New Orleans Saints 2017 – Ultimi dischi

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

Il 2016 è stata la terza stagione consecutiva conclusasi con un record di 7-9 e diventano 4 delle ultime 5 se consideriamo che pure il 2012 si concluse con lo stesso record perdente nell’annata in cui Payton non allenò per la sanzione sul bounty program.

L’ex assistente dei Dallas Cowboys è in sella come capo allenatore nella Lousiana dal 2006, considerando Mike McCarthy insediatosi a Green Bay nello stesso anno, solo due sono gli HC in attività a vantare una militanza più lunga: Bill Belichick ai Patriots e (ormai inspiegabilmente) Marvin Lewis ai Bengals. Quello di Payton è quindi un vero e proprio regno, che però negli ultimi anni inizia un po’ a scricchiolare, pur mantenendo nel bene e nel male sempre una certa identità.

La sensazione anagrafica però è che siamo alle ultime chance di rivedere Brees (classe 1979) sui massimi palcoscenici NFL, con il problema che ciò dipenda da lui solo in minima parte.

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ATTACCO

Quando c’è da produrre yard, non c’è niente di meglio dell’accoppiata Brees&Payton: parliamo dell’attacco che nelle ultime tre stagioni quando è andata male è stato superato solo da quello di Arizona su base stagionale e che complessivamente ha guadagnato una media di 414 yard a partita. Chiaro che molto è dipeso dal fatto che in questi anni si trovassero troppo spesso a dover recuperare o quanto meno a dover essere costretti a segnare più possibile non tanto per vincere quanto per restare competitivi.

L’attacco quindi non è un problema, anzi andrebbe studiato ed elogiato per il semplice fatto di aver vissuto una ricostruzione continua, “costringendo” Brees a rinnovare feeling con le proprie frecce di volta in volta sempre differenti, anche come caratteristiche. Il futuro hall of famer ha cambiato decine di compagni, specie nelle skill position, la gran parte dei quali testati in altri contesti hanno reso infinitamente meno di quanto si potesse immaginare: che Brees sia un fenomeno l’avevamo intuito ormai da tempo per considerazioni “dirette” sul suo gioco, queste valutazioni “indirette” non fanno altro che completarne i contorni di una carriera che va al di là delle cifre, già stratosferiche.

Con Brees e grazie a Brees offensive coordinator e capi allenatori hanno messo in campo filosofie offensive che forse nessuno pensava potessero essere attuate, se questa NFL è diventata una passing league lo dobbiamo anche a lui.

Pur avendo avuto buoni giocatori, a tratti anche ottimi come l’eterno Marques Colston, ai Saints in questi 11 anni non c’era mai stato un giocatore del talento e del peso tecnico di Adrian Peterson. Fughiamo subito i dubbi che molti di voi avranno o avranno letto già a partire dalle depth chart che si trovano in rete: All Day non è andato a New Orleans per svernare né tanto meno per fare il backup di Mark Ingram. La storia del muro dei 30 anni per i RB riguarda solo i comuni mortali, lui ha già dimostrato di non esserlo e non è un menisco operato che gli ha fatto saltare la gran parte della scorsa stagione a poterci far venire dei dubbi. Peterson sarà un valore aggiunto fondamentale per questo attacco, lo renderà più imprevedibile e ancor meno arginabile. L’unico dubbio che si può avere è quanto questo possa incidere su una squadra che forse aveva bisogno anche di altro, ma questo è un altro discorso.

Che coppia!

Nel complesso il reparto dei RB è davvero intrigante: Ingram nel ruolo di backup di lusso ha dimostrato di saperci stare nei passati anni, è un running back che ha bisogno di portate per andare in ritmo è vero, ma dovrà adattarsi. Bene l’arrivo di Alvin Kamara, che invece pare adattissimo al ruolo part time, bravo in ricezione e non ancora testato su carichi estensivi, avrà modo di inserirsi gradualmente: far meglio di Travaris Cadet (ancora a roster, immagino per poco) non dovrebbe essere un problema.

Per tutti questi anni ci siamo convinti che non fosse un problema controllare il curriculum e la qualità dei ricevitori dei Saints, Brees e Payton sono riusciti a fruttare a pieno qualsiasi tipo di WR, sfruttando ogni loro peculiarità. Non è un caso che quest’anno si siano liberati quasi a cuor leggere di un giocatore talentuoso come Brandin Cooks (trade con i Patriots che comprendeva come contro parte anche un primo giro).

Chiaramente con caratteristiche molto diverse, il target principale quest’anno sarà Michael Thomas, che già nel suo anno da rookie è esploso con una stagione da quasi 100 ricezioni e più di 1100 yard, condite da 9 TD, andando a distruggere il record per i debuttanti in maglia Saints che apparteneva proprio al Colston già citato. Receiver che porta una fisicità unica a questo attacco.

Numericamente il posto di Cooks è stato preso da Ted Ginn che sta vivendo una seconda parte di carriera ancor più soddisfacente della prima e questo lo deve intanto ai suoi anni passati ai rivali divisionali dei Panthers. L’attacco che troverà a New Orleans è però molto diverso a quello visto negli ultimi anni della sua carriera NFL. La sua velocità farà molto comodo, anche perché è una qualità un po’ assente negli altri giocatori.

Quando si parla di WR che rendono ben al di là dei propri mezzi, Willie Snead ne è l’esempio lampante: in fase di scouting report prima del draft 2015 in cui non fu selezionato da nessuno, si diceva fosse molto limitato, poco atletismo, poca capacità di creare separazione, fisicità assente, ecc ecc, aveva solo buone (nemmeno eccellenti) mani. In due anni in questo attacco sfiora le 2000 yard, da secondo se non terzo target. Che altro aggiungere?

Ci si aspettava un po’ di più dal primo anno di Fleener in questo contesto, ma non possiamo dire abbia deluso, essendo comunque restato sui livelli delle stagioni ai Colts. Il fatto è che a New Orleans stanno cercando qualcuno che ripercorra la produttività di Jimmy Graham e sinora non ci sono riusciti. In generale il reparto dei TE è profondo e completo, anche con buonissimi bloccatori Josh Hill, Michael Hoomanawanui, John Phillips, Clay Harbor lotteranno come pazzi per conquistarsi gli ultimi due posti).

Un po’ voluti, un po’ subiti, ci sono stati dei cambiamenti sostanziali anche nella linea offensiv che negli ultimi anni sta cercando di svecchiarsi pur restando su livelli molto alti. Zach Strief ha superato anche in questa offseason l’incubo del taglio (più economico che tecnico) e probabilmente sarà lui il RT titolare per la stagione 2017.

Chi invece non è stato rinnovato è l’altro veterano della linea: Jahri Evans aveva iniziato la sua carriera ai Saints proprio nel 2006 come Sean Payton e lascia un buco che il management dei Saints ha pensato di poter tappare con Larry Walford, terzo giro 2013 dei Lions e titolare sin dalla week 1 di quella stagione. Giocatore molto valido che ha trovato strada facendo anche la costanza di rendimento e che dovrebbe mantenere alto il livello complessivo della linea.

Il lato sinistro resta comunque quello più giovane e talentuoso: Andrus Peat (23 anni) è la guardia ma entra nel mix di quelli che un giorno sostituiranno Strief nel ruolo di right tackle, mentre Terron Armstead è uno dei migliori left tackle della lega, con il problema però degli infortuni che ne hanno sempre limitato l’utilizzo in questi 4 anni (l’anno scorso addirittura solo 7 partite giocate) e quest’anno dopo essersi infortunato alla spalla c’è l’ipotesi concreta che inizi la stagione regolare in PUP list, costringendolo a saltare almeno le prime 6 giornate. Ecco che la scelta di primo giro Ryan Ramczyk che si sarebbe dovuto giocare il posto di RT in questa preseason, assume valore anche in ottica LT, dove probabilmente sarà il titolare almeno in contumacia Armstead.

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DIFESA

Tutto molto bello ed intrigante in attacco, tutto molto da mal di testa invece in difesa. Sempre restando agli ultimi tre anni (ricordiamo conclusi tutti e 3 con un record di 7-9) i Saints, per yard concesse, hanno avuto due volte la penultima difesa e l’anno scorso la sestultima, concedendo complessivamente una media di 391 yard.

I Saints in sostanza sono una versione contemporanea e footballistica della “tela di Penelope”: quello che fa l’attacco, poi viene disfatto dalla difesa. Eppure in questi anni non pochi sono stati gli sforzi economici e in fatto di scelte al draft per migliorare la situazione.

In pratica prendendo sia i presunti titolari e i loro backup c’è un solo giocatore che era a roster con New Orleans prima del 2015, ovvero Cameron Jordan. È stata fatta una tabula rasa in più mosse, anche di scelte fatte recentemente (qualcuno si ricorda il contrattone e le aspettative di e su Jairus Byrd? Era solo il 2014).

Jordan è anche l’unico giocatore di livello conclamato di questa difesa: ha giocato a fronti pari ed a fronti dispari, mantenendo un impatto sempre costante e decisivo, quando va male fa “solo” 7 sack e mezzo. L’anno scorso affianco a lui doveva crescere in maniera sostanziosa l’apporto di Kikaha, spostato “mani a terra”. Quell’attesa è stata rimandata di un anno, con l’hawaiiano che è stato costretto a saltare tutta la stagione 2016 a causa del terzo infortunio al collaterale anteriore del ginocchio sinistro. Più che un campanello di allarme, questa è una sirena assordante: vedremo se riuscirà a riprendersi.

La più grossa speranza per quel che riguarda i defensive end è riposta sul rookie Trey Hendrickson che però non pare pronto per produrre sin da subito e che devo molto allo Shrine Game in cui ha mostrato buone cose in pass rush. Più di pronto impatto dovrebbe essere il neo arrivato, da Arizona, Alex Okafor la cui stagione migliore però, quella da 8 sack, dista già 3 anni e che potrebbe essere schierato anche come LB situazionale.

Per i ruoli interni il terremoto è arrivato a offseason quasi conclusa, con i problemi al cuore riscontrati a Fairley che sicuramente non giocherà l’anno prossimo e potrebbe non farlo mai più. Un durissimo colpo considerando anche l’ottima stagione nel suo primo anno ai Saints. Si conta disperatamente sulla crescita di Rankins, il primo giro 2016 che proprio l’anno scorso fu costretto a saltare tutta la fase di preparazione con i nuovi compagni oltre che a non giocare le prime partite per un problema alla gamba. Il mix dei DT comprende anche Tyeler Davison, l’unico che può giocare nose tackle e dare qualcosa come run stopper.

Rivedremo ancora Fairley così?

Il reparto dei LB andava ricostruito, ma la sensazione è che i nuovi innesti non siano così pronti o di impatto per migliorare sin da subito il rendimento di uno dei reparti che ha più sofferto in questi anni. C’è tanta curiosità attorno ad A.J. Klein, che dopo annate positive a “dare i cambi” ai mostri sacri del ruolo nei Panthers, ha chiesto ed ottenuto la chance di poter giocare titolare con più continuità. Klein pecca di atletismo, ma pare avere un ottimo QI per il gioco oltre che una certa duttilità. Forse però non c’è abbastanza materiale per essere un titolare del tutto affidabile.

Il problema nel ruolo di MLB è che se lo contenderanno 3 giocatori con grossi punti interrogativi che non hanno ancora dimostrato di poter ricoprire il ruolo in maniera continuativa: oltre a Klein, i Saints hanno aggiunto Manti Te’o e si trovano a roster Stephone Anthony che pareva la risposta alle loro domande prima di perdersi attorno ai propri deficit di interpretazione dei giochi ed ora forse sarò spostato sul lato debole.

Meritevole di menzione l’aggiunta avvenuta negli ultimi giorni di Michael Mauti: si tratta di un ritorno, dopo una operazione piuttosto seria all’intestino che ne stava minando la carriera ormai da anni. Per lui sarà già importante prima rimettersi in campo e poi riuscire a stare nei 53. Noi tifiamo per lui.

Fairley non era stato l’unico giocatore aggiunto l’anno scorso ad avere un buon impatto personale su questa difesa, anche Craig Robertson è andato bene, mentre non possiamo dire la stessa cosa di Laurinaitis, Paul Kruger e Daniel Ellerbe, anche loro arrivati negli scorsi anni (i primi due nel 2016) ma attualmente non più a roster: il primo si è proprio ritirato, il secondo sta mendicando finora senza successo un contratto altrove, il terzo è finito in IR e gli hanno già detto che una volta ristabilito sarà tagliato.

Verrà data una chance molto presto al terzo giro Alex Anzalone. Il rookie da Florida però pare molto limitato, specie nel contrastare il running game altrui, dove va in difficoltà nel liberarsi dai blocchi. Risulta invece molto valido in fase di copertura dove può far valere una velocità ed agilità di buon livello. Il suo scenario ideale sarebbe stato un inserimento graduale sfruttando soprattutto le sue doti come gunner negli special team, ma la situazione dei LB dei Saints è tutto fuorché ideale e sarà buttato in campo molto presto.

