Jacksonville Jaguars 2017 – Bortles Facts

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

No, non sarà l’anno dei Jaguars, non lo è stato l’anno scorso (3 vittorie), non lo è stato l’anno prima (5) e nemmeno quello prima ancora e ancora e ancora (andando a ritroso: 3, 4, 2, 5 vittorie….). Jacksonville manca i playoff dal 2007, non vince la division dal 1999 quando faceva parte della AFC Central, il che vuol dire che da quando le squadre sono diventate 32 e le division sono state riallineate con la nascita della “temibile” AFC South, questa non è mai stata vinta dalla squadra della Florida (nata nel 1995).

Ormai abbiamo smesso di crederci: “i Jaguars lavorano bene”, “i Jaguars zitti zitti prima o poi sorprenderanno tutti” erano questi i mantra con i quali d’estate ci credevamo più furbi degli altri. È pur vero che il core della squadra è giovanissimo (non potrebbe essere diversamente) e che quest’anno si sono liberati di Gus Bradley, ma ormai abbiamo smesso di voler sembrare più furbi degli altri (finendo per essere solo più sciocchi), facciamo come San Tommaso: finché non vedremo, non saliremo sul carro.

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ATTACCO

Della cacciata dell’head coach Bradley parleremo poi nel capitolo dedicato al coaching staff, se per lui la stagione scorsa è stata l’ultima spiaggia, questa lo sarà per Blake Bortles, che addirittura dopo un training camp più deprimente del solito ha rischiato di non iniziare come titolare la stagione. Rischio sventato considerando che il nuovo HC Marrone proprio nel weekend appena passato l’ha nominato starter.

I Jaguars hanno esercitato l’opzione del quinto anno anche se non si capisce bene perchè, ma la sensazione è comunque che siamo agli sgoccioli del suo contratto con i Jaguars perchè sinora i miglioramenti rispetto alla buona stagione del debutto (per essere la prima) si devono cercare con il lumicino e non è detto si trovino. In molti si aspettavano sin da quest’anno che arrivasse un QB dal draft (cosa poi non avvenuta). In primavera abbiamo puntualmente letto che il ragazzo sta lavorando sulla meccanica di lancio e che sia migliorata, ce lo dicono da 4 anni. Questa volta è toccato al  “QB guru” Tom House, ma il lavoro sembra sempre vano quando poi arrivano le partite.

Bortles dovrà trovare il modo comunque per migliorare il suo rendimento che continua a vederlo completare meno del 60% dei passaggi tentati, con una inclinazione verso turnover (spesso “stupidi”) che ne fanno un limite troppo determinante nella caccia delle singole vittorie: sono ben 51 gli intercetti lanciati in 46 partite in NFL ai quali vanno poi sommati ben 12 fumble, una macchina da incompleti e da turnover. Così non si va molto lontano.

Il problema è che ad insidiare il suo posto c’è Chad Henne, che in condizioni normali a questo punto della sua carriera al massimo dovrebbe gestire un autolavaggio vicino allo stadio. Di normale quindi nella posizione di QB ai Jaguars non c’è nulla e rischia di avere una chance il secondo anno Brandon Allen (sesto giro 2016 da Arkansas) che in preseason, guidando seconde e terze linee, ha fatto moderatamente bene contro le seconde e terze linee delle difese incontrate.

Quelli che vogliono bene a Bortles (sempre di meno) continuano ad incolpare la linea offensiva, probabilmente era dello stesso parere la dirigenza che per prima cosa ha ammesso di aver fatto delle scelte sbagliate nel passato recente lasciando andare due aggiunte fatte negli scorsi anni via free agency (Kelvin Beachum e Stephen Wisniewski) e non rinnovando il contratto ad una delle top pick più deludenti della lega negli ultimi 5 anni: Luke Joeckel fu la seconda scelta assoluta del 2013, uno dei primi momenti in cui tutti gli appassionati iniziarono a credere che Jacksonville stesse iniziando a lavorare bene. Joeckel poi in NFL non ha mai convinto ed ora che era il momento di firmare il contratto da 100 milioni è arrivato un annuale (da parte dei Seahawks) che sa molto di “dimostrami qualcosa o benvenuto sulle sideline NFL”.

Nel mentre da left tackle era stato spostato a left guard e l’anno scorso aveva saltato gran parte della stagione per problemi fisici. L’ex Texas A&M ora però non è più un problema dei Jaguars, dopo essersi liberati dei rami secchi, resta l’enigma di come migliorare una linea offensiva che è lontana dall’essere una top 10 come reparto.

Il tentativo di tirare fuori le ultime gocce di energia da Brendan Albert è durato poche settimane, visto che si è ritirato durante la preseason dopo essere arrivato via trade da Miami. Il rookie Cam Robinson (secondo giro) che doveva avere un inserimento graduale, magari partendo come guardia proprio al fianco di Albert, sarà invece buttato subito in campo per difendere il lato cieco di Bortles (ogni battuta sulla “cecità” del QB la lasciamo a @BortlesFact): dopo un anno da freshman ad Alabama che ha fatto strabuzzare gli occhi (con quella stazza lì, d’altronde….), il ragazzo ha vissuto quasi di rendita, alternando giocate impressionanti ad errori madornali e zero consistenza sul lungo periodo..

Lotta aperta per il ruolo al suo fianco: come guardia di sinistra il favorito pare essere Patrick Omameh, ma la situazione non è ancora definitiva. Anche se specie l’anno scorso proprio come guardia sinistra Patrick ha avuto buone prestazioni, conviene tener d’occhio il neo acquisto Earl Watford, che in tre anni in Arizona ha dimostrato di non poter ambire ad un utilizzo troppo estensivo, ma ha dalla sua una certa duttilità per i ruoli interni.

Il centro Brandon Linder resta uno degli elementi migliori di questo quintetto, tanto che potrebbe essere spostato dove più necessario (anche lui nasce come guardia, ruolo dove ha giocato da rookie e dove si sta continuando ad allenare in offseason).

Il lato destro invece è stato poco toccato: Jermey Parnell (RT) e A.J. Cann (RG) l’anno scorso hanno giocato il 100% degli snap e partono con buone chance di ripetersi. Jeremiah Poutasi e Luke Bowanko danno profondità per i ruoli interni, mentre per i tackle al momento la coperta pare davvero troppo corta (ci aspettiamo un po’ di movimento quando arriveranno i tagli delle altre squadre).

Sconfessare (e/o sbagliare) le proprie scelte pare uno sport in cui i Jaguars potrebbero dominare. Prendiamo il running game, bisogna arrivare al 2011 per avere un giocatore altre le 1000 yard e la squadra nella prima metà della Lega per yard conquistate su corsa, in quell’anno il gioco era tutto sulle gambe e sulle natiche di un 26enne Maurice Jones-Drew che dopo quell’anno non si è più ripetuto. Dal 2012 si sono alternati vari giocatori (Rashad Jennings, Jordan Todman, Denard Robinson, Toby Gerhart, Chris Ivory, T.J. Yeldon) e tutti hanno deluso: probabilmente l’anno scorso è stato il peggiore con il trio Yeldon/Ivory/Robinson perfetti rappresentanti del “vorrei ma non posso”.

Yeldon, secondo giro 2015, 36esima assoluta, è appunto l’ultima scelta sbagliata/sconfessata, perché sembrava potesse avere tutto per essere un feature back in NFL ed invece sostanzialmente chiude la sua carriera da aspirante titolare dopo appena due stagioni in cui non è mai andato oltre le 200 portate (182 e 130), ha raggiunto l’endzone solo 3 volte e facendo segnare 3.6 yard di media a corsa nel 2016, l’anno che doveva essere dell’esplosione ed invece lo ha portato quasi alle porte del taglio (per ora schivato).

