New York Giants 2017 – Due galli possono stare in un pollaio?

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Sembrava una maledizione o più semplicemente un pegno da pagare al karma: i Giants, dopo il titolo vinto nel 2011 non erano più andati ai playoff, almeno sino all’anno scorso dove, in una division molto competitiva o dai record molto alti, era bastato piazzarsi al secondo posto della NFC East per avere almeno un viaggio pagato nel wild card weekend.

Un viaggio poi finito subito male con una sconfitta netta contro i Packers, ma che ha dato già un segnale abbastanza chiaro di quello che è stato il primo anno dell’era post-Coughlin, con le 11 vittorie stagionali che mancavano dal 2008 (quando furono 12).

L’impressione lasciata soprattutto dalla seconda parte di stagione poteva far sperare anche qualcosa in più a gennaio. Ad ogni modo i lampi della difesa hanno ricordato quelli di edizioni vincenti ed è proprio da quei lampi che i tifosi si aspettano di ripartire, mentre in attacco qualcosa ha scricchiolato più del preventivabile ed infatti lì si è intervenuto non poco in questa offseason.

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ATTACCO

Numeri alla mano l’attacco dei Giants è passato ad essere il sesto della Lega per punti fatti nel 2015 al sestultimo nel 2016 (una tendenza simile ma opposta a quanto avvenuto in difesa di cui parleremo poi). Un po’ di questa direzione smarrita può essere giustificata dal fatto che chi guidava l’attacco dalla sideline (Ben McAdoo) è stato promosso a compiti omnicomprensivi l’anno scorso, delegando parte di quel compito a Mike Sullivan (comunque già presente nello staff dei Giants negli ultimi anni).

Quindi può anche essere che questa novità nelle catena decisionale abbia prodotto frutti diversi. Come può essere che Manning abbia vissuto una stagione leggermente in calando (dopo due annate spettacolari) risentendo anche di un’età che proprio nella settimana della vigilia del wild card game contro Green Bay aggiornava il suo numero a 36. Per molti infine anche il supporting cast a sua disposizione non è sembrato all’altezza delle passata stagioni.

Tra queste 3 possibili concause delle difficoltà offensive il management ha pensato che la risposta riguardasse solo una (e mezzo) di esse. Il coaching staff e la sua gestione è rimasto pressoché invariato, a Manning hanno affiancato dei giovani che però difficilmente vivranno mai giorni di gloria, mentre per migliorare il supporting cast ci si è dati molto da fare.

Andiamo con ordine: Josh Johnson non gioca uno snap in NFL dal 2013, non fa un lancio dal 2011 e anche in quei 180 tentati nei 3 anni precedenti non è che avesse impressionato un granché. Ai Giants ricopriva già il ruolo di terzo quarterback, difficilmente migliorerà la sua posizione, anzi ci sono chance che possa anche peggiorarla.

Perso Nassib (QB piuttosto particolare in uscita da Syracuse attorno al quale non si sono mai avute grosse aspettative), nella Grande Mela hanno aggiunto dapprima Geno Smith via free agency e poi Davis Webb via terzo giro del draft. Smith appena arrivato dall’altra sponda della città s’è detto sicuro di poter imparare quanto più possibile da Manning: per quanto visto sinora temiamo che anche imparando potrebbe non bastare per diventare un QB titolare in NFL.

Anche il rookie da California non sembra poter aspirare al ruolo da titolare: a leggere gli scouting report l’impressione è che ci si trovi davanti ad un giocatore che senza difesa pare in grado di eseguire qualsiasi tipo di schema e di lancio, i problemi (e pure grossi) arrivano quando c’è bisogno di lanciare sotto pressione e/o di leggere le difese avversarie e/o trovare soluzioni alternative a quanto disegnato su carta. Insomma il braccio c’è, il resto è tutto da costruire e non è detto ci si riesca.

Eli quindi può star tranquillo: il suo posto non è in dubbio e per di più sono aumentate le armi a sua disposizione. L’acquisto più intrigante è senza dubbio quello di Brandon Marshall (un altro che ha cambiato solo colori sociali e non città) a cui è stato innnanzitutto garantito che Geno Smith lo troverà in spogliatoio ma difficilmente in campo. Per Marshall i Jets sono la quinta squadra che in un modo o nell’altro lo scarica. Le primavere sono 33, ma il talento è ancora tutto lì da ammirare e passerà almeno una stagione prima che tornino i mal di testa che riesce a generare su compagni e allenatori.

Tutto sommato è un buon investimento (biennale a 11 milioni complessivi) che anche da target non primario (prima volta in carriera che gli capiterà) può garantire attorno alle 1000 yard e 7 8 TD. Oro per un attacco che negli ultimi anni ha fatto un po’ fatica a trovare stabilità nel ruolo di vice Odell Beckham. L’istrionico ricevitore ex LSU Tigers con un compagno di reparto come Marshall a cui poi va aggiunto Sterling Shepard, molto efficace nell’underneath, non può che trarne beneficio: l’importante è che non si mettano a fare a gara a chi è più prima donna.

Quindi tornando al titolo della preview: due galli possono stare per in un pollaio, ma non per tanto tempo…

Se tutto ciò non bastasse per riportare il passing game su livelli da migliori della Lega, ecco che dal primo giro del draft è arrivato Evan Engram, un tight end molto più incline al passing game che a bloccare per i propri compagni, che dovrà curare non poco i problemi di drop. A quel punto, conquistata la fiducia del QB, potrebbe davvero essere un’arma micidiale considerando il suo atletismo.

Dietro a lui vedrà ridotto il suo utilizzo Will Tye, ma stando alla “monodimensionalità” del nuovo arrivato non è detto che entrambi possano coesistere nel breve medio periodo.

Sinora non abbiamo accennato per nulla al running game e dire che probabilmente è uno degli aspetti principali che, con la sua mediocrità, potrebbe aver trascinato verso il basso un attacco invece sino all’anno scorso spumeggiante e divertente. I Giants, ormai lo sanno tutti, non corrono, anzi corrono proprio male: 3.5 di media a portata è un dato che vale il terzultimo posto NFL, i 6 TD su corsa sono un valore superato da tutte le altre franchigie.

Rashad Jennings non c’è più (e prima di cercare un’altra franchigia, ha visto bene di vincere “Dancing with the Stars” battendo David Ross, ex catcher di Red Sox e Cubs): difficilmente sarà rimpianto in squadra dopo prestazioni mediocri per qualità e quantità. Dopo aver fallito la rincorsa o non aver creduto troppo nell’aggiunta di un veterano come Adrian Peterson, l’intenzione è stata quella di puntare sulla crescita interna innanzitutto di Paul Perkins, sophomore che nel primo anno ha fatto intravedere buone cose, ma che ha chiuso la stagione con 0 TD (corsi e ricevuti) e sole 112 portate.

L’uomo che correva attraverso la gente voleva essere Billy Ballo.

Molto probabilmente anche quest’anno il tutto si risolverà con un alternarsi di vari giocatori: intanto quando sano Shane Vereen sarà il runningback in grado di essere una doppia minaccia sia su corsa che su passaggio specie nei terzi down. Sarà interessante controllare la produzione di Gallman, scelto al quarto giro quest’anno, che pare un RB piuttosto limitato, in grado di correre north-south, ma con poca velocità e poca inventiva in caso di buchi che non si aprano con il timing da manuale.

Ecco, i buchi dovranno essere aperti sempre dagli stessi giocatori (fatta una sola eccezione) già presenti l’anno scorso che proprio nel running game hanno incontrato non pochi problemi. Da sinistra verso destro la linea offensiva sarà composta da: Ereck Flowers, Justin Pugh, Westno Richburg, John Jerry e D.J. Fluker.

Quest’ultimo è appunto l’unica novità e al tempo stesso l’unico dubbio: arriva dal contratto da rookie quadriennale firmato ai Chargers che ne avevano fatto la loro prima scelta nel 2013 (11esima assoluta). Dopo un buon primo anno però l’ex Alabama ha avuto sia problemi fisici che di rendimento. Ai Giants ha trovato un contratto annuale di soli 3 milioni totali sintomo di una carriera che o sarà rilanciata o si dirigerà in fretta verso il dimenticatoio. Potrebbe giocare sia right tackle (come scritto qui sopra), sia guardia a sinistra invertendosi proprio con Pugh. Potrebbe addirittura non giocare per nulla (o poco) scalzato da Bobby Hart nel ruolo di RT. Training camp e preseason ci diranno di più.

Nel complesso, dette delle difficoltà di non aprire varchi per i giochi di corsa, la linea per quel che riguarda il passing game è sembrata davvero solida nella passata stagione (solo 22 sack concessi, terzo posto dietro Pittsburgh e Oakland) nonché punto di forza della squadra stessa.

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DIFESA

Come accennato in precedenza il 2016 è stato un anno sorprendente non solo per il record finale decisamente buono di 11-5, ma anche per il modo in cui queste vittorie sono arrivate: ci aspettavamo una squadra spumeggiante in attacco e che fermava con fatica gli avversari proprio come avvenuto nel 2015, ci siamo trovati dei Giants pasticcioni e a tratti asfittici con la palla in mano, ma asfissianti e cinici quando c’era invece da difendere. Facendo parlare i numeri sono passati dall’essere una squadra che concedeva 27,6 punti a partita (terzultimi 2015) ad essere secondi solo ai Patriots con 17,8 punti subiti di media nel 2016. Erano ultimissimi due anni fa nei terzi down fatti convertire (47%), sono balzati al terzo posto l’anno scorso, con il 35,3%…. e potrei continuare così in molti aspetti statistici.

La linea difensiva era stata stravolta e bisogna ammettere che questo s’è visto poi in campo. Le rotazioni a volte vorticose degli elementi della Dline viste negli anni precedenti si sono placate: Vernon e Pierre-Paul all’esterno, Hankins e Harison all’interno hanno giocato tantissimi snap. Quest’anno però uno dei 4 non ci sarà più: Hankins è andato a provare a cementificare la linea dei Colts. A New York per sostituirlo hanno pensato a Romeo Okwara, un “inside job” undrafted 2016 che seppur con un utilizzo limitato si è ben comportato al primo anno, e poi controlleranno da vicino il valore e i progressi di Dalvin Tomlinson, secondo giro di quest’anno, l’ennesimo prodotto della linea difensiva dei Crimson Tide di Alabama che però poi rischia di fare molta fatica nell’adattarsi al livello professionistico dove la potenza non è mai sufficiente da sola per fare la differenza.

JPP può farcela anche con qualche dita in meno.

Nel sottobosco della linea merita una citazione Owa Odighizuwa, ma non è una menzione d’onore, tutt’altro: scelto al terzo giro nel 2015, dopo due anni tra i pro, 18 partite e 296 snap giocati stiamo ancora aspettando il suo primo sack.

L’aspetto meno convincente di questa difesa resta sempre quello riguardante il reparto dei linebacker. Il problema è che rispetto all’anno scorso (e grosso modo anche all’anno prima) i giocatori sono sempre gli stessi. La trasformazione di Jonathan Casillas da special teamer a weak side linebacker resta sospetta. Keenan Robinson aveva firmato un annuale “di prova” l’anno scorso dopo annate statisticamente valide ai Redskins ma con continui problemi di salute. Nell’anno a New York non ha saltato una partita, ma dopo aver provato a sondare il mercato ha scoperto che che nel frattempo non aveva convinto nessuno ed è tornato “mesto” all’ovile. Ai Giants lotterà per un posto da titolare, ma il suo atletismo lo rende un middle linebacker sempre sul filo del rasoio. La concorrenza di B.J. Goodson si sta facendo già sentire.

A strong side linebacker, quando sarà necessario, parte favorito senza dubbio Devon Kennard, mentre nei ruoli da backup continua a vivacchiare Mark Herzlich, che dopo la malattia sconfitta ormai una manciata di anni fa non è più riuscito a ricavarsi un utilizzo significativo in difesa.

Anche le secondarie, come la linea, dopo essere state stravolte la passata stagione e dopo aver avuto delle ottime prestazioni nel 2016, quest’anno sono per lo più confermate e soprattutto di ottima qualità e quantità.

Janoris Jenkins, Eli Apple e Dominique Rodgers-Cromartie hanno tutto per mettere in difficoltà ogni tipo di lettura dei QB avversari, oltre ad una buona dose di coraggio in grado di produrre big play e turnover (ben 17 intercetti per l’intera difesa nel 2016).

Anche l’anno scorso si era iniziata la stagione con un bel punto interrogativo nel ruolo di safety affianco al solidissimo Landon Collins: Andrew Adams era diventato titolare strada facendo, partendo come undrafted ed approfittando dei problemi fisici di gente come Darian Thompson e Nat Berhe. I tifosi dei Giants si aspettano qualcosa di importante soprattutto dal primo, terzo giro 2016, che in pratica non ha ancora messo piede in campo. Mentre quella di Rahim Moore sembrava una scommessa già al momento della firma. Caduto in disgrazia ormai da qualche anno e reduce da una stagione incolore in quel di Houston è stato già tagliato.

Ma come detto poi ci penserà Landon Collins a volare sul campo e a mettere pezze ovunque anche in aiuto dei linebacker.

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SPECIAL TEAM

Qua ci sono note dolenti un po’ in ogni aspetto delle squadre “speciali”: intanto fatichiamo ancora a capire come Brad Wing continui ad avere un lavoro professionistico come punter. La posizione di kicker è tutta da sistemare, al momento sotto contratto c’è solo un rookie undrafted (Aldrick Rosas) di cui abbiamo faticato a trovare statistiche, immagini e cose da dire.

Per i ritorni tutto sommato bene Dwayne Harris che resta a roster solo per questo (anche se ad un costo tale che se dovessero trovare sostituti meno esosi non fatichiamo a credere possa venir tagliato).

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DRAFT

1 (23) – Evan Ingram, TE (Ole Miss)
2 (55) – Dalvin Tomlinson, DT (Alabama)
3 (87) – Davis Webb, QB (California)
4 (140) – Wayne Gallman Jr., RB (Clemson)
5 (167) – Avery Moss, DE (Youngstown State)
6 (200) – Adam Bisnowaty, OT (Pittsburgh)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Geno Smith (QB, NYJ), Brandon Marshall (WR, NYJ), D.J. Fluker (OL, SD), Rahim Moore (S, HOU).

Out: Victor Cruz (WR, FA), Larry Donnell (TE, FA), Marshall Newhouse (OL, OAK), Jonathan Hankins (DT, IND).

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COACHING STAFF

Qua i cambiamenti grossi, epocali, ci sono stati l’anno scorso, quest’anno a maggior ragione dopo dei buoni risultati non si poteva che continuare il percorso già intrapreso.

Steve Spagnuolo (DC) poi con l’aria di New York ossigena in modo particolare il cervello e produce sempre reparti difensivi di primissimo livello: è pur vero che l’anno scorso hanno inserito tanto talento, ma non è mai così automatico che questo si trasformi in top performance in campo. Merito particolare quindi va a lui, maestro delle difese.

In attacco la promozione di Mike Sullivan invece qualche dubbio l’ha lasciato: l’offense era monodimensionale anche prima, ma l’anno scorso la mancanza di un running game pare abbia influito troppo sul rendimento globale. Starà a lui cercare di trovare un equilibrio efficace in grado di riportare ai vertici della Lega un attacco che come potenzialità merita di starci.

Il tutto, ovviamente, sotto il comando di Ben McAdoo (HC).

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RESOCONTO e CALENDARIO

Come ormai da tradizione si inizia contro i Cowboys sarà la quinta volta negli ultimi 6 anni, e solo l’anno scorso l’hanno fatto con una vittoria. Il bye alla week 8 divide perfettamente a metà la stagione.

In generale le aspettative sono alte e soprattutto in attacco c’è curiosità di vedere convivere due ricevitori tanto forti quanto rumorosi su stampa e in spogliatoio come Marshall e Beckham. Di sicuro non sarà noioso, c’è da capire se sarà anche vincente: la nostra sensazione è che possa tranquillamente esserlo almeno in questa prima stagione (che è quello che interessa ai Giants).

Eli Manning ha ricevuto un po’ di critiche dopo una annata un po’ incolore, siamo certi vorrà rispondere sul campo. Obiettivo playoff raggiungibile.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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