Cosa ci lasciano i quarti di finale della Champions League

muro champions quarti di finaleLe semifinali di Champions League che tutti pronosticavano si sono materializzate con le ultime partite di ieri sera. Non ci sono state sorprese, anche se brividi più o meno forti ci sono stati per i favoriti della vigilia.

Si assisterà quindi ad uno scontro tedesco-spagnolo, le due nazioni che al momento stanno dominando il ranking mondiale, per cui tutto abbastanza giusto, anche perché all’interno di questo scontro ci sono le due squadre migliori per entrambi i movimenti calcistici: Bayern Monaco e Borussia Dortmund da una parte, Real Madrid e Barcellona dall’altra.

Questi quarti di finale ci hanno lasciato sicuramente degli spunti su cui soffermarsi, oltre che uno spettacolo tecnico e tattico di alto livello, per quasi tutti gli scontri, ed emozioni che hanno tenuto sicuramente in tensione tifosi e appassionati.

Partendo da casa nostra, dalla prova della Juventus, si può tranquillamente dire che il livello dei nostri attuali e probabilmente prossimi Campioni d’Italia è inferiore tecnicamente e tatticamente alle squadre top del ranking europeo, come il Bayern Monaco, ma c’è anche da sottolineare che la versione di queste due sfide contro i Campioni di Germania non è stata certo la migliore per la squadra di Conte, molte delle pedine fondamentali che hanno garantito di arrivare a questo traguardo erano in condizioni scadenti e per una squadra costruita per avere sempre una supremazia fisica sull’avversario è stato un handicap non indifferente.

Pirlo è stato lontano parente del solito direttore d’orchestra che ha di fatto creato il giocattolo di Conte delle ultime due stagioni, subendo per entrambi i match la pressione asfissiante degli avanti del Bayern e non riuscendo mai a trovare la giocata per aprire varchi nella formazione avversaria.

Buffon ha sbagliato in pieno la partita d’andata a Monaco che per certi versi ha deciso il doppio confronto, Marchisio ha dimostrato di essere in uno stato di forma lontanissimo da quello abituale, garantendo un apporto nullo in fase offensiva, sia di costruzione che soprattutto di inserimento negli ultimi 25 metri, vera chiave di volta per dare fastidio a questo Bayern, mentre Vucinic dopo aver giocato poco nella partita d’andata, ha avuto ieri sera la chance di diventare l’eroe bianconero, guidando la rimonta, ma è parso al di sotto dei suoi standard, ingabbiato dai movimenti difensivi della squadra di Heynckes e poco propenso a sfoderare la giocata di classe, che in queste partite può cambiare l’inerzia.

Poi ci sono state le scelte di insistere sul modulo 352 che tanto ha portato alla Juventus in questo biennio, ma come previsto non adatto a fronteggiare il tipo di gioco della formazione bavarese, che ha agevolmente disposto dell’impostazione di Conte all’andata e controllato, colpendo al momento giusto, anche al ritorno, quando forse un cambio per provare a giocarsela con un qualcosa di diverso, meno prevedibile, che potesse sorprendere i tedeschi, avrebbe dato forse qualche chance in più.

Il Bayern Monaco visto contro la Juve è comunque una squadra che forse ha un livello leggermente più alto anche del Real e del Barcellona e si candida come favorita per alzare la Coppa a Wembley, dopo aver subito due cocenti delusioni negli ultimi tre anni, ultima la tremenda batosta dell’Allianz contro il Chelsea.

Tanta, troppa, roba.

Tanta, troppa, roba.

Pensare a questa squadra, con qualche innesto di valore e una guida come Guardiola, fa paura per la corsa europea dei prossimi anni. Il loro palleggio è forse secondo solo a quello del Barcellona, anche se muscolarmente e in termini di velocità di scambi sono più completi, ma è il gioco senza palla sia difensivo che offensivo che li rendi spettacolari. Tutti sanno cosa fare quando la palla ce l’ha l’avversario, chiudendo in breve tempo quasi tutti gli spazi pericolosi e non permettendo una manovra pulita, mentre quando la palla ce l’hanno loro, l’attacco degli spazi in appoggio ai centrocampisti, in sovrapposizione sulle fasce, nella creazione di triangoli nella zona vicina all’angolo delle aree o i rimorchi al limite dell’area permettono di avere sempre una soluzione pericolosa su cui appoggiarsi.

La sfida tra Borussia Dortmund e Malaga è stata sicuramente la più emozionante, per l’epilogo senza senso della partita di ritorno, quando i gialloneri nei minuti di recupero hanno ribaltato il risultato della partita e conquistato la qualificazione alla semifinale, che sembrava persa dopo il 2-1 degli spagnoli.
Ai punti i ragazzi terribili di Klopp hanno meritato la qualificazione, che poteva essere ben più semplice, fin dalla partita d’andata, se la concretezza sotto porta non fosse stata così deficitaria.

La qualità di gioco mostrata dal Dortmund è stata come al solito elevata, anche se sicuramente non ai livelli mostrati nelle precedenti gare europee, anche grazie ad un ottimo Malaga, messo in campo molto bene da Pellegrini, uscito con mille rimpianti da questa Champions League, in cui ha messo in mostra una giovane stella come Isco e tanti veterani di valore come Joaquin, Saviola, Toulalan e Santa Cruz.

I limiti del Borussia li ha messi in evidenza abbastanza palesemente il Malaga, una fase difensiva che è notevolmente al di sotto di quella offensiva, in cui i due terzini possono essere messi in difficoltà sia con il movimento senza palla che negli uno vs uno, con i centrali difensivi che sono molto lenti ad uscire in aiuto e tendono a restare troppo schiacciati verso la porta se messi sotto pressione, in particolare se i due mediani non garantiscono un filtro iniziale alla manovra avversaria.
Offensivamente però i gialloneri hanno dimostrato di poter creare occasioni da goal in qualsiasi momento della partita, sfruttando la freschezza, la velocità, la tecnica e il movimento dei loro avanti, sia lateralmente che centralmente.

Certo in chiave semifinale, contro una delle tre grandi d’Europa, sarà impossibile pensare di essere così poco concreti negli ultimi 20 metri senza subirne le conseguenze e per Klopp sarà importante capire l’importanza di avere almeno uno tra Bender e Kehl in mezzo al campo per proteggere la difesa, dare più compattezza alla fase di non possesso ed evitare gli sbandamenti che si sono visti negli ultimi 20 minuti della gara di ritorno e cercare di recuperare a pieno regime Hummels, barometro difensivo della squadra, nonché primo regista.

Una magia che non è bastata

Una magia che non è bastata

Il Real Madrid di Mourinho invece ha avuto vita abbastanza facile contro il Galatasaray di Terim e Drogba, anche se dopo aver dominato in lungo e in largo l’andata, a Istanbul difronte ad un clima alquanto infuocato e contro una squadra che non sembrava voler mai morire, ha vacillato, forse rilassandosi un po’ troppo dopo il vantaggio iniziale di Cristiano Ronaldo che dava quattro goal pieni di vantaggio. Per tutti sarebbe stato il colpo di grazia, ma i turchi, guidati da un pubblico incredibile e dalla classe di Drogba e da un redivivo Snejider ha ribaltato la gara con tre splendidi goals e messo un po’ di apprensione a Mourinho, fino al secondo goal di Cristiano Ronaldo, sempre più bomber della Champions.

Viste le missioni di Mourinho degli ultimi anni, con squadre che partivano in sordina per poi esplodere nei mesi caldi, la forma altalenante del Barcellona e la capacità delle squadre tedesche di suicidarsi sul più bello, potrebbe essere l’anno buono per la decima, anche perché davanti ci sono talmente tanti singoli di valore in grado di accendere la partita (senza parlare del solito Cristiano Ronaldo), che anche le amnesie difensive dimostrate in questa Champions possono essere superate, soprattutto nella parte spagnola della difesa con Sergio Ramos e Arbeloa.

Anche il grande Barcellona ha faticato a raggiungere la semifinale, così come aveva faticato in parte nell’ottavo contro il Milan, a dimostrazione che la squadra di Vilanova non è sicuramente quella scintillante vista negli anni di Guardiola.

Contro il Paris Saint German di Ancelotti e Ibrahimovic è servito inserire un Messi al 50% per dare la scossa in grado di riacciuffare una qualificazione che sembrava sfuggire dopo il vantaggio francese con Pastore.

L’azione di break in velocità del quattro volte Pallone d’Oro a saltare la mediana, servire Villa che a sua volta liberava, con una buona incursione centrale, lo spazio al limite dell’area per la bordata di Pedro, imparabile per Sirigu, ha rimesso in piedi una partita che ha fatto nascere ancora dei dubbi sull’attuale valore dei catalani e sulla possibilità di rivincere la Champions League.

Quanta fatica per superare il PSG

Quanta fatica per superare il PSG

Ancelotti ha preparato una partita come solo lui sa fare, senza doversi per forza arroccare in dieci dietro la linea della palla, ma sfruttando il potenziale dei suoi giocatori, prima fra tutti Pastore e Lucas, autentiche spine nel fianco per la fase difensiva del Barca, soprattutto perché innescati alla perfezione dal movimento incontro di Ibrahimovic e dalle verticalizzazioni di un ottimo Verratti.

Lo spazio lasciato libero sulle fasce da un gioco che prevede i terzini a volte più avanti dei centrocampisti, collegato alla mancanza di velocità nelle chiusure esterne dei centrali, con un Pique’ che rimane molto lontano dallo standard dimostrato in questi anni, ha messo a rischio la semifinale e potrebbe sicuramente essere usato dai prossimi avversari come arma decisiva per abbattare definitivamente le certezze dei blaugrana.

Certo, con un Messi al 100%, coadiuvato dalla solita classe di Iniesta e da un Villa che sembra sulla via del recupero e sicuramente più coinvolto rispetto a inizio anno, la musica potrebbe tornare ad essere quella del tiqui taqua, ma mai come quest’anno il Barcellona sembra un gradino sotto delle pretendenti principali alla vittoria finale, soprattutto se il Bayern rimane quello visto contro la Juventus e Mourinho riesca a trovare gli stimoli giusti per rendere invincibile il suo Real Madrid.

Potrebbero interessarti anche...

3 risposte

  1. mlbarza ha detto:

    Bel pezzo.
    Per quanto riguarda la Juve concordo sul fatto che gli uomini chiave siano un po’ sotto i loro standard fisici e la cosa abbia influito. Penso soprattutto a Marchisio, che non è di certo il primo anno che fa una prima metà di stagione stellare e poi boccheggia da Febbraio in avanti, trascinandosi stati di forma pessimi anche negli impegni in nazionale.
    Credo che il favorito d’obbligo a questo punto sia il Bayern, che in questo momento tatticamente, fisicamente e pure tecnicamente in certi elementi è superiore alle altre tre. In più ora non hanno il peso mentale di dover vincere la Champion’s in casa come l’anno scorso e la cosa potrebbe aiutarli non poco.
    Il Borussia ha le potenzialità per far male a tutte in qualsiasi momento ed ha la forza data dall’entusiasmo e dalla voglia di un’ultima impresa con questo gruppo, visto che le voci di mercato danno in possibile partenza sia alcuni giocatori che soprattutto Klopp.
    Il Real nel complesso è la squadra che ha le individualità che possono decidere più delle altre, bisogna vedere se i dissidi interni tra Mou ed il gruppo degli spagnoli creeranno casini assieme alla tensione dell’obiettivo oppure no. Pure in questo caso, il gruppo pare vicino all’essere cambiato in alcuni elementi fondamentali.
    Il Barça ha la forza del gioco, anzi forse ha troppa sicurezza di potercela fare grazie al suo gioco ed ogni tanto spegne la lampadina correndo qualche rischio. Starà tutto alla forma di Messi, ma ancor più di quelli dietro.
    Comunque sono arrivate in semifinale le 4 squadre più forti, di cui almeno 3 giocano un calcio splendido, cosa non da poco

  2. azazelli ha detto:

    Intanto avremo 5 partite fantastiche secondo me (a prescindere degli incroci che poi sono appena usciti) e da una fase finale di champions league non si può chiedere di più!!

    Avere il malaga rovinava un po’ l’atmosfera secondo me. Ma quando gli spagnoli fanno i moralisti del bel calcio, si tappano gli occhi davanti al calcio di Pellegrini? 😀

    La juve ha scoperto a quanto dista dalle big d’Europa e come era prevedibile la distanza è molto ampia, magari se le incontri nel girone puoi anche fare una figura migliora, ma nell’eliminazione diretta con queste forze in campo ci vuole solo un gran culo, solo per giocarsela. Peccato perché al ritorno speravo in qualcosina di meglio, mi andava anche solo pareggiare 1-1 ed andare in vantaggio, giusto per vedere l’effetto che avrebbe fatto lo stadio 🙂

    Ora Borussia-Real e Bayern-Barcellona, aspetto il pezzo di teo prima di parlarne 😀

  3. piescic ha detto:

    Gran bel pezzo, però Teo, se vuole dimostrare tutto il suo valore di intenditore di calcio a 720 gradi, mi deve spiegare il motivo tecnico-tattico per cui Robben non vede mai i suoi compagni e non becca mai la porta (anzi, quando lo fa, prende il palo). Attendo risposta…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *