Oakland Raiders 2017 – Prima di partire per un lungo viaggio

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

La Black Hole resterà ad Oakland (Photo by John W. McDonough /Sports Illustrated/Getty Images)

Mettetevi nei panni di un tifoso di una squadra che negli ultimi 13 anni ha vinto una media di 4,8 partite a stagione, non è mai andata oltre il record di 8-8 e, ovviamente, non ha mai messo piede in post season. Le classifiche poi sono state solo l’effetto, al tifoso di cui sopra non è stato fatto mancare nulla in fatto di gestione tra il miope e l’incosciente, contratti regalati a giocatori bolliti, scelte al draft cervellotiche, cambi continui di guida tecnica e via discorrendo…

Insomma essere stati tifosi dei Raiders non è stato per nulla facile, ecco perché la stagione 2016 ripaga solo in piccola misura tutte le sofferenze e dopo essere ritornati ai playoff (chiaramente senza il QB titolare infortunatosi poco prima, perché altrimenti non sarebbero i Raiders), la voglia di vittorie e grandi palcoscenici non è ancora sfamata.

Bisogna però stare molto attenti: delle 12 W conquistate l’anno scorso (in un calendario non impossibile), 8 sono arrivate con uno scarto pari o inferiore ai 7 punti. Sicuramente è un merito nel saper fare le cose giuste al momento giusto, ma al tempo stesso deve far rimanere la franchigia ben concentrata e non credersi già una squadra da 12 vittorie in senso assoluto.

A tutto ciò va aggiunto un ambiente, quello di Oakland, che già sa che nel 2019 perderà la squadra (direzione Las Vegas) e questo potrebbe influenzare un roster non ancora abbastanza maturo per non risentire eventuali mugugni da smobilitazione attorno al campo da gioco.

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ATTACCO

L’uomo copertina di questi nuovi Raiders vincenti è senza ombra di dubbio Derek Carr. Per capire cosa rappresenta Carr per questa franchigia basta dire che salvo una partita, l’ultima della scorsa stagione regolare, saltata per infortunio (seguita poi da quella nei playoff), l’ex QB di Fresno State è stato il titolare nel ruolo in tutte le partite degli ultimi 3 anni. Nei 3 anni precedenti (dal 2011 al 2013) ce ne erano stati 6 di QB starter. Ed allargando le stagioni prese in considerazione il dato assume contorni quasi folkloristici. Carr, pur non essendo il nuovo Peyton Manning, è una luce illuminante per questa franchigia ed attorno a lui ed ai suoi upgrade bisogna continuare a costruire.

Come detto non è un fuoriclasse, ma in questi tre anni ha mostrato continui miglioramenti in molti aspetti del suo gioco, dimostrando sempre più padronanza delle varie situazioni di gioco. Statisticamente per esempio la percentuale di completi è in costante miglioramento (vicino al 64% l’anno scorso), gli intercetti (mai tanti) nel 2016 sono stati addirittura 6 e sono sempre di più le responsabilità che si prende (sono aumentate sia le deep ball, che i lanci in red zone). Piano piano questa sta diventando la sua squadra e lui sta prendendo le sembianze della figura (quasi mitologica) del “franchise QB”.

Dietro a lui non ci sarà più Matt McGloin, tutto sommato un buon backup, il ruolo di vice quarterback sarà ricoperto da Connor Cook. Cook era stato catapultato a titolare negli scorsi playoff dopo una stagione da QB3 causa defezioni fisiche degli altri due ed ovviamente non era piaciuto. Merita tutte le attenuanti del caso, ma la speranza di tutti e di non vederlo in campo se non in preseason. Il posto poi dovrà anche sudarselo perché nel frattempo è stato aggiunto E.J. Manuel.

Amari Cooper e Michael Crabtree restano i target principali di questo attacco. Cooper ha le potenzialità per diventare un grandissimo di questo gioco. Gli manca un po’ la costanza lungo tutta la stagione, ma la base su cui lavorare è di primissimo livello come suggeriscono i due anni sopra le 1000 yard.

I meriti più grossi però Oakland li registra nel recupero di Michael Crabtree che tra un infortunio ed una incomprensione in quel di San Francisco sembrava quasi dirigersi verso il dimenticatoio. I Raiders, che di solito erano esperti proprio nel bruciare talenti, con lui hanno fatto un lavoro eccelso, rimettendolo sulla retta via e facendolo tornare quel ricevitore decisivo al di là delle mere statistiche. Probabilmente siamo ancora influenzati dall’highlight della sua carriera: la ricezione in maglia Texas Tech a cronometro che va a zero che costrinse i Longhorns di Texas all’unica sconfitta nel 2008, ma il suo movimento sulla sideline resta extralusso anche a quasi 10 anni di distanza da quella partita e spesso e volentieri sceglie i momenti più delicati per ricordarlo a tutti.

Un po’ di lotta ci sarà per il ruolo di terzo ricevitore, come caratteristiche Seth Roberts è perfetto, anche se dovrebbe essere molto più coinvolto. L’unica aggiunta interessante nel reparto dei ricevitori è invece quella di Cordarrelle Patterson che negli ultimi anni a Minnesota si è ricostruito una carriera passando dagli special team (anche come gunner). Le sue doti atletiche sono rimaste inalterate e utilizzarlo come speedster per allungare il campo può effettivamente dare quel qualcosa in più. Quindi più che in concorrenza con Roberts può essere complementare.

Sulla carta invece concorrenza non dovrebbe averla Jared Cook, il TE arrivato da Green Bay che “vanta” stagioni anche ai Titans (4) e ai Rams (3). In tutti questi posti se ne sono liberati quasi con disperazione: Cook ha il talento e le capacità atletiche per essere uno dei migliori 5 tight end della Lega, ne sono fermamente convinto, ma la testa di uno a cui sembra non fregare nulla, sbadato nel correre le tracce e quasi mai dentro la partita per tutti i minuti necessari. Ad aprile ha compiuto 30 anni e quindi il giocatore è questo, per di più con qualche acciacco fisico di troppo, prendere o lasciare: Green Bay ha lasciato dopo una sola stagione, nonostante Cook sia stato protagonista della giocata forse più importante della loro stagione e sicuramente decisiva per terminare quella dei Cowboys al divisional.

Il ruolo di TE1 nei piani di McKenzie e soci doveva essere in questi anni nelle mani di Clive Warford, attorno al quale nelle ultime offseason è stato fatto spazio proprio per poterlo lanciare. Purtroppo Warford ha subito un grave infortunio nella scorsa offseason mentre guidava una sorta di quad e pare non sia rientrato più come ci si aspettava. Di qui la decisione di mettergli davanti Cook, specie dopo aver salutato anche Mychal Rivera perso in free agency. Saranno loro due comunque gli unici a poter dare un contributo come target in questo reparto che cerca in ogni modo un po’ di varietà oltre ai due WR principali.

Ci stiamo girando intorno ma la vera novità mediatica e di campo è quella arrivata nel reparto dei runningback: Marshawn Lynch è uscito dal suo “buen retiro” per rendere onore alla sua infanzia. Nato e cresciuto ad Oakland ha pensato fosse giusto regalar loro corse e perle. Cercar di capire come funziona la testa di Lynch è fatica sprecata. Da appassionati non possiamo che godere del suo ritorno anche come personaggio, se sarà una aggiunta valida anche per il football giocato sarà il campo a dirlo: io sinceramente penso di sì, ovviamente non da 300 portate e 1000 yard, ma da 200 con 4.2, 4.3 di media, con 7 8 TD, perché no? Uno che si ritira a 29 anni non è che ritorna con l’intento di svernare, quindi le motivazioni saranno sicuramente alte e di un Lynch motivato, che gioca nella squadra della sua città, con ambizioni da playoff, ti puoi fidare.

Fallo un gesto per salutare gli amici, Marshawn.

Dovrà sostituire Latavius Murray, che sembrava poter meritare i soldi che invece sono stati dati a Marshawn. La scelta è stata un po’ strana è vero, ma evidentemente ad Oakland non si fidavano del tutto di Murray (sinceramente anche io non sono stato mai così convinto, pur essendo un buon RB, e forse non lo sono nemmeno ai Vikings dove gli hanno già messo affianco un RB come Cook).

Le altre 200 portate che grossomodo dovranno essere coperte da questo running game saranno affidate a DeAndre Washington (già molto positivo l’anno scorso: 467 yard totali, 5.4 di media) e a Jalen Richards che già l’anno scorso dietro a Murray hanno corso complessivamente 170 volte per una media di 5.6 yard a portata. Un duo più che affidabile come backup.

In più si potrà valutare l’aggiunta del rookie, settimo giro, Elijah Hood. A North Carolina lui e Logan (finito ai Cardinals) erano una combinazione perfetta: rapido ed elusivo quest’ultimo, potente e da un taglio il nuovo Raiders. L’anno scorso anche a causa di un infortunio la sua stagione è stata al di sotto delle aspettative e in generale non sembra avere quel talento da poter ambire a molto di più di un ruolo complementare in NFL. Come vice Lynch (a livello collegiale era un maestro nel creare yard after catch) al momento va più che bene.

Ma la pietra miliare su cui è fondato questo attacco è la offensive line che negli ultimi 2 anni sta giocando su livelli da top della Lega. La particolarità di questa linea è che è stata costruita pressoché interamente via free agency: l’unico giocatore draftato è Gabe Jackson, terzo giro 2014 che peraltro ha appena firmato il contratto da “grande”. Insomma non è un reparto a basso costo (e per esempio Penn vorrebbe anche un meritato ritocco contrattuale), ma questo conta davvero poco quando poi in campo le prestazioni sono di lusso.

Rispetto all’anno scorso è cambiato un solo tassello peraltro nelle ultime settimane: Austin Howard anche a causa di problemi fisici è stato tagliato (ha già firmato per i Ravens), avrebbe dovuto passare la preseason a lottare con il neo arrivato Marshall Newhouse per il ruolo di right tackle. Considerando che anche Menelik Watson non fa più parte del roster la profondità è venuta un po’ a mancare al momento, anche se un paio di rookie sono arrivati dal sabato del draft.

I titolari restano di livello eccellente: tra Donald Penn (LT), Kelechi Osemele (LG), Rodney Hudson (C), Gabe Jackson (RG) e appunto Marshall Newhouse (RT) si “nascondono” delle vere e proprie gemme per i loro rispettivi ruoli, in particolar modo tutto il lato sinistro è qualcosa di granitico.

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DIFESA

All’attacco si chiede di continuare il miglioramento intrapreso, limare alcune cose ed una maggiore costanza di rendimento. Alla difesa si chiede di cambiare totalmente registro. Quello visto l’anno scorso non è piaciuto per nulla anche perché è rimasto sulla falsariga del 2015 con peggioramenti in alcune voci statistiche che invece si volevano migliorare come il numero dei sack.

Per una squadra che può schierare quel fenomeno che è Khalil Mack questo è inaccettabile, specie in un anno in cui l’ex studente di Buffalo University ha addirittura vinto il premio di miglior difensore della NFL.

L’aggiunta di Bruce Irvin avvenuta l’anno scorso è stata di per sé comunque valida (7 sack per lui), ma tolti i due titolari, è il resto della squadra che è sparito. Dietro a loro non c’è un singolo giocatore ad aver fatto 3 o più placcaggi sui QB avversari. 25 sack totali di squadra sono una miseria (ultimi NFL).

Irvin & Mack: just two of us

Ci si poteva aspettare quindi un intervento in questa fase del gioco che invece non c’è stato, fatta eccezione per il terzo giro, da UCLA, Eddie Vanderdoes che pare un prospetto molto completo dotato di un repertorio in fase di pass rush davvero invidiabile. La sua duttilità che lo rende schierabile in quasi ogni ruolo di fronte sia pari che dispari è un quid in più che credo gli permetterà di giocare molto e con successo sin da subito. L’unico dubbio sul suo conto al momento è di livello fisico con un ginocchio che non vuole saperne di lasciarlo in pace.

