Tour de France 2018 – I Partecipanti

Il ciclismo non è nuovo a vigilie turbolente per i suoi partecipanti, anche se negli ultimi anni queste spiacevoli attese erano andata un po’ a diradarsi. La vicenda Froome-UCI-WADA-ASO ha vissuto giornate caldissime ad inizio di questa settimane e non c’è niente di più distante dal “tutto è bene, ciò che finisce bene”, perché al di là di tutto, pare che ne escano da sconfitti tutti: Froome che avrà un ambiente ancor più invivibile ad attenderlo, l’UCI che come al solito sembra non contare nulla, quando dovrebbe essere quella che conta di più, la WADA che assolve ma in definitiva non spiega niente ed infine l’ASO che se ne esce ad minchiam (sapendo già l’assoluzione?), volendo fare la voce più grossa di tutti (e sono anni che lo fa, condizionando più dell’UCI ogni decisione).

Per fortuna sabato si parte, il percorso ve l’abbiamo già presentato, oggi vediamo chi lo correrà (in fondo trovate anche un mini ranking personale per le varie categorie, ndr)

Team Sky

1 Christopher FROOME, 2 Egan BERNAL, 3 Jonathan CASTROVIEJO, 4 Michal KWIATKOWSKI, 5 Gianni MOSCON, 6 Wout POELS, 7 Luke ROWE, 8 Geraint THOMAS.

Del casino pre-Tour ho già scritto in apertura. Qua provo a parlare di corsa: secondo me Froome farà molta fatica sulle tre settimane, abbiamo visto i tentativi di Contador e Quintana negli ultimi anni ed è davvero difficile mettere in fila Giro e Tour: certo il keniano bianco ha già bissato due GT consecutivi (Tour e Vuelta 2017), ma qua il livello di percorso e di rivali è molto più alto. Sarei molto sorpreso di vederlo sul podio a Parigi.
Certo 1) è un campione, 2) avrà dalla sua un bel cuscinetto con la crono a squadre dove con i suoi compagni rischia di fare il vuoto (per star più tranquilli in inverno hanno preso anche Castroviejo). Ma molti dei suoi rivali più temibili arrivano a questa corsa molto più riposati, questo per me conterà di più.
Per il resto il team Sky è il solito dream team: Moscon e Rowe gli staranno vicino anche sul pavé e sono due treni ovunque, avere come gregari gente del calibro di Thomas, Kwiatkowski e Poels è assurdo (anche se forse un Nieve, quest’anno alla Mitchelton, potrebbe mancare).
E se Froome dovesse saltare del tutto? Che si fa? Ci sono tre vie alternative: la prima porta il nome di Thomas, che sulle tre settimane però trova sempre il modo per farsi da parte, appena arriveranno queste eventuali pressioni potrebbe sciogliersi a sua volta; Poels è un corridore dannatamente completo, magari può salvare la baracca con una top 5 finale (a seconda di quando arriverà questa eventuale crisi di Froome); infine c’è lui, Bernal. Classe 1997, anche se ne sentiamo parlare ormai da due stagioni. È un talento precoce che sta bruciando molte tappe, il suo “menu stagionale” alla Sky prevedeva una Vuelta da quasi co-capitano (con i fuori usciti da questo Tour e l’assenza di Froome), ma Romandia e California fatte guardando negli occhi i big del ciclismo mondiale hanno accelerato il percorso. Cosa aspettarsi da questo debutto nei Grandi Giri? In salita vola, io limiti non gliene metto.

Team EF Educational First – Drapac p/b Cannondale

11 Rigoberto URAN, 12 Simon CLARKE, 13 Lawson CRADDOCK, 14 Daniel Felipe MARTINEZ, 15 Taylor PHINNEY, 16 Pierre ROLLAND, 17 Thomas SCULLY, 18 Sep VANMARCKE.

Provano a sembrare una squadra WT, che ci riescano è tutto da vedere. Uran l’anno scorso, proprio mentre si iniziava a credere che fosse in fase calante, ha tirato fuori un secondo posto sul podio di Parigi che ha sorpreso un po’ tutti. Nel 2018, Tour of Slovenia a parte, non si è notato molto ed ha corso anche poco: nel 2017 era arrivato al Tour con 33 giorni di corsa, quest’anno è riuscito a fare ancora meno (27). Sarei però molto sorpreso di rivederlo nei primi 3, ancora più di quanto lo sia stato l’anno scorso.
Rolland in questi ultimi anni si è un po’ incartato: da uomo classifica (che effettivamente non era nelle sue corde) a uomo per le fughe, ma ormai le sue azioni sono diventate quasi caricature ottimistiche della realtà. Fa simpatia e non è per forza un pregio.
L’ottavo posto alla Roubaix per Phinney è stato un barlume di un faro in mezzo ad un mare in tempesta: la storia dell’americano e delle sue sfortune è più che nota, questo sarà il secondo GT post infortunio, l’anno scorso arrivò a Parigi a fatica, quest’anno non sarà molto diverso.
Chiedere a Vanmarcke di vincere una tappa forse è troppo (7 volte ha tagliato il traguardo per primo in carriera, mai in una corsa WT), potrà far bene sul pavé, ma ormai ci si è abituati all’idea che sia un corridore talentuoso ma a cui manca spunto o più in generale il centesimo per fare l’euro.
Tra gli altri Craddock e Scully sono dei buoni passisti/cronomen, Clarke può giocarsela in una volata ristretta ed in finali convulsi, mentre Martinez (classe ’96) può essere la vera sorpresa, autore sin qui di una stagione un po’ fuori dal radar, ma molto solida e con la possibilità di emergere nelle tappe più dure.

AG2R La Mondiale

21 Romain BARDET, 22 Silvan DILLIER, 23 Axel DOMONT, 24 Mathias FRANK, 25 Tony GALLOPIN, 26 Pierre LATOUR, 27 Oliver NAESEN, 28 Alexis VUILLERMOZ.

Sesto nel 2014, nono nel 2015, secondo nel 2016, terzo nel 2017: inutile girarci attorno, Bardet è la grande speranza francese di interrompere un digiuno imbarazzante nella corsa di casa nonché la più famosa al mondo, un digiuno che dura da 33 anni e che ha iniziato a pesare talmente tanto che proprio l’ultimo vincitore Hinault ha iniziato a straparlare a riguardo.
I francesi stanno disegnando sempre più percorsi adatti a Romain, ma la sensazione è che debbano allinearsi troppe stelle per vederlo sul gradino più alto a Parigi. Di certo lui è un corridore divertente che non lascia mai nulla di intentato, quanto meno ci farà divertire.
Al suo fianco occhio al sempre più garibaldino Pierre Latour, un cagnaccio d’altri tempi, carta tattica molto interessante da potersi giocare se riuscisse a restare in classifica: potrebbe far saltare il banco.
Sarà interessante seguire il Tour di Vuillermoz e Gallopin (quest’ultimo uscito malconcio dal campionato nazionale), due la cui carriera sembra arrivata ad una fase di stanca, dopo che hanno fallito il definitivo salto di qualità. Vedremo se queste tre settimane potranno restituire loro un po’ di fiducia.
Occhio infine a Naesen per qualche fuga, per la tappa sul pavé e più in generale per qualche azione talentuosa, la classe non gli manca. Inserito all’ultimo Frank, ottimo gregario di montagna, al posto di un più stanco Geniez (uscito dal Giro).

Team Sunweb

31 Michael MATTHEWS, 32 Tom DUMOULIN,  33 Nikias ARNDT, 34 Simon GESCHKE, 35 Chad HAGA, 36 Soren Kragh ANDERSEN, 37 Laurens TEN DAM, 38 Edward THEUNS.

L’infortunio a Kelderman occorso il weekend scorso ai campionati nazionali olandesi è stato una mazzata sulla Sunweb, che aveva in lui il capitano di fatto per questa spedizione francese. Ora peserà tutto sulle spalle di Dumoulin, che al Giro ha dimostrato di essere tra i top 5 mondiali per le corse da tre settimane (forse anche top 3), ma che appunto dal Giro non ha praticamente più corso (3 giorni di gare) e che mi aspetto faccia molta fatica a mantenere una condizione soddisfacente.
Riposti i sogni di gloria sulla generale, ci sono da tenere d’occhio però tre corridori: il giovane talento Andersen (classe ’94) e Theuns andranno in cerca di funghi fughe, Michael Matthews proverà a confermare la maglia verde vinta l’anno scorso in contumacia Sagan. Il Tour 2017 di Bling è stato uno spettacolo, sempre all’attacco anche in terreni non propriamente nelle sue corde, ripetersi però quest’anno sarà molto difficile, con un parterre di rivali impressionanti. Finora non ha corso molto, ma l’ha fatto con estrema qualità (molti buoni piazzamenti, ma una sola vittoria di tappa al Romandia).

Team Fortuneo – Samsic

41 Warren BARGUIL, 42 Maxime BOUET, 43 Elie GESBERT, 44 Romain HARDY, 45 Kevin LEDANOIS, 46 Amael MOINARD, 47 Laurent PICHON, 48 Florian VACHON.

Alcuni esclameranno “ecco dove era finito Barguil!!”, esatto la scelta fatta l’inverno scorso era sembrata subito abbastanza deprimente, ma ci sta anche che non tutti abbiano il fuoco vivo dentro e l’ambizione dei grandi palcoscenici e dei grandi successi. Barguil vuole fare un po’ come gli pare e la Sunweb non sembra essere una squadra che regali molti stimoli peraltro (chiedere a Kamna in ultimo), il mix delle due cose ha prodotto questo abbinamento che ha permesso a Warren di correre sinora un po’ fuori dal radar (eufemismo), probabilmente alla Fortuneo non gli chiederanno di fare classifica e di dar loro visibilità il più possibile, il suo paradiso.
Nel sotto bosco tra i giovani della squadra francese da tenere d’occhio soprattutto Gesbert (classe ’95) e Ledanois (classe ’93), hanno un buono spunto e soprattutto in qualche tappa intermedia, nella fuga giusta, potrebbero conquistare buoni piazzamenti.

Bahrain Merida Pro Cycling Team

51 Vincenzo NIBALI, 52 Sonny COLBRELLI, 53 Heinrich HAUSSLER, 54 Gorka IZAGIRRE, 55 Ion IZAGIRRE, 56 Kristijan KOREN, 57 Franco PELLIZZOTTI, 58 Domenico POZZOVIVO.

Se anche con un lineup del genere Nibali sarà solo sulle montagne più dure, non sappiamo più cosa pensare: i due Izagirre, Pellizzotti (almeno per i primi tratti) e un Pozzovivo che in uscita dal Giro potrà comunque rendersi utili in appoggio del capitano sono un bel parco di gregari da salita.
Compagni esperti, tutti per la classifica di Vincenzo, che si trova di nuovo in una situazione potenzialmente favorevole per poter lottare anche per la vittoria finale o quanto meno provare a puntare al podio. Individualmente, dopo aver vinto la Sanremo, la sua condizione non è parsa delle migliori, tutt’altro: non è mai andato vicino alla vittoria e si è staccato un po’ ovunque.
Questo un po’ preoccupa, ma preoccupa molto di più il tempe che potrà perdere nella crono a squadre, perché se i compagni per le montagne ci dovrebbero essere, per la pianura questa è una squadra che avanza a fatica.
Per le volate Colbrelli proverà a dire la sua, più gli arrivi saranno convulsi, magari anche resi duri dalla pioggia, più potrebbe avere chance (come successo al Tour de Suisse), negli arrivi di gruppo lineari difficilmente ne ha per battere corridori molto più potenti ed esplosivi di lui.

Mitchelton – Scott

61 Adam YATES, 62 Jack BAUER, 63 Luke DURBRIDGE, 64 Mathew HAYMAN, 65 Michael HEPBURN, 66 Damien HOWSON, 67 Daryl IMPEY, 68 Mikel NIEVE.

Sinceramente tanto sulla carta sembrava fortissima la squadra per il Giro (come poi è stata per due settimane), quanto sembra un po’ inadeguate questa per il Tour. Per carità per la pianura (e per la crono a squadra) siamo davanti ad un ottimo lineup, ma per la montagna oltre a Nieve (che peraltro ha le fatiche delle tre settimane italiane nelle gambe) c’è poco altro che può essere d’aiuto ad Adam Yates, che da par suo correrà come al solito in difesa, al risparmio, cercando di rimanere aggrappato alla top 10.
Per il resto, Hayman a Roubaix ha già vinto in una edizione storica e spettacolare, ripetersi pare però improbabile. Impey si butterà in qualche fuga o qualche volata e proverà a conquistare qualche piazzamento.

Movistar Team

71 Nairo QUINTANA, 72 Andrey AMADOR, 73 Davide BENNATI, 74 Imanol ERVITI, 75 Mikel LANDA, 76 Jose Joaquin ROJAS, 77 Marc SOLER, 78 Alejandro VALVERDE.

Alla Movistar o sono dei geni o stanno scherzando con il fuoco: presentarsi con 3 aspiranti capitani nell’occasione forse irripetibile di avere un Chris Froome leggermente sottotono dopo le fatiche del Giro sembra un grosso rischio.
Tre galli (Landa, Quintana, Valverde in rigoroso ordine alfabetico) più due galletti (Amador può fare anche una top 10, Soler un giorno la farà), in una squadra che ultimamente ha corso sempre in maniera fin troppo oculata e controllata i Grandi Giri, ha senso? La strada darà la risposta ma qualche dubbio resta su come potrà svilupparsi la strategia di squadra.
Dubbi che però vengono in parte fugati dal Nairo che abbiamo visto all’ultimo Giro di Svizzera, il colombiano pare in forma scintillante come non accadeva da più di un anno. Valverde poi pare non voler invecchiare e Landa è il solito corridore che quando le pressioni sono poche, di solito vola e qua, con due mostri sacri davanti, potrebbero figurarsi le condizioni ottimali per lui.
Sembra un po’ il death lineup di Goldenstatiana memoria, ci aspettiamo grandi cose, saremo delusi?

BMC Racing Team

81 Richie PORTE, 82 Patrick BEVIN, 83 Damiano CARUSO, 84 Simon GERRANS, 85 Stefano KUNG, 86 Michael SCHAR, 87 Greg VAN AVERMAET, 88 Tejay VAN GARDEREN.

Porte sinora ha corso 11 GT, ne ha chiusi 3 (tre!) nei primi 20, 2 di questi nei primi 10 (7° al Giro 2010, suo debutto nelle corse di tre settimane, per certi versi la sua condanna e 5° al Tour del 2016) e quindi non è mai finito sul podio. Certo, molte volte è stato sfortunato, a volte è stato “costretto” a fare il gregario di lusso, spesso ha sofferto la pressione. Come possa essere il secondo favorito (dietro a Froome) secondo i bookmaker risulta piuttosto bizzarro. La condizione pare molto buona (primo al Tour de Suisse, terzo al Romandia le ultime due corse fatte), ma storicamente nelle gare a tappe di una settimana non ha mai deluso.
La squadra attorno a lui è molto molto buona: Tejay (un Porte più scarso e con più sfiga) ormai è un gregario che può venire utile sia in montagna che in pianura (ed a crono), Caruso come ultima carta da giocarsi sulle salite più dure è un lusso, Kung, Schar e Bevin hanno un gran motore: ovviamente tutti questi nella cronometro a squadre potrebbero dare una bella botta a tutti (Sky esclusa).
Per i successi parziali da tenere d’occhio il campione olimpico, Greg Van Avermaet, in una stagione sin qui piuttosto parca di soddisfazioni (2 vittorie individuali, ma a febbraio, ed una campagna del nord sempre nei top 10, ma senza l’acuto).

UAE – Team Emirates

91 Daniel MARTIN, 92 John Darwin ATAPUMA, 93 Kristijan DURASEK, 94 Roberto FERRARI, 95 Alexander KRISTOFF, 96 Marco MARCATO, 97 Rory SUTHERLAND, 98 Oliviero TROIA.

Non una buona stagione per la UAE, anzi fino ad un mese fa era da considerare proprio disastrosa, poi nelle ultime settimane le cose sono parzialmente migliorate, soprattutto Daniel Martin è sembrato essere il corridore spumeggiante che avevamo ammirato l’anno scorso. Sarà lui il capitano ed il Delfinato di inizio giugno può far ben sperare in un buon piazzamento e soprattutto in qualche zampata nelle tappe più complicate. Il podio però, anzi anche una top 5 sembra piuttosto improbabile.
Purtroppo sarà un po’ lasciato solo: l’Atapuma visto nelle ultime due stagioni non solo non è buono per aiutare da gregario, ma anche le sue classiche azioni dalla lunga distanza sono via via sparite. Il resto è onesto, ma niente di più.
Per le volate Ferrari, Marcato e Sutherland proveranno a lanciare alla perfezione un Kristoff a cui mancano i picchi di rendimento verso l’alto che aveva qualche anno fa, ma che pare leggermente più incisivo rispetto alle ultime stagioni.

Quick-Step Floors

101 Julian ALAPHILIPPE, 102 Tim DECLERCQ, 103 Fernando GAVIRIA, 104 Philippe GILBERT, 105 Bob JUNGELS, 106 Yves LAMPAERT, 107 Ariel Maximiliano RICHEZE, 108 Niki TERPSTRA.

Si punterà innanzitutto a vincere più tappe possibili, perché il bottino già bello sostanzioso di questa stagione può diventare leggendario. Stranamente ancora a secco Gilbert (che però ai campionati belgi di un paio di settimane fa è sembrato avere una gran gamba), mentre per le volate ci penserà Richeze a lanciare alla perfezione Gaviria. Il talento poi non manca tra l’anarchico Terpstra (occhio alla sua “Roubaix”), Alaphilippe (che avrà un paio di tappe cerchiate di rosso) e Lampaert.
Al solito branco affamato di vittorie di tappe si aggiunge un Bob Jungels che viene da due top 10 consecutive al Giro d’Italia. Il Tour per avversari è più complicato, ma per percorsi finisce quasi per adattarsi meglio alle sue caratteristiche (anche se ci sarebbe voluta una crono in più e quest’anno non mancheranno le tappe di montagna spacca gambe). Quest’anno ha vinto una monumento (la Liegi, ovviamente) e la stagione sarebbe già a posto così, nelle corse di una settimana, dove potrebbe essere più incisivo, però non è mai parso brillante.

Bora – Hansgrohe

111 Peter SAGAN, 112 Maciej BODNAR, 113 Marcus BURGHARDT, 114 Rafal MAJKA, 115 Gregor MUHLBERGER, 116 Daniel OSS, 117 Pawel POLJANSKI, 118 Lukas POSTLBERGER.

Senza dubbio le stelle di questa squadra sono due e se Majka, da par suo, dovesse uscire scientemente di classifica, potrebbero portarsi a casa le altre due maglie più importanti di questo Tour, quella verde della classifica a punti per Sagan e quella a pois per il miglior scalatore al polacco.
Peter vorrà sicuramente cancellare la squalifica per comportamento scorretto in volata in cui è incappato l’anno scorso, unico modo possibile per tenerlo lontano dalla maglia verde dal 2012 in poi.
Il modo di correre di Majka farebbe imprecare anche un monaco tibetano, ma è indubbio che così facendo ha raccolto più di qualche soddisfazione personale: di solito lui fa classifica al Giro (sempre in top 10, addirittura quinto 2 anni fa) per poi andare al Tour a correre da “battitore libero”, quest’anno (come l’anno scorso, quando però poi si ritirò dal Tour) non ha corso in Italia, magari in Francia vorrà fare classifica. La Bora peraltro non ha alternative, mentre per le fughe e per azioni vincenti nel finali qualche carta di scorta ce l’avrebbe anche.

Astana Pro Team

121 Jakob FUGLSANG, 122 Omar FRAILE, 123 Dmitriy GRUZDEV 124 Jesper HANSEN, 125 Tanel KANGERT 126 Magnus CORT NIELSEN, 127 Luis Leon SANCHEZ, 128 Michael VALGREN.

Come al solito l’Astana presenta una squadra votata all’attacco, alla rivoluzione più che alla costruzione di un successo. Fuglsang in questo contesto è un po’ una mosca bianca: corridore piuttosto quadrato, duro da staccare, ma che raramente ha il guizzo vincente. Sarà lui a dover fare la classifica, dopo anni di gregariato extralusso, ma non mi aspetterei grandissimi cose, con Kangert capitano di rincalzo ma sulla stessa falsariga.
Per le azioni offensive occhio a Fraile, all’inesauribile Lulù Sanchez ed a Valgren: su terreni diversi, ma possono essere tutti e tre imbattibili se beccano la giornata di grazia.
Per le volate Cort Nielsen è un outsider molto pericoloso.

Team Dimension Data

131 Mark CAVENDISH, 132 Edvald BOASSON HAGEN, 133 Reinard JANSE VAN RENSBURG, 134 Serge PAUWELS, 135 Mark RENSHAW, 136 Tom-Jelte SLAGTER, 137 Jay Robert THOMSON, 138 Julien VERMOTE.

La classifica generale non interessa, si punterà quindi a vincere almeno una tappa. La carta più importante è sicuramente quella di Cavendish, che ha perso l’esplosività di una volta che lo rendeva spesso imbattibile, ma a cui restano scaltrezza e spavalderia per poter provarci ad ogni arrivo in volata. D’altronde con 48 vittorie siamo davanti al terzo all-time per tappe vinte nei Grandi Giri (dietro a Merckx e Cipollini, parimerito con Petacchi) ed il primo, con il secondo che arriva terzo, tra quelli in attività (+26 su Greipel, + 29 su Kittel).
Altri nomi da tenere d’occhio per il successo parziale: il fugaiolo Pauwels, il solito Boasson Hagen, che però è rimasto un po’ nel limbo ultimamente, e soprattutto Slagter, corridore perfetto per le tappe “intermedie” e pericoloso in arrivi convulsi e a ranghi ristretti.

Team Katusha – Alpecin

141 Ilnur ZAKARIN, 142 Ian BOSWELL, 143 Robert KISERLOVSKI, 144 Marcel KITTEL, 145 Pavel KOCHETKOV, 146 Tony MARTIN, 147 Nils POLITT, 148 Rick ZABEL.

Come può salvarsi Zakarin sul pavé? Questo il più grosso enigma per la Katusha, che al Tour di France mette in strada tutte le poche carte che ha ancora a disposizione, ovvero il già citato Zak e le spalle larghe (ma le gambe pare un po’ imballate) di Marcel Kittel.
Il tedesco viene da una stagione sin qui piuttosto incolore: solo 2 vittorie (entrambe alla Tirreno) sono un po’ poco per uno che fino all’anno scorso era il dominatore incontrastato di ogni volata a gruppo compatto. Vedremo se si è tenuto il meglio per il Tour.
Zakarin, al di là della “mini” (non tanto mini) Roubaix, in ottica classifica generale potrebbe pagare pesantemente anche la crono a squadre. Certo c’è Tony Martin (in netto calo da qualche stagione anche lui), ma nel complesso siamo ben lontani dai team che domineranno la corsa contro il tempo. Quindi per il russo si prevede un Tour in cui dovrà andare all’attacco (e questo di certo non gli fa paura) e in cui dovrà fare pochissimi errori (già questo è più difficile da ottenere): l’anno scorso ha fatto quinto al Giro e terzo alla Vuelta, motore e tre settimane non mancano, i dubbi per un’altra top 10 sono su quanto detto sinora. Quest’anno in generale si è nascosto molto (non per forza un difetto).
Per il resto occhio soprattutto a due giovani per tappe medie: Politt (classe ’94) che sul pavé va alla grande e una mano a crono potrà darla e l’eterno giovane (e figlio d’arte) Rick Zabel (classe ’93), passato pro ormai 4 anni fa e che prima o poi farà il salto di qualità.

Groupama – FDJ

151 Arnaud DÉMARE, 152 David GAUDU, 153 Jacopo GUARNIERI, 154 Olivier LE GAC, 155 Tobias LUDVIGSSON, 156 Rudy MOLARD, 157 Ramon SINKELDAM, 158 Arthur VICHOT.

Orfana di Pinot che, al di là del problema di salute che gli ha rovinato il Giro, difficilmente sarebbe riuscito a far classifica anche qua, la Groupama da queste tre settimane vuole soprattutto capire se può avere un grande futuro con il talentino David Gaudu, classe 1996 (22 anni ad ottobre), che 2 anni fa dominò il Tour de l’Avenir (davanti a gente come Ravasi, Costa, Bernal, Hindley e Geoghegan Hart).
Per il resto occhio a Molard o Vichot per qualche fuga, alla crono di Ludivgsson ed ovviamente alle volate di Démare, sempre ben pilotato in volata dal fido Guarnieri.

Team LottoNL – Jumbo

161 Steven KRUIJSWIJK, 162 Robert GESINK, 163 Dylan GROENEWEGEN, 164 Amund Grondahl JANSEN, 165 Paul MARTENS, 166 Primoz ROGLIC, 167 Timo ROOSEN, 168 Antwan TOLHOEK.

Doppio capitano per la Lotto olandese, anche se ad essere onesti sarebbe meglio dire un capitano e mezzo (anche perché a parole Roglic pare non voglia concentrarsi troppo sulla classifica): Kruijswijk ha già dimostrato ampiamente di essere (solo?) un corridore da tre settimane: 4 top 10 in carriera (anche se mai nelle tre partecipazioni precedenti al Tour) e soprattutto quel Giro d’Italia in rosa che si è schiantato sul muro di neve sul colle dell’Agnello.
Roglic, per la terza volta al via in un GT, con le dichiarazioni di cui sopra vuole più che altro allentare l’attenzione, dopo aver distrutto praticamente ogni corsa di una settimana quest’anno: solo alla Tirreno ha fallito (pur vincendo una tappa), poi dominati Paesi Baschi e Giro di Slovenia, vinto anche il Romandia. Almeno uno dei due deve arrivare nei 10 a Parigi.
La squadra poi proverà a togliersi più di qualche soddisfazione specie nelle volate della prima settimana, dove Groenewegen può fare anche la voce grossa (SPOILER: mio favorito per le volate, anche se un po’ azzardato).
Gesink, che ha fatto anche il giro in appoggio a Bennett, ormai veste i panni del gregario di lusso, mentre occhio al giovane Tolhoek (classe ’94) che tra Giro di California e Criterio del Delfinato è parso essere in gran forma, soprattutto nelle tappe più dure.

Lotto Soudal

171 André GREIPEL, 172 Tiesj BENOOT, 173 Jasper DE BUYST, 174 Thomas DE GENDT, 175 Jens KEUKELEIRE, 176 Tomasz MARCZYNSKI, 177 Marcel SIEBERG, 178 Jelle VANENDERT.

Squadra anche qua, come al Giro, abbastanza anonima. Partiamo dall’assenza di Adam Hansen che finalmente (non me ne vogliate…), dopo aver raggiunto quota 20, pone fine alla striscia di partecipazioni consecutive (senza abbandoni) ai Grandi Giri, che negli ultimi anni erano appunto partecipazioni e niente più.
Rispetto al Giro (dove c’era Debusschere) ci sarà un velocista più di grido, come Andre Greipel, che però da un po’ di tempo fa molta fatica nelle volate di gruppo, specie con avversari appartenenti all’elite.
Verosimilmente nessuno riuscirà a stare in classifica: De Gendt proverà ad arrivare in fondo con una delle sue mille fughe, Benoot porterà grinta e classe, Marczynski ha giocato il jolly della carriera nelle tre settimane l’anno scorso alla Vuelta, ne avrà un altro? Dubito.

Direct Energie

181 Lilian CALMEJANE, 182 Thomas BOUDAT 183 Sylvain CHAVANEL, 184 Jerome COUSIN, 185 Damien GAUDIN, 186 Fabien GRELLIER, 187 Romain SICARD, 188 Rein TAARAMAE.

La squadra si aspetta grandi cose da Calmejane, ormai non più un giovane (nemmeno a livello “ufficiale”), ma corridore fatto e finito per tappe intermedie e fughe dispendiose. Non abbiamo dubbi che sarà protagonista più volte da sabato fino ai Campi Elisi.
Qualche faro potrebbe attirarlo anche l’ormai esperto Taaremae, preso per avere qualche chance di vittoria parziale nella tappe di montagna tra Alpi e Pirenei, chiaramente parliamo di fughe che arrivano al traguardo, ma nel recente passato ha già dimostrato di saperlo fare.
Uomo copertina è sempre Chavanel, arrivato alla Direct Energie nel 2016 (dopo il fallimento della IAM Cycling), una formazione che gli ha permesso di raggiungere la cifra record di 18 Tour corsi (questo sarà appunto il 18esimo). Chiedergli qualcosa di più di una presenza, a 39 anni, pare troppo (non sarà però il più vecchio in corsa: Hayman e Pellizzotti hanno già scavallato i 40 anni).
In volata c’è Boudat (classe ’94), ma con questi avversari, già entrare nei 10 con costanza sarebbe un miracolo per lui.

Trek – Segafredo

191 Bauke MOLLEMA, 192 Julien BERNARD, 193 Koen DE KORT, 194 John DEGENKOLB, 195 Michael GOGL, 196 Tsgabu GRMAY, 197 Toms SKUJINS, 198 Jasper STUYVEN.

Ve lo ricordate John Degenkolb? Sono due anni e mezzo che non vince una corsa World Tour: era l’ultima tappa della Vuelta 2015, una stagione gloriosa per l’allora corridore della Giant-Alpecin che era iniziata con l’accoppiata Sanremo-Roubaix. Poi l’incidente gravissimo in allenamento dal quale non è più ritornato quello di una volta. Piuttosto invisibile nella campagna del nord anche quest’anno, mentre nelle volate di gruppo raramente riesce ad essere protagonista.
Ma è tutta la Trek ad essere piuttosto incolore (e non da oggi), si salvano in due: uno è il capitano, Bauke Mollema che può ambire ad una top 10. Molto buono a cronometro, solido in salita, ormai nel pieno della sua carriera, di certo non è molto spettacolare, ma ha le tre settimane nel motore.
L’altro a salvarsi è Stuyven: tra fine marzo ed inizio aprile ha fatto top 10 in tutte le gare corse (Sanremo, Harelbeke, Wevelgem, Attraverso le Fiandre, Fiandre, Roubaix). Gli è mancato l’acuto e non è poco perché dal pur giovane corridore belga (26 anni) ci si aspetta che inizi a collezionare vittorie, invece gli manca sempre la zampata giusta: piccoli Vanmarcke crescono?
Sul resto stenderei un velo compassionevole: gregariato di scarsa qualità.

Cofidis, Solutions Credits

201 Christophe LAPORTE, 202 Dimitri CLAEYS, 203 Nicolas EDET, 204 Jesus HERRADA, 205 Daniel NAVARRO, 206 Anthony PEREZ, 207 Julien SIMON, 208 Anthony TURGIS.

Alla Cofidis hanno tagliato la testa al toro, avremmo potuto vivere tutta la prima settimana sulla diatriba Laporte/Bouhanni ed invece il pugile l’hanno lasciato a casa (immaginiamo scatenando ogni sua ira) e non è la prima volta che succede. Benché abbia un contratto anche per l’anno prossimo non escluderei cambiamenti in vista.
Laporte comunque è un buon velocista, meno forte sulla carta (non a giudicare quest’anno), ma anche meno problematico di Nacer.
Dalla Cofidis comunque ci aspettiamo buone cose non solo in volata (dove comunque i rivali non mancano), ma soprattutto nelle tappe medie e dure. Herrada è un cavallo pazzo che in assenza di ordini di scuderia (ovvero affrancato dalla Movistar), può anche beccare la giornata di grazia, Navarro ha esperienza per trovare tra le pieghe di una tappa anche una vittoria (al Criterio del Delfinato l’ha mancata di 50 metri sul Monte Bianco) ed infine il giovane Turgis, motore tutto da “scoprire”, su qualche costa o pavé.

Wanty – Groupe Gobert

211 Guillaume MARTIN, 212 Thomas DEGAND, 213 Timothy DUPONT, 214 Marco MINNAARD, 215 Yoann OFFREDO, 216 Andrea PASQUALON, 217 Dion SMITH, 218 Guillaume VAN KEIRSBULCK.

Molto ruota attorno alle prestazioni del giovane promettente Martin, una sorta di Ciccone in salsa francese. Il ragazzo (classe ’93) sta crescendo molto bene ha fatto un ottimo Criterio del Delfinato (tre tappe nei 10, 12esimo nella generale) ed al Tour potrebbe togliersi qualche soddisfazione, magari evitando di restare in classifica e puntando in qualche successo di tappa medio/dura.
Per la tappa del pavé, ci si aspettano grandi cose da Van Keirsbulck, ex corridore promettente, scaricato due anni fa dalla QuickStep, che però nella nuova dimensione alla Wanty, dopo un buon inizio (vittoria da tregenda al Le Samyn l’anno scorso) si è di nuovo appiattito verso l’anonimato.
Per le volate l’uomo di punta potrebbe essere il nostro Pasqualon, in formissima al Tour de Luxembourg (2 vittorie di tappa, 2 terzi posti, la vittoria nella classifica generale e in quella a punti), dove però ha battuto corridori che al massimo guarderanno il Tour alla TV.

Come anticipato in apertura, qua un po’ di ranking personali per riassumere un po’ la situazione nelle varie “categorie”.

Classifica generale: 1.Quintana, 2.Bardet, 3.Nibali, 4.Froome, 5.Valverde, 6.Porte, 7.Uran, 8.Bernal (dipende da molte cose, ma voglio azzardare), 9.Zakarin, 10.Kruijswijk, 11.Landa, 12.Dumoulin, 13.Majka, 14.Mollema, 15.Jungels, 16.D. Martin, 17.Roglic, 18.Fuglsang, 19.Yates

Volate: 1.Groenewegen, 2.Gaviria, 3.Kittel, 4.Matthews, 5.Sagan, 6.Cavendish, 7.Démare, 8.Kristoff, 9.Cort Nielsen, 10.Greipel, 11.Laporte, 12.Colbrelli, 13.Degenkolb

Tappe (in ordine più o meno sparso): Majka (se esce di classifica), Alaphilippe, Kwiatkowski, Terpstra, Valgren, Van Avermaet, Naesen, Gilbert, Barguil, Sanchez, Benoot, Stuyven, Vanmarcke, Slagter, G. Martin, Gallopin, Impey

Giovani (non per forza da classifica, ma da belle cose da vedere): 1.Bernal, 2.Latour, 3.Gaudu, 4.Tolhoek, 5.Soler, 6.Martinez, 7.Turgis, 8.Andersen, 9.Politt, 10.Gesbert

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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