Tampa Bay Buccaneers 2017 – Next stop: playoff?

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete.

Dal Super Bowl vinto nel 2002 sono passate 14 stagioni NFL, 133 sconfitte (e 91 vittorie), 2 sole apparizioni ai playoff (0-2 il record) che mancano dal 2007 e 5 head coach. Un po’ lungo come hangover post sbornia per il successo.

Negli ultimi tre anni però il bilancio stagionale è andato sempre in miglioramento (2-14, 6-10, 9-7) e pare proprio che il prossimo step sia quello di un record talmente vincente da poter garantire almeno la qualificazione ai playoff, che dopo un pessimo inizio poteva arrivare sin dall’anno scorso dove sono andati in crescendo centrando 5 vittorie consecutive: evento che non si verificava proprio dalla stagione del titolo.

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ATTACCO

In molti hanno giudicato negativamente la seconda stagione di Jameis Winston, in realtà l’ex quarterback di Florida State ha avuto una stagione sulla falsariga di quella che era stato il suo buon debutto da rookie nella lega, quello che crea il (leggero) malcontento è forse il mancato sviluppo o meglio la mancata crescita che ci si aspettava già dal “sophomore year”. In particolar modo in due aspetti che erano quelli più sotto la lente di ingrandimento: accuracy e turnover. Sicuramente la seconda stagione per un QB è quella più delicata, quella in cui inizi davvero a che fare con scouting avversari più precisi quindi possiamo affermare che il ragazzo “ha tenuto botta” e il 2017 sarà decisivo per capire se ci sono margini di miglioramento o bisognerà “accontentarsi” di questo livello di gioco (comunque soddisfacente).

Chiaramente non dipende tutto unicamente da lui, per esempio farebbe molto comodo sia a Winston che a tutta la squadra tornare ad avere un running game almeno decente, qualcosa che abbia il titolare che corra a più di 2.9 yard di media e che non si droghi fuori dal campo, già questo aiuterebbe non poco. Tampa Bay l’anno scorso ha fatto 453 corse, settima NFL, producendo 1616 yard: ventiquattresima. Indubbiamente la stagione disgraziata sotto ogni aspetto (sportivo ed umano) di Doug Martin ha inciso non poco in queste cifre deprimenti ed il fatto che sia arrivata proprio dopo un 2015 stellare ha reso le cose ancora più difficili da ovviare per il coaching staff dei Bucs che pensava finalmente di aver trovato il Martin che cercava da quando fu scelto al primo giro nel 2012.

Prestazioni scadenti, soliti acciacchi fisici (ma meno pesanti rispetto al suo passato), dipendenza dall’Adderall sono stati gli elementi principali che a fine stagione l’hanno portato più volte ad essere panchinato. Uno di questi avrà uno strascico anche nella prossima stagione, visto che il non aver passato il test antidoping lo costringerà a saltare le prime 4 partite, ma il trattamento di disintossicazione pare essere andato a buon fine e Tampa avrà ancora disperato bisogno del Martin 2015 perché nel frattempo, anche se in molti se lo aspettavano, non è stato fatto nessun intervento sostanzioso nel reparto.

Certo, è arrivato Jeremy McNichols dal quinto giro del draft, ma pare essere un giocatore piuttosto limitato da poter ambire, specie sin da subito, al ruolo di titolare o poter essere considerato un upgrade rispetto a quanto già presente a roster. McNichols fa in maniera sufficiente un po’ di cose, senza però rubare mai l’occhio e saremmo molto sorpresi nel vederlo prendersi il backfield in NFL, molto più verosimile trovarlo in campo a farsi le ossa nei special team.

Il problema per i Bucs è che questa impressione accomuna anche gli altri backup come Charles Sims e Peyton Barber, tanto che il runningback più produttivo nella passata stagione è stato Jacquizz Rodgers che in condizioni ottimali al massimo può essere un “gadget-player”, di certo non un cavallo da tiro attorno al quale costruire il proprio attacco, anche se sembra che sarà proprio lui il favorito a diventare “titolare” almeno fin quando non rientrerà Doug Martin.

Se volessi sbilanciarmi, tra questi giocatori, occhio comunque a Peyton Barber, che può metterci un po’ di più a capire come girano le cose (avendo avuto anche problemi in questo senso), ma che nelle poche occasioni in cui è stato inserito ha fato vedere cose interessanti.

Importanti novità sono invece arrivate tra i target del passing game di Winston: intanto chi non ci sarà, ovvero Vincent Jackson (presente sulla carta negli ultimi due anni, molto meno sul campo) e Russell Shepard, che aveva fatto vedere lievi miglioramenti nell’ultima stagione delle tre passate a Tampa, ma non sufficienti a dargli un contratto dopo quello da rookie.

Due anche le novità più interessanti: intanto dalla free agency è arrivato DeSean Jackson. Il suo compito sarà sempre quello di allungare il campo e benché i 30 anni siano stati superati, la velocità resta sempre il suo (unico?) punto di forza. Ai Bucs serviva proprio questo tipo di giocatore in grado di richiamare raddoppi specie sul profondo e quindi permettere a Mike Evans di avere di tanto in tanto o 1vs1 di fisico oppure finestre più soft in cui essere colpito. Evans è senza dubbio la star di questo attacco, pecca un po’ di concentrazione alle volte che si ripercuote in drop sanguinosi, un difetto che però l’anno scorso è stato già migliorato passando ad una percentuale terribile di 7,4% di drop (11 in totale) nel 2015 ad una già più giustificabile e gestibile di 4,1% (con 7 drop e i target che sono decisamente aumentati) nel 2016.

Mike Evans al suo meglio

L’ex target di Manziel al college non può comunque essere messo in discussione, anzi andava accerchiato di nuovi target in modo da non farlo triplicare ad ogni snap di lancio. Ecco quindi che oltre al già citato DeSean Jackson, al terzo giro del draft è arrivato Chris Godwin che per certe cose assomiglia ad Evans: spettacolare nelle ricezioni acrobatiche, WR di stazza, con ampi margini di miglioramento appena riuscirà a sfruttare con più efficacia la sua velocità atletica. Molto giovane (21 anni già compiuti) è un giocatore che può essere schierato prettamente all’esterno (nel 2016 è partito dallo slot solo in 13 occasioni, 2% degli snap offensivi) e quindi non impensierirà l’utilizzo di Adam Humphries, classico WR tascabile bianco, che lavora bene nell’underneath ed è una valvola di sfogo importante per Winston.

Ma le migliorie da mettere a disposizione del QB non si sono limitate al reparto di WR, la principale è arrivata a potenziare i TE: archiviato l’equivoco Austin Seferian-Jenkins, tagliato nel settembre scorso, Tampa ha scoperto di avere una gemma fin lì quasi nascosta come Cameron Brate, utile sia in mezzo al campo che in end zone (ben 8 TD l’anno scorso). Ma questo non bastava e quando alla 19esima scelta assoluta ti arriva un freak atletico come O.J. Howard non puoi che ringraziare e sceglierlo senza preoccuparti molto del resto.

Le statistiche messe su al college sono fuorvianti, ad Alabama avevano quasi timore ad utilizzarlo come target offensivo, nelle poche volte in cui è stato coinvolto è letteralmente esploso ad ogni snap (guardarsi il championship del 2015 contro Clemson per capire di cosa stiamo parlando). L’unico dubbio è quello se fosse un problema del coaching staff o più una sua indole a restare passivo e non sfruttare a pieno le sue abilità, la prima annata tra i pro ci darà già le prime risposte.

Poche novità infine nel reparto della linea offensiva: il quintetto dei titolari è sostanzialmente confermato, c’è solo da valutare la condizione fisica di J.R. Sweezy, investimento piuttosto dispendioso a livello economico nella passata offseason, che però nel 2016 non ha mai visto il campo per problemi fisici e si nutre qualche dubbio anche per la prossima stagione.

Il problema principale di questa linea, che nel complesso non è nemmeno tra le migliori NFL, è il lato sinistro dove Donovan Smith è un tackle a tratti terribile e Kevin Pamphile s’è trovato appunto a dover sopperire il mancato inserimento di Sweezy. L’elemento migliore, il giovane Ali Marpet (secondo giro 2015), rischia di essere spostato a centro con tutto ciò che ne consegue nel doversi adattare ad una nuova posizione.

C’è di buono che quest’anno se il right tackle Demar Dotson, giocatore di per sé molto solido, dovesse avere dei problemi fisici come nella passata stagione non sarà Cherilus ad entrare al suo posto che, dopo aver avuto prestazioni tali da far rimpiangere una sedia, ha deciso di ritirarsi.

Anche qui, come per il reparto dei RB, ci si aspettava un intervento corposo, non c’è stato e questo potrebbe pesare non poco a lungo andare.

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DIFESA

La difesa è chiamata ad un salto di qualità immediato se davvero si vorrà competere per l’approdo ai playoff in maniera reale. Lovie Smith era arrivato proprio con questo compito ed anche per averlo fallito era stato poi cacciato l’anno scorso. In generale parliamo di un reparto dignitoso, che riesce a barcamenarsi in ogni aspetto statistico, senza però avere picchi di rendimento a causa anche di un talento complessivo per nulla eccelso.

Gerald McCoy (assieme a Lavonte David) è l’unico dei giocatori sopra alla media dell’intera difesa. Partendo dal centro della linea riesce a trascinare tutto il quartetto dei suoi compagni che quest’anno rispetto a quello passato registra una sola novità, quella di Chris Baker proprio al suo fianco. Il problema di Baker è che pare sia stanco di giocare e negli ultimi anni ai Redskins ha pagato una etica lavorativa di certo non encomiabile. Trasferirsi in Florida quando si è stanchi non pare una mossa in controtendenza con quanto appena detto…

Si troverà comunque ad alternarsi con Clinton McDonald, che l’anno scorso stava giocando molto bene prima di infortunarsi ai pettorali e saltare l’ultimo mese di partite.

All’esterno della linea si alterneranno i soliti defensive end bravi, ma non bravissimi: Robert Ayers, William Gholston, Noah Spence si divideranno la gran parte degli snap, con il problema che nessuno di questi è atteso ad avere una stagione da doppia cifra in fatto di sack. Su Gholston qualche speranza in più negli anni era stata riposta, ma ormai anche a Tampa si stanno convincendo che non sarà mai più di quanto visto sinora (2, 2, 3, 3.5 i sack stagionali messi a segno nelle 4 stagioni in NFL: pochi).

Ecco che anche qui ci si poteva aspettare qualcosa di meglio in offseason, mentre la passività resta tale anche considerando il settimo giro investito nel DT Stevie Tu’ikolovatu.

Tra i LB non mancherà tantissimo Daryl Smith che ormai aveva finito la benzina e che l’anno scorso aveva giocato meno del 50% degli snap difensivi, risultando comunque il terzo più impiegato. I primi due sono stati e resteranno Lavonte David e Kwon Alexander: una cerniera centrale molto efficace e giovane su cui poter costruire qualcosa di interessante.

Lavonte “non lasciatemi solo” David

Il ruolo di strong side linebacker sempre più ibrido e sostituito da una safety in più potrà essere ricoperto da un onesto mestierante quale Devante Bond, in attesa che si capisca nei prossimi mesi quanto potrà dare alla NFL Kendell Beckwith: l’ex LB di LSU infatti sta recuperando da un problema al ginocchio, poi si dovrà capire quanto del suo già limitato atletismo sarà rimasto per farne quanto meno un buon linebacker sui down di corsa.

La safety in più a cui avevo accennato poco sopra può essere tranquillamente schierata considerando che nonostante si sia persa quella maggiormente utilizzata (Bradley McDougald) il reparto resta ben affollato da 4 giocatori che potrebbero tranquillamente giocare titolari, due dei quali sono nuovi: J.J. Wilcox dai Cowboys e Justin Evans dal secondo giro del draft vanno ad aggiungersi a Keith Tandy ed a Chris Conte.

In generale la difesa dei Bucs ha generato ben 29 palle recuperate (terzi NFL nel 2016). È questo l’aspetto più interessante che peraltro gli allenatori vogliono ancora migliorare e contano di farlo sia grazie alla scelta di Evans, che proprio nella difesa sulla palla ha il suo punto forte, sia sfruttando meglio un giocatore come Vernon Hargreaves, primo giro 2016, undicesima scelta assoluta, che nell’anno da rookie ha giocato si molto bene, ma è stato secondo gli allenatori troppo passivo, da lui vogliono più aggressività per aumentare quel singolo intercetto messo a segno nelle prime 16 partite, tutte giocate da titolare con una percentuale di utilizzo che ha sfiorato il 100%.

Lui e Grimes (molto buono il suo primo anno a Tampa, dopo un periodo di flessione vissuto a Miami) saranno i CB titolari adibiti a marcare i miglior ricevitori avversari anche nel 2017. Mentre dietro a loro manca sostanza con gli inesperti Ryan Smith e Javien Elliott mai testati a fondo, mentre Josh Robinson sin dai suoi anni a Minnesota aveva mostrato di essere ben al di sotto della sufficienza nel ruolo e l’anno scorso non ha fatto molto per smentire questa che pare ormai una sentenza sulla sua carriera.

Reparto corto (dove si registra anche la dipartita per nulla rimpianta di Alterraun Verner) che lascia più di qualche perplessità.

Poteva essere una bella storia da raccontare (per noi) quella di Jude Adjei-Barimah, che però si è appena infortunato alla rotula e salterà tutta la prossima stagione. Lo stesso infortunio che aveva interrotto la sua scorsa stagione mentre stava emergendo come buon nickel back. Sarebbe stato bello per noi raccontare di lui che è un po’ nostro, nato a Pordenone e cresciuto in Italia fino a nove anni.

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SPECIAL TEAM

Roberto Aguayo è stato un guaio (l’avrete letta ovunque questa, ma non potevamo resistere dal fascino del gioco di parole): quel secondo giro speso su di lui con tanto di trade up gli ha evitato il taglio durante la stagione dopo una serie di errori grossolani, ma non quello in offseason dopo essere stato messo in competizione con Nick Folk che di momenti di difficoltà ne ha passati tanti e spesso con successo.

Bryan Anger (sì, quello che fu scelto dai Jaguars prima di Russell Wilson) arrivato l’anno scorso sarà il punter anche per quest’anno, mentre per i ritorni interessante sarà capire come verrà usato DeSean Jackson che ha ritornato 3 punt negli ultimi 3 anni ai Redskins (0 nel 2016), ma che a Tampa si son già detti intenti a schierarlo, seppur in maniera selettiva, in questo fondamentale in cui da giovane spezzava le partite. Altrimenti occhio ad Humphries e Josh Huff (se sarà ancora a roster).

Curiosità: non accade spesso e non hanno un gran mercato perché chi li ha se li cresce e li tiene per decadi, ma via free agency è arrivato, da Buffalo, anche il nuovo long snapper Garrison Sanborn.

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DRAFT

1 (19) – O.J. Howard, TE (Alabama)
2 (50) – Justin Evans, S (Texas A&M)
3 (84) – Chris Godwin, WR (Penn State)
3 (107) – Kendell Beckwith, LB (LSU)
5 (162) – Jeremy McNichols, RB (Boise State)
7 (223) – Stevie Tu’ikolovatu, DT (USC)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: DeSean Jackson (WR, WAS), Garrison Sanborn (LS, BUF), Nick Folk (K, NYJ), Chris Baker (DL, WAS), J.J. Wilcox (S, DAL)

Out: Mike Glennon (QB, CHI), Russell Shepard (WR, CAR), Vincent Jackson (WR, FA), Gosder Cherilus (OT, RITIRO), Daryl Smith (LB, FA), Alterraun Verner (CB, FA), Bradley McDougald (S, SEA).

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COACHING STAFF

Quando un nuovo coaching staff debutta con un record positivo, partendo da presupposti tutt’altro che rosei, la riconferma per tutti è più che d’obbligo. Dirk Koetter peraltro era alla prima esperienza come capo allenatore in NFL (aveva già ricoperto questo ruolo al college tra Boise State ed Arizona State con un record complessivo di 66-44 e 6 apparizioni a bowl secondari di cui 4 vinti). Il secondo posto in division finale ha aiutato a lavorare meglio durante l’estate e ha creato fiducia, fondamentale in una squadra in fase di sviluppo e molto giovane nei suoi ruoli cardine come questa.

Affianco a lui restano Todd Monken (OC e WR coach) e soprattutto Mike Smith come defensive coordinator che dopo una lunga esperienza come capo allenatore ai Falcons (6 anni), veniva da 2 stagioni fuori dal giro. L’anno scorso un po’ di ruggine nel suo operato si è notata.

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RESOCONTO e CALENDARIO

Tampa dovrà intanto evitare la partenza ad handicap avuta nella passata stagione dove dopo una sorprendente vittoria contro i Falcons (per quello che è stato poi il cammino della squadra), sono arrivate 3 sconfitte consecutive contro Cardinals, Rams e Broncos. Quest’anno i primi quattro impegni sono Miami, Chicago, Minnesota e Giants c’è la possibilità di fare bene e di misurare già il polso a quella che sarà la loro stagione.

È vero però che ci si aspettava un po’ di più da questa offseason. Alcuni reparti restano un po’ corti e complessivamente un po’ deboli. C’è molta curiosità nel vedere la nuova infornata di giovani (Chris Godwin su tutti) che potrebbero rendere ancora più divertente guardare le loro partite, cosa già avvenuta nel 2016.

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azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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