Importanti aggiunte si sono registrate anche nelle secondarie, specie via draft: Marshon Lattimore (CB) e Marcus Williams (S) saranno titolari dal day 1 in due posizioni che negli ultimi anni sono state maltrattate dagli avversari in maniera continuativa. È quindi pleonastico aggiungere che proprio attraverso al loro adattamento al mondo professionistico dipenderà molto dei successi del prossimo anno.

Williams si contenderà il posto con Vonn Bell, secondo giro dell’anno scorso, che però ha dimostrato di poter venir utile anche in lineup con tre safety. Considerando che la terza sarà Kenny Vaccaro che viene da 4 giornate di squalifica ed ha alternato buone partite ad altre in cui i suoi limiti già evidenti al college sono venuti fuori. Resta comunque un giocatore che può essere sfruttato molto bene se inserito nel contesto giusto e il reparto di safety costruito pare essere proprio quel contesto.

Tra i cornerback Delvin Breaux e P.J. Williams sono tutti da testare, il primo in particolare aveva fatto vedere buone cose nel 2015, ma entrambi per problemi fisici, hanno giocato pochissimo l’anno scorso e in sostanza sono dei grossi punti di domanda.

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SPECIAL TEAM

Il punter Thomas Morstead sarà all’ottava stagione tra i professionisti, tutte fatte ai Saints. Situazione opposta per il 23enne Lutz, che ha debuttato l’anno scorso in NFL ed ha mostrato già una certa precisione sia nei FG dentro le 50 yard (26/27) che negli XP (49/50), ma dovrà lavorare un po’ di più sulla potenza (ben 4 errori sui 7 tentativi oltre le 50 yard).

Per i ritorni potrà essere utilizzato anche Ted Ginn, anche se in questo aspetto del gioco i suoi anni migliori sembrano essere passati. Occhio a Tommylee Lewis specie per i punt return.

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DRAFT

1 (11) – Marshon Lattimore, CB (Ohio State)
1 (32) – Ryan Ramczyk, OT (Wisconsin)
2 (42) – Marcus Williams, S (Utah)
3 (67) – Alvin Kamara, RB (Tennessee)
3 (76) – Alex Anzalone, LB (Florida)
3 (103) – Trey Hendrickson, DE(Florid Atlantic)
6 (196) – Al-Quadin Muhammad, DE (Miami)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Chase Daniel (QB, PHI), Adrian Peterson (RB, MIN), Ted Ginn Jr. (WR, CAR), Larry Warford (OG, DET), Alex Okafor (DE, CAR), Manti Te’o (LB, SD), A.J. Klein (LB, CAR), Rafael Bush (S, DET).

Out: Brandin Cooks (WR, NE), Jahri Evans (OG, GB), Tim Lelito (OG, TEN), Kasim Edebali (DE, DEN), James Laurinaitis (LB, RITIRO), Paul Kruger (LB, FA).

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COACHING STAFF

La difesa è leggermente migliorata nel 2016, ma solo perché peggiorare era davvero difficile. Ecco perché ci saremmo aspettati un cambiamento sulla sideline in questo aspetto del gioco: Dennis Allen è rimasto al suo posto di defensive coordinator, ma fossimo in lui non dormiremmo sonni tranquilli, specie dopo la firma di Mike Nolan (fermo da un anno) come allenatore dei linebacker.

Per il resto, detto del più che decennale Sean Payton HC, tutto confermato come da tradizione, con Pete Carmichael che è l’offensive coordinator dal 2009.

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RESOCONTO e CALENDARIO

L’impressione è che i Saints si siano ormai appiattiti su loro stessi, accentuando i pregi e quasi mai riuscendo a migliorare i propri difetti. La sfortuna sugli infortunati non può giustificare ben tre stagioni abbastanza anonime in una division che invece pare frizzante e piena di novità, anno dopo anno.

Nonostante questo ci aspettiamo almeno un’ultima chance di rivedere Brees competere per i massimi e l’aggiunta di Peterson probabilmente è indice che proprio questa sarà la stagione in cui si cercherà in tutti i modi di tentare un’ultima corsa verso il Vince Lombardi Trophy.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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