New England Patriots 2017 – Sempre uguali, sempre diversi

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Il 5 febbraio scorso è stato completato un nuovo entusiasmante capitolo nella saga Belichick & Brady. Nonostante questo quando si introducono i Patriots si fa sempre più fatica ad essere originali e trovare nuove cose da dire, pure se c’è da raccontare una rimonta da 3-28 sul palcoscenico più visibile al mondo, quello del Super Bowl.

Gli americani dicono “worth the wait” (per chi tifa Cubs come me, il senso poi assume un significato ancora più particolare) e così deve essere stato. Dalla vittoria al Super Bowl 39 sino a quella di 3 anni fa i Patriots avevano collezionato partecipazioni ai playoff in maniera continuativa, ma al tempo stesso erano entrati nell’immaginario collettivo con sconfitte fragorose come quella subita in rimonta nel Championship del 2006 a favore dei Colts oppure i due Super Bowl persi contro i Giants con annesse prese miracolose.

“Worth the wait” ha poi portato in dono il SB49 vinto sulla yard line defense contro Seattle ed appunto il Vince Lombardi Trophy vinto all’overtime contro Atlanta. Prima volta assoluta di un Super Bowl all’overtime e prima volta assoluta nella storia dei playoff NFL che una squadra vince dopo essere stata in svantaggio di 19 o più punti all’inizio del quarto periodo: in 93 ci avevano provato invano in precedenza.

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ATTACCO

Che Brady, scontata la squalifica per il Deflate Gate, volesse un 2016 da incorniciare ne eravamo tutti certi. Ma tra il volere e il fare poi c’erano di mezzo 12 partite (più i playoff) e scoprire il modo in cui ha messo in atto la sua “vendetta” è stata una gioia tanto per i tifosi Patriots quanto per gli amanti del football. L’ex Michigan 40enne da…oggi (Auguri!! So che ci legge con passione…, ndr) ha messo insieme una delle stagioni a livello di medie migliori della sua carriera: ha subito due intercetti in tutta la regular season, lanciando ad una media di 8.23 yard a tentativo; il rating prima dei playoff ha fatto registrare un sontuoso 112.2, avesse giocato 16 partite avrebbe chiuso la stagione molto vicino ai 40 TD. Infinito.

Una stagione di questo livello ha spinto ancora più in là il pensiero del “dopo Brady” che però sembra iniziare a prendere le sembianze di Jimmy Garoppolo. La situazione è spinosa: il 2017 è l’ultimo anno a prezzo controllato per via del contratto da rookie dell’ex Eastern Illinois (stessa alma mater di Tony Romo…, ndr), ragion per cui in tanti credevano che Belichick avrebbe sfruttato quest’ultima finestra di mercato per scambiarlo ed ottenere qualcosa specie dopo le buone partite giocate da titolare ad inizio stagione. Questa eventualità non è ancora fuori discussione, ma tra offerte che non hanno convinto e un pensiero di farne il prossimo QB titolare che si fa sempre più insistente, i Patriots stanno cercando di far quadrare i conti in ottica 2018 con la possibilità di tenerlo (seppur pagato non poco), magari assieme a Brady stesso.

Uno dei “segreti” dietro all’ultima stagione di Brady (e di Garoppolo…e di Jacoby Brissett…) è la salita di livello della linea offensiva. La OL ha trovato una conformazione più “tradizionale”, ha abbandonato (anche grazie ad una salute ritrovata) la turnazione a tratti folle degli anni precedenti e soprattutto ha sfruttato il ritorno sulla sideline di un maestro come Dante Scarnecchia.

Il monolite costruito l’anno scorso verrà riproposto. Da sinistra verso destra: Nate Solder, Joe Thuney, David Andrews, Shaq Mason e Marcus Cannon. Il ritorno di Scarnecchia ha aiutato a salire di performance gente come Cannon e Mason e a ritornare a livelli più che discreti un giocatore come Solder che pareva un po’ spersi negli ultimi anni. Ancora non all’altezza del ruolo Joe Thuney, rookie da terzo giro dell’anno scorso, che pur restando titolare è andato spesso in difficoltà.

Cambiamenti sostanziosi invece sono arrivati nelle skill position: LeGarrette Blount e Martellus Bennett, giocatori fondamentali nell’ultima stagione per questo attacco, non sono più sotto contratto; Danny Amendola probabilmente vedrà accantonato quasi del tutto il suo utilizzo che già l’anno scorso, nelle 12 partite in cui è stato schierato, l’ha visto coinvolto 29 volte dai lanci di Brady nei soli 267 snap giocati.

In sostanza c’era da rimpiazzare un giocatore per reparto in compiti se non da titolari, comunque fondamentali per la natura di questo attacco.

Tra i ricevitori è arrivato Brandin Cooks, pagato ai Saints la prima scelta di quest’anno (per avere un resoconto dettagliato delle trade che hanno coinvolto i giocatori in sede di draft o poco prima, controllate il capitolo “Draft & FA”). Cooks è fatto dal sarto per questo attacco e rispetto ai giocatori situazionali alla Hogan ha una base di talento che probabilmente nessun altro giocatore a roster ha (nemmeno Edelman che in realtà è cresciuto esponenzialmente negli anni, ma nessuno si aspettava a questi livelli). È un matrimonio che sulla carta pare perfetto, poi ovviamente arriverà la convivenza e non è detto che sia un successo, ma mi stupirei molto non accadesse. Restando nella metafora, non voglio dire che 9 mesi dopo la firma vedremo già un bambino (di nome Vince), ma i due si divertiranno…

Fermati Cooks, non devi più scappare dai Patriots

Cooks in sostanza va a sostituire quello che, in questo contesto, è stato seppur ad intermittenza Amendola, in un ruolo che l’anno scorso ha visto emergere con più continuità Hogan che comunque resta importante per Brady.

Amendola per il momento resta comunque a roster, il suo posto è ancor meno in discussione dopo che Andrew Hawkins, dopo aver firmato poche settimane fa, ha deciso di ritirarsi. In realtà ci stiamo facendo l’abitudine a questo tipi di decisioni: con i training camp alle porte alcuni veterani si rendono conto di quanto sia dura la vita in NFL e decidono di mollare. Hawkins che peraltro doveva venir buono anche come ritornatore.

Interessante sarà infine vedere l’impatto di Malcolm Mitchell, che nell’anno da rookie ha avuto una seconda parte di stagione molto convincente e da lì riparte in questo 2017 da semi-titolare.

A Dwayne Allen toccherà il compito per nulla facile di compensare le 700 yard e i 7 TD messi insieme da Bennett lo scorso anno, durante la solita assenza prolungata di Rob Gronkowski. Belichick ormai ci ha abituato ad un certo tourbillon nella posizione: in questi mesi è stato aggiunto anche il bloccatore O’Shaughnessy: curiosa la sua stats line per il 2016, 2 ricezioni -1 yard. Allen (pagato un quarto giro) lascia i Colts dopo 5 anni di alti e bassi: ha dalla sua una certa incisività in endzone che è sicuramente ciò che l’ha portato a firmare un quadriennale da 30 milioni totali in questo contesto.

Un contesto che ovviamente viene esaltato da Gronkowski quando disponibile: l’anno scorso lo è stato praticamente solo in 5 partite, avesse mantenuto una intera stagione su quelle medie avremmo parlato di un TE da 80 ricezioni, 1700 yard e una decina di TD….la cosa imbarazzante (per il resto dell’umanità) è che in realtà avrebbe potuto anche migliorarle quelle medie. Restare sano è il suo cruccio non da poco.

Ai 7 TD di Bennett, si aggiungono i 18 (!!!) di LaGarrette Blount. Insomma i Patriots dovranno sopperire alla dipartita del 40% dei punti messi a segno l’anno scorso. Tra i runningaback sarà difficile riuscirci e l’idea di base resta quella di costruire il solito reparto “no-name” dal quale pescare settimanalmente il jolly.

Le novità sono due: Mike Gillislee e Rex Burkhead. Entrambi i giocatori arrivano da dei contesti super affollati come troveranno ai Patriots. Parliamo di giocatori che non hanno mai avuto i gradi da titolare, anzi sono stati più vicini agli special team che all’attacco. Per Gillislee questa descrizione sta un po’ più stretta, ma è giusto per mettere subito le cose in chiaro: il nome non serve, a Belichick servono dedizione e capacità di farsi trovare pronti.

Sarà proprio l’ex Bills, sulla carta, a giocarsi lo scettro del maggior numero di snap di utilizzo. Verosimilmente in questa lotta James White potrebbe dire la sua. Mentre Dion Lewis, ormai rientrato dall’infortunio di due stagioni fa, avrà ancora la chance di spaccare i drive e le partite con le sue ricezioni fuori dal backfield e tanta elusività che porta comunque in dote dopo i problemi fisici.

