Intervista a Alessio Di Chirico

Alessio “Manzo” Di Chirico è uno dei due portabandiera italiani in UFC. Ed è pronto a tornare nell’ottagono della più grande promotion al mondo il 22 Luglio a Long Island, contro l’esperto lottatore brasiliano Rafael Natal. E sarà un punto di svolta della sua carriera visto che è il 4° e ultimo match previsto dal primo contratto firmato con la UFC. E una vittoria potrebbe significare una permanenza al livello top mondiale.

Abbiamo avuto modo di fare qualche domanda ad Alessio sulla situazione delle MMA in generale, sia italiane che UFC, e sulla sua di situazione. Lo ringraziamo infinitamente per la disponibilità.

QCP: Nel commento post-fight tra Alvarez e Poirier hai mostrato dei dubbi di natura “tecnica” riguardo il nuovo regolamento. Cosa ne pensi delle modifiche apportate? E il fatto che ancora non venga applicato ovunque può creare dei problemi?

Alessio Di Chirico: In realtà ho parlato di scosse d’assestamento, fare il regolamento non è proprio una competenza di un fighter, credo che sia uno sport giovane, in continua evoluzione e quindi è più che comprensibile trovarsi in situazioni simili.
Per quanto riguarda il problema delle commissioni atletiche, credo che sia solo questione di tempo. L’UFC è una lega molto giovane nata solo 1993, le altre sigle americane come la Major League Baseball (‘800) l’NFL (1920), e l’NBA (1946) hanno minimo il triplo degli anni.

QCP: Altro argomento che tiene banco nelle MMA mondiali è la questione taglio del peso. Hai mai avuto problemi a riguardo? Quale credi sia la soluzione migliore da adottare?

ADC: Bene, il taglio del peso credo sia una pratica che nella lotta olimpica si fa da sempre, ultimamente è andata molto di moda e, come ogni cosa quando entra nel fanatismo, diventa pericolosa. Io non taglio molto parto da 91 kg e scendo ad 84.

Credo che tagliare tanto peso sia buono dal punto di vista del grappling in quanto può portare a dei vantaggi effettivi nelle fasi di lotta, tuttavia credo che si perde dal punto di vista dello striking in quanto si rischia di abbassare la reattività, però sono valutazioni basate solo sulle mie impressioni, dal punto di vista scientifico non esiste niente.

QCP: La UFC, soprattutto da quando è arrivata la nuova proprietà, è sempre più alla ricerca di “personaggi” per attirare il pubblico. Tu sei sempre sembrato un anti-divo, uno che pensa principalmente alla gabbia e poco al contorno. Che ne pensi di questo cambio di tendenza?

ADC: La WME-IMG è una azienda che agisce a 360 gradi nel mondo dello spettacolo, svaria tra musica, cinema, televisione, moda e addirittura cibo. Per quanto sia vero che hanno cavalcato l’onda mediatica dell’ascesa di Conor McGregor, credo che sia un po’ restrittivo definire in questa maniera il suo operato.

Sicuramente, se un atleta ha un seguito come quello di Conor, non è che gli dispiaccia, credo comunque che la priorità venga data alla bellezza delle prestazioni sportive.

Uno dei miei idoli è Diego Sanchez, non è un buffone, ogni match è una battaglia e mi sembra che l’UFC lo apprezzi molto.

QCP: Dalla fine del 2016 ti stai allenando con l’American Top Team. In passato hai dichiarato che non credevi ci fossero grandi differenze tra allenarsi in Italia o in USA. Hai cambiato opinione? Se si, quali sono le differenze maggiori?

ADC: Non andrò più all’American Top Team e il prossimo camp lo terrò in Italia, chiunque voglia darmi una mano è il benvenuto.
È sempre difficile dire se sia meglio preparare un match a casa propria o negli USA, gli elementi in gioco da una parte e dall’altra sono numerosi e diversificati, senza contare il fatto che ogni match è unico nel suo genere.

QCP: Sei ancora giovane per essere un lottatore di MMA e quindi non sei ancora nel tuo prime. Cosa pensi di dover migliorare maggiormente?

ADC: Mah, un po’ tutto. Hai detto bene, sono ancora un po’ acerbo e sto trovando la mia identità in questa disciplina.

QCP: Ragionandoci a distanza di quattro mesi, cosa è andato storto nel match contro Spicely?

ADC: Credo di averlo sottovalutato. Sia perché non sono entrato nell’ottagono con la giusta forma mentis, sia perché, a causa di un infortunio, ho fatto poca lotta a terra durante il camp.

QCP: La divisione pesi medi in UFC è quella più movimentata nell’ultimo periodo. Tanti grandi atleti che reclamano una chance titolata, il rientro di George Saint Pierre nella divisione. Credi che sia più difficile per chi è nella stessa divisione, come te e Marvin Vettori, riuscire ad emergere?

ADC: Credo che sia solo questione di avere la giusta opportunità, al momento giusto e non lasciarsela sfuggire.

QCP: Seguendoti sui social si nota quanto ami le MMA, oltre a praticarle. Commenti e non ti perdi nessun evento UFC. Riesci a seguire anche altre federazioni?

ADC: Sì, ci provo il più possibile, spero che le promotion italiane rilascino i video online gratis.

QCP: Qualche mese fa Frank Merenda, proprietario di Venator, criticò il modo di gestire i tuoi incontri e il tuo record pre-UFC da parte del tuo team. Vuoi dire qualcosa in merito o vi siete già chiariti?

ADC: Non intendo parlare di questo buffone.

QCP: In questo momento le MMA italiane sono parecchio in fermento. Eventi sempre più numerosi, tu e Marvin in UFC, Sakara in Bellator, Melillo in Cage Warriors, Scatizzi in Brave, Giorgio Pietrini che si allena a Los Angeles da Jason Manly. Credi sia il momento buono per le MMA di aver successo in Italia? Riesci a seguire la scena italiana? Quali lottatori consigli di tenere d’occhio?

ADC: Sì certo! Sarò un po’ monotono, ma metto sempre in testa il mio amico Carlo Pedersoli, ultimamente è in una forma smagliante. Consiglio a tutti di seguirlo al prossimo incontro.

Dopo di lui Giorgio Pietrini, credo sia molto promettente, gira voce (voce che ci viene confermata da più parti, ndr) abbia messo giù di fegato Uriah Hall in uno sparring, non vedo l’ora di vederlo combattere sabato.

Per la middleweight conto molto su quel “cucciolone” di Penini, credo abbia una determinazione che hanno in pochi e, a mio avviso, è l’unico vero talento.

Riccardo Nosiglia pure dicono che sia molto forte.

Ed infine, sono un grande fan del “Ciuchino” Alessandro Botti, credo che, nonostante il brutto periodo, sia uno dei più forti atleti italiani in circolazione.

Spero di non aver dimenticato nessuno. (Ride ndr)

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