L’ha vinta!! L’ha vinta davvero!!!

Giù il cappello

Scrivo qualche riga a caldo perché il ciclismo sa veramente emozionare e quindi questa impresa di Vincenzo Nibali, vittorioso alla Milano-Sanremo, merita di essere fermata in qualche modo, messa nero su bianco. Chi scrive non ha mai apprezzato alcune uscite di Nibali a livello stampa, chiaramente son gusti, ma il ciclismo è più grande, trovarsi ad urlare alla TV “l’ha vinta!! L’ha vinta davvero!!” senza freni non ha prezzo. La fatica che fanno tutti, dal primo all’ultimo, da quello che vince a quello che si schianta sullo spartitraffico (Cavendish, tu sei matto…), finisce per appiattire molte antipatie o quanto meno permette di rendere onore a tutti, ai vincitori ed anche ai vinti, e farsi semplicemente trasportare dallo sport e dal momento.

Vincenzo Nibali aveva questa corsa nel mirino da tempo, noi stessi avevamo scritto già 4 anni fa a riguardo di questa sua ossessione per una monumento che però era ed è ben lontana dalle sue caratteristiche. Certo c’è la discesa a poco dall’arrivo (specie da quando l’hanno riportato in Via Roma), ma non basta, ci sono troppi velocisti che hanno imparato a spianare Cipressa e Poggio per sperare di fare la differenza, con lui che peraltro fatica a vincere anche eventuali arrivi a gruppo ristretto.

Lo schema tattico è ben chiaro: attaccare poco prima dell’ultimo scollinamento, andare in picchiata e sperare che Via Roma arrivi il prima possibile. Nibali ci ha provato più volte in questi anni, lo stesso Magrini (commentatore su Eurosport) nei giorni scorsi aveva sottolineato come fosse una questione di numeri: “provaci sempre, anno dopo anno, la correrai 10 o 15 volte in carriera, prima o poi andrà bene”, eppure sinora, sino ad oggi, non era mai andata bene.

Oggi dietro si sono guardati un po’ troppo: Vincenzo assieme ai suoi compagni stava lavorando per Colbrelli, si è trovato davanti a chiudere sul lettone Neilands ed è andato, ha girato sul Poggio con 12 secondi di vantaggio, è rientrato sulla statale con il distacco pressoché invariato (9″ su Sagan), a quel punto in mezzo tra lui e il gruppo c’era anche Trentin che ha avuto più ambizione che gambe con il suo tentativo di chiudere da solo sul corridore della Bahrein ed invece è stato rimbalzato con perdite, perdite anche sanguinose considerando che poteva far comodo ad Ewan per lavorare in ottica volata. Gli altri poi han tergiversato tutti un po’ troppo: non è una novità da qualche anno a questa parte, cioè da quando in gruppo c’è Sagan e si corre scaricando sempre su di lui il peso della corsa.

Dalla fine della discesa all’arrivo sono poco meno di 3 km, se ne passi la metà a cercare di capire chi deve rincorrere, davanti ringraziano. E così è stato. Dietro hanno lottato per il secondo posto, gli sono arrivati a pari tempo, Ewan sul podio aveva proprio la faccia di quello che vuole dirne quattro a Trentin. La sua volata è stata regale, ma non è bastata.

Nibali dopo aver vinto almeno una volta tutti i GT, vince la terza monumento, accoppiando ai due Lombardia già in bacheca questa Sanremo che ha un sapore tutto particolare per noi italiani, certo non è la corsa più spettacolare dell’anno, ma la tensione che si respira in quell’ultima mezz’ora è adrenalina pura anche a stare sul divano, anche se poi, come spesso accade, non succede nulla. Stavolta invece è successo, è successo che un italiano è tornato a vincere la classica italiana più importante e storica dopo 12 anni dall’ultima volta. E se nel 2006 ci era riuscito un Pozzato in rampa di lancio (e poi sappiamo dove si è lanciato…), qua è uno degli ultimi corridori a tutto tondo rimasti, in un mondo che è fatto sempre più per gli specialisti.

È stato emozionante. Grazie Vincenzo.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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