Super Bowl LI – Matt Patricia, l’ingegnere dei Patriots

“Chi è quell’uomo barbuto sulla sideline dei Patriots?”

Dite la verità, tutti lo avete pensato almeno la prima volta che lo avete visto, e molti se lo continuano a chiedere ancora oggi e vengono salvati solo dalla sovraimpressione della TV che spiega che quel simpatico omaccione con una gran bella barba, una matita sull’orecchio e un berretto messo sempre al contrario, come i rapper degli anni ’80, è il defensive coordinator dei New England Patriots!

“Vabbeh ma tanto il vero defensive coordinator è Bill Belichick, il resto è solo facciata”, anche se ormai sono diversi anni che è direttamente lui a chiamare gli schemi in partita, dopo aver fatto tutta la trafila all’interno del coaching staff.

Insomma, quando arriverà il momento in cui si darà il giusto merito a Matt Patricia, ingegnere aeronautico presso il Rensselaer Polytechnic Institute?

Seguite il college football ed il nome di questa università non vi dice nulla? Essendo un politecnico privato che appartiene alla Division III sarei stupito del contrario in realtà. Il nome della mascotte della squadra? Engineers. Sembra quasi una trama del film “Nerds”! Infatti non credo proprio che Patricia lo abbia frequentato per sviluppare le sue abilità nel football, anche perché le sue qualità atletiche erano, usando un eufemismo, abbastanza limitate e non poteva certo aspirare ad entrare in qualche college di nome o puntare a giocare dopo tra i professionisti. Lui era lì per diventare un ingegnere aeronautico e magari un domani lavorare alla Boeing o alla General Motor! Giocava si come uomo di linea offensiva ma non era neanche uno di quelli che si faceva notare tra tutti, e questo non perché non si impegnasse o, in fin dei conti, fosse scarso, ma perché era il classico esempio di uomo squadra, di giocatore che faceva il necessario in campo per far vincere i suoi, non per mettersi lui in mostra.

Matt Patricia, non il vostro classico allenatore

Matt Patricia, non il vostro classico allenatore

D’altronde nel momento di massimo splendore fisico era arrivato a pesare 227 pound nel suo anno da senior, quando era diventato titolare, e trovandosi spesso ad affrontare defensive lineman di 300 e passa pound non poteva certo fare affidamento sulla sola forza fisica ma doveva sfruttare quello per cui si era iscritto a quel college: la sua intelligenza. Ed ecco che la sua mossa principale era il cut-block, il blocco basso sotto al ginocchio per mandare a terra di DL avversari, tanto che i suoi compagni lo avevano infine soprannominato “Scissors”, forbici. Poneva gli interessi di squadra davanti al suo ego.

Finito il college Matt Patricia andò a lavorare presso la Hoffman Air & Filtration, un’azienda che produceva in pratica quei soffioni per il fogliame, e si era fatto sin da subito apprezzare per la sua intelligenza e per la sua abilità con i computer. Pare che la General Elettric e la General Dynamics avessero espresso interesse per questo giovane e brillante ingegnere, la Ed Westinghouse addirittura gli aveva offerto uno stipendio a 6 cifre per occuparsi di sottomarini nucleari e portaerei, ma la verità era che lui iniziava a sentire troppo la mancanza del campo di football, l’odore dell’era appena tagliata, i rumori dello spogliatoio, la tensione durante la gara…in fondo era ancora giovane, i soldi potevano attendere un po’, lui voleva provare a continuare a coltivare la sua passione ed ecco che, tramite anche le conoscenze del college, ottenne un lavoro come allenatore della linea difensiva al piccolo college di Amherst (scommetto che non avete mai sentito nominare neanche questo…) per poco meno di 10.000 dollari l’anno nel 1999.

