Indianapolis Colts 2017 – Prove di rivoluzione

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Il 2017 sarà il sesto anno dell’era Luck in quel di Indianapolis, un’era che però sta prendendo una piega un po’ preoccupante. Dopo un inizio entusiasmante e in crescita anche nei risultati di squadra con tre stagioni da 11 vittorie e un percorso nei playoff sempre più lungo fino all’AFC Championship del 2014, ecco che sono arrivati i dubbi, i problemi fisici e tattici e due stagioni da 8-8, un record che ben descrive la mediocrità in cui la squadra sta scivolando.

In tutto questo vortice Luck, il giocatore copertina di questa squadra, ci è finito in pieno, anche se il suo 2016 è parso in controtendenza rispetto a tutto il resto. Ma una squadra di football non è un giocatore e proprio ad Indianapolis avrebbero dovuto impararlo in tutti questi anni, anche se dopo aver perpetrato questo errore addossando tutto sulle spalle su Peyton Manning, pare proprio siano sulla stessa falsariga anche con l’ex QB di Stanford.

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ATTACCO

Il 2016 doveva darci una risposta sullo stato della carriera di Andrew Luck: veniva dal suo peggior anno e non solo per l’infortunio che l’aveva tenuto out per metà di esso, ma anche per delle prestazioni decisamente sotto media, lanci sbagliati, letture ritardate e una fiducia nei propri mezzi sempre più messa in discussione. Complessivamente la squadra ha continuato a vivacchiare su prestazioni incolori, però la stagione di Luck è stata di tutt’altra pasta, arrivando a giocare forse il suo football migliore.

Il problema ora resta solo di livello fisico, perché sul finire della scorsa annata la spalla di lancio ha ripreso a dar problemi fino a richiedere l’intervento chirurgico appena iniziata l’offseason. Il recupero pare proseguire un po’ a rilento, tanto da mettere in dubbio un suo utilizzo non solo per il training camp ma anche per la week 1. È chiaro che Tolzien potrebbe essere una risposta ad ogni domanda solo se fossimo in presenza dell’autore fantasy: recuperare Luck ed averlo al 100% per tutto il 2017 è fondamentale, anzi di più.

Anche perché se non si lancia si deve correre e quindi si dovrà chiedere la decima a Frank Gore, la decima stagione oltre le 1000 yard: l’anno scorso ha collezionato la nona su dodici stagioni, la sesta consecutiva oltre le 250 portate, per un ragazzo che a maggio ha compiuto 34 anni parliamo quasi di accanimento terapeutico. Lui comunque non accenna a lamentarsi anche se nelle due stagioni ai Colts ha concluso entrambe le volte con una media inferiore alle 4 yard a portata, a San Francisco non gli era mai capitato: la fatica è nascosta, ma si nota.

Ecco che più che il girovago Robert Turbin, assume particolare interesse l’aggiunta via draft di Marlon Mack, preso con una delle tre scelte di quarto giro fatte a fine aprile. Mack a South Florida ha mostrato delle doti atletiche davvero invidiabili: elusivo e con una accelerazione oltre ad una velocità che gli hanno permesso big play su big play. Al momento può essere un ottimo cambio di passo nel running game dei Colts. Per diventare un feature back dovrà lavorare tantissimo sulle sue scelte, considerando che tende troppo a danzare dietro la linea sempre alla ricerca del gran guadagno, una tendenza che se confermata potrebbe terminare troppe portate con perdite di yard ed aumentare anche il numero dei fumble (altro problema notato nei suoi anni collegiali). Luck potrà anche sfruttarlo come ricevitore nell’underneath e negli screen pass, dove ha dimostrato che se messo nelle condizioni di avere un solo difensore da battere può fare davvero degli sconquassi nelle difese avversarie.

Mack e quel che rimane di Gore sono quindi un duo per il momento complementare. L’obiettivo è di rendere il running game sempre più credibile, visto che le 4 yard di media a portata tonde tonde e le 409 corse sono dei valori ai limiti della sufficienza.

In questo ci sarà bisogno di una linea offensiva in grado di performare a livelli decisamente diversi rispetto a quanto visto l’anno scorso, anche se i giocatori saranno all’incirca sempre gli stessi (della differenza più significativa parleremo nel capitolo dedicato al coaching staff). L’obiettivo principale sarà proprio quello di avere i 5 titolari sani, perché se il loro livello alla fine è più che accettabile (su tutti molto buoni il LT Anthony Castonzo e il C Ryan Kelly), il problema grosso si è avuto l’anno scorso quando, più che sovente, c’è stato bisogno di schierare le riserve.

