Chi è Robert Whittaker e perché potrebbe diventare il tuo fighter preferito

The Reaper, ovvero il “mietitore”, è attualmente il campione meno conosciuto di tutta la promotion, proviamo a conoscerlo meglio e a capire perché potrebbe essere uno dei fighters emblematici di questo e del prossimo decennio.

Robert nasce in Nuova Zelanda  il 20 dicembre 1990  e si trasferisce subito in Australia, molto legato alle sue origini, rivendica spesso sia l’appartenenza alle due nazioni sia alla discendenza Maori, ereditata dalla madre.

A sei anni entra nel suo primo dojo e inizia a praticare Karate, lo stile è il Goju Ryu.  Dopo aver ottenuto la cintura nera si iscrive in una palestra di Hapkiko, un’arte marziale di origini coreane. 

Dopo non molto tempo, il coach Henry Perez, forse capendo in che direzione si stavano dirigendo le arti marziali, trasforma il suo dojo in una palestra di MMA. Quasi casualmente Robert si ritrova immischiato in un mondo nuovo, fatto di gabbie e piccoli guanti. Di certo non si tira indietro, e infatti esordisce da professionista ad appena diciott’anni vincendo l’incontro per KO tecnico. 

E da qui gli altri match girando per l’Australia e poi la prima sconfitta per sottomissione, e poi la chiamata per il The Ultimate Fighter. 

Al TUF, in 19 secondi spazza via Luke Newman e vola in finale contro il non più sconosciuto (almeno per noi italiani) Brad Scott. Vincerà per decisione unanime.

Robert Whittaker, all’etá di 21 anni, si trova nel circuito di MMA più famoso al mondo.

E qui la difficoltà di rimanere nella categoria dei pesi welter: arrivano due vittorie, e in seguito due sconfitte. L’ultima per TKO,  contro un certo Stephen Thompson, il quale è chiamato Wonderboy non per nulla.

In quel momento, per Robert, vi è una profonda riflessione su quali siano le sue priorità e i suoi obiettivi. 

E quindi l’ultimo incontro nei welter e la decisione di cambiare categoria. È l’inizio della nuova vita di Robert, che diventa a tutti gli effetti un temuto mietitore. 

Batte Hester per KO e il buon Brad Tavares non fa una fine molto differente. Robert si fa conoscere ma parte sempre come sfavorito. 

E poi si programma l’incontro con una delle leggende di questo sport, Michael Bisping, incontro che non avverrà causa infortunio di quest’ultimo, incontro che non si fece allora e che non accadrà mai. 

Forse meglio, poiché Whittaker si dichiarerà in seguito: “Penso che sia un vero guerriero […] Sarebbe stato un onore affrontarlo, ma in fondo sono di felice di non averlo incontrato perché sono cresciuto guardando i suoi match e posso dire, con tutta onestà, di essere un suo piccolo fan”

Bisping verrà sostituito da Uriah Hall, ottimo test per lo striking dell’australiano, il quale supera la prova con successo. E poi c’è il brasiliano Natal, e poi c’è il primo Main Event contro Derek Brunson e infine arriva la finalizzazione ai danni di Ronaldo Souza (che non veniva messo KO dal 2008). 

La mietitura della categoria dei medi è quasi completata. 

Arriva dunque la chance per la cintura ad interim contro il fenomeno Yoel Romero.

Robert si infortuna al ginocchio all’inizio del match ma con una grandissima prestazione esce dalla gabbia con la cintura alla vita. 

Questa notte, dopo quasi un anno di stop causa infortuni, “The Reaper” tornerà nell’ottagono più famoso, per difendere, o forse per conquistare l’indiscusso titolo di campione (Avendo Yoel Romero mancato il peso di 0.2 libbre, non potra competere per il titolo Ndr).

Ma cosa rende eccezionale il nostro Whittaker?

Bobby Knuckles (altro suo soprannome) riesce a fondere ottimamente il suo background da karateka con un’abilità nello scramble notevole.

Guardia bassa, uso frequente di calci frontali (e volta anche laterali) e capacità di colpire da entrambe le guardie sono sicuramente frutto dell’arte giapponese. Ma Robert unisce a tutto ciò un’innata aggressività, dà infatti l’impressione di voler sbrigare il lavoro il più velocemente possibile per tornare a fare cose più importanti. Da qui notiamo il suo avanzare in continuazione (anche con un ginocchio distrutto come contro Romero) e il suo non dare tregua all’avversario. Questa sua costante pressione però, è accompagnata da un’intelligenza tattica elevata, emblematico quando, dopo aver mandato a terra una prima volta Ronaldo Souza ed essere vicino alla finalizzazione, Robert si rialzi per non prendere troppi rischi (la guardia di Jacarè è sempre pericolosa).

Di più, protendendo il busto in avanti sfrutta al massimo il suo allungo per coprire la distanza, da lì riesce a mettere colpi molto potenti anche senza un eccessivo caricamento. Da non dimenticare una velocità dei colpi Impressionante. 

Armi speciali: sicuramente gancio sinistro e calcio circolare alto destro.

Altra nota importante è il suo wrestling. Spesso Whittaker è stato definito uno striker con un’ottima takedown defense. Ed è sicuramente vero, Natal, Jacarè e Romero lo sanno bene. Ma non basta, Robert oramai è un grappler di alto livello,  è stato infatti campione australiano di wrestling nel 2017 e si è qualificato per i giochi del Commonwealth (una piccola olimpiade per i paesi che erano nell’impero britannico).

Insomma, “The Reaper” ha tutte le carte in regola per suscitare grandi emozioni.

Questa sera l’ostacolo si chiama (di nuovo) Yoel Romero. Nessun pronostico, contro il cubano chiunque può soccombere, ma in qualsiasi modo finisca, Robert Whittaker è già nella classifica dei miei fighters preferiti.

Simon Grosso

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