Dopo 2 anni finì a Syracuse (e questo invece sono sicuro che lo avete sentito nominare almeno una volta) come Graduate Assistant dove restò per 3 anni fino a quando, nel 2004, quando già i Patriots erano all’apice del mondo NFL, gli arrivò notizia che in New England avevano aperto le selezioni per un posto da assistant coach, la posizione iniziale per entrare nel mondo di una franchigia NFL: perché non tentare? Ed ecco che viene chiamato per un colloquio in cui si trovò davanti chi? Proprio Bill Belichick in persona, in quello che lo stesso Matt ricorda come il colloquio/esame più duro mai avuto, in cui fu messo sotto un enorme pressione psicologica con domande sempre più pressanti e dettagliate su schemi, giochi, formazioni e terminologia: era finito in una centrifuga ma a quanto pare ne era uscito indenne! I Patriots lo chiamarono al telefono per offrirgli il lavoro e volevano una risposta immediatamente! Lui tentennò dicendo che voleva quel posto ma che prima doveva consultarsi con sua moglie. Dall’altra parte del telefono non la presero molto bene e ritirarono l’offerta.

Volete anche dimostrare il vostro apprezzamento per Matt Patricia?

Volete dimostrare anche  voi il vostro apprezzamento per Matt Patricia?

Immaginate come si poteva sentire il buon Matt in quel momento: la sua vita poteva avere una svolta, poteva veramente seguire il suo sogno, la sua passione, ma tutto stava per svanire! Si ricordò allora di un suo amico che aveva lavorato a Syracuse ed anche nei Patriots sotto Bill Belichick, Nick Carparelli, e gli chiese di fare qualcosa. Questi chiamò un assistente ai Patriots puntando a convincerlo che Matt voleva veramente quel posto di lavoro. Evidentemente fu alquanto convincente tanto che il giorno dopo ricevette una chiamata da Belichick stesso che lo mise alle strette per essere convinto ad assumere Patricia e che chiuse la chiamata con una promessa/minaccia: “Se lo assumo e le cose poi non funzionano…ti uccido eh!” Il solito affabile Bill…

Tutto questo per un semplice assistant coach? Belichick è maniacale nella sua gestione della squadra e vuole sempre essere sicuro che tutto vada alla perfezione, e, considerando poi che il suo tratto distintivo è quello di adattarsi domenica per domenica alle specifiche caratteristiche della squadra che si deve affrontare, vuole che tutti lavorino al massimo per preparare al meglio la squadra: gli assistenti devono guardare e selezionare ore e ore di filmati, scrivere gli scouting report, fare insomma tutto quel lavoro oscuro che non viene notato all’esterno ma che poi fa la differenza tra vittoria e sconfitta.

Per fare questo Belichick ama attorniarsi di gente con la mente “vuota”, libera, che non abbia preconcetti o particolari background di football ma che sia sveglia, con grande voglia d’imparare, meglio se giovane in modo che lui la possa “plasmare” come più gli piace. Basta vedere per esempio i background, oltre che dello stesso Patricia, di McDaniels (venditore a Cleveland), O’Brien (senza esperienza in NFL e semplice OC di una Duke che aveva appena finito la stagione 0-12) o Mangini (ball boy ai Browns e addetto alle pubbliche relazioni).

Come già prima nella vita “reale”, appena arrivato Matt Patricia si fece notare per la sua meticolosa attenzione ai dettagli, per la sua mente veloce, per l’instancabile lavoro. La sua abilità con i computer poi lo portò a modificare il modo di lavorare di Bill Belichick stesso che fino ad allora non era molto avvezzo con la tecnologia (e non che adesso il rapporto sia sempre idilliaco…se ricordate cosa ne ha fatto ultimamente di un Microsoft Surface in sideline) portando alla digitalizzazione dell’archivio dei filmati dei Patriots, facendo seminari tecnici ai rookie per introdurli nei sistemi tecnologici in uso, insegnando ai coach più anziani i necessari rudimenti d’informatica ed aiutando quelli più giovani a migliorare il proprio uso dei computer.

Il rapporto di Bill Belichick con la tecnologia non è sempre da rose e fiori

Il rapporto di Bill Belichick con la tecnologia non è sempre da rose e fiori

Patricia non era però solo abile con la tecnologia, lui era abile anche ad esaminare i filmati ed a “vedere” subito le tendenze, le chiavi del gioco che magari altri ci mettevano di più a trovare, e per questo Belichick faceva in modo di averlo quanto più possibile vicino, proprio perché ne capiva ed apprezzava le capacità. Solo 2 anni dopo il suo arrivo ecco quindi che arriva la prima promozione per lui: coach dei linebacker, il cuore della difesa! Si trovò ad essere l’allenatore tra gli altri di gente del calibro di Junior Seau, Tedy Brushi (entrambi più anziani di lui) e Matt Vrabel (di un anno più giovane). Cosa diavolo poteva insegnare lui a giocatori del genere?

La leggenda narra anche che spesso sembrava di essere in una classe quando arriva il supplente, tanto che a volte lo stesso Belichick presenziava ai meeting per assicurarsi che non ci fosse casino e tutti stessero attenti (lui aveva subito lo stesso trattamento ai tempi dei Giants da Lawrence Taylor e compagnia…). Ma pian piano iniziarono tutti ad apprezzare la sua preparazione, la sua meticolosità, la sua efficienza e, in definitiva, la sua qualità come allenatore! Aveva un approccio analitico per il gioco prima che questo diventasse un trend anche in NFL. I veterani andarono via, giovani rookie, tra cui Jarod Mayo, arrivarono, ma i linebacker dei Patriots erano sempre preparatissimi a quello che dovevano affrontare grazie a lui, un ingegnere aeronautico prestato al football!

Nel 2010 il defensive coordinator Dean Pees andò via e Bill Belichick prese in carico la maggior parte delle sue responsabilità, ma comunque iniziò a dare sempre più spazio a quel ragazzo barbuto fino a fargli chiamare la maggior parte dei giochi e arrivare a dargli nel 2012, 2 anni dopo, anche il titolo di defensive coordinator: il pulcino era diventato ormai un cigno.

I giocatori in campo continuano ad apprezzarne sempre più la competenza e preparazione, e non mancano occasione di evidenziarlo anche all’esterno dove, forse, Patricia non è ancora apprezzato come dovrebbe. Ricordate tutti l’intercetto di Butler sulla yard contro i Seattle Seahawks che decise il Super Bowl di 2 anni fa no? Il cornerback ha dato i meriti proprio a Matt Patricia per quell’azione perché era stato lui a dirgli di aspettarsi un lancio proprio quando tutto il resto del mondo si aspettava una corsa di Lynch. “Avere lui a guidarti nelle orecchie è come avere un foglio per copiare ad un esame”, questo ama dire di lui Jarod Mayo le cui orecchie per tanti anni hanno sentito il suo continuo parlare prima del segnale con cui l’NFL blocca le comunicazione tra sideline e campo.

Ora la difesa dei Patriots continua a subire cambiamenti, a lasciar andare gente molto talentuosa ma rimane comunque difficile da affrontare e da superare grazie anche, se non molto, a Matt Patricia. Ora gli rimane solo un altro passo da fare: iniziare a volare da solo, a lasciare il confortevole “nido” dei Patriots e dimostrare a tutti, non solo a quelli che già lo conoscono e apprezzano, che non è affatto “solo un passacarte di Belichick”. Sia l’anno scorso che quest’anno ha avuto qualche colloquio per un posto da capo allenatore (colloqui penso nettamente più semplici da affrontare rispetto a quello per essere assunto in New England), ma probabilmente neanche lui si sente ancora pronto per fare il grande passo, d’altronde si trova nella condizione di poter imparare ogni giorno da uno dei più grandi di sempre, perché farsi prendere dalla fretta?

Il suo tempo arriverà, basta aspettare l’occasione giusta come ha già fatto altre volte. Solo allora il cigno spiccherà il volo, e tutti se ne accorgeranno.

angyair

Tifoso dei 49ers e dei Bulls, ex-calciatore professionista, olimpionico di scherma, tronista a tempo perso, candidato al Nobel e scrittore di best-seller apocrifi. Ah, anche un po' megalomane.

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