Per il resto la linea aspetta con pazienza la crescita di Jihad Ward (volevo scrivere esplosione, poi per evitare giochi di parole pericolosi con il suo nome ho evitato), un altro che ha continui problemi fisici che ne limitano il rendimento (ma non l’utilizzo) e che dopo il suo anno da rookie e più di 600 snap non ha ancora segnato un sack. Mentre dovrebbe tornare a pieno servizio Mario Edwards che ha saltato quasi tutto il 2016, ma che nel 2015 da rookie aveva avuto una stagione molto simile a quella di Ward. I due sono accomunati anche dal giro di scelta, secondo per entrambi, e molto dell’innalzamento del livello medio del front seven dipenderà dalla loro sperata ma non sicura crescita.

Si è puntato a rafforzare il centro del campo, dove l’investimento su Malcolm Smith non ha prodotto grandi risultati, come quello su Perry Riley. Dopo aver lasciato andare entrambi, c’era quindi da rifare tutto il reparto centrale: Jelani Jenkins arrivato da Miami è valido, ma non basta. Affianco a lui c’è un po’ di spazio, ma i giocatori impegnati nella lotta non convincono del tutto per vari motivi: Cory James ha un background collegiale da pass rusher, può portare pressione partendo dal mezzo, ma al momento è più un giocatore situazionale su cui si sta lavorando dall’anno scorso, per di più un po’ undersized per essere trasformato in ILB titolare, vedremo. Ben Heeney forse non sarà mai più di uno special teamer. Infine c’è il rookie Marquel Lee che pare ottimo nel difendere contro le corse, anche se ha un atletismo a tratti mediocre che potrebbe frenare non poco il suo inserimento a livello professionistico. Magari usato in coppia con Jenkins può avere un funzionamento apprezzabile sin da subito.

Le secondarie erano il reparto che necessitavano maggiori rinforzi (e così è stato): nel 2016 hanno concesso 7.9 yard a tentativo (peggio di loro solo Green Bay con 8.1). Reggie Nelson, arrivato per riempire il vuoto anche spirituale lasciato da Charles Woodson, ha avuto un pessimo inizio di stagione ma poi si è ripreso.  Karl Joseph (SS) invece ha avuto un buon impatto con il mondo professionistico, anche se non ci si può accontentare di quanto visto l’anno scorso.

Sean Smith (CB) è andato in calando: la sua fisicità pare abbia suggerito un utilizzo addirittura come LB situazionale, come CB complessivamente comunque è stato tra i meno peggio della squadra. Molto più in difficoltà tra i cornerback David Amerson, che ha visto lievitare il rating dei QB avversari quando lanciano verso la sua zona, passato da un buono 66.3 nel 2015 ad un imbarazzante (per lui) 102.2 l’anno scorso. Se dovessero far da parte Smith o cambiargli ruolo, occhio a T.J. Carrie.

Erano quindi necessarie forze fresche: primo e secondo giro, Gareon Conley e Obi Melinfowu, lotteranno sin da subito per conquistare i gradi da tiolari. Conley risponde al 102.2 di Amerson con il 14.0 concesso nel suo ultimo anno ad Ohio State. I limiti più evidenti nel suo gioco emergono quando impegnato a zona e quando c’è da accorciare per aiutare il running game, aspetti su cui bisognerà lavorare in queste settimane. Molto convincente invece nelle coperture a uomo dove può far valere una fisicità e un atletismo che gli sono valsi con merito la chiamata al primo giro.

Per Melinfowu al contrario è proprio la capacità di aiutare contro il running game avversario ciò che lo rende importante. Parliamo poi di un atleta alto più di un metro e novanta e pesante poco più di 100 kg, una stazza abbinata ad un atletismo ed a degli istinti per il gioco che a molti ha ricordato Kam Chancellor. Ecco da qui a diventare come lui ce ne corre, ma diciamo che se c’è un giocatore in grado di poter pensare di fare le stesse cose che fa il fenomeno di Seattle, quello è Obi da UConn.

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SPECIAL TEAM

Il posto di Jalen Richard a roster è impensierito dalla firma di Cordarrelle Patterson. Il runningback è un buon ritornatore sia per i kickoff che per i punt, ma sembra mancargli il guizzo del campione, Patterson potrebbe dare quel qualcosa in più specie nei kickoff.

Per i calci ormai Sebastian Janikowski e l’istrionico Marquette King sono (ahinoi) inamovibili. Il dispiacere come ormai da qualche anno è relativo alla presenza come vice “polacco” del nostro Giorgio Tavecchio, che fino a settembre coltiva il suo sogno di giocare finalmente in NFL e temiamo che anche quest’anno resterà tale.

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DRAFT

1 (24) – Gareon Conley, CB (Ohio State)
2 (60) – Obi Melinfowu, S (Connecticut)
3 (88) – Eddie Vanderdoes, DT (UCLA)
4 (130) – David Sharpe, OT (Florida)
5 (168) – Marquel Lee, LB (Wake Forest)
7 (221) – Shalom Luani, S (Washington State)
7 (231) – Jylan Ware, OT (Alabama State)
7 (242) – Elijah Hood, RB (North Carolina)
7 (244) – Trevyon Hester, DT (Toledo)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: E.J. Manuel (QB, BUF), Marshawn Lynch (RB, RITIRO/SEA costato un quinto 2018, arrivato assieme ad un sesto 2018), Cordarrelle Patterson (WR/KR, MIN), Jared Cook (TE, GB), Marshall Newhouse (OT, NYG), Jelani Jenkins (LB, MIA).

Out: Matt McGloin (QB, PHI), Garrett Gilbert (QB, CAR), Taiwan Jones (RB, BUF), Latavius Murray (RB, MIN), Andre Holmes (WR, BUF), Mychal Rivera (TE, JAC), Austin Howard (OT, BAL), Menelik Watson (OT, DEN), Lawrence Guy (DT, NE), Stacy McGee (DT, WAS), Malcolm Smith (LB, SF), D.J. Hayden (CB, DET), Nate Allen (S, MIA), Brynden Trawick (S, TEN).

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COACHING STAFF

Nonostante una stagione positiva, i più criticati sono stati gli allenatori. Non Jack Del Rio che invece pare abbia dato una direzione precisa alla squadra, ma principalmente i suoi due coordinator principali: Bill Musgrave per l’attacco e Ken Norton Jr. per la difesa.

Potevano saltare entrambi ed è saltato solo il primo che è rimasto in division come allenatore dei QB dei Broncos: impegno difficile. A proposito di allenatori di QB il suo posto è stato preso proprio dal QB coach dei Raiders: Todd Downing è stato promosso facendo forza sull’ottimo lavoro svolto con Carr in questi anni. Per il giovane coach (37 anni) si tratta della prima esperienza come OC ad ogni livello. Lavora però nei coaching staff NFL ormai da 14 anni e in carriera vanta l’aver guidato (sempre come QB coach) la crescita di Matthew Stafford e due anni fa ha vinto anche il premio non ufficiale di Pro Football Focus come “Quarterback coach of the year”. Insomma sarà molto interessante vederlo all’opera con pieni poteri decisionali.

In difesa per ora si è salvato Norton, ma in due anni non s’è visto alcun progresso in questa fase del gioco, nonostante materiale di buona qualità e continui investimenti. Questo potrebbe essere l’anno della verità per l’ex LB che in maglia 49ers e Cowboys ha vinto 3 Super Bowl. Nel frattempo nello staff è stato aggiunto John Pagano, che però esce da una esperienza ai Chargers per nulla soddisfacente, proprio come DC.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Non voglio smorzare i più che giustificati entusiasmi dei tifosi Raiders, specie per quanto detto nella introduzione qui sopra, ma non prenderei per oro colato il record della passata stagione. Detto questo al di là del numero delle vittorie raggiungibili e raggiunte, questa è una squadra che ha molto potenziale e pare stia iniziando a sfruttarlo nel modo corretto. Il salto di qualità ora però deve arrivare dalla difesa.

Il calendario (che prevede NFC ed AFC East) è molto facile all’inizio e si fa più tosto dopo il bye, quando inizieranno con i Patriots ed affronteranno 3 delle 4 squadre della NFC East. In division secondo me partono avanti rispetto ai Broncos e al pari dei Chiefs (non mi esprimo sui Chargers, che se restano sani sono il mio dark horse preferito, ma sani ovviamente non ci resteranno mai). I playoff si possono raggiungere, ma ora l’asticella inizia ad essere messa leggermente più in alto.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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