Super Bowl LI – Da dove vengono i Falcons?

Se per i Patriots abbiamo imparato negli anni a capire come viene costruita una squadra vincente, i Falcons sono la sorpresa su questi palcoscenici (appartengono comunque al club dei 13 team che non hanno mai vinto un Super Bowl, per loro sarà la seconda partecipazione). Andiamo quindi a vedere da dove vengono i giocatori principali che hanno permesso questa cavalcata che in un modo o nell’altro vedrà l’ultima tappa domenica a Houston.

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QB

Matt Ryan (draft 2008, primo giro, terza assoluta): questa ormai è la sua squadra, anche se nelle ultime stagioni è stato più spesso sul banco degli imputati che sul podio a ricevere complimenti. Ma questa non doveva essere la sua squadra: avete presente quelli che fanno mock draft con un anno di anticipo? Nel 2007 avevano già deciso: gli Atlanta Falcons di Bob Petrino l’anno successivo avrebbero scelto Brian Brohm al primo giro. L’ex HC di Louisville si sarebbe così riunito con il suo QB. La realtà fu un po’ diversa: Petrino nel 2008 era già ritornato nel mondo collegiale (dove per certi versi è quasi dominante, chiedere di nuovo a Louisville e a Lamar Jackson quest’anno). Brohm venne scelto al secondo giro dai Packers: negli anni ha giocato 3 partite in NFL (ai Bills) lanciando 5 intercetti, poi ha provato la fortuna oltre il confine a nord, stessi risultati deprimenti. Atlanta prima scelse Mike Smith head coach (vincitore del premio miglior allenatore al primo anno) e poi Matt Ryan quarterback (offensive rookie of the year) per ripartire nel travagliatissimo post Michael Vick, con buona pace di quelli che fanno mock draft un anno prima.

RB

Devonta Freeman (draft 2014, quarto giro, 103esima assoluta): il 2014 è il momento peggiore per i RB al draft, talento scarso e idea che non convenga sceglierli presto producono il primo running back scelto alla 54esima chiamata totale. Freeman ne vede chiamati 8 prima di lui, poco male se consideriamo che il primo di questi, Bishop Sankey, al momento fa fatica a trovare un contratto in NFL e considerando anche gli altri sette troviamo una sola stagione da 1000+ yard corse (Jeremy Hill, 2014), mentre Devonta ne vanta ben 2 da solo (2015 e 2016).

Tevin Coleman (draft 2015, terzo giro, 73esima assoluta): ma come? Hai scelto un RB l’anno prima e ora ne prendi un altro? Con una scelta addirittura più pregiata rispetto a quella spesa per Freeman?! Le vie dei need sono spesso sopravvalutate. Certo avessero scelto David Johnson (andato via una decina di scelte dopo) sarebbe stato un bel “problema”, ma anche così Coleman, sempre puntuale quando chiamato in causa, ha reso questo attacco ancora più completo e invulnerabile anche agli infortuni.

WR

Julio Jones (draft 2011, primo giro, 6a assoluta): e qua bisognerebbe scriverci un libro con tutte le implicazioni post e pre trade up che portarono a questa scelta. Ma per “celebrare” questo Super Bowl noi abbiamo scelto l’aneddoto più calzante. Prima i fatti: Atlanta mandò due draft a Cleveland: per la sesta assoluta i Browns ricevettero la 27esima (primo giro), la 59esima (secondo giro) e la 124esima (quarto giro) di quello stesso draft più il primo e il quarto giro dell’anno seguente. Strano a credersi ora, ma attorno a Julio Jones c’erano dei dubbi, neanche troppo marginali, una corrente di scout o presunti tali e di addetti ai lavori vedeva nel prodotto di Alabama dei significativi campanelli da allarme, un po’ dal punto di vista fisico (infortuni piuttosto fastidiosi e frequenti), ma soprattutto dal punto di vista tattico e tecnico: mancanza di capacità di creare separazione e mani al di sotto delle aspettative, troppi drop. E chi c’era tra gli scettici? Bill Belichick. Dimitroff (GM di cui parleremo in chiusura) aveva lavorato per i Patriots per svariati anni e aveva mantenuto un rapporto di amicizia e stima con Belichick, gli aveva quindi chiesto un parere: “io se fossi in te non la farei, specie in questa classe in cui puoi prenderti a fine primo giro anche un Jonathan Baldwin”. Anche i migliori sbagliano (sui WR poi l’HC di New England qualche granchio di troppo qua e là l’ha pure preso, leggere qui per conferma), certo se fossi in Dimitroff in settimana una rinfrescatina a Julio su quelle dichiarazioni di Belichick la darei….

Mohamed Sanu (free agency 2016, 32 milioni in 5 anni): onesto, eclettico, ma incostante e un po’ troppo avvantaggiato dai raddoppi che richiamava A.J. Green. Questo era Sanu fino all’anno scorso, ma qualcosa ad Atlanta è cambiato, resta un WR2 (ed è quello che cercavano ed è quello per cui viene pagato), non sarà mai un Roddy White, ma ha mostrato una costanza superiore rispetto agli anni ai Bengals. Chiaro opposto a lui c’è sempre un mostro: bella la vita quando passi ad essere compagno di squadra di Green ad esserlo di Julio Jones.

Justin Hardy (draft 2015, quarto giro, 107esima assoluta): la speranza era che fosse lui a poter sostituire Roddy White. La prima stagione ha convinto la dirigenza ad aprire il portafoglio come appena scritto e la seconda ha in parte confermato che Hardy possa essere giusto un complemento. La sua resta comunque una favola che vale la pena essere accennata: Hardy infatti è il vincitore del Burlsworth Award 2014, un premio istituito nel 2010 che ogni anno vede celebrato il miglior giocatore entrato nelle squadre di college come walk-on: per uno studente “semplice” senza borsa di studio per meriti sportivi è già dura fare la squadra a roster allargato in università di Division I, figurarsi avere un impatto, Hardy ad East Carolina (l’università che fu anche di Chris Johnson) c’è riuscito…ed ora si giocherà anche un Super Bowl.

Taylor Gabriel (free agency 2016, 600mila in 1 anno): Gabriel è stato tirato su in extremis, richiesto durante il periodo di waiver dopo i tagli del 3 settembre con i quali le squadre dovevano ridursi il roster ai canonici 53 giocatori. Cleveland l’ha lasciato andare, forse un po’ a sorpresa, Atlanta ne ha approfittato rendendolo statistiche alla mano il proprio WR3 quest’anno, quello che allunga il campo e che alle volte le difese si dimenticano esista. Il filo conduttore della sua carriera? Kyle Shanahan! Da offensive coordinator fu proprio lui a Cleveland a promettergli un posto a roster con i Browns (promessa poi mantenuta) al momento di farlo firmare come undrafted. E fu lui a volerlo fortemente ad Atlanta appena tagliato 5 mesi fa. Taylor a fine Super Bowl sarà di nuovo free agent, Shanahan sarà il nuovo HC dei 49ers, insomma non cadete dalle nuvole se l’anno prossimo ve lo ritroverete in orocremisi.

TE

Levine Toilolo (draft 2013, quarto giro, 133esima assoluta) e Austin Hooper (draft 2016, terzo giro, 81esima assoluta): in realtà qui avremmo dovuto parlare di Jacob Tamme (free agency 2015, 3,2 milioni in 2 anni), che ha finito la sua stagione anzitempo e con essa forse anche la sua parentesi, comunque dignitosa, ai Falcons. I due giovani scalpitavano già alle sue spalle. Certo mettendo tutti e 3 assieme e moltiplicando per un numero random non raggiungeremmo comunque l’apporto che ha dato ad Atlanta (e alla NFL in generale) Tony Gonzalez. Qua i Falcons avevano provato a rinverdire la tratta Kansas City – Atlanta percorsa proprio da Gonzalez con la firma due offseason fa di Tony Moeaki, che però proprio a livello atletico non appartiene più a questa lega.

OL

Prima di vedere da dove arrivano i 5 elementi principali che compongono la linea offensiva dei Falcons, giusto sottolineare dove sono stati quest’anno: in campo, sempre (o quasi). Chester ha giocato il 100% degli snap, Schraeder il 99,9% (ne ha saltati 6 su oltre mille), Levitre e Mack 98%, Matthews 94,1%. Una linea monolitica.

Jake Matthews (draft 2014, primo giro, sesta assoluta): Matthews qualche inciampo qua e là ce l’ha ma resta un più che discreto left tackle, chiaramente poteva andare peggio, molto peggio: chiedetelo ai Rams (ancora a St. Louis nel 2014) che alla seconda assoluta (dono della trade di RG3) per cementificare la propria linea quell’anno scelsero Greg Robinson e ancora stanno cercandogli una sistemazione.

Andy Levitre (trade 2015, sesto giro a TEN): Levitre è arrivato con un contratto piuttosto sostanzioso figlio di una prima parte di carriera a Buffalo in cui era stato protagonista di una linea dietro alla quale correva “Lachiunque” (fecero correre 1200 yard a C.J. Spiller, non so se mi spiego). Proprio grazie a quelle prestazioni Tennessee lo firmò per 45 milioni in 6 anni anche per rinverdire la carriera di Chris Johhnson: la storia non è andata proprio così considerando che CJ”il fu”2K nel mentre è stato scaricato ad Arizona mentre Andy è arrivato proprio ai Falcons per un sesto giro.  Con lui in linea, più quest’anno che l’anno scorso, le cose per il running game di Atlanta sono decisamente migliorate.

Alex Mack (free agency 2016, 45 milioni in 5 anni): probabilmente era il tassello che mancava per far fare il salto di qualità ad un reparto che negli anni aveva visto tanti investimenti e pochi risultati. Mack appartiene ai migliori centri della lega e Kyle Shanahan sapeva cosa sarebbe andato a prendere, avendolo anche allenato a Cleveland. Probabilmente la scorsa offseason c’era spazio per un solo “big splash” sulla linea, il dubbio era tra lui e J.R. Sweezy, ma non andate a chiedere ad un tifoso dei Bucs chi ha fatto meglio….

Chris Chester (free agency 2015, 2,35 milioni in 1 anno): secondo annuale firmato per i Falcons che in questi anni stanno sicuramente valutando un upgrade nella posizione di guardia destra ma continuano ad affidarsi all’usato (34 anni da pochi giorni) garantito che ha visto i suoi anni migliori a Baltimore.

Ryan Schraeder (undrafted 2013, già prolungato a 32 milioni in 5 anni): questa è la pescata magica, da undrafted ad uno dei right tackle più solidi della lega. Autentica sorpresa e una di quelle storie “dal nulla a tutto” che piacciono tanto. Poi due settimane fa è uscito anche “incolume” da un incontro ravvicinato con Michael Bennett dei Seahawks….

K

Matt Bryant (free agency 2009): quando 8 anni fa i Falcons lo firmarono, Bryant aveva già 33 anni, era entrato in NFL come undrafted nel 1999, aveva giocato le sue prime partite nel 2002 e nei successivi 7 anni aveva cambiato 3 squadre (NYG, MIA e TB), nel mezzo anche un po’ di NFL Europe e UFL. In pochi potevano pensare che a 41 anni fosse ancora a tirar calci addirittura in un Super Bowl. È la strana vita dei kicker, ad Atlanta prima di lui avevano avuto Morten Andersen, uno che ha smesso a 47 anni: c’è ancora tempo Matt….

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FRONT 7

Vic Beasley (draft 2015, primo giro, ottava assoluta): la pass rush non è mai stato il punto forte di questa squadra, negli ultimi 10 anni questo concetto si riassumeva in un solo nome, John Abraham. I tentativi fatti per incrementare la pericolosità del front 7 sono sembrati però tutti vani, tranne questo che dopo un anno di apprendistato ha iniziato a schienare QB anche se ancora con troppa incostanza (a secco nelle due partite di playoff, quasi uno di media a partita in regular season, ma “mal” distribuiti). Nelle settimane prima del suo draft si era conteso la palma del miglior prospetto come pass rusher con Dante Fowler: ecco a parti invertite non è che Jacksonville ora sarebbe al Super Bowl, ma probabilmente nemmeno Atlanta.

Adrian Clayborn (free agency 2015, 4,5 milioni in 1 anno + rinnovo 9 in 2 anni)Derrick Shelby (free agency 2016, 18 milioni in 4 anni): a giudicare dai contratti loro dovevano essere i due giocatori attorno ai quali creare la nuova linea. In realtà nessuno dei due sinora ha prodotto per quanto pagati con Shelby che prima di infortunarsi (e giocare solo 6 partite con la nuova maglia) aveva fatto comunque molto poco. Saranno entrambi assenti domenica per infortunio.

Dwight Freeney (free agency 2016, 1 anno al minimo): i suoi anni migliori sono alle spalle, anzi se si è un po’ miopi voltandosi si fa anche fatica a scorgerli. Raccattato su dalla strada ad agosto dopo una stagione peraltro statisticamente decente ai Cardinals.

Brooks Reed (free agency 2015, 22,5 milioni in 5 anni): dopo la sua esperienza affianco a J.J. Watt in cui peraltro non era brillato come pass rusher pur potendo sfruttare i raddoppi richiesti dal suo compagno di squadra, Reed non poteva di certo sbocciare in quel di Atlanta. Se sommate i soldi dati a lui a quelli di Clayborn e Shelby siamo sui 15 milioni all’anno per un trio tra il deludente e l’inconsistente. Il problema è che anche in previsione al momento delle rispettive firme le sensazioni erano le stesse (forse il solo Clayborn poteva far sognare leggermente di più)

Ra’shede Hageman (draft 2014, secondo giro, 37esima assoluta): hanno impiegato due anni a capire se fosse meglio interno o esterno alla linea. Almeno una mano sulle corse lui sembra darla.

Grady Jarrett (draft 2015, sesto giro, 137esima): queste sono le scelte che poi a lungo andare permettono di fare i salti di qualità: ricavare un DT titolare da un tardo giro, intanto va a premiare il lavoro del coaching staff e quello degli scout. Fatte le debite proporzioni ricorda un po’ la storia di Jay Ratliff, magari con picchi personali più bassi per il momento, ma più alti di squadra.

Tyson Jackson (free agency 2014, 25 milioni in 5 anni): questo era stata una terza scelta assoluta nel 2009, un po’ come Hageman hanno fatto molta fatica a capire quale potesse essere il suo ruolo in una linea. Giocatore situazionale che a fatica gioca più del 30% degli snap.

Courtney Upshaw (free agency 2016, 1,25 milioni in 1 anno): uscito da Alabama è il classico difensore ex Crimson Tide che al college aveva dominato e annichilito gli avversari e poi in NFL fa fatica a riprodurre lo stesso livello di impatto. Upshaw era un rushatore che a Baltimore ha fatto 6 sack….ma in 4 anni. L’annuale di rilancio firmato ai Falcons probabilmente non avrà un seguito….

Jonathan Babineaux (draft 2005, secondo giro, 59esima assoluta): il veterano di questa squadra (come anni di militanza è superiore a tutti), in 12 anni ha saltato 7 partite. Anche lui ormai da tempo ha un ruolo da rotazione in questa linea.

Deion Jones (draft 2016, secondo giro, 52esima assoluta) e De’Vondre Campbell (draft 2016, quarto giro, 115esima assoluta): la difesa non è il punto forte di questa squadra, ma se di tanto in tanto è riuscita a dare una parvenza di normalità, dopo annate tristi e sconfortanti, lo si deve principalmente ai tre rookie (di Neal parleremo poi) che hanno preso posto in campo quest’anno e hanno portato qualcosa di diverso rispetto ai Worrilow e ai Weatherspoon che hanno popolato queste lande nelle ultime stagioni. Deion Jones in particolare ha mostrato lampi del suo gioco piuttosto completo, sia in copertura che come colpitore. Attorno a lui si può costruire qualcosa di meglio di quanto fatto sinora.

DB

Desmond Trufant (draft 2013, primo giro, 22esima assoluta) e Robert Alford (draft 2013, secondo giro, 60esima assoluta): non è facile draftare in generale ed è ancora più difficile draftare e crescere un cornerback. Atlanta 3 anni fa decise di andarci pesante e scelse con le sue due prime scelte due CB in un anno in cui sono entrati in NFL anche Dee Milliner, D.J. Hayden, Xavier Rhodes, Darius Slay, Jonathan Banks, David Amerson, Jamar Taylor, tutti scelti nei primi due giri e salvo rari casi tutti rimasti invischiati nel passaggio ai professionisti. I due dei Falcons invece, pur dovendosi rapportare con un front 7 che in questi anni non ha mai messo pressione, si sono sempre comportati in modo egregio. Questo viaggio a Houston per certi versi è un premio alla loro giovane carriera. Purtroppo per Trufant sarà un viaggio in borghese, causa infortunio.

Jalen Collins (draft 2015, secondo giro, 42esima assoluta): e siccome di cornerback non ce ne sono mai abbastanza a roster ecco che due anni dopo è arrivato anche Collins, da LSU. Male nel suo anno da rookie, decisamente meglio quest’anno (dopo aver saltato delle partite per squalifica per uso di sostanza illegali). Curioso l’intreccio in sede di draft con Eric Rowe, stesso ruolo e caratteristiche molto simili, che fu scelto una manciata di pick dopo di lui dai Philadelphia Eagles: domenica se lo ritroverà però contro, essendo nel frattempo stato scaricato proprio ai Patriots.

Brian Poole (undrafted 2016): in realtà i gradi da titolare in assenza di Trufant se li è guadagnati proprio questo undrafted uscito dai Florida Gators che probabilmente gli scout di Atlanta avranno notato mentre si innamoravano di Neal.

Ricardo Allen (draft 2014, quinto giro, 147esima assoluta): in fase di preview stagionale questo era un po’ il giocatore che leggendo le depth chart ti fa pensare “boh, sì, poi troveranno qualche veterano da mettere al suo posto”. In realtà quest’anno ha giocato al di sopra della media, magari anche aiutato dalle qualità atletiche del suo compagno di reparto….

Keanu Neal (draft 2016, primo giro, 17esima assoluta): al momento della scelta con i grade a caldo degli esperti in pochi s’erano azzardati a dare più di una C, tanti pendevano verso la D: “This is a reach, especially when considering that Myles Jack and Shaq Lawson were on the board; not to mention Darron Lee and Kevin Dodd.”, Keanu saluta Walterfootball e tutti i suoi colleghi….

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HC

Dan Quinn nel 2015 era arrivato come mente difensiva sopraffina. In 2 anni va detto che come prestazioni globali la difesa non è migliorata tantissimo e fa ancora molta fatica: ma ci sono molti giovani che possono migliorare. In un modo o nell’altro quello di Quinn è un cerchio che domenica a Houston si chiuderà. I Falcons due anni fa aspettarono proprio dopo il Super Bowl per poter chiudere ed ufficializzare il suo ingaggio come nuovo head coach dopo la non riconferma di Mike Smith, in quelle settimane infatti Dan era impegnato come defensive coordinator dei Seattle Seahawks….che persero il Vince Lombardi Trophy sulla yard line proprio contro i New England Patriots.

Richard Smith e Kyle Shanahan sono arrivati proprio con Quinn: il primo aveva come ultime due esperienze lavorative quelle di allenatore dei LB a Carolina e Denver, mica male. Il secondo sta per spiccare il volo direzione San Francisco, dopo anni a ricevere più complimenti che successi (fino a quest’anno) tra Houston, Washington e Cleveland.

GM

Thomas Dimitroff è lo spago che unisce tutta questa storia, arrivò nel 2008 proprio dal management dei New England Patriots e scelse Matt Ryan, questi Falcons provengono da lì, li ha costruiti lui, facendo errori qua e là, come fanno tutti, cambiando allenatore una volta capito di aver raggiunto il massimo raggiungibile con Smith, prendendosi rischi come la trade di Julio Jones e aggredendo il mercato ma evitando contratti-albatross. Tirando la somma questi sono i suoi Falcons:

  • ha avuto 9 primi giri, al momento 6 sono titolari (Trufant compreso);
  • tutta la secondaria è stata costruita tramite draft (o undrafted) negli ultimi 3 anni;
  • le linee sono state fondate per lo più attraverso la free agency esclusi però due pick da top 10 (Matthews 2014 e Beasley 2015);
  • si è cercato il successore di Roddy White prima via draft, poi via FA: meglio quest’ultima;
  • il running game ha bisogno di gambe fresche e a costo contenuto: draft!
  • 2 titolari pescati dagli undrafted, uno dei quali appartiene all’elite NFL del suo ruolo;
  • ha evitato di investire troppi soldi sul singolo free agent.

Vista da qui pare facile, quasi come sono sembrate facili le loro due partite di playoff. Ora però viene il passo più difficile, abbiamo capito da dove vengono, domenica scopriremo dove sono arrivati.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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