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DIFESA

Qualche novità si registra anche in difesa. Partiamo dalla linea e in particolare dalla pass rush che nel 2016 ha avuto un deciso calo. Guardando le ultime stagioni, questi alti e bassi da un anno all’altro sembrano quasi un trend e puntualmente, tra le poche preoccupazioni che affliggono i tifosi Pats, riaffiora questa di non essere capaci di abbattere i QB avversari.

L’anno scorso era stato aggiunto Chris Long, che durante la stagione è risultato il defensive lineman più impiegato: nonostante questo ha messo a segno solo 4 sack e, soprattutto, si è lamentato di un utilizzo “situazionale” ed ha deciso di cercare un’ultima chance altrove (Philadelphia). Molto più difficile da assorbire la dipartita di Sheard, autore di due buonissime stagioni in maglia Patriots.

L’atleta più efficace della passata stagione è stato a sorpresa Trey Flowers: il quarto giro 2015 ha passato la sua prima stagione ai box anche per problemi alla spalla. All’inizio dello scorso anno quindi era quasi un oggetto misterioso: i suoi 7 sack stagionali ce l’hanno fatto conoscere meglio, i 2.5 messi a segno nel Super Bowl l’hanno portato alla ribalta. Dopo aver sostanzialmente conquistato il ruolo da titolare nella seconda parte della regular season, ora il suo compito sarà continuare questa crescita.

Certo parlare di “titolari” in questo contesto in cui nessuno ha giocato più del 65% degli snap risulta complicato. E lo è ancora di più se si considera che pochi giorni fa è arrivato il ritiro di Rob Ninkovich. Rob è uno dei segreti di pulcinella di questa difesa negli ultimi anni: nonostante il calo netto vissuto l’anno scorso, sarà davvero difficile sostituirlo, specie in questo momento della stagione.

A Boston vige la regola “next man up” e quindi spazio al nuovo arrivato Kony Ealy, preso via trade dai Panthers che su di lui avevano speso una scelta di secondo giro nel 2014: in questi tre anni Ealy non è mai riuscito ad emergere come DE titolare in una squadra che stava cercando un ricambio generazionale. Ora si aggiunge all’elenco dei giocatori “deludenti” altrove che Belichick prova a rinvigorire (con risultati comunque alterni).

Molto solida l’accoppiata di DT Malcolm Brown e Alan Branch che fa sentire il suo peso specie nel running game. Dietro a loro peraltro c’è anche una buona profondità con il giovane Vincent Valentine e il neo arrivato da Baltimore Lawrence Guy.

A proposito di nuovi arrivi, vedremo se e come sarà sfruttato nel medio-lungo periodo Derek Rivers, terzo giro  di quest’anno (nonché primo giocatore selezionato dai Pats). Il prospetto pare molto interessante, ha doti atletiche fuori dal comune ed è apparso sui radar NFL durante il Senior Bowl. Infatti sino ad allora in pochi avevano tenuto d’occhio le partite di Youngstwon State, benché allenata da qualche anno da Bo Pelini (ex HC di Wisconsin). Rivers dovrà migliorare molto le sue doti da pass rush (per ora dà la sensazione di correre di forza e basta), ma ha tutto per farlo, per di più pare un giocatore molto disciplinato contro le corse e più in generale negli assegnamenti, dote particolarmente apprezzata “chez” Belichick.

Anche tra i LB si sono mosse un po’ le acque. Intanto partiamo da una conferma fondamentale che, dopo cessioni come quella di Jamie Collins avvenuta durante la scorsa stagione, assume una importanza ancora maggiore: Dont’a Hightower ha firmato l’estensione contrattuale per niente scontata da 36 milioni nei prossimi 4 anni (di cui 19 garantiti e l’opportunità di aggiungerne altri 8 via bonus vari). Eroe degli ultimi Super Bowl vinti, cifra ampiamente meritata.

Pagato!!

Ancor più di quanto visto per la linea, anche tra i linebacker ci sarà molta alternanza il tutto acuito da un modulo molto variabile che potrebbe vederne in campo anche soltanto uno. Interessante comunque l’aggiunta di David Harris: bisognerà vedere quanta benzina è rimasta in questa macchina da tackle per giocare ad alti livelli (cioè non ai Jets…) e quale sarà l’utilizzo tattico che ha in mente Belichick per lui.

Utilizzo ancora più situazionale ci aspettiamo dai vari Shea McClellin (Belichick ha detto che l’ex Chicago ha un background che ricorda quello di Ninkovich, anche io da giovane avevo la passione per la fisica come Fermi), Kyle Van Noy e Jonathan Freeny. Sulla carta giocatori che hanno nella pass rush il proprio forte e che quindi se bravi abbastanza potranno aggiungere un po’ di aiuto alla linea difensiva nella pressione sui backfield avversari.

Quella dei defensive back è stata senza dubbio la offseason più chiacchierata tra i reparti difensivi dei Patriots: facendo la tara di una pass rush a tratti deludente e quindi difficilmente in grado di aiutare con continuità il compito “di quelli dietro”, siamo anzi eravamo davanti ad uno dei migliori reparti della Lega. Malcolm Butler, Logan Ryan, Devin McCourty e Pat Chung sono scesi in campo in quasi tutti gli snap disponibili (Ryan l’86%, gli altri tre sopra il 96%) ed hanno costretto gli avversari a completare per meno di 7 yard di media a tentativo (6,8).

Ed è in questo contesto che si inseriscono le chiacchiere da offseason: per molte settimane si è temuto di perdere entrambi i CB titolari. Timore che poi è diventato realtà per Ryan che sarà pagato 30 milioni nei prossimi 3 anni dai Titans. In molti pensavano che questa sorte potesse toccare anche a Butler, pietra su cui è stata costruita questa difesa in costante miglioramento anno dopo anno e giocatore emblematico considerando il suo ingresso in NFL attraverso gli undrafted free agent fino a diventare uno dei migliori 5 cornerback della Lega. Il problema di Butler è che, dopo aver firmato il tender a soli 3,9 milioni per il 2017, andrà in scadenza e stando a quanto detto sopra si aspettava finalmente di veder ripagate tutte le stagioni giocate da “sotto pagato” sino ad ora (in 3 anni ha guadagnato 2,2 milioni). I Patriots non sono sembrati convinti di farlo e, di contro, hanno rotto il salvadanaio per portarsi in casa Stephon Gilmore a cui hanno fatto firmare un quinquennale a 65 milioni complessivi.

I Saints hanno ricorso per tutta la primavera una trade che coinvolgesse Butler, il fatto che ci siano riusciti in uscita (con l’affare Cooks) senza mettere in messo il CB vuol dire che ai Patriots per ora l’idea è proprio quella di sfruttare l’ultimo anno a costo controllato di Malcolm e poi si vedrà…

Intanto come detto è arrivato Stephon Gilmore che è una sorta di alter ego di Butler: entrato in NFL nel 2012 come prima scelta (decima assoluta) e con tutti gli sfarzi del caso. Successivamente però ha un po’ deluso in questi 5 anni ai Bills, con molti alti e bassi. Certo non lo si direbbe dal contratto firmato, ma lì entrano in gioco altre dinamiche di mercato. Quello che resta è un atletismo e una potenzialità ancora fuori dal normale e l’arroganza (in senso buono) di Belichick di poter tirare fuori quello che per ora si è visto solo sui scouting report dell’epoca.

Dietro a loro due in depth chart Eric Rowe sgomita un po’ per trovare spazio. Altra scommessa belichickiana, scaricato in fretta dagli Eagles che nel 2015 l’avevano scelto al secondo giro, nel suo primo anno ai Patriots ha avuto un utilizzo parziale ma importante (su tutti la “marcatura” di Julio Jones nell’ultimo Super Bowl). Probabilmente anche nella prossima stagione sarà messo in campo non in maniera continuativa, ma dovrà occuparsi dei “big receiver” se non addirittura dei tight end avversari.

Chiude il reparto dei cornerback Cyrus Jones, secondo giro 2016, autentica delusione della scorsa stagione. Lui stesso ha dichiarato di non sentir suo il titolo vinto. Disastroso sia in difesa che negli special team dove si era cercato di metterlo in campo per fargli sentire un po’ di fiducia. Stando allo stato attuale del roster in questa preseason comunque si gioca molto del suo futuro in NFL. Lo spazio per farsi largo come nickelback c’è tutto, ci sarà anche il merito?

Zero novità infine tra le safety: Devin McCourty ha confermato la sua solidità nel ruolo sia in aiuto del front seven sia in copertura, giocatore completo su cui si può continuare a fare affidamento. Pat Chung tra tutte le secondarie resta al momento l’anello debole, ma quanto meno i Patriots sembrano essere gli unici a dargli un senso all’interno della Lega. Da tenere d’occhio l’ascesa di Harmon che sta recuperando da un problema alla caviglia avuto sul finire dell’anno e che è un giocatore molto interessante: non ci stupiremo dovesse avere un ruolo ancora più fondamentale l’anno prossimo.

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SPECIAL TEAM

Ai Patriots in fatto di kicker sono stati molto fortunati/bravi. Dal 1996 ne hanno avuti 2: Vinatieri sino al 2006 e Gostkowski da allora. Due dei K più precisi della storia della Lega: non male. “Gost” inizia quindi la sua 12esima stagione con questa maglia con la quale non ha mai sbagliato più di 6 calci all’anno (dato peraltro ottenuto nella sua stagione da rookie).

Confermato anche il punter, Ryan Allen, per la quinta stagione consecutiva.

Per i ritorni avevo già accennato a Cyrus Jones e le sue malefatte. Per il resto sono stati spesso impiegati sia Amendola che Edelman (entrambi più nei punt che nei kickoff), i due però forse dovrebbero veder diminuito il loro carico in questa parte del gioco. Occhio al ritorno in auge di Dion Lewis e la sorpresa Stephon Gilmore.

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DRAFT

3 (83) – Derek Rivers, OLB (Youngstown State)
3 (85) – Antonio Garcia, OT (Troy)
4 (131) – Deatrich Wise Jr., DE (Arkansas)
6 (211) – Conor McDermott, OT (UCLA)

Dove sono finite tutte le scelte dei Patriots?? Queste le trade che hanno coinvolto l’arrivo di nuovi giocatori.

1 (32) + 3 (103) per Brandin Cooks (WR, NO) + 4 (118)
2 (64) per Kony Ealy (DE, CAR) + 3 (72)
4 (137) per Dwayne Allen (TE, IND) + 6 (200)
5 (183) per James O’Shaugnessy (TE, KC) + 6 (216)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Rex Burkhead (RB, CIN), Brandin Cooks (WR, NO), Dwayne Allen (TE, IND), James O’Shaugnessy (TE, KC) Kony Ealy (DE, CAR), Lawrence Guy (DT, OAK), Stephon Gilmore (CB, BUF).

Out: LeGarrette Blount (RB, PHI), Keshawn Martin (WR/KR, DET), Martellus Bennett (TE, GB), Jonathan Cooper (OG, DAL), Barkevious Mingo (DE, IND), Jabaal Sheard (DL, IND), Logan Ryan (CB, TEN).

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COACHING STAFF

Bill Belichick, Josh McDaniels e Matt Patricia. La forza dei Pats sta (quasi) tutta qua e nei loro ulteriori assistenti. I Patriots prima di tutto e prima di tutte le altre franchigia sono una squadra ben allenata. E l’operato del “ritornato” Dante Scarnecchia con la linea offensiva di cui abbiamo accennato in precedenza è solo uno degli esempi che si possono fare.

Su Matt Patricia peraltro suggeriamo un profilo scritto su queste pagine in fase di pre Super Bowl, che sintetizza bene chi è, da dove viene e dove probabilmente andrà: Super Bowl LI – Matt Patricia, l’ingegnere dei Patriots

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RESOCONTO e CALENDARIO

È abbastanza ovvio dire che in questo momento non mi pare ci siano all’orizzonte i presupposti per avere una nuova leader divisionale all’interno della AFC East. Ci sono squadre alla terza se non quarta generazione di costruzione da quando Brady ha preso in mano questa squadra e la cosa ancora più terrificante (per gli altri) è che sia nelle 4 partite in sua assenza nella passata stagione, sia per quanto visto una decina di anni fa con Cassel a prendere il suo posto, forse il ciclo dei Patriots non si concluderà con il suo ritiro (più o meno imminente…).

Tornando al futuro più vicino a noi, New England non solo è nettamente favorita su Dolphins, Jets e Bills, ma si candida con convinzione per il back to back, pratica per nulla scontata specie dall’avvento del salary cap in NFL (1994). Da quel momento in poi ci sono riusciti solo i Broncos di Elway (Super Bowl 32 e 33, fine anni ’90) e appunto i Patriots (Super Bowl 38 e 39).

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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