Baltimore Ravens – Squadra che vince….

Meglio viola che rosso

Meglio viola che rosso

Non credo di essere stato il solo ad aver notato questa curiosità: Pellegrino Angelo (noto anche come angyair, no…non per via del fatto che fa le arie…) era lanciatissimo nelle preview della AFC North, aveva parlato degli Steelers e aveva ben descritto il periodo di indecisione che pervade i Browns, uno nella logica dei fatti si sarebbe aspettato la sua analisi anche dei Baltimore Ravens, ma, inspiegabilmente, si è buttato sulla NFC South per parlare dei Saints. Secondo voi, perché?

Fatto sta che quindi tocca a me raccontare i campioni in carica che non hanno avuto la classica offseason che ci si aspetta da chi si è dimostrato più bravo degli altri. Sono arrivati una moltitudine di cambiamenti a livello di personale, un po’ per motivi di cap (anche se Flacco il contratto da stella assoluta l’ha comunque conquistato), ma soprattutto sono cambiamenti che vanno nell’ottica del ricostruire, senza sedersi sugli allori per un titolo meritatamente raggiunto, dopo stagioni di investimenti.

Ritiratosi Ray Lewis, sono stati lasciati andare veterani decisivi come Boldin (SF) e Reed (HOU), si sono persi LB giovani che chiedevano troppi soldi come Kruger (Browns) ed Ellerbe (Dolphins), e lo stesso ragionamento è toccato al CB Cary Williams (Eagles). E’ stata rifondata anche la linea difensiva e inizialmente si era perso anche il FB veterano Vonta Leach, poi ritornato all’ovile dopo una primavera passata a girare gli States in cerca di un contratto. Un’autentica rivoluzione dalla quale si salvano solo il già citato Flacco, Ray Rice, Torrey Smith e Haloti Ngata: la spina dorsale di una squadra che vuole restare ai vertici cambiando praticamente tutto.

In attacco, l’affare Boldin ha pagato finalmente i dividendi sperati a 3 anni di distanza: quando i Ravens scambiarono un terzo ed un quarto giro nel draft 2010 per prenderlo, in molti etichettarono la mossa come l’ultimo tassello necessario per diventare definitivamente la favorita e così alla fine è stato. Ma una volta passati alla cassa a ritirare il Vince Lombardi Trophy, mantenerlo a roster forse non era più necessario. Il suo posto nella depth chart sarà preso da Torrey Smith, che però deve dimostrare di non essere “solo” un target sul profondo e completare un po’ il suo repertorio se vuole sostituire Boldin anche sul campo, non solo sulla carta. A Jacoby Jones possono chiedere di essere un ricevitore titolare per un anno, ma non di più, in attesa che altro emerga tra giovani attualmente a roster o che arriveranno nei prossimi anni: Tandon Doss e Tommy Streeter sono quelli su cui vengono riposte le maggiori aspettative.

Molto del passing game sarebbe dovuto passare tra le mani dei TE, ma non è una estate fortunata per il ruolo, in generale. A Baltimora, in particolare, dovranno fare a meno per tutta la stagione di Dennis Pitta, uno che tatticamente poteva permettere ai Ravens di spostare la catena, come e meglio di quanto fatto da Boldin negli ultimi anni. Per tamponare la ferita è stato firmato Visanthe Shiancoe, mentre i galloni di principale TE passano sul petto di Ed Dickson, che con Pitta condivide l’anno di passaggio ai pro (il 2010) e quasi lo stesso giro di selezione al draft (Pitta fu un quarto, Dickson un terzo).

"Lo porto io il carico"

“Lo porto io il carico”

Insomma, nonostante il contratto da 100 e passa milioni di dollari dato all’eroe degli scorsi playoff, Flacco, molto dell’attacco dei “corvi” graverà, come al solito, sulle gambe (e le mani) di Ray Rice e Bernard Pierce, un duo di RB tanto esplosivi quanto fisicamente dominanti, in grado di riempire la gran parte del terreno di gioco con le loro caratteristiche tecniche ed atletiche. Una garanzia offensiva a cui Harbaugh si aggrapperà spesso e volentieri.

Squadra che vince, quindi, si cambia e la difesa spiega ancora meglio il concetto. Premessa: nonostante la nomea, le ultime versioni della difesa dei Ravens erano lontanissime parenti di quel gruppo di difensori che oltre che non concedere nulla agli avversari tendeva anche a punirli fisicamente. L’anno scorso, vuoi l’assenza (anche quando era presente) di Ray Lewis, vuoi un nucleo vecchio e logoro, correre contro di loro era molto più semplice del prevedibile. L’aver investito pesantemente nella fascia centrale della difesa non deve quindi sorprendere: Chris Canty e Marcus Spears (entrambi ex Cowboys, anche se il primo è passato poi anche dai Giants) dovranno filtrare il più possibile affianco a Ngata e se qualcosa dovesse passare Arthur Brown, secondo giro di quest’anno, dovrà iniziare a ripercorrere le orme lasciate da Ray Lewis (o quantomeno provare a farlo). Affianco a lui ci sarà McClain: non però il Rolando che, ad inizio free agency, era stato firmato, prima di scoprire che i problemi off-field fossero ancora troppo presenti nella sua vita, costringendolo momentaneamente a ritirarsi per cercare di sistemarli. Si tratta di Jameel McClain, che pure non è che se la passi benissimo, causa problemi fisici alla schiena, tanto che il veterano ex Jaguars, Daryl Smith, dopo quasi 700 tackle in Florida, rischia di trovarsi titolare nella squadra campione in carica.

Chi invece garantirà un rendimento sempre di altissimo livello è il reparto di OLB: Terrell Suggs non ha bisogno di presentazioni, dall’altro lato del campo si posizionerà il neo arrivato Elvis Dumervil, “rubacchiato” a dei distratti Broncos; se non bastasse dietro a loro, persa la scommessa Sergio Kindle, troviamo comunque Upshaw e un ibrido come Pernell McPhee, sulla rampa di lancio appena capiranno bene quale è il suo ruolo se DE o OLB.

Molte luci, almeno in prospettiva, anche tra le secondarie dove Lardarius Webb rappresenta il punto fermo e dove Jimmy Smith e Matt Elam (primi giri 2011 e 2013) sono i titolari dei prossimi 10 anni, almeno nelle aspettative della franchigia. Michael Huff ha lasciato ad Oakland prestazioni altalenanti, ma forse è un giocatore migliore rispetto a quanto visto sinora in un contesto per nulla semplice dal quale emergere.

I Ravens hanno cambiato molto, tanto e in posizioni fondamentali, troppo, anche considerando la fine di un ciclo: sarà il primo anno senza Ed Reed e soprattutto senza Ray Lewis, un capo carismatico (oltre che il miglior MLB degli ultimi 15 anni della lega, non temo smentita) che farà sentire la sua assenza all’interno dello spogliatoio. Nonostante questo i tasselli aggiunti quest’anno hanno tanto margine di miglioramento e questo potrebbe bastare per restare ai vertici della division o quanto meno battagliare per essa. Ripetersi a Gennaio però pare, al momento, ancora troppo presto.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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4 risposte

  1. angyair ha detto:

    Le farò scrivere dal mio avvocato.

  2. Giacomo ha detto:

    Una riga che angy non avrebbe potuto scrivere senza che gli si sciogliessero le dita:

    “…ma soprattutto sono cambiamenti che vanno nell’ottica del ricostruire, senza sedersi sugli allori per un titolo meritatamente raggiunto, dopo stagioni di investimenti”.

  1. 19 Agosto 2013

    […] Continua a leggere su “Quel che passa il convento” […]

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