Yeldon quindi ha fallito o si è deciso già che l’abbia fatto e allora dal draft, alla quarta assoluta (come era stato scelto alla quarta assoluta Ezekiel Elliott l’anno scorso), ecco che è arrivato Leonard Fournette: la sua ultima stagione collegiale costellata da problemi fisici e prestazioni un po’ al di sotto delle aspettative non ha preoccupato la dirigenza dei Jaguars, che spera di avere un giocatore meno logoro (le 300 portate del 2015 si sono fatte sentire). Fournette è senza dubbio un giocatore elettrizzante, che finché ha avuto la caviglia a posto, è sempre stato in grado di creare anche senza l’aiuto dei blocchi altrui, è dotato di una velocità mortifera per i linebacker e che può mandare in tilt le secondarie, elusivo e dotato di una accelerazione di primo livello, potente e in grado di generare manciate e manciate di yard dopo il primo contatto ad ogni corsa. Insomma se c’è da correre e sta bene, parliamo di un prospetto che può tranquillamente interrompere la striscia di cui sopra aperta nel 2012.

Ma fare il running back in NFL non vuol dire solo correre. Ecco che i punti di contatto con Elliott (scelto appunto come lui alla quarta assoluta) terminano per ora qui: dovrà migliorare tantissimo in pass protection, compito che gli è stato richiesto solo 132 volte nei 3 anni al college, meno del 30% dei passaggi in cui ha giocato e non è che in quei giochi fosse una minaccia in fase di ricezione, tutt’altro: sono solo 40 le “catch” e ben 8 i drop a LSU.

Sarà comunque lui il titolare del ruolo con Yeldon e Ivory ancora a roster ad alternarsi o anche eventualmente come piano B nel caso dovessero persistere i problemi fisici del neo arrivato. Non c’è più a roster invece Denard Robinson, l’ex QB a Michigan la cui parabola “scommessa, sorpresa, meteora” è stata davvero rapida.

Il reparto WR&TE resta invece quello più affidabile, ma anche qua non possiamo non citare il mancato apporto di Julius Thomas, arrivato come star in una delle tante free agency stellari degli ultimi anni e scaricato per poco più del nulla entro breve tempo (pur se formalmente due transazioni separate, è entrato nello scambio che aveva fatto arrivare Brendan Albert): lascia Jacksonville dopo 21 partite giocate sulle 32 disponibili e non avendo superato le 500 yard o le 50 ricezioni in nessuna delle due stagioni, a Denver aveva segnato 24 TD nelle due annate prima di trasferirsi, ai Jaguars i TD sono stati 9 complessivamente. Fallimento.

Al suo posto, per molti meno soldi, è arrivato Mychal Rivera, ma il titolare resterà il vetenarissimo Marcedes Lewis alla 12esima stagione tra i pro, sempre in maglia Jaguars che però la fatidica quota per i TE delle 50×500 non la supera ormai da 4 anni.

Dulcis in fundo i ricevitori: qua c’è veramente poco da obiettare. Allen Robinson, Allen Hurns e Marqise Lee benché molto giovani (rispettivamente 23, 25 e 25 anni) hanno ormai dimostrato di saper incidere su una partita e su una stagione NFL. Forse mancano di continuità, ma questo dipende in parte anche da chi li deve innescare e da chi chiama(va) i giochi sulla sideline. Il talento e la completezza non mancano.

Seguiremo comunque con particolare curiosità la carriera di Dede Westbrook, scelto al quarto giro dai Sooners di Oklahoma. Una carriera che potrebbe durare anche molto poco ma al tempo stesso regalarci comunque qualche perla. Ha già cominciato a farlo: alle interviste che gli scout NFL fanno durante la combine, il nostro è stato cacciato dopo 15 minuti di risposte infastidite e senza alcun senso. Non era mai successo. I Jaguars si sono messi in casa un giocatore dotato indubbiamente di talento (in preseason qualche highlight l’ha già regalato) ma davvero molto problematico nella gestione. Temiamo di sapere come andrà a finire.

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DIFESA

Quanta gioventù?! La difesa dei Jaguars è tutto ciò che ti lascia un barlume di speranza per il futuro anche immediato in questa franchigia. Sono quei “soldati” che ti fanno credere che sì, un giorno la guerra potresti anche vincerla con Telvin Smith, Yannick Ngakoue (autentica rivelazione 2016), Jalen Ramsey e perché no anche Dante Fowler e Myles Jack che sin qui sono stati rallentati da condizioni fisiche (con la speranza non certa che un giorno torneranno ad essere quello che avevano mostrato al college).

Ma andiamo con ordine ed iniziamo con la linea difensiva che ha registrato l’aggiunta pesante di Calais Campbell, alla prima esperienza fuori dall’Arizona dopo 9 stagioni tra i pro. I 60 milioni in 4 anni firmati sono il classico contratto pesantissimo che a Jacksonville sembrano possano permettersi ogni anno (considerando che poi quasi mai i giocatori presi arrivano a rispettare tutti gli anni per cui firmano…). Al di là del discorso economico, c’è quello tattico: Calais ha giocato prettamente in linee a fronte dispari, dove comunque riusciva spesso a dominare, ora si troverà leggermente più esterno (l’intento pare proprio quello). L’obiettivo è raggiungere i 10 sack, cosa mai riuscita in carriera pur essendoci stato costantemente vicino, la nuova posizione di partenza potrebbe anche aiutare.

L’aggiunta così sostanziosa è stata necessaria soprattutto perché Fowler non ha mostrato un granché nel suo primo anno post infortunio. La terza scelta 2015 pare abbia sofferto ancora a livello fisico e non è riuscito ad esprimersi. Dal 2017 ci si aspetta molto da lui che al momento è scivolato dietro addirittura a Ngakoue, terzo giro 2016, che l’anno scorso ha chiuso con ben 8 sack, il doppio di quelli di Fowler, come maggiori sono stati anche gli snap di utilizzo (706 vs 570). In estate poi il “nostro” Dante ha visto bene di farsi arrestare per rissa: bene, ma non benissimo.

Al centro della linea troviamo uno dei pochi superstiti delle passate free agency: Malik Jackson tutto sommato ha avuto un buon rendimento nel suo primo anno da “ricco sfondato”, sia per quanto riguarda la pressione all’interno della linea (6.5 sack sono il suo massimo stagionale), sia come run stopper: Jacksonville infatti è stata una delle 11 difese 2016 ad aver concesso meno di 4 yard di media a portata, anche grazie a lui.

Nella difesa sulle corse fondamentale è stato l’apporto di Abry Jones, undrafted 2013, che proprio in questa offseason ha visto riconosciuto il suo valore con un rinnovo contrattuale da 16 milioni complessivi in 4 anni. Parliamo di uno dei migliori 10 DT per quanto riguarda la difesa nel running game e che ha reso quasi indolore l’addio di gente come Alualu (sempre perso tra DE e DT), ma soprattutto di Sen’Derrick Marks che non ha più recuperato una condizione fisica soddisfacente (al momento è “corpo da campo” ai 49ers).

Confermatissimo il duo di linebacker Paul Posluszny e Telvin Smith. Quest’ultimo in particolare è il segreto di Pulcinella dietro al miglioramento così evidente di tutta la fase difensiva. Lo si trova ovunque sia necessaria una giocata, giocatore atleticamente e tatticamente di primo livello e basta vedere un paio di snap dei Jaguars per notarlo. Quest’anno poi si trova anche nel contract year, considerando che sinora ha guadagnato poco più di 2 milioni (essendo stato un quinto giro), direi che anche questa è una motivazione in più per mantenere alte le sue prestazioni.

L’anno scorso i due LB citati hanno giocato quasi la totalità degli snap, dietro a loro il “terzo LB” è stato usato con parsimonia sia perché Skuta non poteva che essere un giocatore situazionale (ed era già troppo così), sia perché Myles Jack doveva prima recuperare da un infortunio molto pesante e poi ambientarsi al livello professionistico. Il processo prevede che quest’anno si divida molti più snap, magari da middle linebacker con Posluszny (che galoppa verso i 33 anni), il resto li giocherà come strong side linebacker.

Jack, dovesse tornare su livelli fisici accettabili, è un LB che permetterà di migliorare molto anche le coperture sull’underneath. Le sue abilità di coverage sono tali da farlo assomigliare a quei ibridi linebacker/free safety che tanto vanno di moda ultimamente e che permetterebbe anche qualche alternativa in più negli schieramenti difensivi.

Sarà interessante anche da capire se e quanto verrà impiegato il rookie Blair Brown, uno dei migliori a livello statistico nella passata stagione nella difesa sulle corse, molto efficiente nei placcaggi (solo 3 missed tackle a fronte di 96 solo). Il suo problema principale è la stazza piuttosto minuta per il ruolo e una potenza un po’ limitata nel liberarsi dai blocchi una volta ingaggiato. E se nel primo caso si può ovviare (abbiamo visto manciate di linebacker “piccoli” avere successo), nel secondo bisognerà lavorarci su non poco se vorrà iniziare a vedere il campo. L’obiettivo è trasformarlo quanto prima in un LB da “2 down”.

Forse ancor meglio della difesa sulle corse è andata quella sui passagi, dove però da par loro i Jaguars hanno visto bene di sconfessare tutti gli investimenti fatti nelle ultime free agency, per farne di nuovi: via Davon House, via Prince Amukamara e via anche John Cyprien, in pratica è rimasto solo il giovane Jalen Ramsey, quinta assoluta 2016 e autore di una buonissima prima stagione.

Il suo compagno di reparto è arrivato con un altro “big splash” dalla free agency: A.J. Bouye ha fatto subito fruttare l’ultima buonissima annata ai Texans per riempire il conto in banca (67.5 milioni nei prossimi 5 anni), se dovesse confermarsi su quei livelli ecco che siamo davanti ad un duo giovane e di primissimo livello per l’intera Lega. Anche fisicamente sono piuttosto diversi (più grosso Ramsey) il che potrebbe renderli perfetti per coprire diverse tipologie di WR1.

Dietro a loro nella depth chart, la situazione pare più preoccupante, con il solo Aaron Colvin in grado di dare qualcosa come nickel back, se riuscisse a stare sano (“torn ACL” ad Oklahoma al college e 16 partite saltate in 3 stagioni tra altri infortuni e squalifiche).

Cyprien invece è stato rimpiazzato da Barry Church, ottimo colpitore che non dovrebbe far sentire troppo quella assenza comunque pesante. Al suo fianco Tashaun Gipson, anche lui arrivato la scorsa offseason, ma rispetto agli altri defensive back firmati nel 2016, ha salvato il posto.

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SPECIAL TEAM

Sembrano lontani i giorni in cui Jacksonville sceglieva un punter al terzo giro, ma attenzione, potrebbero sempre tornare. Gli specialisti per i calci sono confermati rispetto alla passata stagione Brad Nortman ai punt, Jason Myers ai kickoff e field goal. Quest’ultimo però deve stare molto attento, con una percentuale realizzativa inferiore all’80% soprattutto dovuta ad errori oltre le 50 e una inclinazione pericolosa all’errore in fase di extra point (3 errori su 32 nel 2016, ma ben 7 su 39 nel 2015).

Per i ritorni non si potrà confidare più in Denard Robinson (anche se era finito ai margini pure lì).

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DRAFT

1 (4) – Leonard Fournette, RB (LSU)
2 (34) – Cam Robinson, OT (Alabama)
3 (68) – Dawuane Smoot, DE (Illinois)
4 (110) – Dede Westbrook (Oklahoma)
5 (148) – Blair Brown, LB (Ohio)
7 (222) – Jalen Myrick, CB (Minnesota)
7 (240) – Marquez Williams, FB (Miami, FL)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Mychal Rivera (TE, OAK), Earl Watford (OL, ARI), Calais Campbell (DT, ARI), Stefan Charles (DT, DET), Audie Cole (LB, MIN), A.J. Bouye (CB, HOU), Barry Church (S, DAL).

Out: Denard Robinson (RB, FA), Julius Thomas (TE, MIA), Luke Joeckel (OT, SEA), Kelvin Beachum (OT, NYJ), Stephen Wisniewski (C, PHI), Tyson Alualu (DL, PIT), Sen’Derrick Marks (DT, JAC), Jordan Hill (DT, DET), Davon House (CB, GB), Prince Amukamara (CB, CHI), John Cyprien (S, TEN).

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COACHING STAFF

Gus Bradley è saltato a stagione in corso: dopo la 48esima sconfitta subita in 62 partite, il 18 dicembre dello scorso anno è stato accompagnato giustamente alla porta. Ora è ai Chargers ed è tornato a fare quello che quanto meno sembrava riuscirgli a Seattle, il Defensive Coordinator.

Prima di parlare di chi lo ha sostituito e del nuovo coaching staff è giusto menzionare un piacevole ritorno in quel di Jacksonville, anche se in un ruolo nuovo e sostanzialmente esterno a quelli di campo: Tom Coughlin, abbandonata contro voglia la sideline si è messo a fare il dirigente e l’ha fatto partendo proprio dai Jaguars di cui era stato il primo HC nella loro storia per le prime 8 stagioni. Il suo compito ora è quello di Executive VP of Football Operations, una sorta di General Manager con i super poteri e soprattutto di quest’ultimi sembra ci sarà bisogno.

L’aggiunta nel coaching staff di Doug Marrone come assistente “speciale” già l’anno scorso deve aver fatto sentire puzza di bruciato attorno a Bradley e non era solo puzza: Marrone è diventato prima interim coach e poi head coach ufficiale per la stagione 2017. Greg Olson come offensive coordinator pure non poteva resistere, arrivato dai Raiders pieno di aspettative in due anni ha fatto regredire un attacco già in estrema difficoltà. Al suo posto ci sarà (via promozione interna) Nathaniel Hackett: sinceramente non capiamo a cosa sia dovuta questa promozione visto che negli ultimi due anni ha allenato Bortles.

In difesa invece è rimasto Todd Wash, altro “rimasuglio” dell’esperienza Bradley, di cui era defensive line coach sin dai tempi di Seattle. Lui però la riconferma se l’è conquistata sul campo, avendo ben guidato il suo reparto anche se gli si chiede ora maggiore concretezza nel non subire punti, non solo nel concedere poche yard (l’attacco gli dovrebbe dare una mano regalando meno palloni possibili).

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RESOCONTO e CALENDARIO

“Same old Jaguars”? Come detto in apertura, pare di sì. Ma cosa aspettarsi da questa stagione: intanto qualche vittoria in più, ambire ai playoff pare troppo, ma quanto meno superare le 5 vittorie. Poi bisognerà monitorare tre situazioni: 1) la difesa dovrebbe continuare la sua crescita e farsi stagione dopo stagione sempre più intrigante ed asfissiante; 2) Bortles, ora o mai più, temiamo mai più, ma restiamo alla finestra in attesa di essere smentiti; 3) Running game e soprattutto Fournette: se anche questa via dovesse rivelarsi fallimentare, il prossimo RB potrebbero sceglierlo abbinandolo alle estrazioni del lotto, si risparmierà tempo e non potrà andare peggio.

La bye week arriverà all’ottava settimana, con le prime 7 partite in cui esclusa la visita sulla carta proibitiva a Pittsburgh ci sono tanti match abbordabili (Houston, Tennessee, Baltimore, Jets, Rams e Indianapolis), il problema è che anche per la gran parte dei rivali quando leggono “Jacksonville” sul calendario la parola “abbordabile” è la più temibile che possano pensare.

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