L’aggiunta di Schwenke da Tennessee proprio per i ruoli interni è da leggere in questa ottica, ovvero dare un po’ di respiro in più nel caso Jack Mewhort (LG), Kelly o Joe Haeg (RG) dovessero avere dei problemi fisici.

L’unico dubbio riguarda lo slot del right tackle: nella seconda parte della scorsa stagione Le’Raven Clark si era conquistato un buon numero di snap con prestazioni soddisfacenti tanto da meritarsi la riconferma, l’aggiunta via draft di Zach Banner potrebbe comunque mettere un po’ di pepe alla lotta per il posto da titolare in fase di preseason.

Restano da analizzare gli elementi principali per la natura di questo attacco, ovvero i target che avrà a disposizione Luck: anche qua è cambiato molto poco per le posizioni dei titolari. L’obiettivo principale sarà avere T.Y. Hilton, Phillip Dorsett e Donte Moncrief tutti e tre sani, abili ed arruolabili, oltre che concentrati nei loro compiti e sulle loro tracce. Difetti che Dorsett e Moncrief devono ancora affrontare e superare del tutto, lasciando spesso Hilton, snap dopo snap, come target unico su cui poter far affidamento. Non diciamo avere tre ricevitori sopra le 1000 yard in stile Indianapolis Manning, ma anche qualcosa di meglio rispetto ad una situazione che in 5 stagioni complessive li ha visti andare sopra le 600 yard solo una volta (Moncrief 2015 ne ricevette 733). Entrambi sono molto giovani (classe 1993 per tutti e due), ma la sensazione è che siamo all’ultima occasione, dovesse confermarsi la stessa falsariga di rendimento siamo certi che l’anno prossimo arriveranno altri prospetti su cui costruire l’attacco guidato da Luck.

Non lasciatelo solo…

Hilton ovviamente non è in discussione: sopra i 130 target nelle ultime 4 stagioni (solo l’anno da rookie non ha raggiunto tale cifra di attenzioni) e in esse sempre oltre le 1000 yard, resta comunque un ricevitore che rende al massimo sul profondo, l’attacco dei Colts ha bisogno anche di altro per non risultare troppo prevedibile e dubitiamo che ciò possa arrivare da Aiken, preso in free agency da Baltimore.

L’underneath poi non vedrà più le ricezioni di Dwayne Allen, passato ai rivali storici dei Patriots. Nei suoi 4 anni sani ai Colts però non ha mai ripagato tutte le aspettative che c’erano sul suo conto tanto che l’anno scorso era di fatto scalato a TE2 considerando un utilizzo inferiore rispetto a quello ottenuto da Jack Doyle, che anche quest’anno sarà il tight end titolare di questo attacco. Lui può essere considerato una autentica sorpresa contando che nelle prime 3 stagioni in NFL (tutte ad Indianapolis) complessivamente aveva ricevuto 35 palloni per 209 yard, mentre l’anno scorso le ricezioni sono state 59 e le yard 584. Il feeling Luck-Doyle se confermato dà una dimensione fondamentale a questo attacco, dalla quale non si può prescindere.

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DIFESA

Difendere sulle corse, specie quelle centrali, resta l’enigma irrisolvibile in casa Colts: ogni offseason si tenta di risolvere il problema ed anche questa non ha fatto eccezione. Sono arrivati molti, anzi moltissimi nuovi elementi, non tutti però lasciano ben sperare.

Accorpando defensive line e LB son ben 8 i giocatori firmati in free agency più altri due arrivanti dal draft: Al Woods, Jonathan Hankins, Margus Hunt, Barkevious Mingo, Jabaal Sheard, Sean Spence, John Simon, John Bostic sono quelli appartenenti alla prima categoria, Grover Stewart e Tarell Basham i draftati.

Vediamo quindi come potranno combinarsi tutti questi giocatori: Woods, Hankins e in parte anche Stewart saranno i deputati a difendere proprio quelle corse centrali che tanto fanno penare i tifosi Colts la domenica. Vanno ad aggiungersi ad Henry Anderson e Kendall Langford, sulla carta i DE titolari della linea a fronte dispari. Sottolineiamo “sulla carta” perché sembrano avere sempre un problema fisico di troppo; in particolare Anderson ancora giovane (25 anni) ma quasi mai in grado di dare continuità alle sue prestazioni.

Anche Hunt potrebbe finalmente trovare spazio in NFL, dopo esserne rimasto ai margini nei suoi anni ai Bengals (1,5 sack in 4 stagioni). Pare ormai conclamata la sua inadeguatezza come pass rusher in una 4-3, vedremo se cambiare fronte e schemi difensivi gli gioverà o lo accompagnerà definitivamente alla porta. Già la preseason per lui potrebbe essere determinante.

Resta un po’ indecifrabile l’aggiunta di Bostic, che alcuni vedono addirittura come titolare in questa difesa. Sarebbe una bocciatura definitiva per Antonio Morrison (uno che sinora è stato “famoso” solo per aver abbaiato ad un cane durante un arresto…si intenderà alla grande con Jim Irsay…). Bostic infatti dopo essere entrato tra i pro con il compito improponibile di sostituire Urlacher a Chicago, s’è decisamente perso, non ha ripetuto i suoi anni al college ai Florida Gators e addirittura viene da un anno sostanzialmente di inattività.

L’altro inside linebacker che parte favorito è Sean Spence, uno che in 4 anni si trova a giocare per la terza squadra (dopo Pittsburgh e Tenneessee) e che sinora nonostante abbia sempre avuto chance di conquistarsi un posto da titolare, non ci è mai riuscito. Insomma la speranza è che ci pensi Hankins un po’ per tutti nelle corse centrali.

Totalmente ricostruito anche il reparto degli outside linebacker: resta solo Ayers, arrivato l’anno scorso senza però entusiasmare (1,5 sack nel 33% degli snap difensivi in cui è stato schierato), non sarà titolare nemmeno nel 2017. I titolari 2016 non sono però più a roster: gli 11 sack di Erik Walden non hanno convinto nessuno, un giocatore mediocre che ha trovato la sua stagione migliore a 31 anni, tanto che al momento è ancora senza squadra. Robert Mathis invece ha deciso di appendere il casco al chiodo e chiudere una carriera da 123 sack, 52 fumble forzati in 14 stagioni in maglia Colts. Una istituzione che sicuramente mancherà all’interno dello spogliatoio.

I loro posti se li giocheranno soprattutto Jabaal Sheard e John Simon: Sheard è l’aggiunta più convincente di questa off season, giocatore solido e completo sia in pass rush che nella difesa sulle corse, anche se non ha mai avuto picchi di rendimento da far strabuzzare gli occhi. Simon è un Sheard con meno talento, probabilmente ad Indianapolis nelle due partite all’anno in cui ci giocavano contro hanno notato molte più cose di chi a Houston lo allenava quotidianamente.

Fear the Sheard?

Proveranno a dare qualcosa nei pochi snap di utilizzo sia il rookie Basham, che la delusione Mingo. Basham fa proprio della pass rush il suo unico punto di forza, ha di buono che pare avere una costanza di rendimento ed un motore adatto alla NFL, però per ora punta quasi tutto sulla forza bruta e un conto è farlo a Ohio, un conto tra professionisti. Su Mingo invece ci sorprende che ci sia ancora qualcuno che gli proponga un contratto, ma essendo gli stessi che l’hanno fatto firmare a Bostic, la cosa ha già un senso (…malato).

Il front seven è stato perciò totalmente rivoluzionato con l’intento almeno di entrare nella prima metà dei ranking per yard concesse su corsa e sack fatti, aspetti piuttosto deficitari sino al 2016. Non che il lavoro dei defensive back sia stato particolarmente apprezzato considerando che primo e secondo giro sono stati investiti proprio in questo reparto.

Malik Hooker (primo giro) va a sostituire Mike Adams: tra i due ci sono 15 anni di differenza e già questo dovrebbe portare una ventata di ottimismo, parzialmente mitigata da dei problemi alla spalla in via di recupero del giovane debuttante. Al suo fianco, a supporto della difesa sul running game, ci sarà Clayton Geathers; i suoi problemi al collo però preoccupano di più di quelli alla spalla di Hooker, sarebbe un vero peccato non riaverlo al 100%, considerando che nella mezza stagione che ha giocato l’anno scorso ha mostrato doti da colpitore e placcatore che tanto servono a questa difesa.

Quincy Wilson (secondo giro) invece va ad aggiungersi alla truppa dei cornerback che è di tutto rispetto: Vontae Davis continuerà ad occuparsi dei migliori WR altrui, mentre Darius Butler pur avendo espresso il desiderio di venir spostato in safety, continuerà a coprire lo slot, posizione in cui al momento c’è più bisogno di lui.

Il rookie ha come caratteristica principale quella del rischiare, dote che lo porta ad alternare big play in entrambe le direzioni di gioco. Atleticamente e tatticamente è un prospetto di primissimo piano, molto presente in man coverage su un po’ tutti i tipi di traccia.

