Seattle Seahawks 2017 – Wilson e i problemi di linea

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

Quando nel 2010 e 2011, nelle due prime stagioni di Carroll, chiusero con un record di 7-9 (nel primo caso vincendo anche la division, primo ed unico caso di vittoria divisionale con record perdente in realtà anche Carolina ci è riuscita, ndr), in pochi sospettavano che i Seahawks diventassero una delle squadre di riferimento della NFC per i successivi 5 anni. Dal 2012 fino allo scorso anno infatti Seattle è andata sempre in doppia cifra di vittorie, vincendo tre volte la division e qualificandosi comunque per la post season anche negli altri due casi. Post season nella quale poi ha sempre vinto almeno una partita e dove ha disputato due Super Bowl (uno vinto ed uno perso ad una yard dall’obiettivo).

Questo è senza dubbio il periodo migliore nella storia della franchigia, che 5 stagioni con 10+ vittorie le aveva fatte registrare in tutti gli anni precedenti a partire dalla propria nascita (1976). Al di là delle cifre e dei successi, l’anno scorso qualche scricchiolio di troppo si è sentito: un paio di situazioni hanno preoccupato i supporter e la dirigenza di Seattle, vediamo se e come le hanno affrontate durante l’offseason.

[nextpage title=”Attacco”]

ATTACCO

Il running game di Seattle dal 2012 in avanti, considerando le yard conquistate, si è classificato al terzo posto, quarto, primo, terzo, venticinquesimo. L’anomalia è abbastanza evidente e può essere spiegata in due modi: 1) l’assenza di Lynch si è fatta sentire in maniera prepotente (anche se già nel 2015 era stato a mezzo servizio), con i sostituti a loro volta infortunati o inadeguati; 2) questa squadra sta tentando una metamorfosi, non del tutto ancora ben digerita, spostando molte più responsabilità su Russell Wilson.

Entrambe le risposte sono accettabili e per di più potrebbero anche essere collegate. D’altronde che la franchigia non fosse contenta del dopo Lynch lo si è capito quando in free agency si sono rincorsi un po’ di RB veterani, andando poi a firmare uno di loro: Eddie Lacy non è Marshawn Lynch e non lo è mai stato, ma nelle condizioni migliori è quel RB da tiro, a tratti violento, di cui questo attacco evidentemente ha bisogno. Il suo problema maggiore in questi anni a Green Bay è stato il peso e la sua alimentazione, ma pare che quel “diavolo” di Carroll abbia trovato il grimaldello giusto per motivarlo: 55mila dollari ad ogni check point superato con il peso prestabilito, l’alternativa sarebbe stata la “Clinica delle Magnolie“. D’altra parte sono anni che ci fanno vedere foto (photoshoppate???) di Lacy in questo periodo dell’anno che sembra asciutto, poi arriva settembre ed alla week1 è la solita balena affamata, aspettiamo…

Lacy preso da Seattle

Il leading rusher della scorsa stagione è stato Christine Michael con 469 yard: molto curioso il fatto che alla week 14 in Seattle-Green Bay fosse in campo, ma non con la maglia dei Seahawks. Una maglia che non vestirà nemmeno il prossimo anno, almeno inizialmente perché ormai ci siamo abituati ai suoi continui ritorni. La sua comunque non è un’assenza che peserà molto, conterà molto di più recuperare gli infortunati della passata stagione la cui assenza ha contribuito in maniera decisiva a quei rilevamenti statistici sul running game così deprimenti: Thomas Rawls sembrava sulla rampa di lancio dopo aver sostituito alla grande nel 2015 l’infortunato Lynch, proprio la rottura della caviglia sul finire di quella stagione ha inciso enormemente sul suo 2016, concluso con sole 9 partite e 109 portate. Doveva essere il nuovo RB1 di questo attacco, mentre ora si trova a sgomitare per qualche snap.

Infatti, oltre all’arrivo di Lacy, il backfield potrà contare anche sui due sophomore C.J. Prosise e Alex Collins. Quest’ultimo parte un po’ più indietro rispetto al gruppo: l’ex Arkansas già l’anno scorso non ha conquistato la fiducia del coaching staff e non averlo fatto in una annata così falcidiata da infortuni altrui nel ruolo, mette un grosso punto di domanda sulle sue potenzialità in questo attacco. Il suo scarso atletismo peraltro stride un po’ con il mantra di una franchigia che negli ultimi anni aveva come obiettivo principale quello di ammassare più freak atletici possibili.

Per Prosise il discorso è diverso: lui aggiunge una dimensione totalmente diversa a questo attacco, buon “corridore”, ma quel che più conta potenzialmente un enigma per le difese avversarie fuori dal backfield. Due infortuni hanno caratterizzato il suo 2016, il primo alla mano subito alla week 1 l’ha tenuto fuori fino alla week 7, il secondo alla spalla alla week 11 gli ha sostanzialmente chiuso la stagione. Nel mezzo, mentre rincorreva la condizione fisica e la comprensione tattica, ha mostrato già le sue qualità di cui sopra con un paio di partite da 80+ yard ricevute, tanto da far immaginare per il prossimo anno, a pieno regime, una stagione da 60 ricezioni: in un contesto che l’anno scorso contando tutti i RB ne ha prodotte solo 75, non sarebbe per niente cosa di poco conto.

Ci vorrà la collaborazione dell’altro aspetto preoccupante emerso con tutta la sua limpidezza nella stagione 2016, ma già evidente anche nelle passate stagioni: la linea offensiva di Seattle fa schifo. Secondo PFF è la peggiore della Lega, posizione che è una conferma rispetto alla stagione precedente. Una banda di carneadi, per lo più avanzi di draft o di altre squadre (quando poi hanno provato ad investire con dei giri alti, come con Ifedi primo giro 2016, le cose non sono andate bene sinora).

Proviamo a dare una fisionomia a questa linea, considerando che quanto appena detto è confermato da questa offseason e quindi non ci aspettiamo un gran salto in avanti nelle prestazioni (e nel ranking PFF che sarà poi stilato a fine stagione). Partiamo proprio da Ifedi: dopo un anno schierato nel ruolo di guardia, l’intento quest’anno è di buttarlo nel suo ruolo naturale, quello di right tackle. Dovessimo giudicare il suo primo anno la sufficienza non la vedrebbe nemmeno con una spinta, ma c’è il beneficio del cambio di ruolo: attendiamo.

Il problema è che il ruolo di right guard sarà ricoperto da Oday Aboushi: questa è una delle “alzate da fenomeno” a cui lo scouting/coaching staff ci ha abituato in questi anni, ma che non sempre ha pagato dividendi. Aboushi negli ultimi due anni a Houston forse nemmeno se lo ricordano, 30% circa di snap, senza mai poter sembrare di ambire ad un ruolo da titolare. Cosa ci abbiano visto a Seattle al momento ci è oscuro.

Ethan Pocic, secondo giro da LSU, potrebbe entrare nel mix del lato destro o più in generale dare profondità e “upside” alla linea. Al college giocava centro, ma spostare Justin Britt, uno dei pochi decenti, non pare l’idea del secolo e al momento anche a Seattle non ci hanno pensato.

Andrà meglio sul lato sinistro? No. Mark Glowinski l’anno scorso ha giocato tutti gli snap possibili e resta (secondo PFF) la 63esima guardia della lega. Se poi credono di risolvere tutto con l’acquisizione di Luke Joeckel (ex seconda assoluta del 2013), allora le cose potrebbero peggiorare anziché migliorare. I tempi quando usciva da Texas A&M sembrano molto lontani, ben più dei 4 anni reali: a Jacksonville è stato una delusione totale, tanto da finire a giocare guardia, con la ciliegina (marcia) sulla torta (avariata) dell’infortunio al ginocchio in cui gli è saltato ogni legamento. Almeno il recupero pare proceda bene, l’intento comunque è di schierarlo left tackle, poi il training camp e la preseason ci diranno di più.

Tutto sommato giustamente inalterata la situazione in tutti gli altri reparti offensivi (QB, WR, TE). La stagione di Wilson è stata criticata, forse al di là dei suoi errori o demeriti. Il contesto attorno a lui (tra running game e pass protection) non poteva essere peggiore e lui ovviamente ne ha risentito, ma siamo ben lontani dal poterlo mettere in discussione: gli si è chiesto di più e le sbavature sono aumentate, ma non è facile trovarsi ad improvvisare uno snap ogni due. Il problema è che il 2017 non sembra partire da prerogative molto diverse. Lui intanto si è messo a dieta ed ha diminuito la massa grassa, per essere ancora più sfuggente.

Dietro a lui confermato Trevor Boykin, un “Wilson wannabe”, in una posizione che per molte settimane sembrava potesse essere occupata da Colin Kaepernick, che invece resta ancora senza contratto. Boykin con i suoi problemi off field però non rende tranquilli al 100% la dirigenza che ha aggiunto anche Austin Davis.

Ormai ben definite le gerarchie tra ricevitori e tight end che non hanno subito alcuna modifica. Doug Baldwin viene dalla seconda stagione consecutiva oltre le mille yard, ricevitore di possesso dal quale questo attacco non può prescindere soprattutto in redzone (14 e 7 i TD nelle ultime due stagioni).

Dopo un annata di ambientamento ecco che anche Jimmy Graham si è inserito alla perfezione nel nuovo sistema: 65 ricezioni, 923 yard, 6 TD e soprattutto 16 partite giocate ne sono lo specchio. Il suo creare costantemente miss match con i difensori avversari è il motivo principale per cui Carroll 2 anni fa scambiò pesantemente per averlo e lo si è visto finalmente nel 2016.

Dietro a Baldwin e Graham, si muovono vorticosi altri target, ovvero Jermaine Kearse, Tyler Lockett, Paul Richardson (atteso sempre all’esplosione o quanto meno ad un minimo di continuità per ora del tutto assente) e Luke Willson (più bloccatore che ricevitore, ma arma tattica interessante anche in endzone con i suoi due metri scarsi).

Qua insomma non ci aspettiamo molto di diverso rispetto al buon livello raggiunto nella passata stagione, unica curiosità può venir fuori dalla scelta di terzo giro, Amara Darboh. L’ex Michigan è un ricevitore poco spettacolare specie dopo la ricezione e non ha mani così sicure (anche se è uno a cui piace lottare per la palla), ha dalla sua però una varietà nel correre bene tutte le tracce e nel punire le coperture a zona che in qualche modo gli consegnerà una chance tra i pro. Altro aspetto “secondario” che potrebbe aiutarlo è la qualità dei suoi blocchi (non a caso PFF lo paragona a LaFell), pregio per cui Carroll spesso sbava. Non ha molti margini di miglioramento, non fa cadere dalla sedia, ma può farcela.

[/nextpage]

[nextpage title=”Difesa”]

DIFESA

A dare una letta alla depth chart è cambiato davvero molto poco in una delle difese di maggior riferimento della NFL negli ultimi 5 anni. Giusto per dare un dato: nelle ultime 80 partite di regular season, Seattle ha subito una media di 16,2 punti. Considerando le singole stagioni, nell’ultimo lustro il 2016 ha fatto registrare il risultato peggiore con 18,3 punti concessi a partita e sono stati comunque i terzi (meglio di loro l’anno scorso solo Giants e Patriots).

Seattle è e resta una squadra a trazione difensiva, è vero che negli ultimi anni qualche crepa dallo spogliatoio si è letta e sul campo s’è vista, ma l’identità resta sempre la stessa. Una difesa che ruota principalmente sul talento delle secondarie e quando parliamo di crepe ecco appunto che il 2016 li ha visti fare un significativo passo indietro: nelle precedenti tre stagioni la media non aveva mai superato le 300 yard subite per vie aeree di media, l’anno scorso sono state 318. Restano elite (quinto risultato NFL, primi i Texans con 301), ma non sono stati più così stellari: per la cronaca oltre ad aver già notato che in loro assenza, nessuno l’anno scorso è andato sotto le 300, nei tre anni precedenti solo Denver un anno è riuscita a far loro compagnia.

Gli scossoni soprattutto tra i cornerback erano avvenuti negli anni passati, quest’anno forse per la prima volta nel recente passato Seattle si ritroverà con i 3 CB titolari avuti nella stagione precedente: Richard Sherman, Deshwan Shead e Jeremy Lane vedono confermati i loro ruoli. Ma è proprio Sherman ad aver rischiato di andarsene, con delle voci di trade dovute al suo rapporto difficile dentro lo spogliatoio, ma resta pronto a prendersi i migliori ricevitori avversari e le luci della ribalta con le sue azioni e il suo trash talk.

Occhi sulla preda (ph. Getty Images)

L’unica novità sul medio lungo periodo è rappresentata da Shaquill Griffin, terzo giro da Central Florida con esperienze sia in CB che in S. Seattle s’è lasciata convincere dal suo atletismo (alle combine ha fatto registrare prestazioni top5 del ruolo in gran parte delle esercitazioni), ma come tutti i grandi atleti è ancora un po’ acerbo in molte situazioni di gioco, in particolare nel difendere le tracce che si “spezzano” come slant, post, curl. Piccola curiosità: nella passata stagione collegiale ha vissuto la sua partita-incubo contro Michigan dove Amara Darboh, ora suo nuovo compagno di squadra, l’ha ridicolizzato più volte. Chissà le sfide nei rookie camp in queste settimane…

Se sane e non distratte da questioni contrattuali, Earl Thomas e Kam Chancellor sono la miglior coppia di safety dell’intera Lega. Thomas dopo essersi rotto la gamba lo scorso dicembre se ne era uscito con un tweet in cui si diceva sicuro che la sua carriera fosse finita. Un’uscita forte e spiazzante che poi è rientrata, la sua condizione comunque non è ancora ottimale ma tra OTA svolti e training camp alle porte pare non dovrà saltare nessun tempo di gioco. Per Chancellor, che pare sempre insoddisfatto del suo salario, ci si è messa anche una caviglia. Questa doppia situazione spinosa ha costretto la dirigenza a muoversi un po’ in offseason: l’aggiunta via free agency di Bradley McDougald è molto interessante anche al di là del discorso “sostituzione dei titolari”. L’ex Tampa è un giocatore molto duttile ed interessante per poter essere relegato a semplice “backup”: troverà posto come safety aggiuntiva in situazioni da cover 3 ed ha esperienza come nickel back in sub-package formation, insomma non saremmo di certo sorpresi se dovessimo vederlo in campo per il 50% o più degli snap.

Griffin comunque non è l’unico rookie aggiunto nel reparto che potrà ricavarsi dello spazio e McDougald non è l’unica safety nuova: Delano Hill da Michigan (come il WR Darboh) è stato scelto al terzo giro ed entra in punta di piedi in competizione con Chancellor. Ovviamente il livello di gioco tra i due non è lontanamente paragonabile al momento, ma per il titolare deve suonare come un campanello di allarme del tipo “basta puntare i piedi, alla prossima minaccia di hold out ci faremo trovare preparati”. Hill è un ottimo supporto per la difesa contro le corse, buonissimo colpitore e dotato di buoni istinti a ridosso della linea di scrimmage, è però molto limitato in tutti gli altri aspetti del gioco atletici e tattici.

Con Michael Wilhoite e Arthur Brown come nuovi acquisti tra i linebacker, possiamo affermare senza timore di essere smentiti che Bobby Wagner e K.J. Wright dormiranno sonni tranquilli: il loro ruolo da titolare non è lontanamente messo in pericolo. I due, entrambi 27enni nel pieno della loro carriera, sono il cuore di questa difesa, per di più godono del dono dell’ubiquità: nella passata stagione hanno racimolato sommando solo+assist tackle di entrambi quasi 300 placcaggi tra i quali compaiono anche 9 sack.

Considerando quanto detto per McDougald ed in particolar modo per delle secondarie tanto forti quanto profonde, il ruolo di terzo LB può essere considerato quasi pleonastico. Non a caso l’anno scorso i due LB di cui sopra hanno giocato uno il 99%, l’altro il 97% degli snap, dietro a loro nessun altro pari ruolo ha superato il 13%.

Anche in linea i nomi che girano restano pressoché invariati e non sono gli addii a Jenkins o a Damontre Moore (meno di 150 snap in due l’anno scorso) a cambiare qualcosa. Molto più influente potrebbe essere la salute di Cliff Avril, 11.5 sack nella passata stagione ma che in offseason ha subito una doppia operazione per sistemare dei problemi all’inguine che si stavano facendo sentire. Avril non è stato l’unico defensive end ad andare in doppia cifra di sack nella passata stagione, Frank Clark si è unito a lui in maniera piuttosto sorprendente: al secondo anno tra i pro, l’ex Wolverines, scelto al secondo giro nel 2015, è decisamente esploso in fatto di pressione sui QB avversari ora dovrebbero un attimo insegnargli a gestire i social network dopo che qualche settimana fa ha proposto ad una giornalista di pulire il suo acquario (unico lavoro che potesse fare per lei), dopo che aveva scritto sui suoi problemi di violenza domestica avuti ai tempi del college.

Il terzetto di DE si completa con Michael Bennett che dei tre dovrebbe essere il più forte, ma che viene da una stagione in cui ha subito un leggero declino, dopo aver firmato il contratto che lo sistema per la vita: i sack sono stati solo 5, ma i ben 9 tackle for loss ci raccontano comunque di una presenza importante nei backfield avversari.

Seattle che comunque nel 2016 è stata tra le top 3 per numero di sack messi a segno (42), ha aggiunto anche Malik McDowell per aumentare questa pressione: schierabile sia all’esterno che all’interno della linea, nell’ultimo anno a Michigan State ha portato pressione ai QB avversari il 15% degli snap di lancio in cui è stato schierato, eccellente.

Completano la linea i due DT Athyba Rubin e Jarran Reed. Mentre si fa il conto alla rovescia per scoprire quando Dion Jordan verrà accompagnato alla porta, la cui posizione stando ai suoi continui test antidoping falliti è sempre in bilico al di là delle sue prestazioni deprimenti.

[/nextpage]

[nextpage title=”Special Team”]

SPECIAL TEAM

Per parlare del cambiamento avvenuto nel ruolo di kicker partiamo dal wild card game del 2015, con Seattle in visita ai Vikings: Blair Walsh era stato l’unico a mettere punti sul tabellone in quel match per i padroni di casa. Aveva segnato dalle 22, dalle 43 e dalle 47 ed i suoi compagni gli avevano consegnato la possibilità di fare poker e di vincere la partita con un calcio decisamente facile dalle 27 yard a pochi secondi della fine. Walsh sbagliò incredibilmente quel calcio automatico (in carriera fino alle 30 yard è 35/37) e sancì la fine della sua carriera a Minnesota, arrivata definitivamente nel corso della scorsa stagione con quell’errore a lavorare nella sua testa ancora come un tarlo. Tutto questo preambolo per dire che nel 2017 Walsh sarà il kicker proprio di Seattle, subentrerà a Stephen Hauschka.

Confermati invece sia il punter Jon Ryan, che il ritornatore che continuerà ad essere Tyler Lockett, sia per i kickoff che per i punt.

[/nextpage]

[nextpage title=”Draft & FA”]

DRAFT

2 (35) – Malik McDowell, DT (Michigan State)
2 (58) – Ethan Pocic, C (LSU)
3 (90) – Shaquill Griffin, CB (Central Florida)
3 (95) – Delano Hill, S (Michigan)
3 (102) – Nazair Jones, DT (North Carolina)
3 (106) – Amara Darboh, WR (Michigan)
4 (111) – Tedric Thompson, S (Colorado)
6 (187) – Mike Tyson, S (Cincinnati)
6 (210) – Justin Senior, OT (Mississippi State)
7 (226) – David Moore, WR (East Central)
7 (249) – Chirs Carson, RB (Oklahoma State)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Eddie Lacy (RB, GB), Luke Joeckel (OT, JAC), Oday Aboushi (OG, HOU), Dion Jordan (DE, MIA), Michael Wilhoite (LB, SF), Arthur Brown (LB, JAC/NYJ) Bradley McDougald (S, TB)

Out: Christine Michael (RB, IND), Derrick Coleman (FB, ATL), Brandon Williams (TE, IND), Stephen Hauschka (K, BUF), Brock Coyle (LB, SF), Damontre Moore (DL, DAL), John Jenkins (DT, CHI).

[/nextpage]

[nextpage title=”Coaching Staff”]

COACHING STAFF

Dopo aver subito svariate razzie, specie tra i collaboratori difensivi, Pete Carroll (HC) riesce a confermare il suo coaching staff per il terzo anno consecutivo.

L’offensive coordinator Darrell Bevell ha dovuto allontanare sirene di promozioni altrove più negli anni passati che quest’anno, per lui sarà fondamentale il lavoro di Tom Cable (ex capo allenatore dei Raiders ormai 7 anni fa) che però non pare stia cavando il solito ragno dal buco con il reparto che lui allena: la linea offensiva.

In difesa confermato Kris Richard, promosso dal ruolo di defensive back coach tre anni fa, dopo la dipartita di Dan Quinn, passato a fare l’head coach ai Falcons.

[/nextpage]

[nextpage title=”Resoconto”]

RESOCONTO e CALENDARIO

La NFC West incrocierà le squadre della NFC East e della AFC South: due division che stanno cercando di crescere, ma che ancora presentano squadre in ricostruzione. Seattle di contro resta una squadra molto solida e con una identità ben precisa. Stando anche a vittorie sulla carta piuttosto facili raggiungibili in division ecco che la sesta stagione consecutiva da 10+ vittorie non sarà un obiettivo così arduo da raggiungere.

Per la vittoria divisionale Arizona potrebbe essere un osso duro, ma entrambe possono tranquillamente conquistare un biglietto per la postseason. Semmai è da monitorare quanto emerso (gossip?) da un articolo uscito qualche settimana fa su ESPN (Why Richard Sherman can’t let go of Seattle’s Super Bowl loss) in cui si sottolinea come quell’ultima yard nel Super Bowl di 3 anni fa non sia stata poi superata…

[/nextpage]

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *