Tour de France 2017 – Spallate, volate, cadute.

La prima settimana del Tour si conclude con uno che piange pensando di aver vinto, ma non l’ha fatto ed uno che ha vinto ma non si fida: “Questi giovani mi hanno fregato troppe volte”. Uran al microfono sempre un idolo, ma Barguil dopo una giornata passata a vincere e a perdere questa la tappa 4 5 volte in momenti diversi, forse se la meritava.

Il francese si consola con la maglia a pois. Il colombiano con un tweet della De Stefano.

A proposito di maglie, questa è la 49esima maglia gialla per Chris Froome. Potevamo pensare fosse così oggi, ma dietro a lui che non c’è quasi niente nell’ordine in cui ce lo aspettavamo.

Il treno pare meno treno del solito, ma per ora Froome non ha mostrato alcuna crepa.

Porte, il grande rivale, ieri ha tagliato una curva senza senso e con zero lucidità, andandosi a schiantare contro Daniel Martin e la montagna. Collarino, minuti infiniti a terra (anche se da cosciente), ambulanza, ospedale, commozione celebrale, bacino e clavicola rotti, fine corsa. Doveva essere il suo Tour: riuscirà mai a fare 3 settimane?

Aru secondo a 18″ è una bella e piacevole sorpresa.

La prima settimana del sardo è molto positiva con la gemma di mercoledì: il numero su Planche des Belles Filles, dove ha preso a calci (fisicamente) la bici e (metaforicamente) gli avversari. Il Delfinato passato ad attaccare e a mettere sotto stress le proprie forze, il numero al campionato italiano e questa prima settimana ci parlano del corridore più brillante del gruppo. Next step: giovedì con i Pirenei (vabbè, un assaggino….).

Il finale di tappa di giovedì.

Non si può però non parlare della domenica di Aru: alla fine non ha perso nulla e non ha mai dato l’impressione di poter andare in difficoltà, ma ne esce con qualche scoria di troppo a livello mentale, che temo lieviterà nel giorno di riposo. Quell’attacco a Froome che alza il braccio per problema meccanico è antipatico, antipatica è la spallata ricevuta da Froome qualche km più tardi (antipatica e al limite del sanzionabile) e poco lucida infine è la sua descrizione di quanto avvenuto ai microfoni RAI a corsa appena conclusa.

A me Aru sta simpatico, non perché italiano, ma per il suo modo di correre che da un anno a questa parte si sta anche completando e migliorando. Ma se fa una cosa antipatica lo si può dire tranquillamente. No? Di contro se il motto è “le corse son corse” e lui non ha fatto nulla fuori dal regolamento, allora non bisogna strapparsi le vesti quando le cose accadono anche a bandiere invertite.

Infine se mi si dice “lo sport non è una gara di simpatia”, anche qua mi può star bene. Ma nello sport, come nella vita, se uno si comporta da stronzo (pur restando nell’interno della legge), succede che qualcuno poi gli renda “pan per focaccia”. Non ci si può incazzare più di tanto. Qualcosa ci dice che la rivalità con Froome avrà altre puntate. Restiamo in attesa delle interviste di giornata.

Aggiornamento: sempre che i protagonisti ci degnino di qualche risposta, cosa per nulla scontata considerando questo:

In casa Astana, oltre a queste scaramucce, restando a ieri c’è più da preoccuparsi della gestione del finale di tappa: le chance di vincerla era comunque poche. Correrla a quella maniera le ha proprio azzerate.

Anche Sagan mi sta simpatico ed anche lui ha fatto una grossa cazzata martedì scorso. Meritava la penalizzazione, si può discutere sul fatto che mandarlo a casa sia stato esagerato. Potremmo fare la moviola di quel gomito che si alza millesimi dopo la collisione, se sia un movimento congruo per riacquistare l’equilibrio o sia un modo per chiudere ogni possibilità di far passare Cavendish nel ruolo insolito della vittima. Potremmo discutere se la sua condotta è stata “solo” scorretta o anche violenta, ecc…ecc… Non troveremmo mai una soluzione che unisca tutti. Da qui a scomodare complotti di non si sa bene chi e non si sa bene contro cosa ce ne corre. Quella porta proprio non la apriamo.

Di Sagan ci resta anche la volata vinta perdendo il pedale: fenomeno. Unico.

Le volate sono state le regine di questa prima settimana, ce ne aspettavamo 5 e 5 ne abbiamo avute, alcune anche emozionanti (dopo ore interminabili di noia e riposini pomeridiani).

Kittel era l’uomo da battere e sul suo terreno sostanzialmente non ci sono riusciti. Se c’è solo da spingere sui pedali, se ne facciamo un discorso di velocità pura non ce n’è. Se già mettiamo arrivi un po’ più tecnici ed aumentiamo le variabili ecco che le cose potrebbero anche cambiare. L’arrivo “parimerito” con Boasson Hagen è lì da vedere, un vento a favore, una volata lanciata in ritardo e quasi ne esce battuto. Per non citare la rampa di Longwy di cui sopra.

Gli altri tutti con quella faccia un po’ così, a là Greipel.

Vi siete divertiti ieri? Tranquilli, da domani si riparte con le volate a meno di squadre un po’ più stanche, ad esempio la FDJ ha deciso di ammutinare mezzo team per (non) salvare Demare, contenti loro, un po’ meno Pinot e soprattutto Cimolai.

Riprende quindi con più vigore la lotta per la maglia verde che pare interessante. A ben vedere però è una lotta che non si ferma mai: ieri a Matthews avremmo dato il doppio dei 20 punti conquistati sul traguardo volante posto dopo due salite hors catégorie. Eroicamente caparbio.

Questo Tour passerà alla storia come il Tour in cui sono riusciti a disegnare due tappe noiose pur facendole arrivare una a Liegi ed una a Pau (mercoledì). Imperdonabile.

Storico a suo modo anche il Tour di Valverde (e di Ion Izagirre): durato pochi chilometri ed interrotto per entrambi sulla stessa curva. L’embatido stava scrivendo una stagione mai vista anche per un fuoriclasse come lui, peccato averla interrotta quando avevamo ancora l’acquolina in bocca per scoprire cosa avesse in serbo per la seconda parte.

A proposito di cadute e di sfortune: Daniel Martin pensava di essere sfortunato ieri quando è stato travolto da Porte. Poi è ripartito, ha cambiato la ruota e dopo 100 metri scopre che…..la sua bici non frena più e finisce dritto in un tornante. Chiaro l’intento di omaggiare Fantozzi #CoppaCobram, buon per lui non sia finito alla Trattoria “Al Curvone”, ma solo un minuto e quindici secondo dietro ai primi.

Questa prima settimana ci ha detto che fare Giro e Tour ad alto livello è quasi impossibile: Pinot di certo lo sapeva già prima di partire (e il suo piano a pois è solo all’inizio, anche se recuperare Barguil non sarà facile dopo ieri), Quintana invece aveva altre aspettative: è ottavo a 2 minuti dal primo, nemmeno troppo, ma la brillantezza manca del tutto.

Contador l’accoppiata Giro&Tour l’aveva provata due anni fa (vinto&quinto), ora però per lui mettere assieme anche solo una tappa degna del suo curriculum resta una impresa, altro che accoppiare corse da tre settimane. Resterà il corridore da Grandi Giri più bello, divertente, vincente del ciclismo moderno: queste tappe ci fanno male, ma non ci faranno dimenticare.

Thomas l’accoppiata Giro&Tour l’ha fatta…a modo suo…e se vuole può fare pure la Vuelta, sempre a modo suo ovvero non finendola, trovando un modo diverso per cadere. Battute a parte: animo Geraint.

Ed animo anche Esteban “sorriso” Chaves. Il suo 2017 è un annus horribilis, non ha mai corso, una condizione che dopo i problemi ad un ginocchio (?) non c’è mai stata, tanto da costringere a cambiare i piani dell’Orica e dividere i fratelli Yates tra Italia e Francia. Ieri in telecronaca ad un certo punto l’hanno nominato “Chaves dovrebbe esserci, lui si nasconde bene”, molto bene, tipo l’uomo invisibile.

Ieri è arrivato a 29 minuti dal primo, ha staccato di ben 8 minuti il gruppo con Kittel e Bouhanni.

Chiudiamo con la cosa più strana della prima settimana: no, non è l’ombrellone che attraversa la strada e non fa cadere nessuno (nemmeno Geraint Thomas), non è Meintjes che attacca (infatti non ha attaccato), non è Sagan che non vince la maglia verde per il sesto anno consecutivo. La cosa più strana della prima settimana del Tour che ti fa pensare che ci sia un disegno prestabilito è la macchina di Mickey Mouse (TOPOLINO) che va in panne e si blocca a pochi metri dalla vetta del Mont du Chat (il monte del GATTO). Un caso? Io non credo (cit.)

L’anno prossimo tutti sulla “pancia (…) delle belle figlie” e a Troyes, se tanto ci dà tanto lì non ce l’hanno raccontata giusta…

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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