non avrebbe presenziato all’evento a partire dal secondo giro. In realtà poi i Jets gli fecero una carezza e lo scelsero proprio con l’ottava scelta della seconda serata.

Primo anno così così, secondo anno in cui lui stesso si sarà chiesto se avesse potuto avere una carriera migliore a Ruzzle. Poi c’ha pensato un suo compagno di squadra durante il training camp a metterlo KO con un pugno alla mascella o a fornire ai Jets una scusa valida per non vederlo più in campo (e anche qui non è che nel frattempo sia arrivata la reincarnazione di Joe Broadway Namath a rubargli il posto…).

Questa offseason, scaduto il contratto, anche lui ha cambiato maglia (ma non città): ha firmato per i Giants ed ha già detto che farà di tutto per carpire i segreti del mestiere ad Eli Manning. Pure Signorini guardava sempre i documentari sugli uccelli per imparare a volare…e invece…

Al ritmo di un QB a giro arriviamo a quello scelto al terzo e subito è “Russell Wilson è stato scelto al terzo giro!” (draft dell’anno prima peraltro). Bene Mike Glennon l’anno prossimo guadagnerà (circa) gli stessi soldi di Wilson e questa è una delle cose più inspiegabili del mondo sportivo degli ultimi anni al pari della clausola rescissoria che misero a Denilson (750 miliardi delle vecchie lire), ma quella almeno non la pagò nessuno.

Glennon (ovviamente*) non prenderà quei soldi dai Buccaneers, che lo draftarono appunto quell’anno, ma dai Bears che forse sanno qualcosa che noi non sappiamo. In attesa di scoprire cosa, registriamo che, pur avendo una fionda al posto del braccio, in fretta nelle poche apparizioni a Tampa (che non più tardi di due anni dopo ha scelto con la prima assoluta un altro QB) si guadagnò il soprannome di “Checkdown Mike”. Non dobbiamo spiegarvelo.

Glennon, come una catapulta (da NEPatriotsDraft.com)

*ovviamente: ecco, mettiamo sul tavolo la carta più pesante per giudicare questa classe di QB, ovvero quella dei QB che nel 2017 saranno ancora a roster con le squadre che li hanno scelti. In questa carta sui 11 nomi che potevano esserci scritti, ce n’è uno soltanto, quello di Landry Jones, che peraltro non ha fatto faville come backup di Roethlisberger a Pittsburgh e difficilmente rappresenterà un nome su cui puntare quando Big Ben deciderà di lasciare.

Dei 4 QB andati al quarto giro (Matt Barkley, Ryan Nassib, Tyler Wilson e Landry Jones appunto), solo Nassib sembrava aver poche aspettative, provenendo peraltro da un contesto collegiale (Syracuse) con un attacco molto particolare. Di Jones abbiamo detto, gli altri due invece potevano evolvere in qualcosa di interessante, con un po’ di fortuna e qualche congiunzione astrale che non c’è stata.

Wilson, dopo aver riscritto i record ad Arkansas, non ha fatto mezzo snap “ufficiale” tra i pro, addirittura iniziò il primo training camp ad Oakland (che lo scelse) come 4th string QB, situazione che non gli fece nemmeno fare il roster a settembre. Di lui ne abbiamo perso le tracce dopo una manciata di lanci nella preseason dei Bengals, era agosto 2014.

Matt Barkley invece di qualche congiunzione astrale sembrava poterne giovare: finito in una Philadelphia piena di aspettative e di innovazioni. Si pensava che Chip Kelly potesse essere abbastanza “pazzo” dal dargli una chance e da ricavarne qualcosa. Il marasma della situazione QB sotto la guida dell’ex Oregon Ducks però non ha portato molto bene a Barkley che ha visto finire la sua avventura in Pennsylvania quasi in concomitanza con quella di Kelly senza collezionare nessuna gara da titolare, quelle sono arrivate l’anno scorso ai Bears ed abbiamo anche capito del perché agli Eagles non giocasse: 14 intercetti in 6 partite e mezzo, la stagione è stata disgraziata di suo, ma lui non sembrava avere molte risposte, tant’è che appunto quest’anno hanno preferito ricoprire di soldi Glennon (e lui si è già accasato, almeno per il momento, a San Francisco).

Per trovare altri QB bisogna scorrere sino al settimo giro: Brad Sorensen, Zac Dysert, B.J. Daniels e Sean Renfree non valgono però il mio tempo a scriverne e il vostro tempo a leggerne.

Il primo giro

Eric Fisher era stato la prima scelta assoluta un po’ a sorpresa. In molti davano per favorito l’altro OT, Luke Joeckel, che finì giusto una scelta dopo ai Jaguars che grazie a questo colosso si preparavano a dominare i successivi 5 anni (almeno). Luke ha appena firmato un annuale a Seattle e nemmeno i Seahawks hanno ancora le idee chiare se schierarlo tackle o guardia: la sua esperienza in Florida ha vissuto molto velocemente tutte le fasi del “fallimento” 1-safe pick, 2-aspettative altissime, 3-diamogli tempo, 4-è tutto qua?, 5-forse se lo spostiamo di ruolo…, 6-non è colpa tua, sono io (Jacksonville) che non ti merito, 7-che bust, 8-addio.

A Fisher è andata meglio, quantomeno a livello personale: a lui il contrattone da 60 milioni nei prossimi 4 anni è arrivato, resterà ai Chiefs, che però anche qua pagano sperando che li meriterà, perché per il resto è stato un giocatore piuttosto “medio” (per non dire mediocre).

1&2 punch micidiale…

Doveva essere il draft dei offensive tackle dominanti ed alla fine tutti e 5 andati al primo giro non hanno convinto a pieno: Lane Johnson (quinta assoluta) sulla carta con il suo atletismo era fatto dal sarto a misura dell’attacco di Chip Kelly, sul campo invece l’attacco di Chip Kelly è durato quanto un hot dog il 4 luglio a Coney Island al Nathan’s eating contest, mentre Lane Johnson è durato giusto il tempo di scoprire i test antidoping. Anche se per lui il posto da titolare, quando disponibile, non è assolutamente in discussione.

D.J. Fluker dopo un buon primo anno ha vissuto la crisi dei casellanti e appena i Chargers hanno scoperto che costava meno mettere le casse automatiche s’è dovuto riciclare altrove: l’anno prossimo giocherà ai Giants dove troverà il quinto OT scelto nel primo giro del draft 2013, Justin Pugh che già in fase di draft era apprezzato per la sua duttilità e che s’è creato un buona carriera NFL come guardia.

A proposito di guardie: Jonathan Cooper e Chance Warmack avevano tutto per dominare. Ne eravamo tutti convinti: Arizona e Tennessee avevano fatto il colpaccio. Il primo ha già cambiato 3 squadre: l’anno scorso è sceso in campo sia con i Patriots (che avevano provato la scommessa) che con i Browns (e quando scendi in campo con i Browns non ho idea di dove finisca la tua autostima), ora ha qualche mese per riuscire a fare la squadra ai Cowboys: in bocca al lupo.

Warmack ha faticato molto i primi 3 anni, il quarto l’ha saltato per un infortunio alla mano e il quinto lo inizierà agli Eagles cercando di ricavarsi un ruolo da rotazione: il contratto annuale a 1,5 milioni firmato penso dica tutto della situazione della sua carriera al momento.

Tralasciando un decente Kyle Long ai Bears, il vero affare per la linea offensiva l’ha fatto proprio Dallas, scendendo a fine primo giro per selezionare Travis Frederick: tralasciando la rosicata che si saranno fatti i tifosi europei di Dallas, costretti a sorbirsi altre 2 ore di scelte prima della propria per poi veder scelto un ruolo così poco sexy come quello del centro, parliamo di uno dei pezzi principali su cui è stata costruita la filosofia della squadra negli anni successivi e che al momento è il C più pagato della NFL.

E i pass rush dominanti? Dion Jordan (3a), Ezekiel Ansah (5a), Barkevious Mingo (6a), Jarvis Jones (17a), Bjorn Werner (24a). Quello che per molti era stato il rischio più alto è anche l’unico che giocherà ancora nella squadra che l’ha scelto: Ansah a Detroit ha avuto sin da subito un buon impatto ed è letteralmente esploso al suo terzo anno con 14,5 sack, qualche problema fisico di troppo qua e là l’ha rallentato, ma siamo certi che a momenti arriverà il contrattone.

Dion Jordan in “Io speriamo che me la cavo” (da SportingNews.com)

Gli altri 4 sono stati un pianto: complessivamente in 4 anni arrivano a poco più di 20 sack. Jordan ha più squalifiche (abbiamo perso il conto), che placcaggi ai QB (3). Ora l’ha preso Pete Carroll che conta per lo meno di insegnargli l’arte del superare i test antidoping. Mingo, dopo il fallimento ai Browns e la solita scommessa che Belichick non si fa mai mancare, l’anno prossimo dovrà riempire le scarpe lasciate vuote proprio da Bjorn Werner che sono 12 mesi che è a spasso (senza scarpe evidentemente). Jarvis Jones è un fallimento anche personale (ne ero innamorato ai tempi dei Georgia Bulldogs): ero convinto avesse tutto per dominare nella difesa di Dick LeBeau che nel frattempo anche a causa sua sarà stato costretto a cambiare squadra, Jarvis invece è andato dove finiscono tutti quelli che lasciano Pittsburgh, agli Arizona ex-Steelers.

Molto meglio per i ruoli interni della linea difensiva: Sheldon Richardson, Star Lotulelei, Sharrif Floyd e Sylvester Williams hanno avuto tutti buone se non buonissime carriere sinora.

Skill position offensive: dei RB ci occuperemo poi, visto che al primo giro nessuno s’è azzardato di selezionarne uno. Restano WR e TE (3+1). Con il senno del poi, selezionereste dei special teamer al primo giro? Forse nemmeno se il prospetto fosse un mix tra Dante Hall e Devin Hester: immaginiamo quindi che Rams e Vikings non siano stati molto soddisfatti delle carriere avute sinora da Tavin Austin e Cordarrelle Patterson: quest’ultimo l’anno prossimo inizierà ai Raiders (che di velocisti se ne intendono), per Austin quella che al tempo era St. Louis diede via mezzo draft per salire alla ottava scelta: stagioni con più di 500 yard ricevute (avessi detto 1000)? 1 (509), la scorsa. Male.

DeAndre Hopkins invece è un freak, così a naso, a 4 anni di distanza, parliamo del miglior giocatore selezionato nel primo giro e probabilmente dell’intero draft. Lui però ha un altro problema che rischia di bruciarne la carriera: se i Texans avessero messo una catapulta medievale come QB in questi anni, Nuk avrebbe ricevuto palloni più puliti.

Il TE (Tyler Eifert ai Bengals) poi non sarebbe nemmeno male, riuscisse a non rompersi anche scendendo le scale.

Conclude il primo giro la secondaria: tra le safety (3) le cose sono andate benino. Kenny Vaccaro portava addosso molti dubbi sul suo gioco, dubbi per certi versi confermati, ma quanto meno ha dimostrato di saper stare in campo da titolare, limando in parte i difetti. Se le cose ai 49ers sono andate a schifio (parliamo dei vice campioni in quel draft), di certo non è colpa di Eric Reid (fortemente voluto da San Francisco, tanto da salire di una decina di posizioni per prenderselo). Matt Elam invece aveva iniziato bene, poi le cose sono peggiorate rapidamente: ha saltato tutto il 2015 per infortunio, ha iniziato a perdere snap di utilizzo, s’è dato alla droga (arrestato con un etto di marijuana un paio di mesi fa) ed al momento è senza squadra.

Male i cornerback: D.J. Hayden sapevamo tutti fosse una esagerazione da Raiders dei Raiders e così è stato (attraverso anche tanti infortuni), l’anno prossimo proverà a rilanciarsi ai Lions. Dee Milliner era una “safe pick”, nei successivi 4 anni, i Jets non hanno fatto altro che firmare qualsiasi free agent nel ruolo e il povero Dee è senza squadra da settembre scorso. Tutto sommato bene Xavier Rhodes ai Vikings e molto bene Desmond Trufant ai Falcons (fresco di rinnovo contrattuale bello pesante).

Qualcosa sarà pur andato bene…

I RB trattati come la peste.

Il draft esiste dal 1936. Prima del 2013 era successo solo una volta che nessun RB venisse scelto al primo giro: era il 1963 e all’epoca le squadre erano solo 14. Accadrà di nuovo nel 2014. Certo qualcuno in questi 4 anni avrà rimpianto di non aver selezionato prima degli Steelers Le’Veon Bell.

Per il resto sono stati scelti 27 giocatori nel ruolo più schifato (in fase di draft) degli ultimi anni: Montee Ball (2° giro), Johnathan Franklin (4°), Marcus Lattimore (4°), Stepfan Taylor (5°), Joseph Randle (5°) guidano la pattuglia di quelli che per motivi diversi (scarsezza, sfortuna, idiozia) sono già fuori dalla lega e non hanno chance di rientrarvi.

Su Lattimore avevamo anche scritto in sede di draft e no, non si rialzò.

Sorprendente invece la carriera di Latavius Murray, seppur tra qualche alto e basso di troppo, l’anno prossimo sarà il titolare del backfield dei Vikings nel primo anno post Adrian Peterson dopo gli anni passati a sgomitare in quello dei Raiders con discreto adeguamento contrattuale (15 milioni nei prossimi 3 anni).

Lui era stato la scelta numero 181 del draft 2013, la 182, Kenjon Barner, aveva ricevuto molte più attenzioni dopo le sue fiammate in maglia Ducks di Oregon al college. Fiammate che non si sono per nulla ripetute tra i pro, chissà se l’area dell’ovest (l’anno prossimo giocherà, forse, ai Chargers) saprà rivitalizzarlo?

Ma è andato tutto così male?

Certo avere praticamente la metà dei giocatori scelti al primo giro (15 su 32) che hanno già cambiato 1 o più squadre e mai per essere “promossi” non aiuta ad avere una valutazione positiva alla classe, ma come si sa il draft NFL dura 3 giorni e in 7 giri qualche gemma qua e là viene fuori.

Di Le’Veon Bell abbiamo già accennato: allo stato attuale delle cose e al netto del fatto che basterà una canna fumata nel momento sbagliato per salutarlo per una stagione intera, stiamo parlando del miglior RB della lega, uno di quelli che ti ridefiniscono un attacco e condizionano i game plan difensivi, una rarità nella NFL moderna e per questo ancora più determinante.

Darius Slay s’è fatto spazio quasi a fari spenti in una secondaria, quella dei Lions, piuttosto scarsi negli anni. Ma lui ha “settato un tono” che ha aiutato a migliorare il reparto. Parliamo di uno dei migliori CB della lega.

Tyrann Mathieu (3° giro), per restare in tema secondarie, era entrato in NFL con molti dubbi sul suo conto , dubbi comportamentali ma anche tecnici. Io ero tra quelli che non si fidavano del suo gioco e ne faccio pubblica confessione: mi sbagliavo e se non fosse per qualche problema fisico di troppo (il suo stile è punitivo tanto per gli altri quanto per lui) parleremmo di una delle armi tattiche più determinanti della lega. S’è ricavato un ruolo tutto suo (e che ha fatto proseliti in giro per la NFL): bene, bravo, bravissimo. Promosso a pieni voti.

E azazelli, muto! (da Last Call Football)

A proposito di problemi fisici: Travis Kelce e Jordan Reed, entrambi presi al terzo giro, sono l’evoluzione della specie dei TE. Hanno tutto per dominare il gioco, ma sono talmente grossi e vengono colpiti talmente duramente che per loro ogni snap è potenzialmente quello che gli farà saltare il prossimo mese di gioco, un po’ alla Gronkowski.

E poi c’è Keenan Allen che quando gioca è tra i migliori 5 WR della lega e non è per niente poco considerando che viviamo in un momento storico in cui sono almeno 10 i top 5 nel ruolo. Il problema è ovviamente “si, ma quando gioca?”. Il ragazzo è tanto sorprendente quanto sfortunato. L’infortunio al rene subito la scorsa stagione è ancora incomprensibile dopo il decimo replay. Tornerà, dominerà, resterà uno dei pochi giocatori che a distanza di anni ci farà dire “dai, alla fine anche il draft 2013 ha fatto buone cose”.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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