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SPECIAL TEAM

Con McAfee-Vinatieri eravamo davanti ad uno dei migliori duo punter-kicker della Lega. Bisogna parlare al passato perché nel frattempo McAfee piuttosto a sorpresa, non ancora 30enne, ha deciso di ritirarsi e darsi alla sua vera passione: il mondo dello spettacolo. Giocatore decisamente particolare che siamo sicuri mancherà all’ambiente. Per sostituirlo i Colts hanno evitato di passare attraverso giocatori inesperti e si sono portati a casa Jeff Locke, ex Vikings.

Completamente da definire invece il discorso dei ritorni. Occhio ai nuovi arrivati Aiken e soprattutto Marlon Mack.

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DRAFT

1 (15) – Malik Hooker, S (Ohio State)
2 (46) – Quincy Wilson, CB (Florida)
3 (80) – Tarell Basham, LB (Ohio)
4 (137) – Zach Banner, OT (USC)
4 (143) – Marlon Mack, RB (South Florida)
4 (144) – Grover Stewart, DT (Albany State)
5 (158) – Nate Hairston, CB (Temple)
5 (161) – Anthony Walker Jr., LB (Northwestern)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Kamar Aiken (WR, BAL), Brandon Williams (TE, SEA), Brian Schwenke (C, TEN), Al Woods (NT, TEN), Jonathan Hankins (DT, NYG), Margus Hunt (DE, CIN), Barkevious Mingo (DE, NE), Jabaal Sheard (DL, NE), Sean Spence (LB, TEN), John Simon (LB, HOU), John Bostic (LB, ex DET), Jeff Locke (P, MIN).

Out: Dwayne Allen (TE, NE), Hugh Thornton (OG, ATL), Zach Kerr (DT, DEN), Chris Carter (LB, WAS), Erik Walden (LB, FA), D’Qwell Jackson (LB, FA), Robert Mathis (LB, RITIRO), Patrick Robinson (CB, PHI), Mike Adams (S, CAR).

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COACHING STAFF

L’ennesima free agency moscia e per nulla producente ha portato l’allontanamento di Ryan Grigson nel ruolo di General Manager (che s’è riciclato trovando un contratto dirigenziale ai Browns e la cosa preoccupa non poco Cleveland che ha avuto già abbastanza sfighe in questi anni). Questa è stata la prima free agency non guidata da Grigson, ma da Chris Ballard emerso negli ultimi anni dai Chiefs. Qualcosa di diverso s’è visto anche se è stata una FA più di quantità che di qualità: la strada per invertire il lento ma costante declino è comunque solo all’inizio.

Ha pagato il general manager, perché non poteva pagare l’istrionico proprietario Jim Irsay, ma sono restati ai loro posti tutti gli allenatori principali, d’altronde non si può rivoluzionare tutto ogni 2 anni. Pagano (HC) però inizia a vedere contate le sue chance rimanenti, un po’ di preoccupazione potrebbe averla dall’aggiunta nel suo staff di Joe Philbin, uno che a Miami nel ruolo di allenatore capo ha deluso, ma che in fatto di attacco (ed in particolar modo di linea offensiva) può dire la sua e può aiutare a migliorare una delle situazioni che più ne necessitano.

Rob Chudzinski continuerà a chiamare i giochi offensivi in qualità di offensive coordinator, ma ci si aspetta ancora tanto dal coach dei QB, Brian Schottenheimer che già l’anno scorso ha fatto molto bene con Luck riuscendo a riportarlo su binari a lui congeniali.

In difesa si continuerà con Ted Monachino, anche se non si son visti molti miglioramenti nemmeno da lui.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Tanto è cambiato, in difesa c’è stato un vero e proprio repulisti, ma è difficile essere completamente convinti da questa rivoluzione. Hanno provato ad invertire un lento incedere verso la mediocrità, ma non è aggiungendo i Mingo e i Bostic che ci si può rialzare. Molto passerà dalla stagione che avranno Mack, Dorsett, Moncrief, Clark, Hankins, Sheard e Hooker la spina dorsale composta da giocatori nuovi e/o con ampi margini di crescita. Se vedremo qualcosa di migliore da loro allora si potrà tornare a sognare, altrimenti sarà sempre dare troppe responsabilità a Luck e vivere o morire delle sue prestazioni con tutti i limiti del caso suoi e di squadra.

La competizione interna alla division si fa anno dopo anno più solida, la sensazione è che non ci si distaccherà più di tanto da quell’8-8 che si ha ormai da due stagioni. Qualcosa si è rotto 3 anni fa, qualsiasi cosa sia non ci sembra sia stato ancora aggiustato.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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