Washington Redskins 2017 – Pagare o non pagare (Cousins)

Tra luglio e agosto vi presenteremo tutte e 32 le squadre con i loro cambiamenti principali e con le loro speranze e/o paure. Troverete tutte le squadre pubblicate in questa sezione: Team by team preview 2017.

NB. Per facilitarne la lettura trovate i vari argomenti divisi in pagine (attacco, difesa, special team, draft & free agency, coaching staff, resoconto & calendario): posizionando il mouse sopra il menu che trovate dopo l’introduzione potrete navigare tra le varie pagine come meglio credete).

La seconda stagione della gestione Gruden non è andata così bene come la prima. In realtà come spesso accade è solo una questione di percezioni, aspettative e rivali contro cui sbattere la testa: nel 2015 il record finale era stato di 9-7 e si era vinta la division, nel 2016 gli Eagles con lo stesso record nella stessa division sono arrivati ultimi, i Redskins hanno vinto le stesse partite ma li hanno superati solo grazie ad un pareggio in più 9-6-1.

Anche dal punto di vista statistico i Redskins 2016 sono rimasti una squadra molto simile a quella della stagione precedente, anzi hanno aumentato la produzione di yard offensive arrivando quasi ad essere i migliori della lega (assieme ai Falcons e ai Saints gli unici sopra alle 400 yard a partita). Il problema però resta uno squilibrio tra le due fasi di gioco e forse al di là di tutto la dirigenza vorrà vedere un maggior equilibrio complessivo nella squadra tra attacco e difesa altrimenti la posizione in primis del capo allenatore inizierà a vacillare.

[nextpage title=”Attacco”]

ATTACCO

L’attacco quindi ha prodotto tantissime yard che poi però sono andate leggermente disperse quando bisognava trasformarle in punti (24.8 a partita, fuori dalla top10). Gli attacchi di Gruden ormai abbiamo imparato a conoscerli, hanno bisogno di tanti target offensivi per rendere al massimo e il 2017 sarà un anno tutto da scoprire da questo punto di vista: via DeSean Jackson (Tampa Bay) e Pierre Garcon (San Francisco) che probabilmente in questo contesto avevano mostrato tutto quello che potevano dare e dentro uno come Terrelle Pryor che proprio come caratteristica principale a questo punto della carriera ha quella di poter avere un margine di crescita ancora inesplorato.

Pryor viene dalla prima stagione piena come wide receiver, dopo 2 3 anni in cui ha lavorato per la transizione da QB a WR. Ai Browns è stata sostanzialmente l’unica nota positiva della loro stagione ancora una volta disgraziata, mettendo su poco più di 1000 yard ricevute. In molti pensavano che proprio per questo a Cleveland avrebbero fatto di tutto per trattenerlo, in realtà il contratto annuale da 6 milioni totali firmato ci parla di una Lega che non era per nulla convinta del suo exploit che dovrà essere confermato quest’anno in un sistema tutto nuovo.

Pryor sarà il ricevitore principale in un reparto che presenta una sola certezza: Jamison Crowder è un giocatore che riempe il campo, gioca bene sia esterno che, nei set a 3 ricevitori, partendo dallo slot. Rischia di essere il ricevitore maggiormente schierato e tra i più affidabili nel momento del bisogno. È molto giovane (23 anni) e nelle prime due annate ha fatto registrare rispettivamente 604 yard e 847, la sensazione è che la stagione da 1000 yard possa essere dietro l’angolo.

Come appena detto lui è l’unica certezza, ma non è l’unico ad essere stato confermato: ci si aspetta tantissimo da Josh Doctson, primo giro 2016, che ha saltato quasi tutta la prima stagione (escluse 2 partite e 2 sole ricezioni) a causa della rottura del tendine d’Achille. La strategia dei Redskins nei suoi confronti era chiara: farlo crescere un anno dietro a DeSean Jackson e poi lanciarlo come sostituto nel ruolo e nelle caratteristiche. Non a caso una delle due ricezioni ha portato un big play da 57 yard (contro i Cowboys). Purtroppo però non sempre le ciambelle escono perfette con il buco al centro e Doctson si troverà ad essere titolare senza l’annata d’apprendistato passata appunto a recuperare la condizione fisica post infortunio.

A completare il reparto e a dare un po’ di profondità sono arrivate due aggiunte, una via free agency (Brian Quick) e l’altra via sesto giro del draft (Robert Davis). Il primo ha passato 5 anni ai Rams senza riuscire a convincerci che ci fosse potenziale ancora inespresso: discontinuo, non ha mai costruito qualcosa di sostanzioso attorno ad un telaio che invece lascia(va) sognare. Il sistema offensivo di Gruden ha dimostrato negli anni di far rendere una gran quantità di ricevitore, questo potrebbe essere una bella scommessa.

A proposito di ricevitori fisicati che dire del rookie da Georgia State, Robert Davis? 190 cm per 100 kg, attorno a questo bisognerà però costruire tutto il resto stando ad una capacità di correre le tracce piuttosto indisciplinata e poca abilità nel creare separazione: sarà una lunga strada prima di poter risultare utile alla domenica pomeriggio.

Nel passing game sarà sempre fondamentale la salute del tight end Jordan Reed, uno che ha ampiamente dimostrato di poter sedere alla destra di Gronkowski e proprio come Gronkowski ha come unico cruccio quello di non farlo all’interno di una infermeria. Quando ciò accadrà si richiederanno ancora gli straordinari a Vernon Davis, che proprio in questo ruolo part-time si è riciclato ed ha dato nuova linfa ad una carriera che pareva volgere velocemente al capolinea dopo le ultime stagioni a San Francisco e a Denver. Ma occhio anche al rookie Sprinkle da Arkansas: giocatore grosso e completo che potrebbe trovare strada facendo molti snap sfruttando anche le sue doti da bloccatore e le potenzialità da target in red zone.

You go, we go (Photo by Tom Rothenberg/Zuma Press/Icon Sportswire)

Nel reparto dei running back invece è cambiato molto poco: le gerarchie sono labili ma sono quelle che sono state create lungo la scorsa stagione, la prima senza Alfred Morris, che era iniziata con Matt Jones in rampa di lancio, un lancio poi durato molto poco. Jones resta a roster ma dovrà lottare per non essere tagliato, anche perché a fine aprile è arrivato uno dei RB più interessanti di una classe di rookie molto ricca: Samaje Perine ad Oklahoma è andato in calando nell’utilizzo (e questo non dovrebbe essere per forza un problema) e nelle prestazioni, anche a causa dell’emergere di Joe Mixon. È il classico runner di potenza con però poca elusività (più da singolo taglio) e poca velocità per poter creare qualcosa da solo. Può comunque entrare nel mix che sarà il backfield dei Redskins.

Titolare, per quel che vale, se sano sarà Rob Kelley, autentica rivelazione 2016. Le sue difficoltà in fase di ricezione saranno ancora una volta compensate da Chris Thompson che è l’esatto complementare e che punta a ricevere almeno 50 palloni, unico RB efficace anche nel passing game come target tra quelli a roster.

La spina più grossa da trattare in questa offseason è stata ancora una volta quella di Kirk Cousins e anche quest’anno, come l’anno scorso, l’idea è stata di trattarla con il tag (i milioni di dollari per avere le sue prestazioni saranno 24 nel 2017…). La stagione da quasi 5mila yard non ha quindi convinto ancora la dirigenza, anche se si sta lavorando a fatica sul prolungamento pluriennale. Nella Capitale sembrano impauriti da alti e bassi che non emergono del tutto dai numeri. Lo diciamo ormai da un paio di stagioni, ma questo pare davvero l’ultimo anno, poi o Washington o qualcun altro gli darà il contrattone. Dietro di lui, guardando le depth chart nel ruolo, mangerà tranquillo Colt McCoy.

Zero novità infine nella linea offensiva: Trent Williams (LT), Shawn Lauvao (LG), Spencer Long (C), Brandon Scherff (RG) e Morgan Moses (RT) hanno giocato da titolari l’anno scorso la gran parte degli snap, esclusi quelli persi per infortunio (sì, ci stiamo riferendo soprattutto a Williams). Tra questi merita una menzione particolare Moses che questa offseason è diventato uno dei right tackle più pagati (e con merito).

[/nextpage]

[nextpage title=”Difesa”]

DIFESA

Se Gruden è garanzia per l’attacco al di là dei cambiamenti avvenuti tra i giocatori (e tra gli allenatori come vedremo poi), in difesa bisognava fare qualcosa in ogni aspetto per poter invertire una piega un po’ deprimente che stava prendendo quel reparto. Anche qui è cambiato il manico/allenatore (più per punizione che per necessità), ma tra free agency e draft saranno nuovi anche molti interpreti: dal primo al quarto giro sono arrivati 4 nuovi baldi giovani, uno per reparto (defensive lineman, linebacker, cornerback e safety).

La linea, che continuerà ad essere a fronte dispari, è completamente nuova: Allen è il giocatore perfetto per quel tipo di linea, in grado di rushare da ogni posizione e anche di essere un fattore nel running game. È sceso nella seconda parte del primo giro per dei problemi alla spalla che hanno impaurito tantissime squadre, se fugati parliamo di un giocatore devastante. Al suo fianco si alterneranno Stacy McGee (ex Raiders) e Terrell McClain (ex Cowboys) entrambi firmati con contratti molto simili pluriennali (5, 4 anni da 4 5 milioni all’anno): tra i due quello che ha mostrato cose più interessanti in NFL sinora è senza dubbio l’ex giocatore di Dallas.

In mezzo, quando necessario, il ruolo del nose tackle sarà interpretato da Hood che comunque resta un giocatore piuttosto mediocre (uno dei peggiori run stopper della lega, in quello che dovrebbe essere il suo unico compito) e che inspiegabilmente continua ad ottenere tanto spazio di gioco (l’anno scorso più di 600 snap, secondo solo a Baker in linea).

Azzerare e rifondare la linea era uno degli obiettivi principali, ma non l’unico, l’intero front seven è stato ricostruito: Ryan Kerrigan (dopo la perdita di Orakpo) è parso un po’ solo, Trent Murphy ha avuto una buona stagione ma la prossima la inizierà ad handicap (4 giornate di squalifica) e di rushatori non se ne hanno mai abbastanza, ecco allora che il secondo giro è stato investito in un compagno di college dell’Allen già nominato: Ryan Anderson conosce il ruolo e se le cose andranno per il verso giusto si troverà ad affrontare un inserimento graduale, potendo i Redskins contare anche su Preston Smith e soprattutto Junior Gallette, se mai si degnerà di scendere in campo superati i problemi fisici, di karma e di off-field.

Allen&Robinson, tag team Mandatory Credit: John David Mercer-USA TODAY Sports

Non pochi erano stati i problemi incontrati da questa difesa nelle corse, specie quelle centrali. Bisognava quindi intervenire anche negli inside linebacker e si è andati a prendere Zach Brown via free agency: la sua annata a Buffalo ha sorpreso tanti in primis lui stesso che pareva diretto ormai verso il dimenticatoio dopo annate incolori sia per problemi fisici che di rendimento a Tennessee. Brown dovrà migliorare le prestazioni del duo Will Compton & Mason Foster (che restano comunque a roster): a livello di volume di gioco i due hanno avuto una buona stagione, ma i tackle nel football si pesano, non si contano. E i loro spesso e volentieri avevano incidenza minima ai fini dei down da stoppare.

Dopo tutti questi cambiamenti, rimane grosso modo inalterata la secondaria. Josh Norman era il pezzo da 90 aggiunto nella scorsa offseason (come solito fare del proprietario Snyder che quest’anno invece è rimasto quasi anestetizzato da questo punto di vista…): dopo un buon inizio e in generale delle partite molto buone, lui, come tutta la squadra ha avuto un rendimento in calando. Al di là del prezzo (salato) pagato, resta un giocatore di talento cristallino su cui poter contare (cercando di limitarne più che gli errori, le distrazioni mediatiche).

La coppia dei CB titolare sarà completata da Bashaud Breeland, giocatore ormai storico di questi Redskins, pur essendo solo al quarto anno: molto solido nei placcaggi, in copertura sta mostrando qualche difficoltà di troppo tanto da valutarne uno spostamento a strong safety. I problemi in quel caso sarebbero due: cornerback testati e forti che possano sostituirlo non ci sono a roster (il sophomore Kendall Fuller e il rookie Fabian Moreay proveniendo entrambi dal terzo giro del draft, pur in annata diverse, prima o poi una chance comunque l’avranno); l’altro problema invece è che andrebbe ad affollare una posizione ben coperta dall’ibrido Su’a Cravens, da Will Blackmon, dal rookie Nicholson e in parte anche da D.J. Swearinger, altro giocatore che adora colpire che verosimilmente sarà schierato come free safety titolare (e la cosa non è per nulla rassicurante).

Resta a roster l’eterno DeAngelo Hall, anche se ormai c’è ben poco da tirar fuori dalle sue prestazioni dopo 13 stagioni, un collaterale saltato nel 2016 e un tendine d’Achille rotto 3 anni fa.

[/nextpage]

[nextpage title=”Special Team”]

SPECIAL TEAM

Tress Way e Dustin Hopkins saranno confermati come punter e kicker anche per la stagione 2017. Il primo peraltro aveva firmato un quinquennale l’anno scorso e migliora sempre più il piazzamento dei suoi calci (solo 4 touchback, meno del 10% dei punt tentati). Hopkins invece ci ha messo un po’ di più prima a trovare un posto da titolare tra i professionisti rispetto a quanto si poteva pensare dopo la sua carriera a Florida State, ma ora sarà difficile toglierlo di mezzo. L’anno scorso un paio di errori di troppo li ha commessi e dovrebbe migliorare la sua potenza quanto meno per essere sopra il 50% nei calci oltre le 50 yard.

Anche per i ritorni si aspettano poche novità: Chris Thompson, Will Blackmon e forse Jamison Crowder continueranno a dividersi i compiti tra kick off e punt, anche se nessuno spicca per rendimento e soprattutto Crowder, una volta perso DeSean Jackson, dovrà tenersi lontano da eventuali infortuni in quelle fasi di gioco.

[/nextpage]

[nextpage title=”Draft & FA”]

DRAFT

1 (17) – Jonathan Allen, DE (Alabama)
2 (49) – Ryan Anderson, LB (Alabama)
3 (81) – Fabian Moreay, CB (UCLA)
4 (114) – Samaje Perine, RB (Oklahoma)
4 (123) – Montae Nicholson, S (Washington)
5 (154) – Jeremy Sprinkle, TE (Arkansas)
5 (199) – Chase Roullier, C (Wyoming)
6 (209) – Robert Davis, WR (Georgia State)
7 (230) – Josh Harvey-Clemons, S (Louisville)
7 (235) – Joshua Holsey, CB (Auburn)

MOVIMENTI PRINCIPALI FREE AGENCY

In: Brian Quick (WR, LAR), Terrelle Pryor (WR, CLE), Terrelle McClain (DL, DAL), Stacy McGee (DL, OAK)

Out: DeSean Jackson (WR, TB), Pierre Garcon (WR, SF), Chris Baker (DL, TB), Ricky Jean-Francois (DL, GB)

[/nextpage]

[nextpage title=”Coaching Staff”]

COACHING STAFF

Gruden resta saldo al comando e al coordinamento delle operazioni, almeno sin quando il proprietario Snyder non se ne stancherà. Questo però è l’unico punto fermo perché in attacco (per buone prestazioni), in difesa (per cattive prestazioni) e nel management (per cattive abitudini?) si è dovuto cambiare molto.

Partiamo proprio da quest’ultima situazione: Scot McCloughan non è più il general manager di questa squadra pare dopo essere ricaduto in problemi di alcol. La sua figura in realtà non è stata sostituita, con il presidente Bruce Allen e il Personnel Executive Doug Williams che ne hanno preso i poteri e con quest’ultimo che ha giustificato l’assenza di un GM con “quando l’abbiamo avuto non ha funzionato”. Restiamo un po’ allibiti.

Il giovanissimo Sean McVay, classe 1986, dopo aver impressionato come offensive coordinator è diventato l’head coach più giovane della storia della NFL. Il suo passaggio ai Rams ha lasciato quindi un buco non voluto nel coaching staff poi ricoperto dalla promozione del QB coach Matt Cavanaugh, che proprio con Cousins ha fatto un lavoro egregio. Vedremo se sarà all’altezza di un ruolo che aveva già ricoperto in passato tra Chicago Bears (1997, 1998), Baltimore Ravens (1999-2004) e Pittsburgh Steelers (2005-2008). Bisogna ammettere squadre di certo non conosciute per il loro attacco spumeggiante, ma significativa l’ultima esperienza con la crescita controllata e significativa di Big Ben Roethlisberger. Sempre presente nel coaching staff il figlio di Wade Phillips in qualità di allenatore dei tight end.

In difesa invece i cambiamenti sono stati più voluti che subiti: Joe Barry aveva un curriculum non esaltante e il biennio appena concluso non ha portato nulla di positivo affinché potesse resistere un terzo anno alla guida della difesa. Lui quest’anno sarà l’allenatore dei LB ai Rams, mentre il defensive coordinator ai Redskins sarà Greg Manusky che torna a ricoprire questo ruolo dopo un solo anno di “punizione”: faceva infatti parte degli allenatori di reparto, mentre a San Diego prima (2011) e ad Indianapolis poi (2012-2015) aveva mostrato a tutto il mondo NFL la sua inadeguatezza a fare il DC. Cosa ci abbia visto ora Gruden per riproporlo come tale forse lo scopriremo solo seguendo la prossima stagione.

Tra i suoi collaboratori degno di nota Jim Tomsula, che dopo i pesci in faccia presi a San Francisco ed un anno fuori dal giro, torna come allenatore della linea difensiva, lo stesso ruolo ricoperto per 7 anni proprio nella Baia prima del salto (nel vuoto) come capo allenatore.

[/nextpage]

[nextpage title=”Resoconto”]

RESOCONTO e CALENDARIO

L’impressione è che pur cambiando molto, non si siano aggiunti tasselli in grado di far fare il salto di qualità alla squadra che quindi dovrà essere ricercato più nel coaching staff e nell’amalgama che bisognerà trovare tra le varie fasi di gioco.

L’incognita sul lungo periodo di come sarà gestita la situazione Cousins ormai è un leitmotiv che inizia però ad essere fastidioso e prima o poi presenterà il conto in un verso o nell’altro. Risulta quasi sciocco trovarsi sempre con gli stessi dubbi per il secondo anno di fila, ma così è.

Il calendario è pieno di partite sulla carta ostiche, raggiungere il 50% pare un obiettivo già difficile da raggiungere, la qualificazione ai playoff sarebbe davvero sorprendente.

[/nextpage]

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *