UFC Fight Night 103: l’ultimo canto di BJ Penn, l’acuto di Yair Rodriguez

Lettera aperta a BJ Penn (@Phre)

Source: MMAjunkie – USA TODAY

Quando ho iniziato a seguire le MMA, ormai una decade fa, ero un marzialista convinto, odiavo gli sport da combattimento perché per me le arti marziali dovevano essere vere, crude. Le regole che, per forza di cose, venivano imposte da uno sport, le vedevo come una forzatura, un rendere falso una delle cose più pure che conoscessi, soprattutto perché non c’era nulla di completo. Nel pugilato potevi solo usare i pugni; nella kickboxing solo pugni e calci; nella thai aggiungevi gomitate e ginocchiate, ma nulla a terra; nella lotta non potevi colpire l’avversario e così via.

Per puro caso scoprii le arti marziali miste, quando ancora non erano così sportive come le conosciamo oggi. Le MMA, per me, erano il giusto compromesso fra sport/regole e realtà. Si poteva colpire l’avversario con tutti gli arti in (quasi) tutti i punti del corpo, ma soprattutto in qualsiasi posizione. Era, ed è, quanto di più sportivamente vicino al combattimento reale.

Ci fu un incontro in particolare, però, che mi fece definitivamente innamorare di questo sport. “The Prodigy” BJ Penn vs Joe “Daddy” Stevenson per l’allora vacante titolo dei pesi leggeri.

Vi parlavo di reale. Ecco, quello fu probabilmente il più sanguinoso incontro che la storia della UFC ricordi. BJ dominò l’incontro devastando il volto di Joe per poi concludere con una rear-naked choke e conquistare la cintura. Ricordo ancora Stevenson piangere dopo l’incontro.

The Prodigy. Già, il prodigio. BJ Penn, il praticante più veloce di sempre ad ottenere la cintura nera di brazilian jiu-jitsu e il primo atleta non brasiliano a vincere i mondiali di BJJ dopo solo tre anni di pratica.

Passò poi alle MMA, anche qui con accenni di onnipotenza, diventando il secondo fighter a detenere due titoli in due categorie diverse, anche se non contemporaneamente, nei pesi leggeri e nei pesi welter.

Il tempo del prodigio è, però, finito da un po’, ma BJ forse ancora non l’ha capito. Ho guardato il main event di UFC Phoenix come guardo ogni maledetto incontro di The Prodigy. Col cuore in gola. Sì, perché BJ Penn è uno dei pochi fighter per i quali tifo nel vero senso della parola. Di quel tifo irrazionale, che mai e poi mai vorresti vederlo perdere. Il problema è che l’atleta hawaiano avrebbe dovuto ritirarsi già dopo la seconda sconfitta contro Frankie Edgar, perché era già chiaro che il declino era alle porte.

In questo main event abbiamo visto il grande cuore di The Prodigy che nonostante una violentissima raffica di calci nel R1, non aveva intenzione di andare giù. Poi, però, forse l’adrenalina è calata e El Pantera ha terminato il lavoro nei primi 30 secondi del R2.

Credo sia ormai chiaro a tutti che BJ Penn non può più competere nelle MMA moderne, dove ragazzini come Yair Rodriguez sono 4 volte più veloci di lui. E lì l’esperienza serve a ben poco, se non riesci proprio a stare dietro al tuo avversario.

Nessuno e dico nessuno, potrà mai cancellare lo splendido lavoro che ha fatto Baby Jay per questo meraviglioso sport, ma vederlo perdere fa male al cuore e parlando di crudi e freddi numeri, intacca il suo record, quasi rovinando la sua eredità.

È davvero ora di appendere i guantini al chiodo.

L’analisi della main card (@Stefano_Summa)

La vittoria di Yair Rodriguez nel main event di UFC Fight Night 103, ospitato domenica notte dalla Talking Stick Resort Arena di Phoenix, è arrivata ufficialmente dopo 24 secondi nel Round 2. In realtà, la contesa era già finita dopo il “let’s get it on” di Big John McCarthy. È vero, come dice Phre, che BJ Penn ha affrontato a viso aperto gli imprevedibili attacchi del “Pantera” nel Round 1, facendo affidamento al grande cuore che l’ha reso un Hall of Famer per la Ultimate Fighting Championship e per tanti fan della disciplina. Però, è emerso fin da subito che Baby Jay non avesse nulla da opporre alla sfilza di calci e jab rifilati dal più giovane Rodriguez, entrato nella gabbia con l’intenzione di diventare definitivamente una star. Una missione portata a termine nell’incontro, esibendo parte del suo funambolico repertorio e chiudendo la contesa con un netto TKO. Proseguita poi dopo di esso, con un doppio promo in spagnolo e in inglese che lo consacrano come la stella latinoamericana desiderata da anni dall’UFC, un ruolo che avrebbe dovuto ricoprire Cain Velasquez. Peccato per la mancata callout del prossimo avversario, ma il ragazzo è giovane, ha tempo per imparare questi semplici principi promozionali.

Il co-main event ci ha regalato un match non molto spettacolare, rovinato più dalla decisione dei giudici che dalla prestazione degli atleti coinvolti. Derek Cleary, Jeff Mullen e Marcos Rosales hanno assegnato la vittoria per split decision a Joe Lauzon, un verdetto contestato non solo da tanti appassionati e membri dei media, ma anche dallo stesso vincitore, che ha riconosciuto maggiori meriti all’avversario in un’intervista post-bout di rara classe e sportività in un mondo altamente competitivo come quello delle MMA.

Le scorecard dei giudici, quelle dei media e le mie, courtesy of MMADecisions.com

Marcin Held è stato derubato di una vittoria meritata per come ha dimostrato di tenere testa al più esperto e raffinato atleta americano, lungo l’intera durata dell’incontro. Il polacco ha saputo imporsi con il suo wrestling, soffrendo alcune bordate del rivale nel Round 1 (l’ho assegnato comunque a Held, ma la maggioranza ha preferito J-Lau proprio per le gomitate e i pugni messi a segno). Nel Round 2, Held ha portato a casa buoni takedown, dimostrando di non aver alcun timore reverenziale nel cercare una sottomissione alle spalle di Lauzon, e ha evitato un tentativo di armbar, continuando a lavorare bene nella guardia del rivale. Medesima falsariga nel Round 3, con Lauzon intento a scambiare colpi in piedi ed Held accorto nel replicare a modo e tornare ad applicare la sua strategia, fatta di takedown e pressione a terra.

Altro verdetto discusso ma meno clamoroso nell’incontro tra Ben Saunders e Court McGee, vinto dal primo per decisione unanime (29-28, 29-28, 29-28). Fan e media si sono spaccati in due nel concedere la W all’uno o all’altro lottatore, segno di un match molto equilibrato e accettabile sul piano dello spettacolo. Nel Round 1, Saunders ha fatto un ottimo lavoro nello sfruttare le sue lunghe leve per tenere a distanza McGee, rendendogli impossibile ogni tentativo di avvicinarsi a lui attraverso calci alti e alcuni diretti alle gambe (10-9 Saunders). Nel Round successivo, “Killa B” comincia a sferrare qualche pugno in più, però a distanza di gamba, offrendo così un’apertura alla pressione interna di McGee, che con situazioni del genere ci va a nozze. “The Crusher” realizza diversi significant strikes e tenta almeno un paio di volte un takedown, però ben difeso da Saunders (10-9 McGee). Saunders realizza di doversi riaffidare ai suoi calci, McGee sente che la contesa può diventare sua, il Round 3 si rivela così il più energico e divertente. Killa B cerca di tenere lontano McGee con i kick che gli avevano fatto vincere il primo round, The Crusher non si spaventa e continua a essere particolarmente aggressivo. Questi si rivela anche concreto, perché centra i colpi più pesanti del round, porta a casa il takedown e tiene il controllo della situazione a terra con del buon wrestling. Saunders si gioca l’ultima carta della triangle choke, ma McGee non ne vuole sapere e arriva alla campana finale con un po’ di ground and pound in cascina (10-9 McGee).

La main card s’è aperta con la buona vittoria di Sergio Pettis contro il gatekeeper della flyweight division John Moraga (decisione unanime; 29-28, 29-28, 30-27). Il fratello di “Showtime” Anthony ha confermato le sue doti di lottatore pulito nei movimenti, ordinato dal punto di vista tecnico e tatticamente paziente, prendendosi la W contro un ex contendente al titolo detenuto da Demetrious Johnson. Il Round 1 non vede molte azioni degne di nota, Pettis tiene bene il centro della gabbia, non offre nulla a Moraga quando viene spinto contro la gabbia, schiva combo di pugni e la temibile guillotine del beniamino di casa e sferra colpi che lo stordiscono prima della fine dei cinque minuti regolamentari (10-9 Pettis). Moraga cerca di essere più reattivo nel Round successivo, ne ricava qualcosa come un takedown ai danni del rivale. Pettis cambia la sua stance, si fa meno pressante e così non offre molto di più per strappare il round all’atleta di Phoenix (10-9 Moraga). Tutt’altra storia nel Round 3, nel quale Sergio sferra pugni e calci alti dalla distanza, Moraga si prende un takedown, poi cade vittima di uno messo a segno dall’avversario. Pettis si riprende in mano la contesa, blocca altri TD mettendosi in posizione per una guillotine e replica ai colpi di Moraga con maggiore energia, facendo in tempo a mettere giù l’ex contender prima della fine (10-9 Pettis).

I prelims in pillole (@Stefano_Summa)

  • Il premio “Fight of the Night” è stato dato a Augusto Mendes vs. Frankie Saenz, assegnazione ineccepibile poiché il brasiliano e l’americano hanno dato vita a un combattimento vivace e aperto a qualsiasi conclusione. La split decision che è valsa la vittoria per “Tanquinho” (28-29, 29-28, 29-28) rende merito ai suoi netti miglioramenti sul fronte dello striking e del wrestling, tali da renderlo competitivo contro un atleta che avrebbe dovuto essergli superiore in questi ambiti.
  • Devin Powell, l’ultimo lottatore portato alla ribalta dal (terribile) reality show di Dana White “Lookin’ for a Fight”, ha toppato la sua prima chance nella UFC, perdendo una decisione unanime (30-27, 30-27, 30-27) contro Drakkar Klose. Il “successore” di Sage Northcutt e Mickey Gall non ha dato mai l’impressione di potersela giocare contro un avversario aggressivo ma non proprio irresistibile.
  • Quella di Phoenix è stata una serata di prime volte. La prima volta, almeno a memoria collettiva, che un lottatore si sia rotto la protezione per l’inguine nel pieno di un incontro (è capitato a Tony Martin, trionfante su Alex White per decisione unanime). La prima volta, questa accertata, che un fighter abbia sottomesso un rivale via Ezekiel Choke nella storia della UFC. A realizzarla è stato Oleksiy Oliynyk, che ha così battuto il giovane peso massimo Viktor Pešta, costretto a cedere nonostante si trovasse in full mount.

    La perla del russo, che ha usato questa particolare presa altre nove volte in carriera.

  • Buone vittorie degli heavyweight Cyril Asker e Walt Harris, rispettivamente per TKO contro Dmitri Smoliakov e KO contro Chase Sherman, performance asciutta di Joachim Christensen nel successo contro Bojan Mihajlović.
  • Prestazione con il punto esclamativo di Nina Ansaroff, che sconfigge Jocelyn Jones-Lybarger via rear-naked choke nel Round 3, dopo aver dimostrato di essere una lottatrice maggiormente rifinita e completa dell’avversaria.

What’s next? Il matchmaking dopo UFC Fight Night 103 (@MMAmphitheatrum)

Yair Rodriguez
Chi dovrebbe sfidare? Ricardo Lamas (17-5) 
Perché? La sua performance nell’arena di Phoenix parla da sé. È finito il tempo dei test per il giovane messicano, è ora di metterlo alla prova con l’élite della divisione.
L’opinione più diffusa è che al momento il suo avversario ideale sia Cub Swanson ma, pur apprezzando tale idea, penso che dopo il match contro Dooho Choi, quest’ultimo abbia già avuto a che fare con un astro nascente della divisione e si sia meritato un match contro i pezzi grossi dei featherweight.
Ricardo Lamas, apparso fenomenale nella sua ultima uscita contro Charles Oliveira, è quindi l’avversario ideale; se, infatti, Yair ha dimostrato ancora una volta di non avere eguali nell’utilizzo delle gambe, un avversario in grado di metterlo in difficoltà sul grappling (nel match contro BJ si è difeso egregiamente) e sullo striking di braccia potrebbe essere l’occasione per stabilire quanto questo incredibile atleta sia vicino ad una title shot.

BJ Penn
Chi dovrebbe sfidare? Dennis Siver (22-11)

Joe Lauzon
Chi dovrebbe sfidare? Will Brooks (19-2) 
Perché? Uscito deluso da un incontro che comunque lo vede vincente, Joe Lauzon avrebbe avuto bisogno di una performance più convincente per assicurarsi un avversario da Top 15.
Nonostante tutto, però, le sue abilità sono indiscutibili (stava per chiudere il match nei primi minuti del primo round) e merita di essere messo alla prova con un avversario di alto livello. In un match che potrebbe valere come pass per apparire sulla pagina web dei ranking UFC, Will Brooks è la tipologia di fighter adatto a questa fase della carriera di Lauzon: esperto, completo e bisognoso di avversari noti.
J-Lau avrebbe l’occasione di riscattare questa performance sottotono, sfidando l’ex campione Bellator in quello che si prospetterebbe un match molto tecnico.

Marcin Held
Chi dovrebbe sfidare? Ross Pearson (19-13)

Ben Saunders
Chi dovrebbe sfidare? Sean Strickland (18-1) 
Perché? Guadagnatosi la vittoria a suon di body kick nei primi due round, Ben Saunders può considerarsi promosso con la sufficienza dopo questo evento, dato che solo la durata del match gli ha impedito di venir punito ulteriormente dal ground-and-pound del suo avversario, Court McGee. Qualche problema nel terzo round è stato evidente in una performance che definirei “non memorabile”.
Per questo un bel match con un ragazzo in cerca di vittorie importanti, quale Sean Strickland, potrebbe essere l’ideale: entrambi dotati di grande allungo e ottimo cardio, i presupposti per un match entusiasmante ci sono tutti, considerando anche quanto di buono fatto vedere da Saunders nelle fasi di clinch, con le quali potrebbe mettere alla prova il suo giovane avversario.

Court McGee
Chi dovrebbe sfidare? Mike Perry (9-1)

Sergio Pettis
Chi dovrebbe sfidare? Tim Elliott (13-7-1) 
Perché? Alla perenne ricerca della libertà dalla fama di “fratello-più-giovane-di-Anthony”, Sergio Pettis ha dimostrato grandi miglioramenti in questo ultimo combattimento, mettendo in atto un ottimo gameplan e dimostrandosi completo sia nelle fasi di striking che negli ottimi takedown che ha messo a segno.
Ancora qualche sbavatura, soprattutto nel secondo round, si è vista, ma senza dubbio Pettis si è meritato un passo avanti nei ranking UFC. Anche se il match contro Jussier Formiga (che era l’originale avversario di Pettis per questo evento, prima di un infortunio) è più che legittimo, mi piacerebbe vedere all’opera il ragazzo con un avversario per certi versi ancora misterioso: Tim Elliott.
Quest’ultimo, infatti, vincitore dell’ultima edizione di TUF, non ha sfigurato nel suo incontro contro il campione in carica Demetrious Johnson; il suo livello, però, non è ancora chiaro e solo un match particolarmente probante, contro un avversario bravo in ogni fase, come quello da me proposto potrebbe rivelarlo.

John Moraga
Chi dovrebbe sfidare? Louis Smolka (11-3)

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *